di
Ilvio Pannullo
Il sistema bancario è forse il sistema che incide di più sulla vita di una comunità, ma stranamente è anche quello meno conosciuto. Emettere moneta, concedere prestiti, è un’attività fondamentale in un’economia evoluta. Senza moneta si tornerebbe alla permuta, al baratto, senza credito sarebbe impossibile ogni forma d’impresa che punti allo sviluppo di nuove tecnologie o comunque ad un’attività a forte contenuto di valore aggiunto. Capito questo, una volta cioè che si comprende il ruolo fondamentale che gioca il sistema bancario nelle dinamiche dell’economia e dunque il suo ruolo determinante per le politiche del governo, si rimane attoniti davanti al silenzio, all’ignoranza, a questo alone di mistero che circonda le regole su cui si basa e che descrivono il suo funzionamento. Nel mondo si produce sempre più ricchezza, gli strumenti tecnici e industriali consentono di produrre più beni e servizi a costi decrescenti, ma paradossalmente il mondo sta affogando nell’indebitamento, pubblico e privato, verso il sistema bancario. Si lavora sempre di più per pagare tasse, debiti, interessi verso le banche, e sempre meno per la propria vita. Sarà forse utile interrogarsi sul perché di una simile situazione? Sarà forse utile interrogarsi su quali siano le leggi che sovraintendono il funzionamento del sistema bancario?
È bene puntualizzare sin da subito che il sistema bancario è forse la realtà più globalizzata del pianeta. Regole diverse descrivono sistemi economici diversi e le zone d’influenza che si creano vanno ben al di là dei confini politici delle singole nazioni. Il nostro sistema ( rectius: il sistema che ci ostiniamo a sostenere) comprende, infatti, tre zone politicamente, militarmente e storicamente determinanti: l’Europa, gli Stati Uniti d’America ed il Giappone o più precisamente la BCE, la Federal Reserve e la Banca del Giappone. Questo mostro tecno finanziario che assorbe l’esistenza e annulla la sicurezza prende il nome di sistema bancario a riserva frazionaria e viene magistralmente descritto in un testo scritto e stampato dalla stessa Federal Reserve, più precisamente dalla filiale della Fed a Chicago, nel 1961: Modern Money Mechanics.
Quello che viene fuori dalla lettura di questo testo, una volta decifrato il linguaggio tecnico bancario volutamente ostico, è l’esistenza nascosta di un vero e proprio impero monetario. Un impero che ha al suo apice la Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti d’America. Le regole sono infatti le stesse, così come le istituzioni preposte al controllo di dette regole sono ovunque le stesse e prendono il nome di banche centrali. Un piccolo accenno alla storia della Fed può, dunque, chiarire molte sfumature. La Fed venne istituita il 23 dicembre 1913, su proposta del presidente Woodrow Wilson approvata dal Congresso degli Stati Uniti. Il Federal Reserve Act ne regolamenta le attività, i poteri e la composizione. La legge fu approvata dal Congresso, durante una sessione speciale, alle 11:45 del 24 dicembre 1913, quando praticamente l’intero congresso USA era già a casa a preparare il cenone della vigilia. In quell’occasione il presidente Wilson non utilizzò il potere di veto, del quale peraltro si era avvalso il presidente Jackson quando nel 1836 rifiutò di rinnovare lo statuto del 1816 della Banca Centrale Americana, segnandone la chiusura.
È interessante far notare sin da subito che il Federal Reserve Act del 1913 prevede che i nomi degli azionisti della FED debbano restare segreti e che mentre la sede operativa e amministrativa sono a Washington DC, la sede legale è in Porto Rico. Stato, quello del Porto Rico, che non ha una propria banca centrale né una propria moneta nazionale. La valuta ufficiale, infatti, è il dollaro e la FED svolge funzioni supplettive di Banca Centrale; Porto Rico è parte del Distretto di New York che è il principale azionista dell’istituto.
