Di
Marco Milioni
Per la prima volta durante la mia esperienza professionale ho avuto paura di scrivere una notizia che mi arrivava da fonte attendibile ma riservata. Paura per le eventuali conseguenze giudiziarie. Paura,
soprattutto, per ciò che stavo scrivendo. La cosa è capitata il 12 febbraio quando ho avuto una dritta terribile sulle conclusioni cui due giorni prima a Brussel era arrivato il vertice dei ministri economici della Unione Europea (Ecofin). Le banche della Ue detengono nei loro bilanci almeno 18 trilioni di di euro di titoli tossici.
Una cifra immane che è inferiore di poco alla metà del prodotto interno del mondo nel 2007, circa 42 trilioni di euro. Per fortuna a dare l’annuncio ci ha pensato il magazine elettronico Il Sussidiario con un
bell’approfondimento di Mauro Bottarelli. Ad ogni modo qualla cifra incredibile è contenuta in una relazione che doveva rimanere riservata ma che invece ha cominciato a circolare fra gli addetti ai lavori,
nonché su alcuni media europei: in Italia come al solito c’è il silenzio assoluto. O quanto meno alla notizia non è stato dato il giusto risalto. Rimane però il dato che è impressionante. Come è possibile che i bilanci delle banche del Vecchio Continente detengano da soli debiti potenziali pari a metà, o quasi, del Pil mondiale? Io ho un brutto presentimento. Quella che tutti chiamano crisi potrebbe essere una manovra pensata da anni dai big della finanza che viene avallata da tutte le leadership politiche quantomeno occidentali.
Durante gli anni passati le banche centrali hanno stampato una grande quantità di moneta praticamente dal nulla immettendo liquidità a iosa. Poi molti soggetti tra privati, fondi di investimento e banche hanno
acquistato strumenti finanziari patacca che hanno avuto l’effetto di costruire un gigantesco buco di carta che globalmente si aggira a 15 volte il Pil del mondo. Con lo spettro del fallimento delle banche che hanno in pancia questi titoli patacca si chiede ora agli stati di ripianare l’indebitamento delle banche sia direttamente sia indirettamente. E che cosa sono questi titoli spazzatura? Null’altro che titoli di debito virtuali grazie ai quali i banchieri debitori si trasformano per legge in creditori, mentre ai correntisti accade il contrario (leggi l’approfondimento). Gli stati, grazie a govenanti compiacenti, per assecondare questa logica debbono indebitarsi a loro volta e così il gioco è fatto. Per coloro che hanno architettato il sistema arriva la possibilità di legare a filo doppio i cittadini di mezzo mondo tramite il cappio di un debito pubblico colossale generato
ad arte. Sì perché nessuno dice che quando gli stati si accolleranno i debiti delle bad bank (le banche create a posta per custodire i titoli tossici) ci sarà qualcuno che quei soldi li incasserà. Come?
Sotto forma di titoli di stato principalmente. Quindi ci sarà qualcuno, e la politica si rifiuta di dirci chi, che sarà proprietario di stock di debito pubblico talmente grandi da possedere virtualmente porzioni
intere degli stati che si sono indebitati per salvare le banche. A questo punto le soluzioni vere all’orizzonte non sono molte. Anzitutto si deve permettere alle autorità tributarie di andare a guardare in ogni singolo archivio dei paradisi fiscali per sapere chi ha rifilato cosa a chi e chi è titolare di un certo credito o debito. I dati vanno resi pubblici. Allo stesso modo bisogna permettere alle autorità tributarie e alla magistratura di aprire gli archivi segreti delle società di clearing (ricordate l’affaire Clearstream?). Si tratta di società che custodiscono la movimentazione della quasi totalità del denaro scambiato nel mondo fra grandi soggetti economici; movimentazione che avviene solo in formato elettronico. Anche in questo caso lo spostamento di ogni singolo cent deve diventare di dominio pubblico. Fatto questo la gran parte di questi debiti va
azzerata per legge. Come? Risalendo alla fonte di chi ha concesso strumentalmente crediti giustapposta perché questi non fossero esigibili. So che si arriverebbe così al santuario dei santuari dei signori delle banche centrali, ma chi se ne frega. Loro sono pochi. Noi tanti. Contemporaneamente i governanti devono elaborare strumenti di legge adeguati che permettano di colpire i responsabili di quella che si annuncia come una delle più grandi frodi della storia. Se ciò non avviene bisognerà ribellarsi anche ai politici. Perché trovo
fastidioso essere ridotto in schiavitù a causa dell’ingordigia di qualche intoccabile i cui avi trecento anni fa non erano altro che volgari bottegai. Vero Rothschild? Vero Rockefeller? Vero Du Pont?
Vero Warburg? Vero Lazard? Vero Greenspan? Vero Goldman? Vero Morgan?
Poi c’è un altro piccolo dettaglio. È bene che le banche centrali siano completamente nazionalizzate a costo zero e con esse tutti i profitti da signoraggio acquisiti almeno durante gli ultimi 50 anni.
Poi si potrà ragionare, prima no.
Fonte: http://www.stampalibera.com