11 SETTEMBRE 2001
Come noto, la storia è sempre meno apprezzata dalle nuove generazioni che hanno come propri idoli i personaggi promossi dal circo mediatico, ovvero veline e calciatori. Pertanto è normale che il caso Pearl Harbour sia passato per così dire “in cavalleria”, mentre non può dirsi altrettanto, per la versione ufficiale dell’11 settembre. Grazie infatti ad un roboante martellamento mediatico quasi quotidiano, le torri gemelle e il fantomatico genio del male, Bin Laden, sono ormai parte integrante delle poche nozioni di storia contemporanea assorbite in maniera indelebile dall’uomo medio. Bisogna quindi riconoscere che mai prima d’ora le istituzioni del c.d. mondo occidentale si erano tanto prodigate “nell’accrescere il livello culturale” della popolazione. Eccezion fatta naturalmente per l’olocausto. Il problema però, è che la ricostruzione ufficiale non collima affatto con il reale corso degli eventi. E le spiegazioni fornite a riguardo dalla Casa Bianca a ben vedere, fanno acqua da tutte le parti, compreso il presunto movente dei terroristi arabi….Il Tam Tam mediatico pertanto non può che essere definito mera propaganda, meglio quindi, tornarci sopra e capire perchè….
Le torri gemelle durante l’impatto con gli aerei
Una importante premessa
Quando si indaga su un crimine, uno dei principali criteri seguiti dagli inquirenti per trovare il colpevole risiede nella individuazione del soggetto che poteva trarre il maggior vantaggio dalla commissione del reato. Si cerca il c.d. “movente”, e quindi, come anzidetto, chi poteva trarre beneficio dalla commissione del crimine. Un concetto che gli antichi latini sintetizzarono in una semplice domanda: “cui prodest?” ( a chi conviene?). La versione ufficiale individua il movente nel fanatismo criminale del c.d. fondamentalismo islamico, il quale avrebbe intenzione di distruggere il mondo occidentale per appagare deliranti dogmi di fede. La versione censurata dai mass-media invece, come movente degli attentati chiama in causa gli enormi interessi economici dei monopoli energetici (il petrolio irakeno ad esempio, costituisce la seconda fonte di approvvigionamento mondiale per quantità e la prima per qualità, in quanto non richiede alcun sofisticato processo di raffinazione) e l’instaurazione di un “nuovo ordine mondiale” politico, in cui sono state enormemente limitate le libertà dei cittadini per conferire viceversa, un immenso potere di controllo e di coercizione alle amministrazioni governative dei paesi occidentali.
Cosa è cambiato
Vediamo poi come sono cambiati l’America e il mondo a seguito dell’11 settembre cominciando tale tipo di verifica con l’ignorare volontariamente (per il momento) la controversia sulla dinamica degli eventi, analizzandone invece, solo le oggettive conseguenze. Dopo l’11 settembre il governo USA presieduto da Bush, ha approvato (era il 26 ottobre 2001) un provvedimento che calpesta di fatto tutti i principi base del diritto internazionale e della libertà individuale. Il “Patriot Act” infatti, non solo ha introdotto il concetto criminale di “guerra preventiva” contro le altre nazioni in barba a qualsiasi rispetto democratico della sovranità nazionale, ma ha anche ristretto drammaticamente la privacy e le libertà individuali del cittadino. E solo per fare un esempio sull’attuale situazione giuridica internazionale, è come se venisse consentito alla polizia di arrestare le persone secondo un proprio criterio discrezionale e insindacabile di pericolosità. Addirittura prima che il soggetto incriminato abbia posto in essere alcun reato.
Il Presidente G. Bush alla firma del “Patriot Act”
Il Patriot act quindi, dal punto di vista giuridico, è perfettamente assimilabile agli atti normativi in vigore nella Germania nazista. Attraverso di esso l’amministrazione Bush si è arrogata il diritto esclusivo ed unilaterale di attaccare militarmente qualsiasi altro paese ritenuto pericoloso “dai suoi servizi segreti”. Esattamente come è successo dopo l’11 settembre per l’Iraq. Un paese accusato di detenere “illegittimamente” armi di distruzioni di massa (ancora non si capisce bene quale criterio di comodo viene utilizzato oggi per stabilire quali paesi possono costruire la bomba atomica e quali no…..) che in realtà, non vennero mai trovate. La conseguenza è che la popolazione irakena sta ancora pagando sulla sua propria pelle e con il proprio petrolio (vero motivo dell’occupazione) una guerra d’invasione e di repressione che trova la sua unica ragione formale su informazioni poi rivelatesi false. Una guerra infame e scandalosa che ha permesso ai c.d. regimi “buoni” (Bush nei suoi discorsi alla Goebbels ha diviso il mondo tra paladini del bene e apostoli del male) di istituire carceri speciali come quelli di Guantanamo, dove le violazioni dei diritti umani sono praticamente all’ordine del giorno. Uno stato di cose, che lo stesso Bush ha definito nei suoi discorsi “permanente” (quindi irreversibile) a causa di una presunta infinita lotta al terrorismo islamico. Insomma, è un dato di fatto che il terrorismo, vero o presunto che sia, “fa bene” ai regimi dispotici e autoritari che possono così “legittimare” davanti al popolo, gravi giri di vite intorno alle libertà del cittadino e al contempo l’espansione via via incontrollabile del proprio potere.
Il Patriot Act per uno stato di polizia
Il “Patriot Act ” è in sostanza una legge liberticida che riduce gravemente le garanzie giudiziarie e le c.d. libertà inviolabili dell’uomo (la libertà di espressione, di circolazione etc. etc.), limitazioni che vanno a favore dei servizi segreti e della lobby di potere che li controlla. Tale declino dei valori democratici in direzione dei regimi dispotici tipici delle dittature non sarebbe mai stato possibile se senza l’11 settembre.
Il 26 ottobre del 2001, ad un mese e mezzo dagli attentati a New York, il presidente Bush autorizzava con la sua firma una delle più controverse leggi statunitensi, la “USA Patriot Act” (Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism Act) come prima mossa di quella campagna contro il terrorismo internazionale che è poi diventata il motivo conduttore di tutta linea la politica statunitense.
La legge in questione ha fornito all’amministrazione un complesso e completo quadro normativo in grado di sostenere i suoi piani di militarizzazione, garantendo ampio spazio di manovra a dispetto delle tanto sbandierate “libertà civili” esistenti nel paese “più democratico” del mondo.
Il P.A . pur se nato come corpus iuris di emergenza è in realtà destinato a rimanere legge ordinaria per il popolo. Senza la tesi ufficiale sul terrorismo tali norme sarebbero subito apparse per ciò che sono, un colpo di stato contro la democrazia.
Tra i tanti abusi previsti e consentiti dalla legge a danno del cittadino figura anche la possibilità di controllare, senza l’autorizzazione di un magistrato, i libri richiesti da una persona in una biblioteca, quelli comprati in una libreria, nonché i suoi dati medici e fiscali. In altri termini il “legittimo fine” della lotta al terrorismo viene perseguito con tutti i “mezzi” a disposizione.
Peraltro, si è trattato solo del primo provvedimento legislativo di una lunga serie. Nel corso degli anni successivi infatti, l’amministrazione americana ha continuato ad erodere spazi di libertà alla società civile. Tra i quali possiamo citare la “Intelligence Reform and Terrorism Prevention Act” del 2004 e tutta una serie di “piccoli aggiustamenti” nel settore dei servizi segreti, che sono culminati con la creazione di un “super-servizio”. Grazie all’ondata emotiva scatenata dagli attentati a dalla inevitabili confusione sull’accaduto è stata aperta innanzitutto una breccia importante nella sfera delle libertà individuali con l’approvazione del Patriot Act. E poi è stata completata “l’opera” procedendo a piccoli passi apparentemente indipendenti tra loro. In questo modo, è stato realizzato un progetto politico globale unico senza che la nazione si accorgesse che era tale sin dall’inizio.
Dal punto di vista internazionale poi, il “Patriot act” ha attribuito all’amministrazione USA, il diritto esclusivo di aggressione preventiva sugli altri stati, infrangendo spudoratamente il principio civile secondo cui tutti gli stati venivano riconosciuti come soggetti giuridici uguali. Dal 26 ottobre 2001, la cricca che governa il popolo americano è di fatto l’unica lobby al mondo a poter disporre ufficialmente di maggiori diritti rispetto a tutti gli altri stati “sovrani”. In tal modo, dal punto di vista giuridico è stata creata una intollerabile anomalia che può trovare una reale giustificazione solo nell’enorme potenziale militare USA e all’uso intimidatorio della forza che ne può fare il suo governo. E’ un po’ come se lo studente più violento e bugiardo di una classe, pretendesse di poter punire a pugni chiunque, secondo lui, abbia lasciato intendere un atteggiamento ostile, solo perché racconta di aver subito un grave torto. In tal caso infatti, agli altri studenti non rimarrebbe che dover sperare nella buona fede del loro compagno più forte, esattamente come noi dobbiamo credere nostro malgrado e contro ogni evidenza, alla versione ufficiale di Bush ….
Il terrorismo come pretesto per le dittature
Il 27 febbraio 1933, con quello che facilmente potrebbe essere definito l’attacco terroristico del 11/9 di quel tempo, i nazisti dettero fuoco al palazzo del Parlamento tedesco con una “operazione false flag” per dare poi la colpa di quell’attentato ai comunisti. Successivamente a questo grave episodio Adolf Hitler, proclamò lo stato di guerra al terrorismo chiedendo al Parlamento tedesco (il Reichstag) di conferirgli ampi poteri per debellare i terroristi. Il suo pretestuoso discorso retorico fece leva sul bisogno di sicurezza per la nazione sostenendo che tali poteri gli erano indispensabili per proteggere la libertà ed il benessere del popolo tedesco. E a seguito dell’attentato organizzato da lui stesso, Hitler riuscì a persuadere i legislatori tedeschi ad attribuirgli tutti i poteri di emergenza “necessari” per far uscire il paese dalla crisi terroristica. Con tale espediente il fuhrer ottenne quello che diventò noto come il “Decreto dei Pieni Poteri” (in perfetta analogia al Pactrioct act di Bush), un provvedimento che permise ad Hitler di sospendere “temporaneamente” le libertà civili, cioè fino a quando la “crisi” non fosse passata. Ma una volta ottenuto il pieno controllo sul popolo con una dittatura di fatto, lo stato di crisi provvisorio che doveva essere considerato provvisorio divenne invece praticamente permanente. E così con “la minaccia di terrorismo” sempre presente, Hitler riuscì a farsi rinnovare i pieni poteri dal Reichstag, poteri che conservò fino a quando si persero le sue tracce nel bunker di Berlino ben 12 anni dopo.
La propaganda allineata alla versione ufficiale
La versione diffusa dal Governo USA e poi amplificata dai media come il tormentone del secolo, presenta una concatenazione impressionante di incongruenze. Ciononostante, l’intera classe di giornalisti che avrebbe dovuto informarci con reportage e servizi a 360 gradi sull’accaduto, tace, smentisce e irride omertosa qualunque approfondimento del caso che non sia allineato a quanto stabilito dalla Casa Bianca. Solo pochi divulgatori hanno avuto il coraggio di dare voce a coloro che denunciano pubblicamente l’esistenza dell’ennesimo complotto a danno delle nazioni. Tra le “pecore nere” italiane che non hanno voluto seguire il gregge timorato dei colleghi, troviamo infatti solo Enrico Mentana (che se ne è occupato in diverse puntate di “Matrix”) e il reportage di Paolo Jormi Bianchi e di Franco Fracassi trasmesso dalla redazione di “Format” su rai tre. Programmi televisivi che tuttavia, sono trasmessi solo in seconda serata e che pertanto, non possono essere seguiti dalla massa di gente che la mattina si deve alzare presto per andare a lavorare. Il compito di far emergere la verità rimane quindi relegato a quei divulgatori indipendenti che cercano di diffondere le notizie scomode su internet, l’unico media libero ancora accessibile a tutti. Tra i giornalisti italiani più capaci e coraggiosi che si sono occupati del caso spicca il nome di Gianni Minoli che he ha realizzato un esplosivo documentario inchiesta sull’11 settembre per il programma La storia siamo noi. Prendendo quindi in “prestito” il castello probatorio raccolto dalle “voci fuori dal coro”, è possibile fare luce su alcuni passaggi cruciali della versione ufficiale e demolirla così definitivamente per ciò che realmente è, una colossale castroneria. Ovviamente non mancano su internet siti allineati all’establishment, in cui gli specialisti della disinformazione pretendono in perfetta malafede di far apparire “folli cospirazionisti” tutti coloro che denunciano manovre di palazzo dietro l’11 settembre, ma è normale che succeda, fanno solo il loro abominevole mestiere di yesman…….. Esistono quindi una marea di blog che classificano il complotto dell’11 settembre come una colossale bufala e che si premurano “generosamente” di tenere la gente “correttamente informata”. Ma pur variando il nome dei blog e quello dei suoi autori, il tono arrogante dei “giustizieri di palazzo” usato per domare “la rivolta degli schiavi”, è sempre lo stesso. Quello cioè utilizzato da tutti coloro che salgono in cattedra sapendo di godere dell’appoggio incondizionato delle istituzioni. Le argomentazioni ufficiali tuttavia, hanno il mero scopo di coprire e giustificare una concatenazione incredibile di situazioni anomale riscontrate nella versione Bush. Ma trovano la loro vera forza di convincimento unicamente “nell’autorevolezza” delle fonti filo-governative a cui sono “addomesticate” le perizie tecniche ufficiali.
Un incidente automobilistico ad esempio, può essere ricostruito in molti modi diversi, ma se il giudice del contendere è veramente imparziale, le tesi strampalate che si arrampicano sugli specchi verranno prontamente escluse a favore delle fattispecie realmente probabili. Viceversa, basta vedere cosa è successo nel processo sulla strage di Ustica per capire quanto sia semplice coprire le stragi di stato con le versioni ufficiali di comodo più assurde ed improbabili.
I notiziari mantra
La massa di persone meno istruita costituisce anche la maggioranza della popolazione e quindi dell’elettorato. Chi manipola l’informazione sa perfettamente che per ottenerne il consenso è sufficiente ammorbarla con roboanti titoli dei notiziari che vengono ripetuti notte e giorno su tutti i più grandi e “autorevoli” mass-media. Notizie che arrivano come l’acqua di un fiume in piena dalle solite sorgenti d’informazione controllate dell’alta finanza internazionale, routers, ansa, etc. Le testate giornalistiche più prestigiose infatti, sono troppo occupate a mantenere le proprie posizioni di privilegio nel mondo dell’informazione per andare a perdere la propria autorevolezza pestando i piedi ai poteri forti. I singoli giornalisti inoltre, non godono di alcuna reale autonomia in quanto devono seguire pedissequamente la linea editoriale che viene loro dettata dai vertici d’azienda. Di conseguenza, più i giornalisti si dimostreranno capaci di sfornare notizie che assecondano “i gusti” dei propri editori e tanto maggiori saranno le loro effettive probabilità di carriera. Per il “libero” professionista uscire fuori da questa cornice di regole significa esporsi ad amare conseguenze.
Il teatrino della politica quindi non potrà mai mettere in scena le miserie di chi paga laute ricompense ai suoi migliori commedianti. Esistono questioni di secondo piano di cui si può discutere tra le diverse e corrotte fazioni politiche di destra, sinistra e centro, mentre ce ne sono altre di prima grandezza che non possono essere messe “in piazza” da nessuno. Sono i panni sporchi dei banchieri a cui paghiamo il debito pubblico e che sono la vera causa dei principali avvenimenti bellici, dell’esorbitante tassazione che subiamo tutti e di altri innumerevoli crimini contro l’umanità. E così accade normalmente che pur se prive di reale fondamento, le c.d. “scalette giornalistiche” delle notizie “politicamente corrette” ( o meglio dire “aggiustate”), finiscono per divenire bagaglio “culturale” della gente. Tra telenovele, grandi fratelli, processi del calcio, isole dei famosi e altra spazzatura televisiva di largo consumo che ci avvia ad una sicura morte cerebrale, spuntano quindi come funghi i “notiziari mantra” (nenie ipnotiche). E frasi tipo: “l’attacco di Al Queda alle torri gemelle” o “le armi di distruzione di massa di Saddam” , diventano parola del signore per tutti coloro che sono immersi nei problemi concreti di tutti i giorni e non hanno il tempo o l’accortezza di approfondire. Esaminiamo allora alcuni dei “punti critici” della versione ufficiale sull’11 settembre che sono stati praticamente censurati dal “mercato” dell’informazione.
La presunta imprevedibilità dell’attacco
Secondo la versione ufficiale, l’attentato terroristico dell’11 settembre riuscì a cogliere di sorpresa gli efficienti servizi di sicurezza USA (il cui costo ammonta a circa 30 miliardi di dollari all’anno), a causa dell’impiego non convenzionale quindi non prevedibile di aerei civili dirottati.