Ma torniamo a noi. Nel 1961 la Banca Centrale degli Stati Uniti, la Federal Reserve per l’appunto, elaborò un documento intitolato Modern Money Mechanics. Questa pubblicazione rappresenta nel dettaglio le pratiche istituzionalizzate di creazione della moneta, così come prospettate dalla Federal Reserve e dalla rete di banche commerciali che la sostiene e che ne detiene la proprietà. Nella pagina iniziale, illustrando il soggetto della pubblicazione, si afferma: “Il proposito di questa pubblicazione è di descrivere le basi del processo di creazione della moneta in un sistema bancario a riserva frazionaria”, dopodiché si procede nella descrizione di questo sistema della riserva frazionaria, facendo uso di terminologia bancaria varia, la cui traduzione può essere più o meno questa: Il governo americano decide di aver bisogno di moneta e questo determina la richiesta alla Fed,ad esempio, di 10 miliardi di dollari. La Fed risponde: “Sicuro, vi compriamo 10 miliardi di dollari in titoli del tesoro, titoli del debito pubblico”. Quindi il governo prende alcuni pezzi di carta su cui stampa i suoi marchi ufficiali e li chiama “Titoli del Tesoro”, poi inserisce un valore nominale in questi titoli fino a raggiungere un valore complessivo di 10 miliardi di dollari e li invia alla Fed. In cambio quelli della Fed stampano anch’essi un mucchio di carta. Questa volta, tuttavia, a questi pezzi di carta viene dato il nome di “banconote della federal reserve” e viene anche in questo caso attribuito a queste banconote un valore di 10 miliardi di dollari. Dopodiché la Fed prende queste banconote e le scambia con le obbligazioni del Tesoro. Una volta concluso questo scambio, il governo prende i 10 miliardi di dollari di banconote della Fed e li deposita presso un conto corrente bancario e con questo deposito le banconote di carta diventano ufficialmente moneta avente corso legale, aggiungendo 10 miliardi alla base monetaria degli Stati Uniti. Ed eccoci finalmente: 10 miliardi di nuova moneta sono stati creati!
Naturalmente, questo esempio è una esemplificazione paradossale in quanto, in realtà, questa transazione avverrà elettronicamente, senza alcun utilizzo di supporti cartacei. Infatti, soltanto il 3% della base monetaria degli Stati Uniti è costituito da moneta fisica, mentre il restante 97% esiste di fatto soltanto in archivi informatici. I titoli del tesoro sono per loro natura strumenti del debito, un’obbligazione per l’appunto, un documento cioè contenente una promessa unilaterale di pagamento od un ordine di pagamento di una somma di danaro. Quando la Fed acquista questi titoli attraverso denaro creato di fatto dal nulla, il governo sta quindi promettendo alla Fed di restituirle quel denaro. In altre parole quel denaro è stato creato attraverso l’indebitamento dello Stato nei confronti della Banca Centrale. Questo è il paradosso che stordisce le menti di chi si addentra nella comprensione delle dinamiche proprie del sistema bancario internazionale: il denaro, il mezzo attraverso il quale si quantifica il valore dei beni e dei servizi, viene creato attraverso l’indebitamento (passività) dell’intera collettività, tramite l’emissione da parte dello Stato di titoli del debito pubblico.
Comprendendo ora come viene creata la moneta attraverso questo sistema bancario a riserva frazionaria, una domanda logica, seppure illusoria, dovrebbe venirci in mente: cosa dà in verità valore a questa nuova moneta? La risposta è il denaro che esiste già. Il nuovo denaro in pratica ruba valore dalla base monetaria esistente. Ad ogni incremento del complesso di moneta in circolazione corrisponde un incremento della domanda di beni e servizi e per la legge della domanda e dell’offerta si ottiene l’equilibrio del mercato con la crescita dei prezzi, che diminuisce il valore di tutti i dollari in circolazione. Questo fenomeno viene generalmente chiamato inflazione e l’inflazione è essenzialmente una tassa collettiva nascosta. Una tassa che ovviamente viene percepita in misura proporzionale alla scarsità di moneta: più si è poveri più l’inflazione diventa il nemico numero uno da combattere per continuare a trascinarsi in una vita segnata dalla mancanza e dal bisogno.
