di
Alessia Lai
Il gruppo dei 5+1, cioè Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania, è tornato a riunirsi in Germania per esaminare la situazione del nucleare di Teheran. È stata la prima riunione del gruppo dopo l’insediamento della nuova amministrazione nordamericana, che ha annunciato una linea differente rispetto a quella portata avanti da George W. Bush negli ultimi anni. Il nuovo presidente nordamericano, Barack Obama, ha infatti dichiarato di essere pronto a “tendere la mano” per avviare una diplomazia diretta con Teheran senza condizioni, ma aggiungendo che l’Iran dovrà “aprire il suo pugno”. Aperture, sempre e comunque, unilaterali, anche nel modo di descriverle, visto che una affermazione del genere presuppone che l’Iran sia sempre stato dalla parte del torto. Le affermazioni del segretario di Stato Hillary Clinton, poi, sembrano riportare l’atteggiamento Usa verso le consuete abitudini alla minaccia: l’ex first lady ha infatti detto che la Repubblica islamica deve rispettare le risoluzioni dell’Onu, perché in caso contrario “ci possono essere conseguenze”, che presumibilmente consisterebbero in nuove sanzioni contro Teheran Il bastone e la carota insomma. Obama gioca la parte del “buono”, mentre la signora Clinton riporta tutto alle più consolidate strategie ricattatorie statunitensi. L’Iran ha più volte affermato e garantito che il suo programma nucleare è stato approntato esclusivamente a scopi pacifici, da qui il rifiuto delle cinque risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che gli chiedevano di sospendere l’arricchimento dell’uranio. Da qui il braccio di ferro, ormai annoso, con l’Aiea, che di volta in volta parla di progressi con Teheran, poi di mancanza di collaborazione, denunciando la mancata applicazione delle direttive che chiedono lo stop dell’arricchimento e l’incremento delle centrali. Il tutto secondo il clima politico del momento e le pressioni statunitensi. Non a caso, ieri, il ministro degli Esteri iraniano Manucher Mottaki (foto) ha messo in guardia contro i tentativi di “alcuni Paesi” di utilizzare in modo sbagliato il dossier nucleare iraniano con obiettivi politici ben diversi da quelli denunciati. Mottaki ha quindi affermato che l’Iran intende portare avanti una “seria e sincera cooperazione” con l’Aiea, chiarendo però che Teheran continuerà la sua collaborazione nel quadro dei regolamenti “senza pressioni e interferenze”. E aggiungendo che i rapporti stilati di volta in volta dall’Aiea riconoscono che non ci sono prove che dimostrino le accuse statunitensi, e cioè che gli scopi pacifici del nucleare iraniano potrebbero essere deviati verso altri e diversi propositi.
La volontà di non rinunciare all’opzione nucleare è stata ribadita anche dal portavoce del ministero degli Esteri, Hassan Qashqavi, che ha affermato “Insistiamo nei nostri diritti perché questo è il volere della nazione. Gli Usa e il gruppo 5+1 devono essere realisti”. I Paesi riuniti nel gruppo, a conclusione della riunione di ieri a Wiesbaden, hanno emesso un comunicato in cui affermano di essere pronti a nuove consultazioni sulla base della revisione della linea politica di Washington e hanno lanciato un appello all’Iran perché “cooperi pienamente” con le Nazioni Unite. Dal canto suo la Russia, destinataria della recente proposta statunitense di ridurre il suo arsenale nucleare congiuntamente a Washington, ha dichiarato di essere pronta a dare il proprio aiuto al dialogo tra Stati Uniti e Iran. “Se qualcuno ci chiede di dare un aiuto nello stabilire un dialogo diretto (tra Washington e Teheran, ndr), saremo pronti a contribuire all’inizio di questo dialogo”, ha detto il vicepremier Sergej Ivanov in un’intervista esclusiva all’Afp. Un’offerta probabilmente dettata dalla volontà russa di distendere i rapporti con Washington: intervenire nel dossier iraniano, che ha sempre visto i russi più accomodanti rispetto agli Usa, potrebbe far parte di questa nuova stagione diplomatica fra Mosca e la Casa Bianca che sembra potersi materializzare in seguito alle aperture di Barack Obama.
Fonte: www.rinascita.info