Ma si tratta di un falso storico. Durante il G8 che si svolse a Genova ad esempio (era il luglio 2001), l’ipotesi di attentati terroristici mediante l’uso di velivoli dirottati, era stata già ampiamente vagliata nelle misure di prevenzione. Inoltre, tale tipo di attacco dai cieli, venne posto all’attenzione dei servizi di sicurezza Usa sin dai tempi della guerra fredda. A testimoniarlo c’è persino un dettagliato reportage del Time Magazine pubblicato nel lontano novembre del 1994, ovvero ben sette anni prima dell’attacco. Come se non bastasse, i servizi di sicurezza Usa vennero ripetutamente informati da diverse fonti circa l’imminenza di un attentato terroristico che avrebbe visto l’impiego del dirottamento aereo contro edifici di interesse nazionale. L’allarme venne lanciato nel corso dello stesso anno da parte dei servizi segreti di mezzo mondo, Israele, Germania, Egitto e Russia. Il presidente russo Putin ordinò addirittura ai suoi servizi segreti di allertare gli Usa nel modo più convincente possibile circa la realtà e l’imminenza del pericolo. Nell’agosto dello stesso anno infine, un istruttore di volo del Minnesota avvertì l’FBI circa il suo sospetto che uno dei suoi allievi, Zacaria Moussaoui, stesse preparando un attentato utilizzando un aereo civile Boeing 747 pieno di carburante. Anche la polizia francese aveva segnalato all’ FBI Moussaoui, quale persona collegata agli estremisti islamici di Al-Qaeda.
I profeti giocano in borsa?
Poco tempo prima dell’attacco venne posta in atto un’operazione speculativa di borsa da qualcuno ben informato sulla imminenza dell’attentato. Il misterioso personaggio scommise infatti nel forte ribasso delle quotazioni della United Airlines e dell’American Airlines, che “guarda caso” risultarono poi essere proprio le stesse compagnie aeree che vennero utilizzate in seguito per l’attentato. Delle migliaia di “put stock options” acquistate è rimasta prova indelebile nelle operazioni di borsa e dopo che venne denunciato il fatto, nessuno si è più presentato a riscuotere l’incasso milionario. L’ipotesi di una coincidenza venne subito esclusa dagli operatori dei mercati per motivi squisitamente statistici. Il numero delle stock option acquistate superò infatti del 600% il normale volume di scambio. Inoltre sia la CIA che l’ FBI avevano il compito di monitorare costantemente questo tipo di operazioni proprio per prevenire casi di “insider trading” nella malaugurata ipotesi di sabotaggio o attentato aereo. Ma ciononostante, vennero “colti di sorpresa”.
Wall street riapre dopo appena due giorni
Successivamente al crollo delle torri gemelle, l’agenzia per la salute pubblica americana dichiarò l’irrespirabilità dell’aria in tutta la zona di Manhattan a causa delle enormi quantità di polveri tossiche disperse nell’ambiente. La perizia in questione stabiliva infatti che sarebbero occorse numerose settimana prima che la gente potesse tornare a lavorare negli uffici contaminati dalla nube di amianto. Ma intervenne l’FBI e ordinò invece l’agibilità della zona dopo solo due giorni dal drammatico episodio. A distanza di qualche anno però, molte persone sono morte di cancro e altre migliaia hanno contratto diverse malattie collegate all’esposizione delle polveri tossiche. Fioccarono quindi le denunce contro l’amministrazione e venne aperto un processo contro i responsabili del provvedimento che stabiliva l’idoneità dell’ambiente. Alla fine, il governo americano è stato condannato al pagamento di decine di migliaia di richieste di risarcimento per danni biologici. Rimane però da chiarire perché l’FBI pretese la riapertura della zona ai cittadini in tempi eccessivamente brevi. Tuttavia, sapendo che le Twin Towers erano ubicate vicino agli uffici di Wall street, la risposta ad un simile quesito risulta essere ragionevolmente semplice. E’ infatti lecito supporre che l’FBI ricevette ordini “dall’alto” per consentire l’immediata riapertura della borsa, “tavolo da gioco” dei poteri forti. Riguardo quindi il premeditato intossicamento della popolazione che venne costretta a tornare al lavoro nella zona contaminata, non vi possono essere dubbi di sorta sull’identità dei responsabili mandatari del provvedimento. Ancora una volta infatti, possiamo fare appello all’antica saggezza latina, “cui prodest?”
Il sabotaggio della difesa aerea americana
Secondo l’amministrazione Bush le forze aeree americane si resero conto del pericolo quando ormai era troppo tardi. Ma a prescindere dal fatto che la difesa militare USA, è fino a prova contraria, la più efficiente macchina da guerra del mondo, nessun aereo dirottato avrebbe potuto centrare i suoi obiettivi se non fosse stato favorito da operazioni di sabotaggio dei servizi segreti. Poiché secondo le procedure di intercettazione “NORAD” ancora in vigore, nello stesso momento in cui le torri di controllo rilevano un aereo fuori rotta che non risponde alle comunicazioni, devono alzarsi immediatamente in volo i caccia intercettori affinché possano raggiungere tempestivamente l’aereo in questione. Una volta sull’obiettivo, hanno il compito di verificare i motivi del cambiamento di rotta (malfunzionamento, meteo, malore, dirottamento, ecc..) e di intervenire a seconda del caso come specificatamente previsto dalle procedure. Ma nonostante vi fossero nella zona (come ad esempio la base di Andrew a pochi chilometri dal Pentagono) alcune squadriglie di F-16 pronte al decollo che avrebbero potuto raggiungere gli aerei fuori rotta in un tempo massimo di 20 minuti, la National Command Authority impiegò ben 75 minuti prima di impartire l’ordine di decollo ai caccia intercettori. Gli F16 vennero quindi tenuti “inspiegabilmente” a terra per più un’ora e un quarto dall’allarme, e un ordine del genere non poteva che provenire dall’alto comando….La circostanza ancora più “insolita” è che gli ufficiali formalmente responsabili dell’incredibile ritardo nel decollo dei caccia intercettori, invece di essere sottoposti ad un processo come avrebbero dovuto, sono stati tutti premiati con una promozione….
Rumsfield al comando delle procedure d’intercettazione
Nei mesi che precedettero gli attentati, troviamo anche questo cambio di procedura per quel che riguarda eventuali dirottamenti nello spazio aereo americano (v. punto 1).
Il documento è datato 1 giugno 2001, ed è indirizzato al capo delle forze armate congiunte (Joints Chief of Staff). Come si vede al punto 2, il documento “cancella” di fatto un ordine precedente, che risaliva al 1997.
Al punto 4 è chiarito che l’Aviazione Civile (FAA) ha la piena responsabilità nel dirigere gli interventi delle forze dell’ordine nel caso di dirottamenti (che prima condivideva con il NORAD, cioè la difesa militare), e che il punto di coordinamento per tali operazioni diventa il Comando Militare Centralizzato (NMCC), che sta sotto il DoD (Department of Defense/ Ministero della Difesa).
In altre parole, proprio tre mesi prima degli attentati, il controllo del traffico aereo passò direttamente sotto il controllo di Donald Rumsfeld, Ministro della Difesa, le operazioni e il potere decisionale in caso di un dirottamento sul territorio nazionale .
(tratto da www.luogocomune.net)
Gli improbabili dirottatori
C’è solo un punto della versione ufficiale su cui tutti i piloti civili e militari più esperti concordano; Le manovre di volo compiute durante l’attacco alle torri gemelle non possono essere state eseguite da principianti. Esistono quindi solo due possibilità per spiegare razionalmente l’accaduto: O gli aerei vennero guidati verso l’obiettivo da un segnale gps, oppure alla guida dei velivoli ci dovevano essere piloti esperti. E se da una parte la prima ipotesi non è verificabile, la seconda va certamente esclusa. Nessuno dei presunti attentatori arabi infatti, venne ritenuto capace di pilotare decentemente un aereo dagli stessi insegnanti di volo americani che li addestrarono. Ma se prima degli attentati i servizi americani sembravano brancolare nel buio, successivamente ad essi si dimostrarono incredibilmente efficienti. E dopo appena 24 ore, l’FBI aveva già in mano la lista dei 19 terroristi arabi, compreso il nome del mandante Usama Bin Laden con la sua famigerata organizzazione Al Queda. Non ha invece fatto notizia il fatto, che ben 7 dei presunti dirottatori risultarono poi essere ancora vivi e vegeti. I vertici dell’FBI infatti, non sono mai stati chiamati in causa dal governo per spiegare questa contraddizione. Probabilmente si tratta di un particolare di scarso rilievo…………….
Le scatole nere scomparse
Ciascun aereo civile impiegato nell’attentato avrebbe dovuto avere a bordo due scatole nere , realizzate come noto, con i materiali più resistenti del mondo. Tali dispositivi hanno infatti già dimostrato di potere resistere addirittura all’impatto con le montagne rocciose in altri drammatici disastri aerei. Avrebbero dovuto essere otto in tutto (2 per ciascun velivolo), eppure, vennero ritrovate solo quelle appartenenti al volo U93 e al volo 77 che peraltro presentano dati discordanti alla ricostruzione ufficiale degli eventi. E a dispetto del fatto che le scatole nere degli aerei esplosi contro le torri gemelle finirono letteralmente dissolte nell’impatto, l’FBI dichiarò candidamente di aver rinvenuto il passaporto di uno degli attentatori ancora intatto tra le macerie. Il documento cartaceo quindi, sarebbe fuoriuscito dalla tasca del proprietario scampando agli 800 gradi di calore sprigionato dall’esplosione del carburante aereo, per poi planare dolcemente sulle macerie dove sarebbe stato ritrovato……
Il Pentagono senza alcuna difesa?
Il Pentagono è il quartier generale della macchina militare più potente del mondo ma cionostante l’edificio venne colpito alle 9.40 del mattino, più di un’ora dall’attacco e più di mezz’ora dopo l’impatto contro la seconda torre ( Timeline in Terrorist Attacks of Sept. 11, 2001, Washington Post , 9/12/01 ,http://www.washingtonpost.com/wp-srv/nation/articles/timeline.html ).
– Tutto il comprensorio è protetto da uno spazio aereo a traffico limitato posto sotto costante monitoraggio militare. E probabilmente dispone anche di batterie di missili pronti a centrare qualsiasi velivolo non autorizzato.
Il – Il pentagono è dislocato a 11 miglia dalla base militare Andrews Air Force che ospita due aerei da combattimento sempre pronti all’intervento immediato. Secondo il sito web ufficiale della guardia aera, la D.C. Air National Guard, la funzione dell’ ente è quella di garantire unità da combattimento della massima efficienza eppure nessun caccia intercettore riuscì a prendere il volo prima dell’attacco ( DCANG Yanks its Mission Statement, http://911review.com/coverup/dcang.html Pentagon, a Vulnerable Building, Was Hit in Least Vulnerable Spot, Los Angeles Times , 9/16/01, http://www.latimes.com/news/nationworld/nation/la-091601pentagon,0,2818328.story) |
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Un fenomeno dell’aria
Se poi andiamo a verificare quale tipo di manovre di volo furono eseguite dal “Boeing di linea” che si schiantò contro il Pentagono, scopriamo che queste non avrebbero potuto essere compiute da nessun pesante velivolo civile. E ne tanto meno da un pilota “novello”. Tutti i piloti più esperti infatti, ritengono unanimemente che le evoluzioni di volo compiute per centrare l’obiettivo, non sono compatibili con le possibilità tecniche di manovra di un pesante aereo civile come il Boeing 757. L’unico tipo di velivolo che avrebbe potuto compiere virate così strette e radenti al suolo senza andare in stallo, è il classico jet militare da evoluzione o un piccolo “drone” (aerei automatici senza pilota) radiocomandato con segnale gps. Nela Sagadevan (pilota commerciale e ingegnere aeronautico specializzato in aerodinamica) ad es., ha confermato l’impossibilità di compiere tali acrobazie con un volo di linea, sfidando al contempo qualunque pilota del mondo a replicarla. Peraltro, vista la complessità della traiettoria seguita di fatto dal mezzo che si schiantò sul pentagono, il terrorista avrebbe dovuto essere stato come minimo, un vero “asso dei cieli”. Ma in barba a tutte le leggi della tecnica e della fisica, il pilota in questione secondo l’FBI era Hani Hanjour , un cadetto della scuola di volo civile americana che appena un mese prima dall’attacco venne giudicato dal suo istruttore, Marcel Bernard, come incapace a guidare da solo anche un piccolo velivolo…..
Il Boeing vaporizzato
Per quanto concerne poi le perizie tecniche raccolte sullo dinamica dello schianto, le prove di un complotto sono a dir poco schiaccianti; Ecco infatti cosa è stato scoperto:
L’impatto è avvenuto seguendo una traiettoria perfettamente orizzontale, cosa alquanto difficile, se non impossibile, per un aereo di linea; Un aereo civile di quelle dimensioni che procedesse radente al suolo perderebbe stabilità divenendo ingovernabile. L’aereo infatti risulta non aver mai toccato il manto erboso adiacente al Pentagono, ed ha quindi colpito direttamente la costruzione, in maniera così precisa da aver compiuto le stesse evoluzioni caratteristiche di un missile o di un jet militare;
– Dalle stesse foto ufficiali è possibile vedere inoltre che il foro di entrata dell’aereo , prima che la parete crollasse , non superava i 3/4 metri di larghezza, mentre un voluminoso Boeing 757 dal peso di 100 tonnellate ha una apertura alare di 38 metri;
Il foro d’entrata visto da vicino
Inoltre del Boeing 757 è rimasto ben poco rispetto a quello che avremmo dovuto trovare, poiché secondo la Casa Bianca l’alta temperatura prodotta dall’esplosione (3000°) avrebbe letteralmente gassificato la maggior parte dei rottami. Ma questa è una spiegazione che può andare bene solo per “i non addetti ai lavori” che non hanno cognizione di causa. Gli esperti interpellati ufficialmente in merito dai ricercatori indipendenti (ad es. la Rolls Royce che produce i motori del Boeing) sono infatti di tutt’altro parere. I reattori di un apparecchio imponente come il Boeing sono brevettati per resistere a temperature elevatissime e la casistica dei precedenti disastri aerei dimostra che avrebbero dovuto resistere all’impatto oltre ogni ragionevole dubbio. Non esiste infatti un solo precedente caso al mondo in cui i motori sono letteralmente scomparsi per “gassificazione”. Peraltro, le statistiche sui disastri aerei dimostrano che oltre ai motori, normalmente resistono all’impatto anche il troncone di coda, pezzi di fusoliera, delle ali e addirittura una parte del carico dei bagagli. In questo caso invece sono rimasti solo pochi rottami non identificabili e un piccolo rotore di una turbina di modeste dimensioni. Ciononostante i portavoce della versione ufficiale affermano che il rotore in questione corrisponderebbe perfettamente a quella in dotazione dei boeing. La Rolls Royce che produce questi tipo di motori ha però ha smentito categoricamente una simile conclusione in quanto secondo i suoi tecnici il rotore ammaccato ritrovato sul prato dai militari, a causa delle sue ridotte dimensioni poteva essere appartenuto solo ad un piccolo velivolo (ovvero un drone a guida gps o un jet). Per quanto concerne poi i pochi residui delle lamiere recuperati, non ha alcuna rilevanza il fatto che fossero degli stessi colori di bandiera dell’American Airlines. E’ una circostanza che non dimostra nulla se non il fatto oggettivo che il velivolo dirottato possedeva le stesse verniciature con cui viene identificata la compagnia aerea del volo in questione.
A sinistra la foto della turbina che la versione ufficiale ha attribuito al volo di linea e a destra invece una vera turbina Rolls Royce per Boeing 757
L’analisi delle immagini
Quello che vediamo nella foto sottostante è la parete del Pentagono immediatamente dopo l’impatto. L’area cerchiata in giallo delimita il piccolo originario foro d’entrata lasciato dall’oggetto volante entrato in collisione con l’edificio.
Come appariva la facciata subito dopo la collisione da impatto
La parete, come dimostrato dalle immagini scattate subito dopo l’impatto era ancora tutta in piedi, e sulla facciata è ancora visibile il primo foro di entrata largo 4-5 metri al massimo. Più in basso a sinistra si vede una spaccatura larga altrettanto, prodotta probabilmente dall’esplosione della parete verso l’esterno. Ma anche volendo considerare per assurdo l’intera superficie come un unico foro di entrata, si arriva ad una decina di metri al massimo. Misure che non bastano di certo ad accomodare un Boeing largo 4 volte tanto e che dispone per giunta di un timone di coda alto da terra quasi quanto l’edificio stesso.
I grandi rulli di cavo elettrico (al centro della foto), che erano presenti già prima dell’impatto, sono quasi tutti rimasti in piedi, e le macerie alle loro spalle sono riversate verso l’esterno, a conferma che buona parte dei danni è stata causata dall’esplosione susseguente, e non dall’impatto stesso.
Manca inoltre una qualunque traccia dei fori che avrebbero dovuto provocare i due motori Rolls Royce da cinque tonnellate ciascuno. Lanciati, secondo la versione ufficiale a 850 Km/h contro la parete del Pentagono e mai più ritrovati grazie all’unico caso al mondo di “massificazione” della materia. I motori sono notoriamente la parte più robusta di tutti i grossi aerei commerciali. Soprattutto la parte interna – il suo nucleo è formato da speciali leghe di acciaio e titanio, che le permettono di resistere tranquillamente alle temperature di 2000°/2500° gradi normalmente sviluppate dalle turbine.
