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Mentre la stampa allineata sta combattendo la guerra ai cani randagi assassini nella provincia siciliana, noi preferiamo guardare ad argomenti più interessanti, come il nuovo GEAB Report n.33 di LEAP/Europe2020 pubblicato ieri di cui traduciamo ampi stralci in Italiano.
Se non sapete di cosa stiamo parlando, potete iniziare da questo post dedicato a “quanto durerà la crisi economica”.
Ricordiamo che Informazione Scorretta traduce per voi ampi stralci del GEAB Report completo di 15 pagine circa, non la versione gratuita di 2-3 pagine che potete trovare facilmente online.
Veniamo al dunque: questo mese cambio di marcia nel GEAB Report. Dopo una introduzione generale (che presentiamo nel post di oggi) questo e i prossimi report saranno focalizzati sulle previsioni a 12 mesi per le principali macro-aree mondiali: Stati Uniti, Europa, Russia, Cina. Questo mese il focus è sugli USA.
Prima di entrare nel merito, una considerazione generale nostra.
Con il passare dei mesi è andata crescendo per noi la sensazione che il gruppo Europe2020 si stia ponendo in stato di antagonismo nei confronti del dollaro e del mondo angloamericano, come per rafforzare l’Euro e la zona euro, come se euro e dollaro fossero acerrimi nemici che combattono una guerra per la propria salvezza a scapito dell’altro.
A nostro avviso non è una questione di aree economiche nè una questione di valute, nè una questione di contrapposizioni: è l’intera economia che sta andando al macello, con dollaro e stati uniti in prima fila. Essere nella zona euro significa risentire meno del crollo, ma vorremo che sia chiaro ai nostri affezionati lettori che a nostro avviso nè l’euro, nè la zona euro, nè le istituzioni sovranazionali europee o a guida europea, nè un nuovo sistema monetario internazionale basato o partecipato dall’euro, nessuna di queste è la risposta radicale nè la via di uscita alla crisi profonda della società in cui stiamo precipitando.
Cio’ premesso e messo in chiaro, cediamo la parola agli esperti di LEAP/Europe2020 per la prima parte del report.
GEAB Report n. 33
Crescono le tensioni atlantiche alla vigilia del G20; tentativi di Wall Street e della Ctiy di destabilizzare l’Euro ed il sistema bancario
Secondo LEAP/E2020, sono rimaste solo due opzioni ai leader del G20 che si incontreranno il prossimo 2 Aprile a Londra:
- o ricostruire un nuovo sistema monetario internazionale, creando le condizioni per un nuovo sistema globale che coinvolgerà tutti gli attori principali e ridurrà la crisi ad un massimo di 3-5 anni
- o cercare di prolungare il sistema attuale, che spingerà più velocemente il mondo in una lunga e tragica crisi che inizierà nella fine del 2009.
Dopo l’estate del 2009, il nostro team stima che l’opzione “crisi di breve periodo” sarà obsoleta e che il mondo sarà sulla strada del dissesto geopolitico globale e di una crisi profonda e lunga un decennio.
Per questo motivo LEAP/E2020 ha deciso di pubblicare il prossimo 24 Marzo una lettera aperta su scala globale a tutti i leader del G20. Questo sarà il tentativo del nostro team di dirottare il sistema dalla strada della crisi lunga e tragica.
Le tensioni crescenti alla vigilia di questo summit di importanza storica dimostrano che, in modo più o meno cosciente, i leader del G20 sono consapevoli del’importanza della posta in gioco al prossimo meeting. Le minacce ormai pubbliche del primo ministro cinese riguardo al valore dei BOT americani (e di conseguenza del dollaro) segnano una chiara escalation nel bluff giocato dai leader cinesi ed americani.
[…]
Per iniziare, vediamo il deliberato tentativo di indebolire l’unione europea e la zona euro, concepito ed eseguito da un insieme di potenti attori angloamericani (ed i loro clientes europei).
L’idea è brillante:
- prendere un tema caldo per assicurare l’interesse
- aggiungere una o due forti analogie per assicurarsi che i media e internet facciano circolare l’informazione
- infine contattare una manciata di uomini ed organizzazioni devote, sempre disponibili a raccontare una o più bugie.
Con questo cocktail, si puo’ fare credere alle persone che la guerra in Iraq è un successo, che la crisi dei subprime non avrà effetti sulla finanza, che la crisi finanziaria non avrà effetti sull’economia reale, che la crisi non sarà poi così severa, e che, se possibile, è tutto sotto controllo!
Nel nostro caso:
- Il tema è un classico, riguarda la separazione tra la “vecchia europa”, ricca ed egoista, e la “nuova europa”, povera e speranzosa.
- Le analogie sono due: la crisi nell’europa dell’est è la crisi dei subprime dell’europa (cerchiamo ci capirci, ognuno ha la sua crisi subprime…!) e la crisi nell’europa dell’est avra’ lo stesso terribile effeto
- Infine, per rendere la cosa più credibile, prendete alcuni media fortemente anti-Euro e fate circolare la notizia dello “tsunami finanziario” dovuto alle esposizioni bancarie della vecchia europa sul settore finanziario della nuova europa. Fate sparire presto questa notizia perchè inaccurata, così che guadagnerà credibilità in virtu’ dal suo ritiro.
Per coloro che non sono a loro agio con la geografia europea, un titolo come “Ungheria in Bancarotta” potrebbe suonare come “California in bancarotta”. Per le persone che restano disoccupate in conseguenza di questo, il problema è effettivamente analogo. Ma, nei termini dell’impatto su vasta scala, non hanno niente in comune. Il PIL ungherese rappresenta meno dell’1,1% del PIL dell’eurozona, equivalente più all’Oklahoma che non alla Florida o alla California.
Tutti i nuovi stati membri insieme coprono meno del 10% del PIL dell’Unione Europea. In particolare, l’Unione Europea ha preso la guida del consorzio che ha già iniettato 25 miliardi (20% dello scenario peggiore)
Infine, il valore delle nuove case in europa orientale non crollerà drammaticamente (anche se il valore sarà più basso del 2007/2008) perchè, dopo 50 anni di comunismo, c’e’ carenza di edifici moderni. Negli USA, al contrario, sono state costruite una quantità eccessva di abitazioni durante l’ultima bolla immobiliare, di qualità variabile e il cui valore è già in caduta negli stati più colpiti.
Là c’e’ vera distruzione di ricchezza per i prorietari terrieri, creditori, banche e tutta l’economia.
Qui si conclude la prima parte.
A nostro avviso la situazione in Europa orientale non è da sottovalutare, visto che le banche austriache sono esposte per importi pari al 70% del PIL austriaco . Il rischio di crollo del sistema è elevato.
Dunque in questa occasione dissentiamo dall’analisi di Europe2020.
A presto con la seconda parte sull’analisi delle tendenze per gli USA. Mancanza di cibo, possibili scontri, erosione delle frontiere e molto altro.
Stay tuned.