L’espansione monetaria di un sistema bancario a riserva frazionaria è dunque intrinsecamente inflazionistica. L’espansione della base monetaria senza che ci sia un incremento proporzionale dell’offerta di beni e servizi da parte dell’economia, porterà sempre a far diminuire il valore reale della moneta circolante.
Ora si pensa che questa realtà dell’inflazione intrinseca e permanente sia assurda ed antieconomica, la concezione che ha di assurdo sarà ridicolizzata una volta compreso come il nostro sistema finanziario funziona realmente: per il nostro sistema finanziario il denaro è debito e il debito è denaro, motivo per cui l’andamento del debito pubblico va di pari passo con l’ampliamento della base monetaria, in quanto più denaro circola e più debito c’è, più debito c’è e più denaro circola. Per dirla diversamente, ogni dollaro (o euro ndr) nel vostro portafoglio è un debito che qualcuno a contratto con qualcun altro. Si ricorda infatti che l’unico modo in cui si può creare la moneta è attraverso un prestito. Dunque, così procedendo, se tutti nella nazione fossimo in grado di estinguere tutti i debiti, governo compreso, non rimarrebbe nessun dollaro in circolazione. “Se non ci fosse debito nel nostro sistema monetario non potrebbe esserci una moneta” , così Marriner Eccles, governatore della Federal Reserve, nel 1941.
E dato che tutta questa moneta viene creata attraverso il debito e circola in modo casuale attraverso il commercio, le persone vengono scollegate dal loro debito iniziale creandosi così uno stato di disequilibrio, dove la gente è costretta a competere per il lavoro al fine da ottenere abbastanza denaro dalla base monetaria per coprire il costo della vita. Per quanto questo possa sembrare poco lineare e tardivo, c’è ancora un elemento mancante in questa equazione ed è questo elemento della struttura che rivela la natura del tutto fraudolenta del sistema stesso: l’applicazione di un interesse.
Quando il governo prende in prestito denaro dalla Fed o una persona prende in prestito denaro da una banca il prestito deve essere quasi sempre restituito assieme ad un interesse effettivo. In altre parole quasi tutti i dollari in circolazione devono essere, alla fine, restituiti ad una banca assieme al pagamento di un interesse. Tuttavia se tutta la base monetaria viene prestata dalla banca centrale e se essa si espande attraverso i prestiti concessi dalle banche commerciali, soltanto ciò che viene definito “capitale” costituirà nuova offerta di moneta. E allora dov’è il denaro che serve a pagare gli interessi che gravano su tutto il capitale? Da nessuna parte. Non esiste. E questo è il punto. Le conseguenze di tutto ciò sono sconvolgenti, in quanto il denaro che deve essere restituito alle banche eccederà sempre la quantità di denaro in circolazione.
Questo è il perché l’inflazione è una costante nell’economia, in quanto c’è sempre bisogno di nuova moneta per consentire la copertura del deficit perpetuo incorporato nel sistema, causato dal bisogno di pagare gli interessi sul capitale. Questo significa anche che matematicamente le insolvenze e i fallimenti fanno parte del sistema e ci saranno sempre elementi poveri della società che rimarranno con il cerino acceso in mano. È dunque questo un sistema che trasferisce in senso inverso vera ricchezza dalle persone alle banche, in quanto se tu non sei in grado di pagare il tuo mutuo si prenderanno le tue proprietà e questo fa ancora di più indignare se ci si rende conto che non solo tali insolvenze sono inevitabili a causa della riserva frazionaria, ma anche perché il denaro che la banca ti presta non è stato nemmeno creato in modo legale. Questo sistema usuraio, tuttavia, continua a perdurare e ad espandersi, mentre noi criceti continuiamo a correre sulla nostra ruota, ignari di tutto.
Fonte: http://www.altrenotizie.org