Come dimostrato infatti dagli impatti tremendi registrati nei precedenti disastri aerei, se esistono parti dell’aereo che non si distruggono nemmeno precipitando da diecimila metri di altezza, sono proprio i suoi motori. Ma secondo il dipartimento della Difesa americana, il Boeing 757 avrebbe potuto addirittura perforare 3 edifici del Pentagono da parte a parte (con un angolo d’incidenza di 45°) lasciando solo un buco circolare di 2,3 metri …. Senza contare che i 3 edifici interessati dal “tunnel scavato nell’impatto” sono rimasti in piedi. Utilizzando quindi la regola opportunistica dei due pesi e delle due misure, i periti ufficiali del NIST (l’ente aeronautico che ha curato gli aspetti tecnici della versione Bush) sono arrivati a formulare perizie scientifiche tra loro contrastanti e paradossali. Per quanto concerne la completa polverizzazione delle Twin Towers infatti, la causa del disastro è stata fatta risalire esclusivamente all’impatto (e alle relative conseguenze) con i boeing 757, esagerandone esponenzialmente la potenza distruttiva. Mentre per quanto riguarda l’attacco al Pentagono i danni da collisione sono stati radicalmente ridimensionati fino a giustificare la presenza di un foro di appena due metri. E anche se si tratta di costruzioni molto diverse tra loro (due grattacieli a sviluppo verticale e un edifico di tipo tradizionale) gli effetti dell’esplosione sono troppo differenti per essere riconducibili alla stessa causa. Per sciogliere i piloni d’acciaio delle torri gemelle sono stati necessari più di 2500° (temperature impossibili da raggiungere in un normale disastro aereo), mentre nelle foto scattate al Pentagono è possibile vedere libri, computer e suppellettili da ufficio ancora perfettamente sani intorno al foro da impatto. E poi, come è possibile sostenere che la maggior parte dei resti dell’aereo abbattuto sul Pentagono si sono “gassificati” ad altissime temperature, quando nelle immediate vicinanze c’erano ancora molti vetri integri e altri materiali plastico-cartacei particolarmente sensibili al calore che non hanno subito alcun danno? Per supportare la tesi ufficiale si è quindi fatto ricorso alle spiegazioni più contorte ed improbabili possibili, giustificazioni che somigliano troppo a veri e propri pretesti che hanno l’unico scopo di tenere in piedi una versione che non regge. E’ stato affermato ad esempio che i vetri della facciata interessata dall’impatto furono sostituiti proprio il giorno prima dell’attacco con altri formati da leghe vetrose speciali…..Lo stesso vale forse per tutti gli altri oggetti presenti negli uffici?
Un libro aperto negli uffici del Pentagono Il perimetro della facciata crollata
Le parti più voluminose dell’aereo, i suoi due motori ed entrambe le resistentissime scatole nere secondo la versione ufficiale si sarebbero “gassificati” mentre il cemento, i vetri, i libri, etc. possono benissimo aver resistito al calore.
L’occultamento delle prove video
Il video dell’attacco alle torri gemelle ci è stato fatto vedere fino al voltastomaco come una sorta di documentario fantozziano sulla corazzata Potionky, mentre “guarda caso” le riprese dell’impatto sul Pentagono sono state segretate. Perchè? Cos’è che il popolo non doveva vedere? Forse un segreto di stato? Le immagini registrate dalle telecamere di una vicina pompa di carburante sono state sequestrate e segretate, idem per quelle provenienti da un vicino albergo. Mentre gli unici fotogrammi sgranati di una telecamera di sorveglianza che sono stati dati in pasto agli organi d’informazione non rivelano la presenza di alcun Boeing. Poiché come sapevano bene i sostenitori della versione ufficiale, l’alta velocità a cui è avvenuto l’impatto non consente di individuare alcunché….
Ma se invece facciamo ricorso alla fantasia galoppante degli yesman dell’informazione, dai fotogrammi in questione emergerà chiaramente visibile la sagoma del Boeing 757, basta avere fede e poi forse con qualche sforzo in più riusciremo a vedere anche il pilota e la marca dei suoi occhiali da sole…..
Uno dei pochi fotogrammi ripresi da una telecamera di sorveglianza
La circostanza a dir poco curiosa è che stiamo analizzando un episodio terroristico avvenuto contro uno degli edifici più protetti e sicuri del mondo, il centro decisionale militare della superpotenza USA. E intercettori aerei a parte, tanto l’interno dell’edificio quanto il suo perimetro è completamente circondato da telecamere di sicurezza. Solo le telecamere esterne che inquadrano la zona interessata del Pentagono sono più di ottanta. Ma nonostante questa incontrovertibile circostanza, il governo americano non è ancora riuscito a mostrarci un solo fotogramma in cui si veda chiaramente l’aereo che colpisce l’edificio. Perché? ………“Segreto di Stato”…….
I testimoni scomodi
I testimoni oculari sull’attacco al Pentagono possono essere divisi in due categorie. Quelli che confermano la versione ufficiale e quelli che invece la smentiscono. Ma mentre i primi, che provengono prevalentemente dal personale civile e militare del Pentagono, nel caso di un complotto ordito dai servizi segreti, avrebbero interessi privati a confermare la pista islamica, non si capisce cosa avrebbero da guadagnare i secondi, raccontando di avere visto qualcosa di diverso. Di sicuro, solo una montagna di problemi ed è quindi legittimo ipotizzare che un testimone oculare che abbia qualcosa di certo da temere con la sua versione, sia più credibile e sincero di un testimone che potrebbe avere invece qualcosa da guadagnare…. A me no che ovviamente, non si pretenda di sostenere che i testimoni “scomodi” siano tutti agenti infiltrati di Bin Laden, dei pazzi visionari o molto più semplicemente dei rimbambiti ……
Vediamo allora cosa hanno dichiarato alcuni dei testimoni scomodi:
“Il mio cervello non riusciva a far quadrare il fatto che fosse stato un aereo, perchè sembrava ci fosse solo un piccolo buco nell’edificio” aggiungendo poi sbalordito di non aver visto rottami – “Niente coda, niente ali, niente di niente”. – De Chiaro, Steve
“Al primo momento, ho pensato che fossero quei jet che a volte ti passano sopra. Ma comunque, sembrava essere un piccolo aereo commerciale..” . – Khavkin, D. S.
“Ho sentito come un rapido sibilo… Ero convinto che fosse un missile. E venuto giù così veloce che il suono non aveva niente a che vedere con quello degli aerei.” – Rains, Lon
“Abbiamo sentito qualcosa che sembrava (/ faceva il rumore di) un missile, poi abbiamo sentito una forte esplosione.” – Seibert, Tom
Brown, Ervin .. .. ha riferito di aver visto in terra quelli che sembravano essere dei pezzi di un piccolo aereo… (testo originale mancante) –
“. .. in quel momento non sapevo che era un aereo, e ho pensato che fosse un missile a colpire…” – Terronez, Tony
“… e ho visto questo aereo, questo jet della American Airlines, e mi sono detto: qualcosa non quadra, è davvero basso. E poi l’ho visto. Voglio dire, era come un missile cruise con le ali.” – Walter, Mike
“… quando hanno visto l’aereo scendere in picchiata e mettersi in orizzontale. Era a non più di dieci metri da terra, e urlava. Non era niente di più di un missile teleguidato, a quel punto. … alla massima velocità, con l’acceleratore al massimo…” – Creed, Dan
* Tratto da www.luogocomune.net di Massimo Mazzucco .
Cosa accadde veramente al volo United Arlines 93
L’aereo civile che secondo la versione ufficiale si sarebbe schiantato contro il Pentagono non è l’unico ad essere scomparso. All’appello manca anche lo United Airlines 93, un volo che si dice sia letteralmente svanito in una nube di polvere…..
A sinistra l a foto dell’esplosione e a destra la foto del luogo interessato dalla deflagrazione
Anche in questo caso infatti molti particolari non tornano. Una delle circostanze anomale riguarda il punto d’impatto in quanto la buca provocata dall’esplosione e i rottami ritrovati all’interno di essa non sono compatibili con lo schianto di un boeing di quelle dimensioni. Sembra quindi evidente che ci sia stata almeno una prima esplosione in aria come dichiarato da molti testimoni ((citaz. “11 settembre 2001, Inganno Globale, Macro Ediz., Massimo Mazzucco) . Di conseguenza il volo U.A. 93 deve essere stato necessariamente abbattuto o fatto esplodere in volo. Tra le testimonianze più atorevoli troviamo quelle del sindaco della città e del direttore del giornale Pittsburgh Gazette , le quali confermarono appunto di non avere visto nulla tra i rottami che potesse ricondurre ad un boeing 757 (citaz. “11 settembre 2001, Inganno Globale, Macro Ediz., Massimo Mazzucco, pp.71-75). Un medico della scientifica accorso sul posto dichiarò di non avere trovato neppure un resto umano. La casa Bianca dal canto suo ha categoricamente smentito di avere fatto abbattere l’aereo dichiarando che fu una rivolta dei passeggeri a far precipitare l’aereo. Ma cionostante il professor David Ray Griffin ha dedicato alla vicenda del volo United Airlines 93 un intero capitolo del suo libro-denuncia “The New Pearl Harbour” sostenendo che esistono almeno tre validi argomenti per credere nell’ipotesi dell’abbattimento in volo:
1) Timeline : .
Il nastro del cockpit recording della cabina di pilotaggio presenta una anomala discordanza con l’orario ufficiale dello schianto al suolo. La registrazione in questione inizia alle 9:31 e prosegue per 31 minuti, arrestando le lancette alle 10:02. Un momento quindi coincidente con l’orario dell’impatto se questo fosse avvenuto alle 10:03 come sostiene il governo USA. Tuttavia, uno studio sismico ha dimostrato che in realtà l’impatto avvenne solo poco dopo le 10:06 sollevando così alcuni ragionevoli dubbi. Mancano infatti ben 4 minuti “all’appello” proprio come se il velivolo fosse stato abbattuto in volo.
2) L’esistenza dell’ordine di abbattimento
I notiziari ufficiali affermarono che poco dopo le 9:56 i caccia ricevettero finalmente l’ordine di intercettare ed abbattere ogni aeroplano in mano ai dirottatori precisando che il provvedimento era partito da l Vice presidente Cheney. Pertanto sappiamo per certo che alle 9:56 un F-16 partì effettivamente all’inseguimento del volo 93. Venne inoltre riportato che mentre il caccia militare era in avvicinamento al volo 93 Cheney confermò la richiesta d’ingaggio. Questi report confermano quindi l’intenzione di abbattere il volo 93.
3) News report e testimonianze
Appena prima dell’impatto, la CBS divulgò l’informazione trapelata da un controllore di volo secondo cui due caccia F-16 stavano seguendo da vicino il volo U. 93.
Secondo un articolo dell’ Independent inoltre a lmeno sei persone dichiararono di aver visto un un piccolo jet bianco senza insegne distinguibili volare basso sopra il luogo dell’impatto durante i primi minuti dallo schianto dello United 93. Prove ulteriori dell’abbattimento dell’aereo provengono dagli altri testimi oculari. Uno di questi affermò di aver prima udito “due forti esplosioni” e poi di aver visto l’aereo virare verso il suolo. Un’altra testimone dichiarò di avere sentito un “forte bang” spezzare l’ala destra del velivolo mentre il resto dell’apparecchio precipitava al suolo I l sindaco di Shanksville aggiunse addirittura di conoscere due persone che “sentirono il classico rumore di un missile”, precisando poi che una di queste era stata in Vietnam.
L’anomalo percorso seguito dei rottami
I rottami dell’aereo vennero ritrovati ad una distanza eccessiva dal luogo dell’impatto assumendo in alcuni casi traiettorie e rimbalzi statisticamente impossibili da seguire da terra. Se infatti il velivolo fosse precipitato ancora integro come vuole la versione ufficiale avremmo dovuto poter reperire la maggior parte dei suoi resti nell’area di collisione come è avvenuto per tutti gli altri casi di sciagure aeree. M ezza tonnellata di lamiere aggrovigliate del corpo centrale di uno dei motori venne invece scoperta a più di un miglio di distanza e compatibilmente all’ipotesi dell’abbattimento in volo con uno o più missili, alcuni testimoni dichiararono di aver visto dei rottami in fiamme cadere dall’aereo sino ad otto miglia di distanza. Le maestranze dell’ Indian Lake Marina affermarono persino di aver visto una nuvola di rottami grandi come confetti scendere sul lago e sulle fattorie lì vicino pochi minuti dopo aver udito l’esplosione” (citaz. www.luogocomune.net) Ed infatti molti dei rottami e dei resti umani vennero effettivamente ritrovati sino ad otto miglia di distanza dal luogo dell’impatto, come riportato dalle testimonianze oculari. I dati e le testimonianze farebbero quindi pensare all’abbattimento del volo United 93, da parte dell’aviazione americana ma, tuttavia, sino ad oggi il governo americano ha sempre sostenuto la tesi per cui un gruppo di passeggeri abbia tentato di prendere il controllo dell’aereo costringendo i terroristi a farlo schiantare al suolo. Ma come si spiega allora la discrepanza di tre minuti tra il cockpit recorder e la registrazione sismica dell’impatto? Come si spiegano le testimonienze della presenza di un altro aereo bianco che seguiva il Boeing e di esplosioni che hanno preceduto l’impatto al suolo? Come si spiegano i rottami ritrovati a miglia di distanza?
Le improbabili telefonate dei passeggeri
Secondo la versione ufficiale la prova di del dirottamento da parte di terroristi arabi proverrebbe da alcune telefonate dei passeggeri. Le conversazioni in questioni però oltre a sollevare gravi perplssità sulla loro autenticità sfiorano il ridicolo. Il passeggero Mark Bingham ad esempio avrebbe telefonato a casa della propria madre dicendo le seguenti testuali parole in segreteria: “Pronto, mamma? Sono Mark Bingham” . Ma come si può ritenere plausibile la chiamata di qualcuno che avrebbe dichiarato le proprie generalità in una comunicazione privata con la madre? Chiunque altro avrebbe detto semplicemente: “Pronto, mamma? Sono io”, oppure al limite: “Pronto, mamma? Sono Mark” e di sicuro nessuno si qualificherebbe mai con la propria madre usando addirittura il cognome. Se invece lo scopo della chiamata era dimostrare l’identità del passeggero per avvalorare la tesi del dirottamento arabo allora è chiaro che il contenuto della telefonata assume tutto un altro significato. Un’altra passeggera avrebbe telefonato alla madre per dirle che i terroristi avevano ordinato a tutti i passeggeri di chiamare a casa aggiungendo poi di dover chiudere in fretta e furia in quanto “stava per essere scoperta mentre parlava al telefono”.
La versione ufficiale nei copioni di Hollywood
A corroborare la versione ufficiale è intervenuta anche Hollywood (uno dei centri di manipolazione mentale completamente in mano all’elite dell’alta finanza ebraica) con un film del celebre regista Oliver Stone dal titolo “World Trade Center” . La pellicola in questione infatti ripercorre tutta l’eroica vicenda dei passeggeri così come descritta dalla ricostruzione dei fatti fornita dall’amministrazione Bush. Nel film insomma i passeggeri riescono a far precipitare il volo per evitare il peggio suscitando molto pathos patriottico nei telespettatori meno avveduti. Ma nonostante gli sforzi di attori talentuosi come Nicolas Cage e di uno dei registi più capaci del mondo, i dubbi rimangono tutti mentre le verità sembrano sprofondare sempre di più nel mare di fango delle messe in scena.
Al Queda, uno sporco affare tra CIA e petrolieri
L’FBI, sostiene poi che a dirigere le operazioni terroristiche sia stata un’organizzazione di estremisti islamici, la fantomatica Al-Queda. Approfondiamo allora cos’è Al Queda e chi è veramente il suo presunto leader, Usama Bin Laden;
La disfatta Sovietica in Afghanistan va imputata principalmente al sostegno militare che gli americani garantirono ai Mujaidin e ai combattenti Talebani . E quando le truppe sovietiche furono costrette alla ritirata, i ribelli addestrati dalla CIA assunsero il controllo dell’Afghanistan. L’uomo di fiducia dell’intelligence americana che venne utilizzato come tramite di Washington con i Talebani, era “guarda caso” proprio lui, Usama Bin Laden, un petroliere arabo socio in affari di Georg Bush! Il documentario “9/11 fahrenheit ” (Palma d’Oro come Miglior Film a Cannes) girato da Michael Moore in proposito, è davvero molto eloquente e se ne consiglia la visione a tutti. I rapporti d’affari tra il petroliere texano Bush Junior, Presidente USA e il petroliere saudita Usama Bin Laden, capo di Al Queda, furono davvero eccellenti fino a pochi giorni prima dell’attentato. Se poi rammentiamo che Usama era anche uno dei migliori agenti al soldo della CIA, la versione ufficiale sull’11 settembre finisce per assumere davvero i toni ridicoli di una barzelletta. Al Queda significa letteralmente “la base” e venne concepita dalla CIA per essere impiantata in Afghanistan dopo il ritiro delle truppe Sovietiche. A capo della rete di guerriglieri sauditi ed egiziani nel libro paga della CIA, venne quindi posto il fidato Usama Bin Laden, per sostenere i ribelli ceceni e quelli del Kossovo. Ma poi all’improvviso, allo scoccare di quel fatidico 11 settembre 2001, Usama Bin Laden sarebbe completamente impazzito rivoltandosi alla CIA per lanciare una anacronistica guerra di religione contro tutto l’occidente. Si venne così a delineare una situazione che sembra uscita dal copione di un film di 007, dove il nostro eroe Bush-Bond lotta per fermare il miliardario pazzo a capo della famigerata “Spectre” che intende distruggere il mondo tra una risata satanica e l’altra….. La versione ufficiale ha effettivamente “i piedi d’argilla” e quanto fin qui esposto rappresenta solo alcuni degli aspetti più pittoreschi che le fanno da contorno.
