Una immagine del volto impresso sulla sindone visto al negativo
Cosa è la sacra sindone
La reliquia cristiana più famosa del mondo è indubbiamente la sacra sindone custodita nel Duomo di Torino. Il Vaticano non ha mai assunto una posizione ufficiale in proposito ma secondo i fedeli si tratterebbe del lenzuolo di lino utilizzato per coprire le spoglie mortali del salvatore divino dopo la sua crocifissione. A testimoniare la presunta autenticità della reliquia ci sarebbe infatti l’immagine stessa del Cristo rimasta impressa nel telo bianco.
La sua prima apparizione pubblica certa
Tutti gli studiosi sono d’accordo nel ritenere documentata con sufficiente certezza la storia della Sindone a partire dalla metà del XIV secolo, data della sua prima apparizione pubblica [1]. Sul suo precedente trascorso quanto sulla sua reale epoca d’origine invece non vi è alcun accordo tra storici ed esperti. Di certo sappiamo solo che la sindone negli anni cinquanta del XIV secolo si trovava in possesso del cavaliere Goffredo di Charny e di sua moglie Giovanna di Vergy. Non è tuttavia noto da chi e come i due coniugi l’avessero ottenuta. Il 20 giugno 1353 Goffredo donò la Sindone al capitolo dei canonici della collegiata di Lirey [2]. La prima ostensione pubblica avvenne nel 1357, un anno dopo la morte di Goffredo. Nel 1415 Margherita di Charny, discendente di quest’ultimo, si riappropriò del lenzuolo (che diede origine ad un lungo contenzioso con i canonici) fino al 1453, data in cui la vendette ai duchi di Savoia. Questi la conservarono a Chambéry, dove nel 1532 sopravvisse ad un incendio che la danneggiò in diversi punti. Nel 1578 infine, venne trasportata a Torino, dove nel frattempo i Savoia avevano trasferito la loro capitale per rimanervi quasi ininterrottamente fino ad oggi. Nel 1898 venne fotografata per la prima volta e in tale occasione si scoprì che l’immagine impressa sul lenzuolo presentava le caratteristiche di un negativo fotografico. Nel 1988 venne eseguita la perizia radiometrica con la tecnica del Carbonio 14 [3] che ha datato la realizzazione del lenzuolo in un intervallo di tempo compreso tra il 1260 e il 1390. Il risultato tuttavia generò molte contestazioni in alcuni studiosi cattolici come Luigi Gonella affermarono che gli esami vennero eseguiti esclusivamente sulle parti del telo che facevano parte dei rattoppi medioevali [4].
Caratteristiche dell’immagine corporea
1) L’immagine si presenta come se fosse un negativo fotografico; tuttavia se si osserva alla luce infrarossa (8-14 micrometri) essa appare come un positivo fotografico con particolari anatomici non del tutto corrispondenti.
2) La sindone rivela di possedere anche alcune proprietà tridimensionali in quanto i chiaroscuri dell’immagine corrispondono effettivamente alla distanza compresa fra un lenzuolo ed un eventuale cadavere avvolto in esso. Questa caratteristica di tridimensionalità indicherebbe quindi che il meccanismo di formazione dell’immagine agì a distanza e che si attenuò in conformità delle leggi fisiche dipendenti dal tipo di energia irradiata.
3) La riproduzione è superficiale da due diversi punti di vista:
a) Un filo sindonico è composto di 80-120 fibrille di lino e se prendiamo in esame un singolo filo su cui è impressa l’immagine, solo pochissime (10-20 fibrille) delle fibrille più esterne risultano essere colorate mentre tutte le altre no;
b) Considerando una singola fibrilla di immagine, la cellulosa che compone più del 90% del tessuto di lino non è tinta. Risulta infatti colorato solo lo strato più superficiale del telo per uno spessore totale di appena 200-300 nanometri.
4) Il ritratto corporeo frontale è particolarmente superficiale in corrispondenza del volto e delle mani. All’interno del tessuto di lino infatti non risulta impressa alcuna immagine. Le macchie di sangue invece, si sono impregnate nel tessuto trapassandolo da parte a parte.
5) L’immagine corporea dorsale è leggermente più profonda.
