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Angela Corrias – Megachip
LONDRA – «Questo è il suono di una bomba che non è esplosa in un centro commerciale pieno di gente perché un negoziante ha riferito di una persona che studiava le CCTV». Non è la scena di un film poliziesco, ma uno degli spot della campagna contro il terrorismo che sta imperversando nelle radio, televisioni e cartelloni pubblicitari inglesi.
Dopo l’imposizione di CCTV [telecamere di sicurezza, nda.] in tutta l’Inghilterra, con un’enorme percentuale localizzata nel centro di Londra, la sicurezza britannica ha recentemente divulgato i nuovi spot anti-terrorismo che immediatamente hanno catturato l’attenzione di media e società civile. Non tanto perché spiegano con candore che le persone che si sentono chiacchierare in sottofondo sono ancora vive grazie a un semplice cittadino che ha denunciato un passante che “studiava” le CCTV, ma soprattutto perché nelle ultime settimane sembra di assistere a una escalation di allarmismo e incoraggiamento a diffidare persino del proprio vicino di casa.
«Queste sostanze chimiche non saranno usate per costruire una bomba perché un vicino ha riferito dei contenitori buttati nel cassonetto alla Linea Diretta Anti-terrorismo.» Questo è un altro spot che si può leggere in poster sui muri, in metropolitana e alle fermate di autobus lungo tutta la città.
Come ogni buona campagna antiterrorismo, l’obiettivo è quello di rassicurare la popolazione che la polizia è qui per noi, “for a safer London,” come riportano le stesse pattuglie. Le strategie usate in questa campagna mediatica vertono sulla responsabilizzazione del singolo individuo, sulla collaborazione di tutti per il bene della collettività ma, allo stesso tempo, incita ad agire da solo: «Non dipendere dagli altri. Se hai dei sospetti, riportali».
Già nel 1928, nel suo libro “Propaganda”, Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud, scriveva: «La cosciente e intelligente manipolazione delle abitudini organizzate e delle opinioni delle masse è un elemento importante in una società democratica. Quelli che manipolano questo meccanismo invisibile della società costituiscono un governo invisibile che è il vero potere che regola un paese».
Bernays, considerato uno dei padri delle pubbliche relazioni, aveva contribuito alla campagna propagandistica dell’amministrazione Roosevelt per convincere l’opinione pubblica statunitense della necessità di entrare nel primo conflitto mondiale.
Mentre lavorava per grandi multinazionali e le diverse amministrazioni statunitensi, Bernays contava fra i suoi ammiratori uno dei più importanti gerarchi del Terzo Reich e ministro della propaganda, Joseph Goebbels, che si ispirò proprio alle sue teorie per costruire la campagna mediatica nazista antisemita.
Secondo Bernays, la classe politica doveva necessariamente prendere esempio dal mondo delle imprese nelle loro campagne pubblicitarie, interamente incentrate nella vendita di prodotti al grande pubblico. Ancora dal suo libro “Propaganda” si può leggere «Siamo governati, le nostre menti sono modellate, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite in gran parte da uomini di cui non abbiamo mai sentito parlare. Questo è il risultato logico del modo in cui la nostra società democratica è organizzata».
Appare subito chiaro quanto queste parole fossero all’avanguardia nell’America degli anni ’30 e ’40 e, allo stesso tempo, quanto siano attuali ancora oggi. La necessità di formare l’opinione pubblica è tanto importante oggi quanto lo era alle soglie della Prime e della Seconda Guerra Mondiale, anche se probabilmente adesso gli strumenti di propaganda sono più sofisticati di allora.
Ancora oggi i consigli di Bernays sono ampiamente seguiti e vengono adattati all’evoluzione della società, soprattutto in paesi come Gran Bretagna e Stati Uniti, dove il supporto dell’opinione pubblica è essenziale per assicurarsi una sorta di legittimità e “autorizzazione a procedere” da parte della popolazione.
Tuttavia, l’escalation di pressione psicologica che la polizia inglese sta attuando recentemente comincia a destare preoccupazione, e una larga parte della popolazione si chiede se stia per caso vivendo in uno Stato di polizia. «Chi sono io per giudicare quando una situazione è sospetta e rischiare di mettere in seri guai qualcuno?», «Come posso denunciare il mio vicino di casa solo perché un giorno butta contenitori di medicinali?» Queste sono solo alcune delle perplessità che i cittadini inglesi stanno avanzando da quando la campagna è iniziata.
L’incoraggiamento a facili denunce e l’indurre a sospettare chiunque abbia un comportamento che arbitrariamente può essere considerato insolito potrebbe avere il rischio di mettere i cittadini uno contro l’altro, creando panico e diffidenza reciproca. L’esperienza del G20, dove la polizia ha colto molti di sorpresa, mettendo in atto una violenza che in un paese democratico e liberale i cittadini non si sarebbero mai aspettati, ha contribuito ad aumentare le incertezze e creare confusione. Se prima infatti i cittadini inglesi erano sicuri che il loro governo agisse nel loro interesse, adesso il dubbio che la loro agenda non sia del tutto trasparente come sembrava si sta insinuando sempre di più.
La concomitanza tra i fatti del G20, che hanno causato la morte di un passante dopo essere stato brutalmente picchiato dalla polizia, sommata alle recenti misure anti-terrorismo emanate dal ministero britannico degli Interni (Home Office), sta assumendo tutte le caratteristiche di una vera e propria strategia del terrore.
Tra le leggi che più hanno destato stupore e sgomento sono il divieto di fotografare agenti di polizia, pena l’arresto con l’accusa di terrorismo, e l’annuncio da parte del ministero degli interni della possibile introduzione di aeroplani telecomandati per spiare le abitazioni private, così da individuare i criminali senza mettere a rischio i poliziotti. Questa escalation di violenza e ostilità nei confronti del singolo individuo sta provocando continue manifestazioni e una sorta di “risveglio” della società civile inglese.
Fonte: www.megachip.info