Lo strano terrorismo “dei due pesi e delle due misure”
La tesi sostenuta dall’FBI riguardo agli attentati dell’11/09, sembra voler descrivere l’esistenza di due Al Queda anziché una; la prima, organizzatissima e infallibile, sarebbe riuscita a realizzare perfettamente gli storici attentati dell’ 11/09 sotto il naso dell’intelligence americana, la seconda invece, composta da un branco di “azzecca garbugli”, avrebbe lasciato più tracce del suo passaggio di una mandria di elefanti imbizzarriti. Eppure, Al Queda è una sola, pertanto non si capisce come sia possibile far conciliare due modus operandi così diversi. Di solito infatti, durante la ricostruzione di un delitto, gli inquirenti si rendono subito conto se hanno a che fare con dei professionisti o meno dalle modalità d’azione. E’ quindi un fatto assodato che più un’associazione per delinquere “sa il fatto suo” e più ambiziosi sono gli obiettivi che questa potrà raggiungere. La dinamica dei dirottamenti avvenuta nei cieli ritenuti più sicuri del mondo quindi, quanto l’eccezionale perizia di guida imputata ad un manipolo di islamici fanatici, dimostra una superba capacità d’azione di chi ha agito. Ma come è possibile allora, che la stessa micidiale organizzazione abbia poi lasciato dietro la scia indelebile di prove di colpevolezza tipiche dei più sbadati dilettanti? Pagamenti effettuati con credit cards e iscrizioni alle scuole di volo statunitensi con le vere generalità, l’abbandono delle auto prese a noleggio con i manuali di volo in lingua araba e addirittura valige con lettere compromettenti rimaste fuori dall’aereo, fanno apparire tutto molto “strano”. La versione Bush “puzza di bruciato” dall’inizio alla fine e l’unica ipotesi realmente verosimile è che le prove lasciate ovunque in quantità industriale, facciano parte dello stesso piano. E cioè che qualcuno le ha preconfezionate apposta per gli inquirenti, in modo da far ricadere la colpa sul terrorismo arabo. Insomma, il classico depistaggio “false flag” a cui è stata fatta seguire la guerra del petrolio.
La banda del petrolio
La squadra di governo Bush risulta composta da persone provenienti dalle file dei grandi petrolieri e dei magnati dell’industria bellica: Cheney , Ashcroft, Rumsfeld e Condoloce Rice. All’indomani delle elezioni vinte da Bush, vari commentatori politici dichiararono molto profeticamente: con questo governo non possiamo che andare incontro ad una “guerra per il petrolio”. Il governo Bush aveva un enorme interesse a condurre una guerra per il controllo dell’ Afghanistan per molteplici motivi, ciascuno dei quali da solo quasi sufficiente a giustificarla per intero. Petrolio e gas della zona del Mar Caspio a cui ha fatto seguito il business delle commesse belliche per miliardi di dollari. Peraltro la guerra al terrorismo una volta cominciata può essere estesa a qualsiasi altro paese e con qualsiasi pretesto creato alla bisogna dai servizi segreti. Cosa regolarmente avvenuta con l’invasione dell’Iraq. Ma vediamo uno per uno chi sono i disinteressati giustizieri del mondo, o meglio quei signori a cui il popolo americano ha consegnato le proprie libertà individuali dopo lo shock dell’11 settembre;
W. Bush : Petroliere texano e gran maestro massone, prima di diventare presidente è stato governatore del Texas dal 1995 al 2000. Ex membro della società occulta “Skull and Bones ” dell’Università di Yal e e “figlio d’arte”, suo padre George H.W Bush infatti, è già stato Presidente. Suo fratello Jeb Bush invece, è un altro ex governatore della Florida.
D. Cheney : prima di divenire vicepresidente nell’amministrazione Bush, era il “CEO” (Chief Executive Officer) della Halliburton , la maggiore fornitrice mondiale di servizi per le industrie petrolifere , con cui egli ha accumulato una fortuna. La Halliburton, ha investito 30 miliardi di dollari per lo sfruttamento delle riserve energetiche del Caspio (Afghanistam) insieme alla ExxonMobil, alla Conoco e altre compagnie statunitensi.
Lynne Cheney : moglie del Vice Presidente. La Cheney presiede il consiglio d’amministrazione della Lockheed Martin , che produce missili cruise e possiede attualmente un sistema satellitare militare da 800 milioni di dollari che fornisce supporto alle truppe in Iraq…
John Bolton : uno dei principali artefici della politica di Bush sull’Iraq, ha lavorato con Bush Senior e Reagan al Dipartimento di Stato, al Dipartimento di Giustizia, all’Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale (USAID), e attualmente e’ sottosegretario per il controllo sugli armamenti e la sicurezza internazionale. E’ un membro del Jewish Institute for National Security Affairs (JINSA), un gruppo di destra che pone Israele e la sua sicurezza al centro della politica estera statunitense, e del Progetto per il Nuovo Secolo Americano (PNAC). E’ inoltre il vice presidente dell’American Enterprise Institute (AEI). I suoi interessi economici sono legati a compagnie petrolifere e di armamenti nonchè alla JP Morgan Chase, come George Shultz.
Douglas J. Feith : sottosegretario al Pentagono. Feith seleziona i membri del Defense Policy Board e fa parte del consiglio d’amministrazione del JINSA. In qualita’ di avvocato, ha rappresentato la Northrop Grumman. Feith ed è un frevente difensore del sionismo.
Lewis Libby : direttore del personale di Cheney. Libby era al Dipartimento della Difesa di George H.W. Bush; amico intimo di Paul Wolfowitz; socio fondatore del PNAC; membro del consiglio di amministrazione della RAND Corporation, che ha sottoscritto numerosi contratti con il Pentagono. Libby e’ proprietario di azioni di compagnie di armamenti e ha interessi in diverse compagnie petrolifere; consulente per la Northrop Grumman, che esercita una certa influenza sul Defense Policy Board (DPB), considerato la mente del Pentagono. La Rand Corporation ha appalti con il Ministero della difesa per 83 milioni di dollari.
Andrew Natsios : capo dell’USAID, il dipartimento che assegna i contratti per la ricostruzione dell’Iraq destinati esclusivamente a compagnie Usa. Natsios e’ un tenente colonnello in pensione della prima Guerra del Golfo. Amministratore delegato della Massachusetts Turnpike Authority
Richard Perle : membro chiave del JINSA e importante esponente dell’American Enterprise Institute (AEI). Insieme a James Woolsey, presiede la Foundation for the Defense of Democracies. Perle e’ stato presidente del Defense Policy Board dal quale ha dato le dimissioni in seguito allo scandalo per il conflitto d’interesse relativo alle sue connessioni imprenditoriali. Ma fa tuttora parte dell’ente con altre funzioni. Perle ha offerto consulenze per i clienti della Goldman Sachs , una Banca d’affari che ha investito molto per la ricostruzione dell’Iraq. E’ inoltre un dirigente della Autonomy Corp., un’ azienda di software che annovera molti clienti del Pentagono. L’Autonomy prevede un forte aumento dei suoi profitti dopo la fine della guerra in Iraq.
Robert Reilly : ex direttore di Voice of America, un’emittente radiofonica pro-Usa. A Reilly e’ stata affidata la riorganizzazione delle radio, delle televisioni e dei giornali iracheni. Ha gia’ avviato Radio Free Iraq, usando i trasmettitori installati in Medio Oriente per le operazioni di guerra psicologica. E’ anche coinvolto nella creazione di un network in Medio Oriente. L’avvio di un’emittente TV satellitare da 62 milioni di dollari e’ previsto per la fine dell’anno. E’ amico intimo e socio in affari di Ahmed Chalabi.
Condoleezza Rice : consigliere per la sicurezza nazionale di Cheney. La Rice e’ stata direttrice della Chevron fino al 2001 e una petroliera porta ancora il suo nome.
Donald Rumsfeld : segretario della difesa sotto George W. Bush. Rumsfeld e’ socio fondatore del PNAC. Pianificò l’invasione dell’Iraq e ogni provvedimento sulla ricostruzione del dopoguerra deve essere discusso con lui. Negli anni ’80 incontrò Saddam Hussein in Iraq come inviato speciale di Ronald Reagan. Trattò la costruzione di un oleodotto per conto della Bechtel, mentre l’Iraq e l’Iran usavano gas asfissianti l’uno contro l’altro. Rumsfeld lavorava allora per il segretario di stato di Reagan, George Shultz, che divenne vice presidente della Bechtel, attualmente uno dei principali concorrenti che vogliono assicurarsi gli appalti del governo Usa per la ricostruzione dell’Iraq.
George Shultz : segretario di stato sotto Richard Nixon, consigliere per la campagna presidenziale di George W. Bush, e membro del consiglio direttivo della Bechtel. Shultz e’ una delle menti chiave dell’amministrazione Bush per la gestione del dopoguerra in Iraq e presidente del consiglio internazionale della JP Morgan Chase , il gruppo bancario in cui Lewis Libby detiene forti investimenti. La Morgan Chase finanzio’ il regime di Saddam con 500 milioni di dollari nel 1983. Shultz e’ un membro del Comitato per la Liberazione dell’Iraq e un mecenate dell’American Enterprise Institute (AEI).
Paul Wolfowitz : vice segretario della difesa di Donald Rumsfeld. Wolfowitz e’ il principale ideologo dell’Amministrazione Bush e l’architetto chiave della ricostruzione nel dopoguerra in Iraq. E’ uno dei membri principali del gruppo neoconservatore PNAC, che sosteneva il cambio di regime in Iraq già prima della nomina di George W. Bush. Wolfowitz e’ inoltre un illustre membro del JINSA.
R. James Woolsey : accanito sostenitore della guerra in Iraq, membro del PNAC e del JINSA fu anche direttore della CIA sotto Bill Clinton (1993-95). Woolsey potrebbe divenire il ministro dell’informazione nel governo provvisorio iracheno nel dopoguerra. Presiede la Foundation for the Defense of Democracies, insieme a Richard Perle. I suoi interessi economici sono legati alla British Aerospace, la Titan Corporation, e la DynCorp. Ha dichiarato, “solo la paura ristabilira’ il rispetto degli arabi verso di noi; abbiamo bisogno di un piccolo Machiavelli”.
Bechtel Inc. : quasi certamente si aggiudicherà appalti per 900 milioni di dollari. Il giro di affari per la ricostruzione dell’Iraq potrebbe ammontare a 100 miliardi. La Bechtel ha donato 1 milione e trecentomila dollari ai fondi per le campagne politiche sin dal 1999, la maggior parte dei quali sono andati al Partito Repubblicano. George Shultz e’ un ex amministratore delegato della Bechtel e fa ancora parte del consiglio di amministrazione . Un altro repubblicano connesso alla compagnia e’ l’ex segretario della difesa di Reagan, Caspar Weinberger. Jack Sheehan, generale del Corpo dei Marine in pensione, e’ il vice presidente senior, e presiede l’ente influente del Pentagono, il Defense Policy Board. Nel 1980, la Bechtel propose la costruzione di un oleodotto attraverso l’Iraq, incaricando Donald Rumsfeld come intermediario.
Inoltre, Rumsfeld, durante il suo incarico al Dipartimento di Stato sotto Reagan (con George Shultz, come segretario di stato, successivamente vice direttore della Bechtel), tratto’ con Saddam Hussein per conto della Bechtel per la costruzione dell’oleodotto. La Bechtel ha costruito Camp X-Ray di Guantanamo , per la detenzione a tempo indeterminato dei sospetti membri di al Qaeda, per 16 milioni di dollari.
Booz Allen Hamilton: agenzia di consulenza, che ha vinto un contratto per sviluppare un modello computerizzato sulla societa’ irachena del dopoguerra del primo conflitto del Golfo. La Booz Allen ha inoltre legami con James Woolsey e con il Defense Policy Board.
DynCorp : connessa all’ex direttore della CIA James Woolsey. Fornisce servizi di sicurezza alle truppe USA nei luoghi di crisi internazionale. La DynCorp corrisponde alle inclinazioni intellettuali di Woolsey: insieme a Richard Perle, presiede la Foundation for the Defense of Democracy, un’organizzazione a sostegno dell’esercito. La DynCorp fornisce le guardie del corpo a Hamid Kharzai, il Presidente afghano, e ha installato un servizio di sicurezza in Bosnia. La DynCorp e’ stata denunciata per violazioni dei diritti umani in Bosnia, per disastri ambientali in Ecuador e per frode in America.
Fluor Corp : ha donato 275.000 dollari ai Repubblicani e 3.500 dollari direttamente a George W. Bush. La Fluor Corp. ha legami con funzionari dei servizi segreti e di societa’ di appalti per la difesa, tra i quali Kenneth J. Oscar, ex segretario per l’esercito, e Bobby R. Inman, ammiraglio in pensione, ex direttore della NSA e vice direttore della CIA.
Halliburton : gigante petrolifero una volta diretto da Dick Cheney. Cheney lascio’ la compagnia con una liquidazione di circa 30 milioni di dollari. Ha ricevuto pagamenti posticipati di 180.000 dollari all’anno durante il suo incarico di vice presidente. L’affiliata della Halliburton, la Kellogg Brown & Root (KBR), e’ stata la prima compagnia ad aggiudicarsi un contratto dal Pentagono per la ricostruzione in Iraq e lo spegnimento dei pozzi petroliferi incendiati. Il contratto si aggira sui 500 milioni di dollari ed e’ stato assegnato dall’Army Corps of Engineers senza nessuna gara d’appalto. La KBR e’ inoltre uno dei due appaltatori scelti dalla Defense Threat Reduction Agency per provvedere all’eliminazione delle armi di distruzione di massa, qualora venissero trovate. Dal 1999, la Halliburton ha devoluto il 95 percento, ovvero circa 700.000 dollari, dei suoi contributi elettorali al Partito Repubblicano, e circa 18.000 dollari a George W. Bush.
International Resources Group (IRG) : compagnia di Washington che ha vinto una gara d’appalto per 70 milioni di dollari, per avviare il programma di aiuti umanitari in Iraq. Ovviamente, l’operazione richiede la stretta collaborazione con l’USAID, l’ente che assegna gli appalti. Quattro dei vice presidenti dell’IRG hanno avuto incarichi di rilievo all’USAID e 24 su 48 dei suoi addetti tecnici hanno lavorato per l’USAID.
Lucent Technologies : il deputato californiano Darell Issa chiede che a compagnie come la Lucent Technologies e la Qualcomm venga affidata la ricostruzione degli obsoleti sistemi di telecomunicazione iracheni, un giro d’affari pari a circa 1 miliardo di dollari. Il sottosegretario al Pentagono Douglas Feith ha investito fino a 500.000 dollari nella Lucent, e il capo del personale di Dick Cheney, Lewis Libby, possiede un nutrito pacchetto di azioni della Qualcomm.
Northrop Grumman : uno dei principali vincitori di appalti in seguito agli aumenti di budget per la difesa voluti da Bush. Ha vinto gare di appalti per 8 miliardi e cinquecento milioni di dollari durante il 2002. Ha legami con l’AEI e i falchi dell’amministrazione Bush. La compagnia ha previsto una fusione con la Lockheed Martin, un altro gigante della difesa, del cui consiglio di amministrazione fa parte la moglie di Dick Cheney.
Parsons Corp. : ha donato 152.000 dollari al Partito Repubblicano e a George W. Bush. Ha collaborato alla ricostruzione in Kosovo e in Bosnia nonché alla costruzione della “citta’ militare” saudita di Yanbu. Il segretario del lavoro di Bush, Elaine Chao, era membro nel consiglio di amministrazione prima di andare al governo. Ha la possibilita’ di aggiudicarsi appalti di ricostruzione per 900 milioni di dollari e collabora con la Halliburton. Il marito della Chao, il capogruppo di maggioranza Mitch McConnell, ha legami con la compagnia di appalti per la difesa Northrop Grumman. Ha ricevuto inoltre contributi, tra gli altri, dalla Halliburton e dal produttore di armi Lockheed Martin.
Raytheon Corp. : scelta dalla Defense Threat Reduction Agency, insieme alla KBR della Halliburton, per l’eliminazione delle armi di distruzione di massa, qualora venissero trovate. La Raytheon, insieme alla Lockheed Martin, partecipa alla costruzione dei missili Patriot.
Steve Doring Services of America (SSA) : importante compagnia portuale di Seattle che ha vinto la prima gara di appalti dell’USAID per la ricostruzione in Iraq, un contratto di quasi cinque milioni di dollari per la gestione del porto strategico iracheno di Umm Qasr. Nota per le sue battaglie contro i sindacati, ha un volume d’affari di 1 miliardo di dollari all’anno. Il suo presidente, John Hemmingway, ha offerto personalmente contributi ai candidati repubblicani.