6) La sagoma non è composta da pigmenti pittorici come acquarello o tempera, ma è stata generata da una reazione chimica che ha interessato il sottile rivestimento superficiale delle fibrille.
7) La figura non può essersi formata per contatto con il cadavere in quanto è rimasta impressa anche nelle zone del telo dove non vi è stata alcuna aderenza con il corpo. Pertanto dal punto di vista scientifico, l’immagine può essere stata prodotta solo da una sorgente di energia intensa ma di brevissima durata poiché come anzidetto, la sua azione è avvenuta solo in superficie.
8) Le macchie rosse sembrerebbero effettivamente residui di sangue umano tuttavia alcuni ricercatori contestano questi risultati e affermano, sulla base dei propri studi, che le macchie di sangue sono in realtà dipinte con ocra rossa, cinabro e alizarina [5]. e risultano essere state assorbite nel telo prima che si formasse l’immagine corporea.
[6] .
Le caratteristiche antropometriche impresse sulla sindone
Mediante analisi antropometrica computerizzata è stata verificata la compatibilità anatomica dell’immagine frontale con quella dorsale, nonché la compatibilità delle caratteristiche somatiche dell’uomo della Sindone a quelle del ceppo razziale semita.
Secondo le misurazioni antiche, la statura di Gesù che si desume dalla Sindone sarebbe di 183 cm. Gli accertamenti moderni tuttavia hanno dato risultati differenti: la maggior parte degli studiosi calcola la statura dell’uomo della Sindone tra i 175 e i 185 cm, ma vi è anche chi, come Giulio Ricci, ha proposto una misura di soli 163 cm, misura che sarebbe più vicina alla statura media degli abitanti della Palestina del I secolo.
Esame dei pollini
Secondo il criminologo svizzero Max Frei Sulzer, sul tessuto della Sindone sono presenti pollini di diverse specie vegetali specifiche della Palestina e dell’Asia Minore. Il transito della Sindone per questi paesi concorda con la ricostruzione proposta per la storia della Sindone anteriore al XIV secolo. Dopo la morte di Frei (1983), il suo lavoro è stato criticato pesantemente da alcuni ricercatori indipendenti che hanno avanzato sospetti di manipolazione dei campioni.
Esame delle polveri
Il pulviscolo trovato sul lenzuolo ha una composizione chimica simile a quella della polvere utilizzata per i teli funerari egiziani, il che suggerisce l’uso di natron, un composto usato per l’inumazione dei cadaveri. Inoltre è stata rilevata aragonite dalla composizione analoga a quella di campioni prelevati a Gerusalemme.
Datazione chimica
Raymond Rogers ha proposto un metodo chimico di datazione della Sindone basato sulla misura della vanillina presente nel tessuto. Secondo la sua stima, la datazione della Sindone sarebbe compresa all’incirca tra il 1000 a.C. e il 700 d.C..
LA CONCLUSIONE DEFINITIVA
In conclusione, la c.d. sacra sindone non è un semplice falso pittorico (in quanto come visto presenta alcuni aspetti di tridimensionalità fotografica) ma non può essere neppure considerata una reliquia autentica, almeno dal punto di vista scientifico. E ciò in quanto l’immagine impressa su di essa pur godendo del corretto aspetto prospettico tridimensionale risulta “disegnata” su un piano bidimensionale esattamente come se si trattasse di una fotografia. In sostanza si tratta quindi di un immagine bidimensionale che contiene al suo interno informazioni tridimensionali. Se infatti adagiamo un telo di lino bianco su un corpo fisico reale rivestito di colorante per poi stenderlo successivamente su un piano perfettamente orizzontale, non potremo mai riconoscere le fattezze del soggetto originario. Fatto che invece si verifica regolarmente sulla sindone di Torino dove l’immagine compare dal lenzuolo completamente disteso. Un risultato del genere non potrebbe verificarsi in alcun modo se la sindone fosse stata realmente impressa dal contatto materiale con un corpo fisico tridimensionale. Poiché se così fosse stato avremmo visto apparire dalla sindone solo un’impronta irriconoscibile, e cioè un vero e proprio “scarabocchio” dove tutte le proporzioni risultano alterate dal raddrizzamento del telo. E ciò in quanto fronte, naso, bocca, mento etc. etc. lasciano solo una impronta parziale attraverso il contatto del lenzuolo con le zone corporee più in rilievo. Di conseguenza quando passiamo un lenzuolo dalla posizione di riposo su un corpo tridimensionale a quella completamente distesa di un piano orizzontale perdiamo necessariamente tutte le proporzioni originarie necessarie alla sua corretta identificazione.
