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Virginia Greco – da terranauta.it

 

eolico

Fino a qualche anno fa, quando i “teorici” ecologisti proponevano l’idea di una produzione decentralizzata e parcellizzata dell’energia, si aveva l’impressione di leggere un racconto di fantascienza. La possibilità per ogni singolo cittadino di generare in proprio l’energia di cui avesse bisogno prospettava la realizzazione di una sorta di rivoluzione democratica, auspicabile ma un po’ troppo idealistica.
1Siamo ancora lontani da un diffuso fai-da-te dell’energia, ma i recenti sviluppi della tecnologia hanno reso possibile la nascita di una generazione di impianti di mini e micro-generazione da fonti rinnovabili: pannelli e tegole fotovoltaiche, nonché pale eoliche, iniziano a spuntare ovunque sui tetti di abitazioni e fabbriche.
Trattandosi però ancora di un’eccezione e non una prassi, il cittadino medio si scoraggia di fronte alla prospettiva (o la paura) di dover andare incontro a ignoti iter burocratici, consultare tecnici e affrontare spese che potrebbero non essere trascurabili.
Perché allora non unirsi in gruppo per realizzare un piccolo impianto?
È proprio questa l’idea alla base del progetto “Adotta un kW” promosso nel recente passato dall’Associazione Solare Collettivo Onlus, che ha condotto all’installazione, nel corso del 2008, di una centrale fotovoltaica da 20 kW in provincia di Cuneo. La proposta rivolta ai cittadini era quella di comprare una piccola quota del futuro impianto, secondo le proprie esigenze e possibilità, e unirsi quindi in cooperativa.
Il progetto ha riscosso successo e il crescente interesse verso la possibilità di realizzare una “co-auto-generazione” di energia elettrica ha determinato la nascita di una vera e propria rete che connette individui determinati a liberarsi dalla dipendenza da Enel o qualunque altra compagnia analoga.
Lo scorso 19 dicembre ha dunque visto la luce a Cuneo la cooperativa RetEnergie, con 13 soci fondatori. Si tratta di una struttura che ha come intento la costruzione e la messa in opera di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, basandosi sull’azionariato popolare, ossia appunto una forma di cooperazione tra i cittadini che investono una somma variabile nel progetto comune.
La prima centrale che sorgerà sotto l’etichetta di RetEnergie sarà collocata a Reggio Emilia e prevede l’investimento di 160.000 euro. Si tratterà di un impianto idroelettrico da 35 kilowatt, da realizzare con impatto ambientale molto limitato: il corso dell’acqua non sarà deviato e il paesaggio subirà pochissime modifiche.
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A seguire, si prevede di stabilire altre due centrali idroelettriche (rispettivamente da 60 kW e 120 kW) ad Asti e Cuneo. Ulteriori progetti sono in corso di valutazione e la rete è aperta a chiunque voglia mettersi in società per intraprendere la strada dell’autoproduzione.
La centrale di Reggio Emilia dovrebbe essere in grado di vendere energia elettrica ai soci entro due anni da ora.
Ovviamente la Cooperativa si è data un protocollo di azione. Nel momento in cui un gruppo di cittadini-investitori avanzano la proposta dell’impianto di una nuova centrale, i soci si muovono per individuare la possibile locazione (preferibilmente riadattando impianti e strutture preesistenti e non più in uso); successivamente la Rete si occupa del recupero e dell’equipaggiamento dell’area. Messo in opera l’impianto, l’energia prodotta deve essere immessa nella rete elettrica di cui fanno parte tutti i soci e dalla quale essi la potranno acquistare ad un prezzo ridotto.
Progetti di tal tipo sono implementabili oggi in virtù della legge del luglio 2007 che ha liberalizzato il mercato dell’energia elettrica, ossia ha consentito a varie imprese produttrici di variegare l’offerta ma, soprattutto, ha lasciato al cittadino la libertà di scegliere il proprio fornitore. Ciò significa che il discernimento può essere basato non solo sulla convenienza economica.
La vera occasione da sfruttare oggi è quella di orientarsi verso scelte che abbraccino valori etici, sociali ed ecologici. “Se vogliamo essere sicuri che la nostra casa sia alimentata da energia pulita ed economica, la cosa migliore che possiamo fare è autoprodurla”, afferma Marco Mariano, presidente di Rete Energie.
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I vantaggi economici per i soci deriveranno senza dubbio dal fatto che i costi di produzione saranno abbattuti sulla bolletta, vale a dire che l’energia prodotta sarà pagata il 20% meno. Sul fronte costi di distribuzione, invece, la questione è ancora incerta, in quanto l’energia sarà somministrata agli acquirenti da un operatore esterno alla Rete. “Siamo troppo piccoli per distribuire energia in modo autonomo” – spiega Mariano – “dovremo quindi affidarci a società intermediarie che smisteranno l’elettricità per noi”.
Alcuni obiettano che il risparmio invece non potrà esserci.
Secondo le valutazioni fatte da una cooperativa di Brescia, infatti, la vendita di energia alla rete ha un senso economico, mentre la distribuzione alle singole utenze no. Ciò perché si hanno una serie di costi fissi che compaiono sulla bolletta a cui si aggiunge il costo del dispaccio: il complesso farebbe lievitare il prezzo finale dell’energia oltre la media delle tariffe oggi comunemente applicate.
I rappresentanti di RetEnergie rispondono con cautela ma anche ottimismo: “Al momento il costo dell’energia all’utente finale non è stato definito in quanto ci sono ancora dei passaggi da valutare; riteniamo però che l’operazione abbia un compiuto senso economico.”
L’organizzazione della Cooperativa prevede due tipi di soci: i cooperatori e i finanziatori. I primi ottengono solo il vantaggio di acquistare energia a prezzi convenienti (si tratta di un rapporto di mutualità); i secondi ricevono anche una remunerazione in funzione del capitale investito. Tendenzialmente i soci finanziatori reinvestono l’utile prodotto nella cooperativa stessa, al fine di consentirne la crescita.
L’auspicata rivoluzione – di cui parlano i teorici – sta forse muovendo realmente i primi passi. Ovviamente affinché assuma le dimensioni di quella copernicana, ossia una vera e propria inversione di prospettive (parcellizzazione e cooperazione in luogo di centralizzazione e capitalizzazione), ci vorrà ancora tempo e grossi investimenti di soldi ed energie. Ma la nota estremamente positiva è che più o meno chiunque può parteciparvi, in base alle proprie possibilità.
Del resto una pratica così nuova, ovvero quella dell’autoproduzione di energia per piccole comunità di persone, ha in realtà origini per nulla recenti. Infatti in Trentino esistono ben 34 cooperative elettriche, operanti fin dagli inizi del Novecento e sfuggite al processo di nazionalizzazione del mercato avvenuto negli anni ’50, raggruppate sotto la sigla di Federutility e facenti capo a Confcooperative. Esse sono tutte concentrate nell’ Arco Alpino trentino e servono nel complesso 50.000 utenti.
La più importante tra queste è la Cedis, fondata a Storo (in provincia di Trento) nel 1904, costituita oggi da 2500 soci, la quale attraverso cavi interrati (che quindi non deturpano il paesaggio) fornisce energia elettrica a 4500 persone.
Cooperazione come paradigma di impresa; sostenibilità, decrescita e democrazia come filosofia di vita.
Un rivoluzione dal basso che potrebbe attecchire. Ce lo auguriamo.