Generale Jerry Bates : ha condotto operazioni logistiche e di supporto nel dopoguerra iracheno. Bates partecipo’ all’intervento militare a Haiti. E’ il vice presidente senior del National Group, un ramo del MPRI (Military Professionals Resources Inc.).
* Fonte: www.disinformazione.it
Alcune considerazioni
La versione Bush, è quindi da ritenersi palesemente insostenibile al pari di tutte le più classiche ricostruzioni mendaci delle inchieste ufficiali. E pur se sostenuta con forza da tutte le fazioni politiche del mondo, risulta veramente povera di contenuti credibili, una situazione anomala a cui ormai ci siamo abituati Da Ustica allo sterminio della famiglia Kennedy infatti, la verità è emersa sempre ed esclusivamente fuori dai canali ufficiali. Basta comprare un libro scolastico che descrive l’omicidio di J.F.K. per trovare ancora scritto che il suo assassino è Larry Oswald quando tutte le ricerche indipendenti hanno dimostrato l’esatto opposto oltre ogni ragionevole dubbio. Pertanto i mandanti degli attentati contro le nazioni, vanno cercati all’interno della solita cupola dei poteri forti che preme per realizzare il progetto secolare del nuovo ordine mondiale, la globalizzazione. La potenza militare americana viene utilizzata come una invincibile clava dall’oligarchia plutocratica che controlla il globo contro gli interessi del suo stesso popolo. Un complotto interno quindi, che ricalca in modo inquietante la filosofia “false flag” già utilizzata dagli alti ufficiali americani nell’Operazione Northwoods del ’62, quando cioè vennero compiuti atti terroristici contro civili americani, solo per poterne attribuire la colpa ai cubani e potere così giustificare la guerra. Questa tesi prende le mosse da un esame degli interessi in gioco. E nonostante l’amministrazione Bush sia sembrata cadere letteralmente dalle nuvole di fronte agli attentati alle Torri e al Pentagono, un preciso piano di guerra per attaccare l’Afghanistan era stato messo sulla scrivania di Bush proprio il 10 di settembre , in attesa del suo ritorno dalla Florida. Una curiosa circostanza, che ricorda molto da vicino quanto avvenne il 21 novembre 1963. 24 ore prima che John Kennedy venisse assassinato infatti, comparve sulla sua scrivania un provvedimento che intendeva invertire l’ordine di ritiro graduale delle truppe dal Vietnam dato dallo stesso Kennedy poco tempo prima. Il provvedimento in questione, venne firmato dal Presidente Johnson durante il suo primo giorno in carica.
Afghanistan e oro nero
La guerra contro i Talebani dell’Afghanistan è stata davvero provvidenziale per i signori del petrolio che hanno finalm-Âte potuto mettere le mani sull’oro nero e le riserve di gas naturale di questa nazione. Stranamente infatti, le conseguenze del terrorismo “sembrano” aiutare sempre i poteri forti, che loro “malgrado” arrivano sempre dopo le bombe e i carri armati per firmare gli accordi per lo sfruttamento di tutte le risorse del globo. E per dare solo un’idea della posta in gioco, basta ricordare che la stima delle riserve del Caspio ammonta a circa 263 mila miliardi di piedi cubici di gas naturale e di 60 miliardi di barili di petrolio, pari al 65% delle riserve mondiali.
Alcuni dei bambini uccisi dalle bombe del presidente massone e petroliere W. Bush
Risorse che adesso fanno finalmente parte del mercato, o meglio, che ci vengono vendute dalle multinazionali del petrolio (in realtà controllate dai banchieri) che ingrassano i propri introiti alle spalle della popolazione afgana che muore di fame. Già nel ’94, la società petrolifera Unocal Corp. elaborò un progetto per lo sfruttamento di quelle risorse che era destinato a fare da preambolo alla guerra. L’allora vice-presidente John Maresca presentò infatti una relazione al Congresso Usa che si svolse nel ’98, nella stessa veniva affermato quanto segue: “ Noi dell’ Unocal – afferma Maresca – riteniamo che il fattore centrale nella progettazione di questi oleodotti dovrebbe essere la posizione dei futuri mercati energetici che verosimilmente assorbiranno questa nuova produzione. L’India e, sopratutto, la Cina. La costruzione dell’ oleodotto attraverso l’Afghanistan, unico itinerario possibile, che abbiamo proposto, non potrà cominciare finché non si sarà insediato un governo riconosciuto che goda della fiducia dei governi, dei finanziatori e della nostra compagnia”. Al documento di programmazione economica seguiva in allegato un progetto per la realizzazione di un importante gasdotto che, attraversando Afghanistan e Pakistan, si sarebbe dovuto allacciare alla rete indiana di distribuzione. E sta di fatto, che appena i Talebani presero Kabul (era il 1996), i loro capi volarono alla volta del Texas dove li stavano aspettando il governatore Bush e i dirigenti della Unocal per un summit . Poi, nel 2001 si è verificato l’attacco al Word Trade Center che tutti conosciamo e l’amministrazione Bush poté così dare “legittimamente” inizio, alla sua guerra infinita contro “il terrorismo” (i Talebani oltre ad essere una creatura della Cia furono anche soci d’affari dell’attuale Presidente Americano). Una volta finita la guerra, venne scelto Hamid Karzai come presidente del governo provvisorio afghano, un personaggio che “guarda caso” è stato anche consulente dell’Unocal per anni. Il 30 maggio 2002, il Presidente del Pakistan Musharraf e il Presidente del Turkmenistan Niyazov, si incontrarono con il primo ministro afghano Hamid Karzai ad Islamabad per sottoscrivere un accordo per la costruzione del gasdotto profetizzato dalla Unicol .
La demolizione controllata delle Torri gemelle
Dal punto di vista tecnico è impossibile che entrambe le torri gemelle si siano letteralmente polverizzate a seguito di un impatto aereo a cui erano state progettate per resistere. Mentre all’opinione pubblica (che ovviamente non possiede alcuna cognizioni di causa in merito), è stato fatto credere con il mero supporto delle immagini che una collisione aerea contro simili edifici sia sufficiente a provocarne il crollo. Gli esperti interpellati sulla vicenda (eccetto naturalmente quelli filogovernativi del Nist che hanno steso la relazione ufficiale) dai legali delle famiglie delle vittime (attualmente in causa contro l’amministrazione Bush) e dai ricercatori indipendenti, sostengono infatti esattamente l’opposto. Le torri gemelle, furono progettate specificatamente per resistere senza problemi a simili ipotesi. Si tratta infatti di costruzioni molto solide e particolari che vennero costruite utilizzando mastodontici piloni d’acciaio idonei a garantirne l’invulnerabilità dagli incendi e da eventuali sciagure aeree. Nessun moderno edificio al mondo dotato di tali caratteristiche è mai crollato prima d’ora a seguito delle fiamme o a causa di una collisione in volo. Pertanto non esiste nessun tipo di assicurazione che preveda il risarcimento per simili impossibili ipotesi. Esiste poi un precedente storico molto eloquente, l’impatto aereo avvenuto il 18 luglio del 1945 tra un bombardiere B-25 “Mitchell” e l’Empire State Building di New York. Il celebre edificio (spesso incluso nelle scenografie Holliwoodiane) in questione infatti, pur non essendo stato dotato di tutti gli accorgimenti tecnici e dei materiali qualitativamente superiori impiegati per le torri gemelle, resistette tranquillamente allo scontro, subendo solo la devastazione degli uffici direttamente interessati e la morte di appena 14 persone. Ciò premesso, il B-25 era molto più piccolo e lento di un poderoso Boeing 757, ma ciò non toglie il fatto che le torri gemelle siano state progettate per resistere alla massa e alla velocità sopportata dai moderni velivoli civili e militari.
Il crollo in dettaglio
Come può essere facilmente verificato da tutti semplicemente rivedendo le registrazioni video dei crolli, le Twin Towers non collassarono a seguito dell’urto violento, ne tanto meno a causa della temperatura sprigionata dall’esplosione del carburante ma da una catena di esplosioni che seguirono alla tragedia in rapida successione. Le immagini all’amoviola confermano la presenza degli “sbuffi” da esplosione tipici delle demolizioni controllate. Il rumore delle deflagrazioni venne infatti udito tanto dai testimoni sopravvissuti quanto dai pompieri che accorsero. Reportage come “Inganno globale” riportano fedelmente tutti i fatti in questione. Peraltro, il Kerosene brucia a 800° gradi mentre i piloni potevano sopportarne tranquillamente 1500°. I grattacieli vennero giù in “caduta libera” e quasi perfettamente in verticale alle proprie fondamenta lasciando dietro di se solo una montagna di polvere e cenere. Circostanze in realtà tipiche delle demolizioni controllate e assolutamente improbabili da trovare nei normali incendi.
La tesi ufficiale
Secondo la relazione fatta stilare dalla Casa bianca, le torri collassarono in quanto la struttura più solida e resistente degli edifici era stata collocata dai progettisti solo nella zona perimetrale esterna, a scapito della struttura interna dei piani, costituita principalmente da travature metalliche reticolari di scarso peso. In tali condizioni l’impatto aereo sarebbe bastato ad abbattere la parte centrale dei piani nella traiettoria di collisione e il calore del fuoco sprigionato nell’incendio avrebbe inferto il colpo mortale alla stabilità degli edifici deformando i piloni d’acciaio esterni. I piani dei grattacieli sarebbero quindi crollati ad effetto domino uno sull’altro, schiacciati da un peso sempre maggiore.
La tesi del complotto
Il Word Trade Center non può essere crollato solo in conseguenza dell’impatto aereo. I piloni perimetrali d’acciaio non si fondono agli 800° gradi di temperatura a cui brucia il carosene contenuto nei serbatoi dei Jumbo. Devono invece essere implose per effetto delle esplosioni a catena viste nel moviola delle immagini e udite da numerosi testimoni (compresi i pompieri), esattamente come accade nelle demolizioni controllate. Il combustibile peraltro, data la sua volatilità, deve essere stato quasi integralmente bruciato nello stesso momento dell’impatto aereo, quindi tra i piloni d’acciaio e l’esterno.
Una foto della massa infuocata che ha trovato sfogo all’esterno dei grattacieli dove c’è più ossigeno.
Inoltre all’interno degli edifici, c’era molto fumo e troppo poco ossigeno per alimentare la combustione fino alla temperatura di fusione dell’acciaio (1538°). Per non parlare poi dei moderni sistemi antincendio che entrarono in azione. Se l’acciaio si fosse veramente fuso infatti anche la dinamica del crollo sarebbe stata differente. Le colonne si sarebbero piegate e afflosciate a cominciare dal lato della torre colpito, ma non spezzate e frantumate in polvere nel modo in cui si è visto. Nelle demolizioni controllate dei moderni grattacieli infatti, viene impiegato una miscela incendiaria molto particolare, la c.d. “supertermite”, l’unica cioè in grado di provocare conseguenze simili. Tracce del quale sono state trovate dai soccorritori sotto le macerie dell’edificio addirittura due settimane dopo il crollo. E alcuni servizi giornalistici ufficiali girati dopo l’accaduto, documentarono inconsapevolmente proprio questa anomala circostanza. Alcune interviste dei pompieri testimoniano il loro sgomento nel trovare pozze incandescenti con temperature superiori agli 800° ancora dopo molti giorni. Un fatto che può essere spiegato solo dall’impiego della super-termite nel Word Trade Center. Chi ce l’aveva messa?
Un blocco di metallo completamente fuso fotografato da Steven Jones
Per quanto concerne poi l’impiego di esplosivo nelle Twin Towers, le parole di Van Romero, uno dei massimi esperti in materia, sembrano non lasciare dubbi. Van Romero è docente al New Mexico Tech Institute, nonché direttore del “Energetic Materials Research and Testing Center” che studia gli effetti delle esplosioni sugli edifici. Poche ore dopo gli attentati (quindi prima che venisse imposta la versione ufficiale) affermò infatti: ” La mia opinione è che dopo l’impatto degli aerei con le torri, alcune cariche esplosive piazzate all’interno degli edifici hanno provocato il collasso delle torri” .
Chi ha messo le cariche esplosive?
Molti degli esperti che sostengono la versione ufficiale, additano come una castroneria la possibilità che qualcuno sia potuto entrare clandestinamente nelle torri gemelle per collocare tutto il materiale esplosivo. Costoro però sembrano soffrire di strane amnesie collettive perché trascurano sempre di rammentare che il week-end precedente all’attacco si sarebbe verificato un guasto elettrico negli edifici. Un imprevisto che consentì a numerose squadre di tecnici di uscire ed entrare nei grattacieli a telecamere spente nell’intero arco di 48 ore. Ed è infatti questa la circostanza in cui i servizi segreti avrebbero potuto piazzare le cariche esplosive.
Le indagini castrate
John O’Neill, vice-direttore FBI fino al luglio 2001, si dimise in segno di protesta a causa dei continui insabbiamenti da parte del Dipartimento di Stato Usa. Prima di essere stato costretto a lasciare l’incarico, stava conducendo delle indagini sulla pista Saudita dei finanziamenti alla rete di Al Qaeda. L’FBI rigettò infatti le richieste presentate da agenti di Minneapolis per poter svolgere ulteriori indagini su Moussaoui, il presunto 20° dirottatore. Due banche kuwaitiane connesse con la Harken Energy, vennero inoltre escluse dalla lista nera delle banche sospettate di aver finanziato Al Qaeda La società in questione era stata in stretti rapporti con Bush e passò alle cronache a causa degli scandali di insider trading ed altro. I media da parte loro, hanno completamente tralasciato di raccontare alle nazioni quanti legami d’affari siano intercorsi tra la famiglia Bush e la famiglia Bin Laden. Basti ricordare ad esempio che sono state entrambe azioniste di maggioranza della Carlyle Group, una società strettamente connessa al colossale business delle commesse militari. Stando poi a quanto denunciato dagli ingegneri specialisti dei vigili del fuoco Usa, nella storia delle indagini non si sarebbe mai vista una rimozione delle macerie utili agli accertamenti così frettolosa (Fire Engeneering Magazine).
Le lettere all’antrace di cui non si parla più
Non se parla più da tempo e il caso antrace è finito archiviato in sordina. Ma è utile ricordare che alla fine si è scoperto che proveniva dai laboratori delle forze armate. Le lettere all’antrace furono inviate a giornalisti ed a senatori democratici: per allineare i primi, e per “convincere” i secondi dell’opportunità di una approvazione celere della legge antiterrorismo “US Patriot Act”, come poi è stato.
L’attore americano Charlie Sheen chiede la verità
L’attore chiede l’apertura di una vera commissione d’inchiesta che faccia luce su quanto realmente accaduto l’11 settembre.
Per tentare di riuscire nell’impresa di far riaprire il caso, Charlie Sheen ha riunito una folta schiera di personaggi autorevoli che pretendono la verità. Negli ultimi anni infatti il numero delle persone che non è più disposta a credere alla versione ufficiale è cresciuta esponenzialmente. Tra costoro spicca persino il nome di Ray Mc Govern, un consigliere presidenziale nonché analista della CIA. La lista prosegue poi con una sfilza di nomi davvero imbarazante: un ex assistente del Tesoro e padre della politica economica Reganiana, Craig Roberts ; un fisico, Prof. Steven Jones un ex ministro della difesa tedesco, Andreas Von Buelow ; un ufficiale, David Shayler ; un membro del capo di gabinetto del governo Blair, Micheal Meacher ; un ex capo del Dipartimento del Lavoro del primo mandato Bush Jr, Morgan Reynolds , e moltissimi altri. Parlando all’Alex Jones Show alla GCN RADIO, Charlie Sheen, star della commedia di successo “Two and half man ” e di dozzine di film quali “Platoon” e “Young guns” , ha dunque affermato: “sembra che 19 ‘dilettanti’ con i loro taglierini abbiano dirottato 4 aerei di linea colpendo il 75% dei loro obiettivi e ciò solleva molte domande” . Sheen ha poi descritto il suo immediato scetticismo sulle ragioni ufficiali dei crolli delle Twin Towers e dell’edificio 7 in questo modo: “….osservai in diretta la Torre Sud mentre veniva colpita da un altro aereo e sentii quella grande esplosione…poi il tremendo incendio…ma quando gli difici crollarono ebbi l’impressione che si fosse trattato delle classiche demolizioni controllate”.
Sheen mosso dalle sue iniziali perplessità approfondì gli aspetti tecnici della questione e si accorse che se da una parte la versione ufficiale sull’11 settembre andava bene per scrivere la regia di uno dei suoi film dall’altra non era certo idonea a descrivere ciò che era realmente successo. Numerose testimonianze oculari infatti si ponevano fortemente in contrasto con le informazioni diramate attraverso le agenzie giornalistiche. Alcuni dei sopravvissuti come Craig Bartmer (l’ex ufficiale della NYPD) raccontarono infatti di essere stati scaraventati a terra da esplosioni verificartesi ai piani bassi delle torri gemelle, deflagrazioni che provenivano indubbiamente dalle fondamenta degli edifici .