La postura
Un’altra caratteristica della sacra sindone che possiamo facilmente constatare riguarda la postura del corpo impressa su si essa. L’impronta dorsale completa infatti è ottenibile solo qualora la salma sia stata posta su una superficie morbida. Le piante dei piedi ad esempio sono in grado di lasciare una traccia solamente se questi ultimi sprofondano all’interno di un cuscino o di un altro materiale dalle caratteristiche simili. E se poi con una simulazione solleviamo le spalle di circa 15 cm rispetto al tronco ci accorgiamo che le mani scivolano proprio nella stessa posizione impressa sulla Sindone, ma ciò a patto che anche la parte superiore delle braccia venga sorretta da supporti morbidi. Inoltre, se il capo dell’uomo della sindone fosse stato poggiato su una superficie rigida e piatta i suoi capelli sarebbero scesi verso il basso, mentre in questo caso li vediamo incorniciare il viso proprio come se fosse adagiato su di un cuscino. Pertanto, nel caso della sindone di Torino la sola conclusione logica possibile indica che l’immagine che appare su di essa è stata prodotta da un corpo che era stato coricato su una superficie soffice.
Su una superficie piatta le mani non possono arrivare così in basso come risulta nell’impronta sindonica |
Su una superficie morbida invece le mani si posizionano come nell’impronta sindonica |
Stesso risultato per quanto concerne l’impronta sindonica della chioma |
Bidimensionalità della figura sindonica: una immagine realmente ottenuta per contatto con un telo una volta stirata orizzontamente diverrebbe irriconoscibile. La figura che appare sulla sindone è invece identificabile solo a telo perfettamente steso. |
Larghezza apparente del viso: immagine per convezione: nell’immagine sindonica le proporzioni sono corrette, come se si trattasse di una proiezione fotografica |
Altezza apparente: immagine per contatto |
Altezza apparente: immagine per convezione |
[7].
Due sole possibili ipotesi
<!–[if !supportLists]–>1) <!–[endif]–>L’immagine riprodotta nella c.d. sacra sindone è il frutto di un evento miracoloso non spiegabile scientificamente che può trovare fondamento solo all’interno del dogma religioso. Nessun corpo fisico umano ordinario potrebbe infatti produrre un risultato con tali caratteristiche dopo essere stato coperto da un semplice telo di lino.
<!–[if !supportLists]–>2) <!–[endif]–>La sacra sindone è un falso realizzato con l’aiuto di qualche primitiva tecnica chimico-fotografica rimasta attualmente sconosciuta. Il maggiore indiziato come geniale artefice dell’opera è senza dubbio Leonardo Da Vinci (1452-1519), ma in tal caso non potrebbe trattarsi del telo esposto già nel 1357, bensì di un falso successivo.
“Si è introdotta senza necessità una questione religiosa in un problema che, in sé, è puramente scientifico, con il risultato che le passioni si sono scaldate e la ragione è stata fuorviata”. |
Yves Delage
Riferimenti:
1) http://it.wikipedia.org/wiki/Sindone
2) Giulio Ricci, L’uomo della Sindone è Gesù, 1989, p. 22.
3) P.E. Damon et al., Radiocarbon dating of the Shroud of Turin, Nature 337, 611-615, 1989.
4) Joseph G. Marino, M. Sue Benford, Evidence for the skewing of the C-14 dating of the Shroud of Turin due to repairs, Sindone 2000, Orvieto Worldwide Congress 2000.
5) http://it.wikipedia.org/wiki/Sindone
6) Citaz. degli atti presentati nel convegno di Lorenzago del 19 luglio 2007: “LA SINDONE: VANGELO SCIENTIFICO DA RIVALUTARE.
7) Immagini tratte dal volume di Chistpher Knight e Robert Lomas Il secondo Messia, Mondadori, Milano 1998.