di
Marco Cedolin
Dovevano costruire 79 km di tratta ad alta velocità fra Bologna e Firenze, di cui 73 in galleria e finire i lavori entro il 2003 al costo di 5810 miliardi di lire.
Oggi, a marzo 2009 a quasi 13 anni dall’inizio dei cantieri, l’opera, altamente pericolosa in quanto costituita da 73 km di gallerie monotubo prive della tunnel parallelo di soccorso, è già costata 4,8 miliardi di euro e non è ancora stata terminata.
In compenso i lavori, eseguiti dal consorzio Cavet nel quale Impregilo ha fatto la parte del leone, hanno determinato danni ambientali stimati in 750 milioni di euro, conseguenti al disseccamento o impoverimento di 81 corsi d’acqua, 37 sorgenti, una trentina di pozzi e 5 acquedotti, comportando la perdita di 100 miliardi di litri d’acqua. Oltre all’inquinamento di vaste parti di territorio a causa del deposito delle terre di scavo contaminate dagli idrocarburi.
Ieri dopo 5 anni il processo a carico di Cavet si è concluso con 27 condanne, da 3 a 5 mesi, e 150 milioni di euro di risarcimento, per il solo reato di smaltimento illecito di rifiuti. Mentre il consorzio Cavet è stato assolto da tutte le accuse legate ai danni determinati alle falde acquifere ed ai torrenti, con uno di quei colpi di spugna a cui la magistratura italiana ci ha ormai abituato.
Per comprendere la reale dimensione della sentenza “farsa” è sufficiente osservare la reazione degli avvocati della difesa che si sono detti certi del fatto che nei prossimi gradi di giudizio neppure l’accusa di smaltimento illecito di rifiuti reggerà, lasciando in questo modo Cavet totalmente impunita, dopo avere inquinato pesantemente i terreni e distrutto gli equilibri idrogeologici di un territorio montano di rara bellezza.
Nei prossimi anni invece toccherà a Firenze, il cui sottoattraversamento comporterà lo scavo di 2 tunnel della lunghezza di 8 km ciascuno, perpendicolari alla linea di flusso della falda freatica e la costruzione di una stazione sotterranea ubicata sotto il letto del torrente Mugnone. Scavi che metteranno a rischio di cedimento almeno 170 edifici, fra cui perfino la Fortezza da Basso.
Solo con allarme, alla luce anche di quanto accaduto oggi a Colonia, dove i lavori di scavo di una nuova linea del metrò hanno provocato il crollo del palazzo dell’archivio, travolgendo un numero ancora imprecisato di persone, si può guardare a questa nuova parte del progetto, tanto più delicata dal momento che riguarderà una città dagli equilibri estremamente fragili.
Non resta che domandarsi se alle stesse imprese che hanno distrutto il Mugello verrà permesso anche di devastare Firenze, ma purtroppo si tratta solo di una domanda retorica di cui sappiamo già la risposta.