Riguardo poi all’edificio 7 che sappiamo non essere stato colpito da alcun aereo dirottato, Sheen ha messo poi in evidenza l’uso del termine “pull it “ da parte dei soccorritori, un vocabolo comunemente usato nelle demolizioni industriali controllate. Del resto la stessa espressione venne utilizzata anche dall’imprenditore di origine ebraica Larry Silverstein durante un documentario della PBS (girato nel settembre 2002). In tale occasione Mr. Silverstein diede involontariamente al mondo la risposta al mistero dell’edificio 7 con un lapsus freudiano dichiarando quanto segue: “ Mi ricordo di aver ricevuto una chiamata dal comandante dei vigili del fuoco, che mi informava di non esser sicuro che sarebbero stati in grado di contenere l’incendio, e io dissi, “abbiamo avuto un numero tremendo di vittime, forse la cosa più intelligente da fare è tirarlo giù” . E presero questa decisione e assistemmo al crollo dell’edificio”. E anche se in seguito Silverstein ritornò sulla sua affermazione dichiarando che l’edifico era crollato da solo a causa di un incendio (nessun edificio del genere è mai crollato a seguito delle fiamme), rimane il fatto che i testimoni e tutti gli esperti indipendenti ( ad es. il fisico Steven Jones e il responsabile della certificazione dei materiali usati nella costruzione del World Trade Center, Kevin Ryan) che hanno visto le immagini sono pronti a giurare che si è trattato di una demolizione controllata. E ciò significa che l’edificio in questione era stato già preparato in precedenza con delle cariche esplosive che insieme a quelle collocate nelle torri gemelle avrebbero dovuto lasciare solo un enorme mucchio di polvere fine. Una devastazione che doveva servire a produrre il maggior impatto emotivo sul popolo americano.
Peraltro, la versione dei fatti rilasciata dai testimoni oculari venne poi ulteriormente confermata dall’esperto di Operazioni di Ricerca e Salvataggio per l’Air Force, Kevin McPadden . Quest’ultimo infatti si recò a ground zero di sua iniziativa e passò i quattro giorni seguenti a cercare i sopravvissuti tra le macerie e negli edifici vicini. Al termine di questo lavoro McPadden affermò in una intervista registrata che lui e altri testimoni sentirono chiaramente il conto alla rovescia “ tre, due, uno ”provenire dalla radio di un responsabile della croce rossa prima che l’edificio crollasse. La versione di McPadden, aggiunta alle testimonianze degli altri soccorritori, suggerisce con chiarezza che gli ufficiali sapessero che l’edificio stesse per venire tirato giù con una demolizione premeditata, una circostanza che consentì ai testimoni presenti nell’edificio di scappare e salvarsi.
Una eloquente intervista di C. Sheen sui fatti dell’11 settembre:
“Pilots for truths”
Un gruppo di piloti professionisti si è sentita in dovere morale di intervenire contro le evidenti falsità propagandate dalla versione ufficiale (http://www.pilotsfor911truth.org/pentagon.html) dando vita così vita all’associazione “Pilots for truths” . I membri del movimento in qualità di esperti delle manovre aeree con voli di linea vennero insospettiti dalle discordanze e dalle contraddizioni tecniche fornite dall’amministrazione Bush. Decisero così di ricostruire con proprie indagini indipendenti tutta la dinamica degli eventi. Le autorevoli conclusioni del loro lavoro vennero poi registrate nel documentario “The Pentagon” (http://www.thepentacon.com/) finendo per costituire l’ennesima prova dell’esistenza di un complotto governativo contro le nazioni.
I parenti delle vittime contro l’amministrazione Bush
Secondo il portavoce del più numeroso gruppo di familiari delle vittime del 9/11, la versione ufficiale degli eventi è stata una farsa. Il mancato intervento del NORAD e tutto l’insieme delle informazioni oggi a disposizione dei periti tecnici indipendenti nominati dai parenti delle vittime convergono per l’ipotesi delle demolizioni controllate e la complicità del governo negli attacchi. Una conclusione condivisa da almeno metà delle famiglie rappresentate da Billy Doyle, il leader della Coalition of 9/11 Families che perse suo figlio Joey nel crollo delle torri gemelle. “L’insabbiamento continuo ha dell’incredibile” , disse Doyle al conduttore radiofonico della GCN Alex Jones aggiungendo poi che l’acciaio del WTC venne sottratto all’analisi del NIST per occultare il fatto che furono delle cariche esplosive a far crollare le torri gemelle e non l’impatto aereo.
Fonte: http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=304
Philip Zelikow, direttore della commissione sull’11/09/2001 e uomo dell’elite
Philip Zelikow oltre ad essere stato nominato direttore responsabile della commissione ufficiale sull’11 settembre fu anche a capo del “PFIAB” (President’s Foreign Intelligence Advisory Board), ovvero dell’organo che assiste il Presidente Bush nei suoi rapporti con i servizi segreti (http://www.effedieffe.com/rx.php?id=34%20&chiave=La) . E siccome una nutrita schiera dei parenti delle vittime ha avanzato apertamente sospetti di cospirazione contro l’amministrazione Bush, si tratta certamente del personaggio meno indicato a rivestire un incarico così delicato nell’inchiesta. Zelikow infatti in qualità di fedelissimo di Bush e amico intimo della Condoleeza Rice (http://www.effedieffe.com/rx.php?id=34%20&chiave=La ) fu uno dei promotori della c.d. guerra preventiva (citaz. Dossier Zeitgeist “ The movie” , parte seconda). Durante un seminario svoltosi il 10 settembre 2002 sulla politica estera alla Virginia University egli dichiarò persino che la guerra contro l’Iraq venne ordinata dal Presidente solo per eliminare un regime che minacciava Israele (http://www.effedieffe.com/rx.php?id=34%20&chiave=La ). La rivelazione proviene dai giornalisti dell’agenzia IPS che hanno avuto accesso alla relazione da lui scritta in occasione di quel riservatissimo convegno (http://www.effedieffe.com/rx.php?id=34%20&chiave=La) . Si può quindi ben comprendere il motivo per cui la Commissione posta sotto la guida di Zelikow abbia ignorato tutti gli indizi e le prove che conducevano alla verità, e cioè che l’11 settembre è stata un’operazione “False Flag” (citaz. “Zeitgeist The movie” parte 2) .
La testimonianza dell’eroe delle torri gemelle
25 giugno 2006, così parlò ALEX JONES davanti all’american Scholars simposium di Los Angeles :
“Ci sono cosi tanti eroi qui oggi. Fulgidi esempi della resistenza alla tirannia; del dire la verità nonostante le avversità…Ne ho accennato brevemente ieri, William Rodriguez, custode del World Trade Center I… aveva la chiave maestra, gli edifici erano in fiamme, rimane lì coi pompieri, li accompagna in cima, scorta personalmente centinaia di persone fuori – spingendo fisicamente 50 persone fuori dalla porta.. torna dentro, e il palazzo crolla sopra di lui, ed è l’ultimo, soccorritori di emergenza a parte, ad essere tirato fuori dalle macerie. Ma qui non è dove finisce il coraggio – è dove comincia. William Rodriguez fu poi sballottato dalla Casa Bianca alla TV Nazionale, centinaia di show – era dappertutto . Era trattato come un grande eroe; i Repubblicani lo volevano far correre per il Congresso , gli furono offerti milioni di dollari – ma poi lui continuò a raccontare delle esplosioni che ci furono; c’era gente con la pelle bruciata ai piani inferiori prima che gli edifici crollassero… Gli dissero di starsi zitto e prendersi i milioni. Quanti di voi avrebbero risposto: “Non mi interessano i milioni?” Lui lo ha fatto. Non ha solamente salvato quella gente dal WTC, ma ha anche rifiutato tutti quei soldi… loro hanno pagato molte delle vittime, ma lui ha detto di no. Ed ora sta girando il mondo, dal Venezuela alla Malaysia passando per il Giappone – in dozzine di paesi è andato alla tv nazionale a parlare alla gente. Il blackout mediatico non è globale. E’ stato in Germania, Inghilterra, Italia e Russia – in tutto il mondo . Ora è qui per voi, oggi, a Los Angeles, e mi ha detto che è una delle ultime volte che parlerà in America, egli è convinto che può avere un effetto maggiore agendo globalmente. Uno dei veri eroi dell’11 Settembre – non era un pompiere, non era un poliziotto – non si è nemmeno mai arruolato. Eppure è entrato lì, nell’edificio in fiamme. E’ entrato li’ e ci è rimasto fino al crollo. E così sono onorato di avere con noi oggi, William Rodriguez. William ?”
WILLIAM RODRIGUEZ rispose quanto segue : “Sono appena tornato dalla Malaysia. Abbiamo raccontato la nostra storia al Dr. Mahathir Mohamad, l’uomo più influente del paese, che ci ha aperto possibilità in tutta la nazione. E’ stato un momento storico – perchè è stata la prima volta che un sopravvissuto si è recato di persona in un paese Musulmano per parlare dell’11 Settembre… Ha avuto un forte effetto su di loro. Abbiamo criminalizzato e demonizzato il mondo Islamico per l’11-9. Quindi, che l’ultimo sopravvissuto sia andato là a raccontare loro cosa accadde veramente, è stato illuminante per loro. C’erano il Dr. Mohamed, e un consigliere delle Nazioni Unite, nel secondo incontro. E la copertura mediatica è stata nazionale; siamo stati ospiti di ogni show televisivo, siamo stati presenti per 10 giorni – in prima serata, alle news d’apertura, ogni singola notte. E quando sono andato via, venerdì scorso, l’opinione corrente nel telegiornali nazionali era che l’atteggiamento dei Malesi verso l’11-9 fosse cambiato per sempre, dopo la nostra visita. Prima di questo viaggio sono stato in Venezuela, dove mi sono incontrato direttamente col secondo uomo al potere dopo Hugo Chavez, Nicolas Maduro, Presidente dell’Assemblea Nazionale, che era veramente molto preoccupato della mia sicurezza. Mi ha dato protezione ufficiale in Venezuela, mi ha detto: “tu sei in una situazione molto rischiosa qui… ricorda che, forse non hai avuto modo di sentire le notizie, un agente dell’FBI è venuto in hotel per chiedere una lista degli ospiti dell’hotel” dove io mi trovavo. E quando lo hanno saputo ci hanno dato cinque guardie del corpo giorno e notte perchè hanno detto: “c’è una possibilità che potrebbero farti qualcosa nel nostro paese e incolpare noi.” “Allora ti proteggeremo” e hanno voluto che venisse filmato sullo sfondo del palazzo un documentario sulla mia vita. Ho partecipato alle riprese per cinque giorni così avranno del materiale di valenza storica se mi accadrà qualcosa. Quindi, è solo in questo paese, che non sono stato trattato così. Quella è la marcia contro la guerra a cui ho partecipato; a New York fui aspramente criticato, nei programmi televisivi locali, sono l’unico esperto dell’11-9 per Telemundo, Univision, e la CNN spagnola, e fui molto criticato per quella marcia. Così’ dissi loro: “Ok, ok, nessun problema, non ci andrò! La settimana prossima, però.” Quel camion… dopo il crollo della Torre Nord fui estratto da sotto quel camion, vedete quel piccolo buco nero sotto il camion? E’ da lì che fui tirato fuori. Ok, ok, non fatemene una colpa; e ricordate – non potevo saperlo… quando vi definiscono un eroe nazionale o qualcosa del genere vedete di squagliarvela. Ho fatto l’esperto per svariati giornali e tv, ho steso legislazioni… Ero solo un custode al WTC ! E ho scritto leggi, ho fatto la Legge sugli Sgravi Fiscali per le vittime del terrorismo, ci ho lavorato molto duro, ho poi lavorato ad una legislazione per programmi scolastici per le vittime ed i sopravvissuti, e sono state approvate tutte, bhè almeno siamo riusciti a fare qualcosa di positivo, come in fondo era nostro dovere. Ora inizierò a parlare dell’11 Settembre. Mi sentite? Ok. Bhè, per quelli che non mi conoscono il mio nome è William Rodriguez. Ho lavorato nell’edificio per 20 anni. Per 20 anni della mia vita ho fatto il custode, avevo il compito di pulire tutte le rampe delle scale della Torre Nord. Dei 20 anni che ho lavorato nell’edificio, per 10 ho lavorato per l’Ufficio del Governatore, il Governatore Cuomo, in carica prima di Pataki, ed ero la persona che teneva pulito il suo ufficio, organizzavo le conferenze stampa, e… credo che per l’osmosi di aver passato dieci anni lì, ho imparato tutti i procedimenti, come allestire una conferenza stampa, dopo l’11-9, e come preparare.. i progetti di legge, per attuare le legislazioni, perchè sono stati 10 anni nei quali ho ascoltato e imparato, senza rendermene praticamente conto, come comportarsi coi politici, e penso che si sia trattato di come Dio ti prepari davvero, e ti assegna una missione, ti assegna veramente una missione. Ora… sono cinque anni, cinque anni della mia vita dedicati a questo. cinque anni che sono stato, da quando fui tirato fuori dalle macerie fino ad ora, impegnato a combattere per i diritti degli immigrati, per i diritti delle vittime, per la verità sull’11 Settembre, per la gestione dei disastri, voglio dire, una questione dopo l’altra… e contro la guerra in Iraq… questo è quello che fanno gli attivisti, passano da una questione all’altra, fino a che ottengono un cambiamento. E dopo l’11 Settembre, quella meravigliosa idea di “attivismo” degli anni ’60 è stata cancellata del tutto, a causa del Patriot Act. Il patriot act ha completamente eliminato 50 anni di diritti civili. Ora, quando loro sfruttano l’11-9, la nostra tragedia, la nostra disperazione, per implementare questa politica, questa agenda, contro la gente, qui e all’estero – ovviamente io avevo una responsabilità di aprire la bocca e parlare. Arrivai tardi al lavoro, e ripeto credo veramente che ci fosse una missione per me quel giorno perchè se fossi arrivato al solito orario, alle 8, mi sarei trovato in cima all’edificio al Windows of the World e sarei morto. Allora, arrivai tardi, alle 8.30. Mi trovavo nei sotterranei, l’edificio aveva 6 livelli di sotterranei: B1, B2, B3, fino ad arrivare a B6. Al livello B1 c’erano tutte le compagnie di supporto che avevano a che fare con il WTC – la mia era la ABM (American Building Maintenance.) Questa compagnia aveva contratti strutturali, meccanici e di verniciatura. Quindi il nostro ufficio era al livello B1. Stavo chiacchierando con un supervisore alle 8:46 e all’improvviso abbiamo sentito “BOOM!” Un’esplosione così potente che ci ha sbalzati in alto . In alto! Io lavoravo da 20 anni nell’edificio, tenetelo a mente, e quella veniva dal seminterrato tra il livello B2 ed il B3. Al momento pensai fosse la sala macchina dove ci sono tutte le pompe ed i generatori per l’edificio – pensai che forse era esploso un generatore nei sotterranei.. Ora… 20 anni nell’edificio – sai riconoscere la differenza tra qualcosa che viene dal basso e qualcosa che viene dall’alto. In quel momento tutti iniziarono ad urlare – l’esplosione fu così potente che i muri creparono e il soffitto ci cadde addosso . Si attivò il sistema antincendio. Quando stavo per gridare “è stato il generatore” sentimmo “BOOM” – L’impatto dell’aereo nella parte alta dell’edificio. Due eventi distinti. Due momenti distinti . In seguito, pensai che probabilmente non sincronizzarono bene la cosa. Che sarebbe venuto fuori dalle indagini che l’esplosione doveva indebolire la base e le fondamenta dell’edificio – ed essere sincronizzata con l’aereo nella parte alta così da cadere automaticamente – ma non successe. Ora… quando tutto ciò accadde… urla dappertutto – una persona arrivò correndo nell’ufficio e cominciò a gridare “Esplosione, esplosione, esplosione!” Le sue mani erano tirate e la pelle staccata dalle braccia… tutta sui polpastrelli… e penzolava da entrambe le mani. Ed io non sapevo cosa fosse. Pensavo fosse un pezzo di vestito. Poi mi resi conto che era la sua pelle e dissi “Cos’è successo? Cos’è successo?”