Roma – Dopo la presentazione della Proposta di Legge Cassinelli cd. “salvablog”, la Rete, appena ripresasi per il dietrofront dell’on. Levi, ha rinserrato i ranghi. Già all’indomani della presentazione della proposta, Punto Informatico ha pubblicato un articolo dove, pur riconoscendo il radicale cambio di rotta di questo testo rispetto a quelli che l’hanno preceduto, si evidenziavano alcune perplessità dei primi osservatori. Ed anche su Facebook si sta discutendo attivamente della cosa, peraltro con il personale intervento del parlamentare.
Tra il partito dell’abrogazione di ogni legge sulla stampa (movimento non certo dell’ultimo minuto) e quello dell’iper-normazione, l’on. Cassinelli pare aver scelto una via mediana. Accettando di rilasciare un’intervista a Punto Informatico, replica alle principali osservazioni formulate in Rete e spiega il suo pensiero.
Daniele Minotti: Onorevole Cassinelli, è ormai chiaro che il Popolo della Rete non ama certe regole nella misura in cui intende Internet come mezzo capace di garantire la più libera espressione del pensiero, anche con riferimento alla Costituzione. In questi ultimi giorni, dopo la notizia della proposta dell’On. Levi, la Rete si è mobilitata denunciando il pericolo non soltanto di oneri e burocratizzazione dell’informazione telematica, ma anche e soprattutto di forme di controllo preventivo nonché di una vera e propria censura. Riassunto lo scenario attuale, come si pone la Sua proposta?
Roberto Cassinelli: La mia proposta vuole essere sostanzialmente antitetica rispetto a quella dell’Onorevole Levi. Come ho scritto a chiare lettere nella relazione che accompagna il testo, l’obiettivo è quello di liberare i blog, le comunità virtuali ed i siti gestiti in modo amatoriale da ogni obbligo di registrazione. Va detto, infatti, che la normativa vigente, che comincia ad essere applicata (si veda a questo proposito la sentenza 194/08 del tribunale penale di Modica che ha condannato lo storico Carlo Ruta per il reato di stampa clandestina), pone criteri assolutamente inopportuni che rischiano di far considerare tutti i blog come prodotti editoriali per i quali è necessaria la registrazione.
DM: La Rete, in modo politicamente trasversale, sembra apprezzare la Sua azione, anche con riferimento alla Sua fattiva partecipazione ad esempio in un apposito gruppo di Facebook. Rimangono, però, alcune perplessità in ordine a quelli che paiono eccessivi e complessi distinguo tra i quali non è facile orientarsi. Mi riferisco alle modifiche all’art. 3 della l. 62/2001. Come intende replicare a queste osservazioni?
RC: Tengo a chiarire che la proposta di legge introduce, insieme ad un articolo che regolamenta determinate e limitate fattispecie, un altro che, al contrario, liberalizza un numero molto più ampio di siti.
Un’altra precisazione che voglio fare e che ritengo molto importante riguarda i blog che traggono profitto da inserzioni pubblicitarie. C’è chi ha scritto che la mia proposta intende imporre, per questa categoria, l’obbligo di registrazione. Non è affatto così: i blog, come è esplicitamente scritto nel disegno di legge, sono esclusi “in ogni caso” dall’obbligo di registrazione. Il fattore “introiti da pubblicità” incide solo per una limitata categoria di siti, gestiti comunque in modo professionale. Capisco, però, che così com’è scritta questa parte si presti ad interpretazioni, e per questo mi impegno a rivederla per evitare che emergano dubbi.
Il testo che ho depositato alla Camera, comunque, è ancora in fase di prima lettura, ed è solamente la base da cui partire per creare un progetto organico e completo. Ho da subito espresso (sul mio sito, sul mio blog e su Facebook) la volontà di svolgere questo lavoro insieme al mondo dei blogger. Sono molto soddisfatto che la risposta sia stata positiva: sono arrivati utilissimi suggerimenti ed anche osservazioni legittimamente critiche (e talvolta corrette) sulla prima versione del testo. Per esempio, una utente mi ha suggerito di trattare il tema dei “social news”, che non sono citati nella prima bozza. Un altro, invece, propone di utilizzare lo strumento “Wiki” per una redazione “comune” del testo definitivo. Sono tutte osservazioni giuste a cui voglio dare seguito. Anche le osservazioni di alcuni blogger al di fuori di Facebook sono interessanti e condivisibili, così come l’articolo di Punto Informatico, che fa alcune giuste critiche al mio testo. Credo che questo sia lo spirito giusto per affrontare un tema come quello della libertà dei blog: ponendo al centro dell’attenzione coloro che ne sono i protagonisti.
DM: Molti ritengono che, come accade in altri Paesi di solida tradizione democratica, l’informazione non debba patire norme troppo stringenti come quelle che impongono la registrazione della testata e la nomina di un direttore responsabile. Da più parti, non soltanto negli ambienti telematici, si invoca l’abrogazione della l. 47/48. Ricordato che le regole della responsabilità civile e penale esistono già e comunque, qual è il Suo pensiero in merito a richieste tanto radicali?
RC: La legge 47 del 1948 è un testo vecchio, che va certamente modificato ed aggiornato. La stessa mia proposta di legge ne limita gli effetti. Credo, però, che un’abrogazione totale sia fuori luogo, ed aprire un dibattito su questo tema allungherebbe enormemente i tempi per una seria liberalizzazione dei blog.
DM: Il Suo progetto di legge si pone in evidente antitesi con quello proposto dall’on. Levi. Come sappiamo, quest’ultimo ha dichiarato, con un comunicato apparso sul sito del PD, di voler cancellare il capitolo Internet. Dunque, non ha anticipato il ritiro del suo elaborato, ma ha soltanto annunciato correzioni. È prevedibile che i due progetti di legge diventino formalmente concorrenti e riuniti in un solo progetto per la discussione parlamentare? E, nel caso affermativo, come intende sostenere la Sua proposta nei confronti di altre di segno opposto?
RC: Non so se i nostri progetti saranno concorrenti (per saperlo bisognerà capire come l’onorevole Levi modificherà la sua proposta), certamente non saranno riuniti. Vi sarà su entrambi un’ampia discussione, dapprima nelle competenti Commissioni, quindi in Aula. Ogni collega Parlamentare potrà proporre emendamenti. Poi si passerà alla votazione e la Camera si esprimerà.
a cura di Daniele Minotti