di
Giuditta
George W. Bush in un’intervista ad ABC, il 1° dicembre 2008.
Non è ancora partito dalla casa bianca che George W. Bush diviene memorialista. In un’intervista diffusa lunedì 1° dicembre sulla rete ABC, ha dichiarato che “non era preparato per la guerra” quando ha iniziato la sua funzione, e che gli errori delle informazioni americane in Iraq resteranno come il più grande rammarico dei suoi otto anni di presidenza. “In altri termini, non ho fatto campagna dicendo: votate per me, sarò capace di far fronte ad un attacco. In altri termini, non ho anticipato la guerra”, si giustifica invocando il carattere completamente inatteso degli attentati dell’11 settembre che lo hanno condotto a dichiarare “una guerra mondiale contro il terrorismo”.
“Il più grande rammarico di tutta la presidenza è inevitabilmente il fiasco delle informazioni in Iraq, prosegue. Molta gente ha messo la loro reputazione in gioco dicendo che le armi di distruzione massiccia erano una ragione di allontanare Saddam Hussein”, dice d’altra parte parlando delle armi di distruzione massiccia che la sua amministrazione accusava Saddam Hussein di possedere, e che hanno costituito una delle grandi argomentazioni a favore di una guerra nel 2003. Il Sig. Bush ha lasciato senza risposta la questione intesa ad accertare se avrebbe fatto la guerra tenendo conto che Saddam Hussein non aveva tali armi. “È una questione interessante. Sarebbe ritornare su ciò che si è fatto, ed è una cosa che non posso fare”, ha detto. Sottolineando di nuovo che non è stato il solo a essersi fidato alle informazioni secondo le quali Saddam Hussein aveva tali armi.
Ha spiegato che il rifiuto di fare rientrare i soldati dall’Iraq e di cedere così alla pressione dell’opinione e di una parte della classe politica, era stato una questione di principio(sic.). Il Sig. Bush ha ripetuto che ciò che gli mancherà di più sarà quello di non essere più il comandante principale degli eserciti americani, ma anche le riunioni con le famiglie dei soldati morti perché queste riunioni “vi ispirano tante cose... “Colui che è il consolatore principale (il presidente) finisce sempre per essere quello che viene consolato”.
Nel corso delle sue ultime settimane alla casa bianca, George Bush si dice obbligato ad agire con risoluzione di fronte alla crisi finanziaria per allontanare lo spettro della “grande depressione„ come quella degli anni 1930. E quando gli chiedono se è spaventato dall’importo delle varie iniziative di salvataggio dell’economia americana – circa 7.500 miliardi di dollari, cioè l’equivalente della metà del PIL americano -, risponde: “Quello che mi spaventava, era di non fare nulla, cosa che avrebbe causato un crollo finanziario immenso, e reso possibile che ci trovavamo in una depressione più grande della Grande Depressione”.
Il Sig. Bush dice che spera che gli americani lo considereranno come qualcuno “che non ha venduto il suo cuore alla politica, che ha dovuto prendere decisioni difficili e che la ha fatto attenendosi a principi”. “Lascerò la presidenza la testa alta”, garantisce Bush, che batte dei record d’impopolarità a due mesi dal cedere il posto a Barack Obama.
Fonte: http://tuttouno.blogspot.com/2008/12/usa-bushi-pi-grande-rammarico-della-mia.html