… e quando lo guardai finalmente in faccia – mi accorsi che gli mancavano dei pezzi di faccia. Felipe David , un uomo di colore dall’Honduras – che non conoscevo – lavorava per la Aramark, una compagnia che provvedeva alla manutenzione dei distributori automatici, e al loro rifornimento, si trovava al livello B2 quando ci fu l’esplosione, e si mise le braccia sul volto perchè c’era fuoco. Così le braccia gli si bruciarono. Questo è Felipe David. Come vedete tutta questa parte penzolava. Anche dall’altra parte, ma voi non lo vedete, era bruciato. Cosi in quel momento gli dissi: “non ti muovere” – stavo andando a telefonare all’unità medica d’emergenza (EMS) che si trovava all’edificio 2, la Torre Sud. L’edificio 1 ed il 2 sono collegati tramite i sotterranei… e quando stavo prendendo il telefono sentii un’altra esplosione. E fu così pesante che l’edificio oscillò così tanto che i muri si spaccarono ancora. Le persone pensarono fosse stato un terremoto, perchè andarono sotto le arcate delle porte pensando fosse un terremoto ed io dissi – “No! Per me è una bomba.” Ed il motivo per cui lo dissi – osmosi, ancora – è che sono sopravvissuto all’esplosione del 1993. Nel 1993 rimasi bloccato in un ascensore per quattro ore. Dovettero rompere un muro per tirarci fuori. Quindi – automaticamente, pensai ad una bomba. Dissi “dobbiamo uscire”- così presi quelle 15 persone e le condussi fuori dall’ufficio, tramite il montacarichi, verso la collina, fuori dall’edificio, col Signor Felipe David sulle spalle… finchè vidi un’ambulanza. La fermai e ci misi dentro mr Felipe David. Va in coma. Ed è lì che sentii “Un aereo ha colpito l’edificio! Un aereo ha colpito l’edificio!” C’era un addetto alla sicurezza vicino a me, e la sua radio diceva: “Un aereo ha colpito l’edificio! Un aereo ha colpito l’edificio!” Sono alla base dell’edificio, e mi giro indietro. Avete presente cosa significhi essere alla base e non vedere la sommità? E’ proprio quello che è accaduto Ho visto il buco, il fuoco, il fumo – ed all’improvviso mi resi conto di non riuscire a vedere l’antenna in cima all’edificio. Ciò che mi venne in mente fu “Oh mio Dio, la gente del Windows of the World, il ristorante che stava in alto nell’edificio, al piano 106. Faccio colazione con quella gente tutte le mattine. Comincio sempre a pulire le scale dalla cima. Hanno un dipendente alla cucina, e parlo con quelle persone sempre. Le 76 persone che morirono lì, le conoscevo tutte. Così quando vidi la scena cominciai ad urlare “dobbiamo tornare indietro, dobbiamo tornare indietro!” Nessuno voleva tornare indietro. Il supervisore disse: “No Rodriguez – tu resti qui.” Un tizio grande tre volte me, un pesista, e mi sta dicendo di “restare qui”. Ed io dico “No! Dobbiamo tornare dentro – dobbiamo aiutare quelle persone!” Ma lui insisteva “No, no, no tu adesso stai qui!” Presi la radio dalla guardia della sicurezza e corsi nell’edificio attraverso i sotterranei – un’altra volta ancora, nella Torre Nord. C’era acqua dappertutto, per via del sistema antincendio – perché si attivò il sistema antincendio nel seminterrato mentre invece l’aeroplano aveva colpito in cima? Pensateci. Ha un senso? No. Trovai acqua ovunque, corsi dritto verso la Torre Sud dove c’è l’OCC (Centro di Controllo Operativo) che fu creato dopo il 1993. Hanno speso 155 milioni di dollari per ristrutturare l’edificio, e si presume per rinforzarlo dopo l’attentato del 1993, e per installare tutto il sistema di sicurezza, e lì in realtà c’era il centro di controllo. Quando arrivai lì e cominciai a colpire la finestra non c’era nessuno. Non c’era nessuno lì – il centro di controllo, dove ci sono tutte le telecamere, e le registrazioni. Trovai un tipo di nome Jimmy Barrett che era nell’altro edificio e non sapeva cosa stesse accadendo, così gli urlai “devi uscire, devi uscire!” . Questo vi può dare un’idea. Era nel seminterrato della Torre Sud. Questo vi dà un’idea di come molta gente sia morta nell’altra torre senza nemmeno sapere cosa era accaduto…nei sotterranei. È successo appena sono venuto su dai sotterranei. Ho trovato una signora che lavorava per l’hotel Marriott che stava in piedi vicino ad un banco come questo ad un’entrata per gli impiegati del Marriot. Aveva sentito tutto. Ho detto: “Che sta facendo qui, esca fuori, subito!” … e voi sapete che cosa ha detto? “non posso – sono una nuova impiegata, non voglio essere licenziata.” Era solo l’ignoranza, perchè non sapeva. Così l’ho spinta fuori, sono corso all’altra Torre, la Nord – c’era acqua dappertutto. Ho trovato un tipo che lavorava per un’azienda di riciclaggio e mi ha detto: “sento delle grida.” Il WTC aveva 150 ascensori nel complesso. Appoggiai un orecchio contro uno di essi e ascoltai gridare due persone che chiedevano aiuto e dicevano “stiamo annegando!” Anzi, “Stiamo per annegare!” Il che non aveva senso – sto cercando di capire cosa sta accadendo. Pensavo… cosa? Era tutta l’acqua del sistema antincendio che scendeva giù nel pozzo dell’ascensore e loro erano chiusi perché l’ascensore era sceso giù fra il livello B2 e il B3 – e loro avevano l’acqua fino alla vita. Così in quel momento… e lasciate che vi dica una cosa. Io non sono mai stato credente. Ero agnostico. Non credevo a nulla. E in quel momento ho detto: “Dio ti prego aiutami!” Mi sono guardato intorno e ho trovato un tubo di metallo in una zona che doveva essere sgombra da residui di costruzione, e ho preso quel tubo e l’ho messo fra i portelli dell’ascensore, e con l’aiuto di Barrett abbiamo aperto i portelli. I portelli si sono aperti in questo modo, perché era un ascensore da carico. Quando il portello inferiore ha colpito il pavimento, tutta l’acqua che era dalla mia parte è confluita velocemente dentro con più forza. E le grida aumentarono. Quando ho guardato giù era troppo profondo e ho detto ancora: “Dio ti prego aiutami!” E all’improvviso mi sono ricordato che nella zona dove ci sono i compattatori di rifiuti, gli elettricisti hanno sempre delle scale che usano per cambiare le lampadine e per i cablaggi, le tengono sempre legate con delle catene nella piattaforma di carico e scarico. Le legavano perché qualcuno sarebbe potuto andare lì con un camion e rubarle. Penso: “fammene trovare una, fammene trovare almeno una.” Signore e signori, ce n’era una sola non legata ed era la più grande di tutte. E’ stato un miracolo. Era là per essere usata. Ho preso quella scala e me la sono messa sulle spalle, sono andato nel pozzo dell’ascensore e l’ho calata dentro, sono entrato, ho aperto la griglia e ho tirato fuori queste due persone, uno era Salvatore Giambanco, un imbianchino della Port Authority, che ugualmente non conoscevo, e l’altro un fattorino. Mi dice che c’era stata un’enorme esplosione nei sotterranei, c’era fuoco, e per cercare riparo…. sono entrati nell’ascensore, si è chiuso il portello e hanno cominciato a scendere ed è andata via la corrente. Queste sono state le sue testuali parole. Li ho tirati fuori dall’edificio,li ho messi in un’ambulanza e sono rientrato di nuovo dentro. Tutti dicevano “non andare, sei pazzo?” Io dicevo “non capisco, non capisco.” Sono tornato nel sotterraneo e ho trovato una persona. L’ufficiale di polizia David Lim – lui era incaricato dell’unità cinofila e di tutte le operazioni di soccorso della Port Authority. E ha detto: “Willie, hai la chiave?” Ho risposto di sì, intendeva la chiave maestra. C’erano soltanto 5 chiavi maestre in tutto il complesso. La Port Authority aveva le altre 4. Erano addestrati per panico, evacuazioni, primo soccorso, salvataggio. Sono stati tra i primi a scappare. Questa è la chiave maestra, signore e signori. Noi la chiamiamo la chiave della speranza, perché ha dato speranza a tante persone. Ho detto, “andiamo.” Andiamo dai sotterranei all’ingresso e quando arriviamo lì troviamo i vigili del fuoco, che stanno aspettando con la chiave di accesso degli incendi – la chiave che mettono in ogni ascensore e se l’ascensore sta di sotto andrà su e se è in alto andrà giù per tirarli fuori. Ho detto loro: “Perché aspettate? Non c’è nessun ascensore – seguitemi, conosco la via migliore per salire.” Abbiamo iniziato a salire le scale. Era così dura per quella povera gente, perché tengono così tanta attrezzatura sulle spalle, 7da 70 a 125 libbre [32-56 kg] di attrezzatura sulle spalle! Mentre salivamo, hanno cominciato a urtare contro di noi a causa della gente che scendeva, perché le scale non erano larghe abbastanza. Guardate. Credevo di avere una foto delle scale. Ad ogni modo.. La cercherò dopo. Iniziamo a salire, e salendo sentiamo delle piccole esplosioni in zone diverse: “Pah… pah…” Ho chiesto ai pompieri: “Cosa sono?” ed uno di loro ha risposto: “penso le bombole di gas delle cucine.” Ciò non aveva senso perché era una costruzione di Classe A e tutt e le cucine erano elettriche. Tutte le cucine erano elettriche, quindi non aveva senso. Da dove venivano quelle esplosioni? Ora, di nuovo, perchè questa chiave maestra è così importante? Perché questa chiave universale è così importante? Perché la codifica di Classe A a New York è che per ogni grattacielo, tre porte non si aprono sulle scale – e una si apre. Tre non si aprono – una si apre. Quindi dovevamo andare ad aprire tutte le porte che non si aprivano. Nel 1993, i vigili del fuoco persero tanto tempo per rompere le porte, tentando di arrivare ai piani, ecco perché questa chiave era così importante. Il motivo per cui ho ottenuto questa chiave è perché nel 1996 sono caduto per le scale e non ricevetti aiuto per diverse ore, per 3 o 4 ore, non riuscivano a trovarmi. Così ho fatto causa alla Port Authority e ho chiesto la chiave e l’ho ottenuta – ho vinto. Deduco che quella fu l’occasione che mi donò l’esperienza per citare in giudizio… Diciamo giusto che con le cause successive sono migliorato. Apriva tutto il complesso. Così ho fatto causa alla Port Authority e ho chiesto la chiave e l’ho ottenuta – ho vinto. Mentre saliamo – una cosa di cui la gente non parla è che…… e mi spezza il cuore… è quante grida sentivo di persone chiuse negli ascensori – che non potevamo aiutare. Persone che gridano aiuto. Se mi chiedete qual’è l’incubo più grande che ho – ne ho due, e questo è probabilmente… quello a cui penso quasi ogni giorno. Ogni volta che entro in un ascensore – come se salgo su alla mia stanza qui – è nella mia mente. Sentire quelle persone che gridano aiuto. E ti spezza il cuore – davvero. Quella gente non ha mai avuto una possibilità. Quindi continuo a salire e qualcuno mi chiede… “C’è un uomo sulla sedia a rotelle… al 27 esimo piano che bisogno d’aiuto.” Risposi ai vigili del fuoco che sarei sceso di due piani per far sapere loro che c’era uno sulla sedia a rotelle… ..questa è la ragione per cui sono sceso. Ricordatevi che non tenevo equipaggiamento sulle spalle. Non avevo nessun giubbotto ignifugo, non avevo niente e facevo le scale tutti i giorni. Quindi ero, in quel momento, in migliori condizioni fisiche. persino degli stessi vigili del fuoco. Perchè era la mia abitudine, era il mio lavoro. Quando scesi il vigile del fuoco mi disse… “noi lasciamo sempre i portatori di handicap per ultimi… così non intralciano i soccorsi della maggior parte della gente.” Abbiamo continuato e quando siamo arrivati al 27° piano l’intera equipe di vigili del fuoco crollò a terra lungo il corridoio uno dopo l’altro, perchè non erano più in grado di continuare a salire. Fu fisicamente impossibile per loro continuare. Si tolsero l’equipaggiamento, i giubbotti, gli stivali, e crollarono esausti a terra. Un momento davvero scioccante per me perchè dissi… “O mio Dio! Sento che ora mi toccherà continuare da solo.” David Lim mi chiese: “Willie,conosci questo piano?” Risposi: “Si, lo conosco.” Mi chiese: “Dove possiamo trovare dell’acqua?” Gli risposi: “Dall’altra parte, c’è un distributore.” Allora disse: “Andiamo”, ruppe il distributore e cominciammo a portare bottiglie d’acqua in cesti della spazzatura, ai vigili del fuoco. Per dissetarli. Ricordo che chiamai mia madre, da un telefono che ancora funzionava in quell’ufficio. Mia madre è a Puerto Rico. Ma io volevo farle sapere che c’era stato un incidente, nel caso avesse sentito qualcosa alle news. Che io stavo bene. Quando rispose mi disse “Cosa sta facendo lì?” Tutti, nel mondo, sapevano quello che stava succedendo tranne noi. Lei disse: “Esci subito da lì!” E io risposi: “Non posso.” “Sto aiutando queste persone. Loro non conoscono l’edificio… ma non ti preoccupare” e mentendo le dissi “Arriverò fino a un certo punto… ” ma non alla zona con gli incendi.” In realtà la mia vera intenzione era arrivare al “Windows of the World” e aiutare i miei amici. Questa era la mia motivazione, la forza che mi ha spinto ad andare in cima all’edificio. Perchè sapevo che quella gente era bloccata lì. Alzai il telefono e avevo le chiamate dal mio supervisore che diceva: “Rodriguez, lascia subito l’edificio! Lascia subito l’edificio!” E gli dissi… “Non posso, sto aiutando i vigili del fuoco.” Lui mi rispose: “Quello non è il tuo lavoro, vieni fuori di lì subito!” Spensi la radio e continuai a salire… per conto mio aprendo le porte, facendo uscire la gente finchè non arrivai al 33° piano… Quando arrivai al 33° piano, e andai lì perchè c’era un mio ripostiglio, con degli attrezzi. Ogni 16 piani avevo un piccolo ripostiglio con degli attrezzi. Volevo prendere delle mascherine per darle alla gente che stava uscendo dato che c’era del fumo che usciva dalle trombe delle scale. Era un fumo acre. Era come ammoniaca e chiudeva la gola. Ne ho parlato al Professor Jones. Ho parlato anche con altri esperti che dicono che sembrerebbe nitrato di ammonio. Non sono esperto di queste cose. Nel momento che sono andato a prendere le maschere ho trovato una donna seduta per terra che tremava. Sono andato nella zona dove c’era questo ponte che collegava la Torre Nord al World Financial Center che crollò sopra i camion dei pompieri. Scendo di sotto e vedo due stivali, li prendo e rimango con questi in mano. E quando vedo là dentro noto le gambe di un pompiere. Allora inizio a urlare e tutti i pompieri arrivano ed iniziano a salvare quel corpo perchè non c’era nient’altro lì. Sono rimasto lì per tre ore – sono uscito solo per prendere un po’ d’acqua. E’ stato in quel momento che appresi le notizie ed erano le stesse notizie che avete sentito in tutto il mondo per tre giorni. Hanno iniziato a farmi delle interviste e ho iniziato a raccontare delle esplosioni che sentii, di quello sulla sedia a rotelle, di tutto quanto. Quel giorno non riuscii a dormire. E neanche il giorno seguente. Ricevevo continuamente chiamate da tutto il mondo. Ed il problema fu che la tipa di Global Vision del Brasile diffuse un comunicato stampa con il mio numero di telefono. Col mio numero di telefono! Allora iniziai a ricevere chiamate da Montevideo dall’Argentina, dal Kuwait – da ogni parte del mondo. Mi dissi, e ora come la pago questa bolletta! Comunque, dopo che mi riconobbero iniziò quel periodo in cui organizzai i familiari delle vittime, e fondai il gruppo delle vittime ispaniche perchè vidi che la comunità ispanica non stava ricevendo la stessa distribuzione dei fondi per le vittime. Allora andai al Congresso con un gruppo di familiari per chiedere che venisse istituita una commissione per investigare l’11 Settembre. E quando andammo là, vi ricordate, il Presidente disse: “Non ci serve un’investigazione, sappiamo chi è stato.” E quella era la cosa sbagliata da dire alle famiglie perchè lottammo molto e alla fine ce la facemmo. Il problema è che noi volevamo che ci fosse un membro delle famiglie nella Commissione e loro risposero “Non se ne parla.” E non lo hanno mai voluto. Non c’è stato niente da fare. Poi, creammo il Comitato dei Familiari delle Vittime, fornimmo alla Commissione 167 domande da rispondere, e diedero risposta a 27. Cosa successe alle altre domande ? Allora, io fui una delle ultime persone a testimoniare, ma vollero che io testimoniassi a porte chiuse. Tutti stavano testimoniando sull’11 Settembre alla TV Nazionale. Vi ricordate quelle audizioni ? Testimoniai, e fino ad allora pensavo che stessero per agire correttamente. Quando uscì il rapporto finale – che sorpresa: la mia testimonianza non c’era, anche se mi avevano servito e riverito. Ventidue persone che io resi disponibili – pompieri, vittime, e sopravvissuti che avevano avuto esperienze simili alle mie non furono mai chiamate. Signore e signori, “Stavamo pulendo nei sotterranei della Torre 1 del World Trade Center. Sentimmo come una bomba. Poi andò via la luce. Vicino la porta d’uscita ci fu questa palla di fuoco che venne giù e ci buttò a terra. Fummo investiti dall’aria bollente. La stanza era piena di fumo. In quel momento io pensai fosse stata una bomba. Dissi, “Chino, andiamo fuori di qui.” [e Chino rispose] “Non posso uscire perchè la mia gamba è stata ferita,” Sentii che ci fu stata una esplosione. C’era aria calda, mi bruciacchiò i capelli. Questo era Jose Sanchez. Voleva testimoniare – era nei sotterranei. Non è stato mai chiamato. Neanche questo Chino, che io non conoscevo, fu chiamato. Felipe David è sopravvissuto ma è poi rimasto in coma per tredici settimane. Diede un’intervista alla televisione nazionale, e la sua storia si diffuse in tutto il mondo – ma in spagnolo. Vedete, la nostra versione in Spagnolo era perfetta. Ci dissero rilasciatela e la riporteremo. In Inglese venne totalmente editata: sistematicamente. Salvatore Giambanco è sopravvissuto. La sua storia non è stata mai raccontata anche se rilasciò un’intervista alla TV nazionale. Il Poliziotto David Lim è sopravvissuto. Questa è la ragione per la quale facciamo tutto questo. Dobbiamo la verità alle vittime, ai sopravvissuti e a tutti quelli colpiti dall’11 Settembre. La ragione per la quale faccio questo è che ho perso 200 amici l’11 Settembre. Duecento persone che non possono chiedere la verità. Non hanno voce. Ed io sono vivo per miracolo. Fui mandato all’istituto del governo che prepara alle cariche governative. Quando iniziai a fare domande, cambiarono completamente atteggiamento. Capite, non volevano più stare dalla mia parte. Allora.. la motivazione, l’inclinazione e l’entusiasmo – non mi importa di nient’altro – è per la verità. Mi hanno offerto di tutto, come è già stato detto. Uno show televisivo alla PBS, a New York. Mi hanno offerto film, libri, qualunque cosa – io dissi “no, dimenticatevelo.” Non volevo dei soldi. Non avevo nemmeno una casa, raccolsi 122 milioni di dollari. E non dovete credermi, andate in Internet, ricercate voi stessi. Le informazioni le troverete lì. Feci annunci pubblici per la comunità per raccogliere fondi. Non ho mai ricevuto un solo penny. Mi sono trovato a vivere sotto un ponte. Non fatevi ingannare, questo è lo stesso abito che avevo ieri. L’unica cosa che ho cambiato è la cravatta. Faccio tutto questo grazie alle donazioni. Viaggio in tutto il mondo. Ci serve avere la verità. Quindi per favore, fatevi sentire, chiedete le vere domande in direzione di un cambiamento. Serve più attivismo. Ci serve voglia di fare. Ci serve che voi chiediate a chi comanda di raccontarvi cosa è veramente accaduto. Loro hanno un’agenda. Hanno usato la nostra tragedia per creare questa “guerra al terrorismo” che è solamente una fallacia. Chiunque altro nel mondo è più preparato ed ha più informazioni sull’11 Settembre di noi [Americani.] Allora, per favore, Informatevi. E che Dio vi benedica.”
