di Paolo Barnard 

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Una delle regole più note del giornalismo anglosassone è ‘follow the money’, cioè segui i soldi se vuoi capire come realmente funzionano le cose. Nel caso dell’elezione a presidente degli Stati Uniti di Barack Obama, è istruttivo applicare quella regola… purtroppo. Il Democratico ha raccolto un gran totale di 640 milioni di dollari per la sua corsa alla Casa Bianca, di cui una larghissima parte dai cosiddetti contributi individuali. Certamente in essi vi è una gran massa di donazioni di singole persone comuni, attivisti, gruppi di volontari, che è innegabile siano stati determinanti per il successo del loro beniamino. Ma non ci è dato sapere quale percentuale di quei fondi proveniva invece da settori un po’ meno ‘puliti’. Ricordo anche, è doveroso, che  l’afroamericano ha rifiutato del tutto i contributi federali alla sua campagna elettorale. Quest’ultima nota è di sicuro molto edificante, ma se si dà un’occhiata ad altri dettagli, ahimè, il quadro cambia. Si scoprono cose che preoccupano, e che confermano quello che ho scritto in “Obama? Gioire con prudenza, molta”.

Un primo sguardo ai dati pubblicati dalla Federal Election Commission americana fa risaltare la presenza dei ‘falchi’ della finanza di Wall Street fra i maggiori gruppi che hanno versato nelle casse del neo presidente, gli stessi che hanno giocato a biglie col futuro economico dell’intero pianeta, fino al collasso di questi giorni: Goldman Sachs, JPMorgan Chase, Citigroup, Morgan Stanley fra gli altri. Nel paragone fra i due contendenti alla Casa Bianca, Obama batte McCain per 2.938.556 dollari a 2.185.869 ricevuti delle banche commerciali. Quando poi si considerano gli speculatori più selvaggi della finanza americana, e cioè gli Hedge Funds, il presidente nero batte lo sconfitto bianco con un margine notevole: 2.637.578 dollari a 1.561.865. Questo forse spiega uno dei dettagli meno edificanti del passato politico di Obama: il suo voto al Congresso a favore del pacchetto di salvataggio sborsato direttamente dai contribuenti americani nelle tasche di Wall Street poche settimane fa, che non solo costerà sudore e pene a milioni di cittadini per anni a venire, ma che non risolve neppure uno dei problemi strutturali della finanza impazzita di quel Paese.

Proseguiamo. Da notare, fra le righe, quei 34.454 dollari che Barack Obama ha intascato dall’industria del tabacco. Non proprio morale per chi si presenta come ‘pulito’, per motivi persino troppo ovvi per essere citati. Ma una bruttissima sorpresa arriva quando si incontrano le voci relative ai colossi farmaceutici: Obama si è preso 1.662.280 dollari da questi giganti della speculazione sulla salute, contro i miseri 579.013 di McCain. La cosa è grave, poiché gli interessi di Big Pharma sono direttamente collegati al mantenimento del sistema Sanitario privatizzato americano, causa di ineguaglianze sociali orrende. Inoltre, visto ciò che le multinazionali del farmaco stanno facendo nel Terzo Mondo, dove negano ancora farmaci salvavita o sconti sui brevetti a tanti popoli disperati, di nuovo si fatica a trovare una moralità in questo aspetto di Obama. Si comincia qui a sbirciare qualcosa della realtà dietro i suoi proclami retorici.

Alla voce Comunicazioni ed Elettronica si rimane di sasso. Il Democratico straccia McCain con una somma ben cinque volte superiore, 21.600.186 dollari contro 4.308.349. La cosa grave in questo caso sta nella comprensione di chi in realtà milita in quella categoria: alcune fra le più micidiali industrie di Guerre Stellari americane, di spionaggio e di intercettazioni. Forse è per questo che Obama votò al Congresso la famigerata legge FISA, quella cioè che permette lo spionaggio di immigrati o di americani considerati ‘alieni’, politicamente scomodi, e che fu aspramente contestata da tutti i maggiori gruppi per i Diritti Civili. Inoltre, alla voce più specifica sui finanziatori della campagna elettorale provenienti dall’industria bellica, di nuovo Obama batte il Repubblicano, con 870.165 dollari contro 647.313.

Un altro settore di finanziamenti che preoccupa, è quello del comparto salute e assicurazioni. Ho già detto e scritto che la riforma sanitaria ipotizzata dal neo presidente lascia in sostanza le cose come stanno, con solo ritocchi cosmetici. Tradotto, significa che le grandi compagnie di assicurazione rimarranno gli arbitri della salute degli americani, in particolare dei 44 milioni di essi che oggi non hanno alcuna assistenza. I cittadini di quel Paese invocano in maggioranza e disperatamente un sistema sanitario pubblico, gratuito e finanziato dalle tasse, cosa riportata con chiarezza dai sondaggi ma non dalla stampa americana né dalla nostra. Obama ha ricevuto un gran totale di 49.408.792 dollari dal comparto salute e assicurazioni, McCain 33.286.626. Non sono spiccioli, e soprattutto non vengono donati a fondo perduto. Mi state capendo?

Per concludere, si arriva al tema dell’influenza sui candidati da parte delle lobby e delle professioni che contano. Barack Obama si è sforzato di rassicurare l’America che lui era il candidato degli interessi della persona media, della famiglia media, ma anche dei poveri, degli svantaggiati. Ok, senza perdere altro tempo ecco le cifre. Gli influenti lobbisti americani e gli studi legali (che negli USA hanno un potere enorme) hanno dato al giovane candidato vittorioso il triplo di quanto hanno dato a McCain: 37.122.161 dollari per il primo e solo 10.765.423 per il secondo. Questi non sono idealisti con lo sguardo perso nelle nuvole, sono personaggi, anzi, rapaci che ci vedono benissimo… Perché hanno premiato Obama?

Ripeto. Gioire, con prudenza. Moltissima.

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