Fonte: www.luogocomune.net
Il miliardario americano Jimmy Walter contro le verità della Casa Bianca
Jimmy Walter è un miliardario americano che sta finanziando da tempo un movimento d’opinione per la riapertura delle indagini sugli attentati terroristici dell’11 settembre. Si calcola che solo nel 2004 Jimmy Walter spese per questa nobile causa morale ben 3,5 milioni di dollari del proprio conto in banca!
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Gli interrogativi posti da un gruppo di esperti americani
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Oltre 230 architetti ed ingegneri strutturali professionisti (ognuno elencato con nome, cognome e qualifiche verificate), ed oltre 560 collaboratori (studenti di ingegneria e ricercatori privati) hanno creato un apposito sito web (www.ae911truth.org) per porre la seguentefondamentale domanda (la lista completa dei membri del gruppo è consultabile http://www.ae911truth.org/supporters.php) sui fatti dell’11 settembre 2001:
Perchè i tre “crolli” avvenuti al WTC l’11 settembre 2001 presentano tutti più di dieci caratteristiche spiegabili solo con demolizioni controllate, e contemporaneamente non mostrano nessun elemento in comune con i crolli spontanei?
Sta di fatto che gli elementi raccolti da questo team di esperti attraverso i dettagliati resoconti dei testimoni oculari, la disamina delle immagini dei filmati e lo studio dei tabulati dei rilevatori sismici non si possono spiegare in alcun modo con la dinamica dei fatti divulgata dalla versione ufficiale.
Ma ecco qui di seguito le prove raccolte e pubblicate sul sito di questa associazione:
WTC-7
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Il WTC-7 (un grattacielo di 47 piani che non è stato colpito da alcun aereoplano) mostra tutte le caratteristiche di una classica demolizione controllata effettuata tramite esplosivi:
1) Il rapido ed improvviso (video scaricabile da http://xoomer.alice.it/911_subito/domanda_ae911.htm) inizio del “crollo”.
2) I rumori di esplosioni al piano terra appena prima del “crollo” sentiti da centinaia di testimoni, tra cui molti pompieri e cronisti (documento video con le testimonianze scaricabile da http://xoomer.alice.it/911_subito/domanda_ae911.htm ).
3) La simmetria del “crollo” (http://www.wtc7.net/verticalcollapse.html) attraverso il percorso di maggior resistenza a velocità di caduta libera (le colonne, incomprensibilmente, non hanno fatto alcuna resistenza).
4) Gli squibs, o esplosioni “non sincronizzate”, nei 7 piani più alti, come visto nei video dei network televisivi (video visibile da http://xoomer.alice.it/911_subito/Immy11settembre/wtc7_squibs.gif).
5) “Crollo” avvenuto in linea perfettamente verticale sulla pianta dell’edificio (http://xoomer.alice.it/911_subito/9-11Picture2.jpg).
6) Una gigantesca nube piroclastica di polvere in espansione (http://xoomer.alice.it/911_subito/20_dom17.jpg).
7) Le tonnellate di metallo ancora fuso (http://xoomer.alice.it/911_subito/studio3.jpg) diversi giorni dopo il crollo scoperto dalla CDI (Società di Demolitori) nelle fondamenta. L’unica possibile causa per questo tipo di evento è l’impiego di cariche con particolari sostanze incendiarie come la Termite (http://xoomer.alice.it/911_subito/smenti57.jpg).
8) La traccia chimica di Termite (sostanza incendiaria che può superare i 2.500 °C) trovata nelle scorie, nel metallo fuso solidificato, e nei campioni di polvere dal professore di fisica Steven Jones, Phd (http://www.journalof911studies.com/volume/200704/JonesWTC911SciMethod.pdf).
9) L’ossidazione rapida e la fusione intergranulare rilevata nei campioni della struttura d’acciaio (http://911research.wtc7.net/wtc/evidence/metallurgy/index.html) scoperta dal FEMA (la protezione civile americana).
10) La conferma di esperti come Danny Jovenko, il più autorevole professionista europeo in demolizioni controllate (http://www.youtube.com/watch?v=k3DRhwRN06I).
11) La conoscenza anticipata del “crollo” da parte dei media, della polizia e dei vigili del fuoco (http://www.wtc7.net/foreknowledge.html).
12) Il conto alla rovescia (sentito da numerosi testimoni) che ha preceduto il “crollo” (http://xoomer.alice.it/911_subito/soccorritore_countdown.htm).
E contemporaneamente non mostra nessuna delle caratteristiche tipiche dei crolli causati dagli incendi come:
1) Un lento inizio del crollo con deformazioni grandi e visibili .
2) Un crollo asimmetrico che segue il percorso di minor resistenza (le leggi di conservazione della quantità di moto impongono che un crollo segua il lato più danneggiato).
3) Prove di incendi con temperature talmente alte da ammorbidire l’acciaio abbastanza da causare un cedimento.
4) Infine, c’è il fatto che altri grattacieli con incendi più estesi, durati più a lungo, e che hanno sviluppato temperature molto maggiori, non sono mai crollati (http://911research.wtc7.net/talks/b7/history.html).
Le torri gemelle
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Il crollo delle Twin Towers mostra tutte le caratteristiche della distruzione tramite esplosivi:
1) Inizio dei “crolli” estremamente rapido.
2) I rumori di esplosioni al piano terra appena prima del “crollo” sentiti (http://xoomer.alice.it/911_subito/domanda_ae911.htm ) da centinaia di testimoni (http://xoomer.alice.it/911_subito/parla_eroe.htm), tra cui molti pompieri (http://xoomer.alice.it/911_subito/dichiarazioni_pompieri.htm).
3) La presenza di flash luminosi visti da numerosi testimoni (http://911research.wtc7.net/wtc/evidence/oralhistories/explosions.html).
4) Gli squibs, o esplosioni “non sincronizzate”, 40 piani sotto il “crollo” del palazzo visti in tutti i video (http://xoomer.alice.it/911_subito/Immy11settembre/squibs.JPG).
5) La polverizzazione a mezz’aria di tutte le 90.000 tonnellate di cemento, sostegni in acciaio, armadi, 1000 persone, quasi tutte dissolte in cenere (http://911research.wtc7.net/wtc/analysis/collapses/concrete.html).
6) Le gigantesche nubi piroclastiche di polvere in espansione (http://xoomer.alice.it/911_subito/Immy11settembre/wtc7_polvere.jpg).
7) La progressione in verticale di onde di demolizione su tutti i lati dei palazzi (http://911research.wtc7.net/wtc/analysis/collapses/explosions.html).
8) La simmetria nei “crolli” attraverso il percorso di maggior resistenza a velocità di caduta libera (http://911research.wtc7.net/wtc/analysis/collapses/symmetry.html).
<!–[if !supportLists]–>1) <!–[endif]–>Un’area di più di 400 metri di diametro di detriti equamente distribuiti, al di fuori della pianta dei palazzi.
10) Onde d’urto hanno incrinato le finestre di edifici a più di 100 metri di distanza (http://911research.wtc7.net/talks/wtc/expulsion.html).
11) L’espulsione laterale di travi d’acciaio da 20-50 tonnellate fino a 150 metri di distanza spiegabile solo ammettendo l’uso di esplosivi (http://xoomer.alice.it/911_subito/Immy11settembre/trave_scagliata.jpg).
12) La totale dissoluzione degli edifici fino alla struttura portante in acciaio (http://911research.wtc7.net/wtc/analysis/collapses/steel.html).
13) Le tonnellate di metallo ancora fuso scoperto dalla società CDI nelle fondamenta diversi giorni dopo il crollo (http://xoomer.alice.it/911_subito/studio3.jpg). L’unica possibile causa di questi episodi è l’uso di sostanze esplosive particolari come la Termite).
14) La traccia chimica di Termite (sostanza incendiaria che può superare i 2.500 °C) trovata nelle scorie, nel metallo fuso solidificato http://www.journalof911studies.com/volume/200704/JonesWTC911SciMethod.pdf) e nei campioni di polvere dal professore di fisica Steven Jones, Phd.
15) L’ossidazione rapida ed una fusione intergranulare nei campioni di acciaio della struttu portante (http://911research.wtc7.net/wtc/evidence/metallurgy/index.html) scoperta dal FEMA (la protezione civile americana).
16) Più di 1000 corpi umani completamente polverizzati e mai ritrovati (http://911research.wtc7.net/wtc/evidence/bodies.html), nonché 700 minuscoli frammenti di ossa schizzati fino al tetto degli edifici vicini (http://en.wikipedia.org/wiki/Deutsche_Bank_Building).
E contemporaneamente non mostra nessuna delle caratteristiche presenti normalmente nei crolli spontanei da incendi come:
1) Un lento inizio del crollo con deformazioni grandi e visibili.
2) Un crollo asimmetrico che segue il percorso di minor resistenza (le leggi di conservazione della quantità di moto impongono che un crollo segua il lato più danneggiato).
3) Prove di incendi con temperature talmente alte da ammorbidire l’acciaio abbastanza da causare un cedimento.
4) Infine, c’è il fatto che altri grattacieli con incendi più estesi, più caldi e durati molto più a lungo che non sono mai crollati (http://911research.wtc7.net/wtc/analysis/compare/fires.html).
Tratto da http://xoomer.alice.it/911_subito/domanda_ae911.htm, traduzione e commento dell’utente “Sertes” di www.luogocomune.net.
Le dichiarazioni esplosive degli insider
Ted Gunderson è stato un ufficiale dell’FBI e pertanto la sua interpretazione dei fatti sull’11 settembre può essere considerata particolarmente attendibile. Le sue indignate affermazioni non lasciano spazio a fraintendimenti di sorta: “Quello che ci hanno fatto è incredibile, pensate agli atti terroristici avvenuti precedentemente. La CIA era dietro molti di questi se non tutti. Gli attacchi alle caserme della Marina, all’ambasciata in Kenya, al volo Pan Am 103, alla USS Cole, a Oklahoma City e al World Trade Center del 1993”. Dalle sue parole emerge infatti chiaramente sia il diretto coinvolgimento dei servizi segreti negli attentati quanto la conseguente inesistenza del reale terrorismo. E anche se pochi lo ricordano il WTC era già stato l’obiettivo di un attacco con ordigni esplosivi nel 1993 che non sortirono l’effetto desiderato. Un episodio che come spiega Gunderson venne programmato dalla stessa intelligence USA: “ All’informatore dei servizi Emad A. Salem, un ex ufficiale 43 enne dell’esercito egiziano fu assegnato il compito di assemblare la bomba. Salem si recò allora dal suo supervisore dell’FBI chiedendogli: “ Piazzeremo una bomba finta, giusto?” allorchè il supervisore gli rispose: “No, piazzeremo una bomba vera” (Dossier Zeigeist The movie, 2007, parte 2). Fu quindi l’FBI la vera responsabile dell’attacco al WTC del ’93 e non il fantomatico terrorismo islamico! Per compiere il “lavoro” l’FBI consegnò il materiale esplosivo e un milioni di dollari a Emad Salem con l’ordine di costruire la bomba e di consegnarla così agli uomini da lui controllati per far saltare in aria il WTC. E a tal proposito Ted Gunderson ha aggiunto: “Sfortunamente per loro vi furono solo 6 morti, non abbastanza per far passare la legge anti-terrorismo. E così due anni più tardi, il 19 aprile 1995 vi fu l’attacco a Oklahoma City, e il Murrata Building esplose uccidendo 168 persone; un anno dopo venne approvata la legge per la sicurezza che soppresse molte delle libertà civili e dei diritti costituzionali precedentemente garantiti” (ibidem).
Emad Salem fu un testimone chiave nel processo che venne aperto contro Ramzi Yousef, Abdul Hakim Murad, and Wali Khan Amin Shah, ovvero gli esecutori materiali dell’attentato al WTC del ’93. Successivamente all’attentato infatti Salem dichiarò che l’FBI era al corrente di tutto e la sua testimonianza si avvalse addirittura della registrazione schiacciante delle telefonate intercorse a tal proposito tra lui e gli agenti dell’FBI (http://en.wikipedia.org/wiki/Emad_Salem).
L’attentato di Londra e le analogie con l’11 settembre 2001
Durante l’attentato alla metropolitana di Londra del 07/07/2005 vennero fatti saltare in aria tre treni ed un autobus per un totale di 56 vittime. Ma anche quella mattina, in stretta analogia a quanto avvenuto l’11/09/01 era in corso una esercitazione “antiterrorismo” (durante l’attacco al WTC era in corso una simulazione di attacchi aerei dirottati) che prevedeva “guarda caso” proprio un attentato con esplosivi nelle stesse fermate e alla stessa ora in cui si verificò il vero attacco. E a far trapelare le vere responsabilità dei servizi segreti governativi c’è anche in questo caso la testimonianza di una persona molto informata sui fatti. Si tratta delle dichiarazioni rilasciate da Peter Power, il consulente dei servizi britannici per la gestione delle emergenze. Ecco infatti cosa ha detto nel corso di un intervista rilasciata il giorno stesso dell’attentato: “Erano le nove e mezzo di stamattina. Stavamo svolgendo una esercitazione a Londra basata sulla simulazione di una esplosione simultanea di bombe collocate proprio nelle stazioni dove stamane è successo davvero. Ripensandoci, mi viene ancora la pelle d’oca” (citaz. Dossier “Zeitgeist”, parte 2).
A questa sconcertante rivelazione si devono poi aggiungere le qualificate considerazioni di David Shayler, addestratore capo dei servizi segreti britannici: “Siamo tenuti a credere che vi sia un qualche tipo di coincidenza. Anche il 7 luglio 2005 c’è stata un’esercitazione antiterroristica, e proprio come avvenne per l’11 settembre si trattò di attacchi diretti contro gli stessi obiettivi, le stesse stazioni metro, nello stesso momento in cui avvenne l’attacco vero, fornendo così una copertura per quelle che in realtà sono operazioni orchestrate in qualche modo dagli stessi stati (ibidem).
Il link dove è possibile vedere il dossier di “Zeitgeist” con l’intervista di Ted Gunderson, Peter Power, David Shayler:
http://www.zeitgeistmovie.com/
La denuncia in parlamento USA della senatrice repubblicana Karen Johnson
A lamentare le bugie mediatiche ed istituzionali sull’undici settembre c’è anche una senatrice americana per giunta repubblicana. Il suo appassionato intervento del 10 giugno 2008 al senato dell’Arizona contro la manipolazione dell’informazione dovrebbe infatti aprire definitivamente gli occhi alle nazioni su chi governa effettivamente il mondo dietro le rassicuranti verità ufficiali.
Il link dove vedere il video:
Ecco invece un esempio di come i telegiornali delle grandi televisioni pubbliche e private (per non parlare dei giornali) dovrebbero trattare argomenti delicati come quello dell’11 settembre:
http://www.youtube.com/watch?v=lk1nF46w2MY&eurl=http://www.luogocomune.net/site/modules/news/
RICHIESTA DI IMPEACHMENT CONTRO BUSH
http://www.youtube.com/watch?v=vPny-rK0rqU&eurl=http://www.luogocomune.net/site/modules/news/