di

Felice Capretta

Anche se buona parte della stampa italiana non ne parla, impegnata com’e’ ad annusare morbosamente le malefatte del presidente del consiglio, sembra che sia giunta ad un punto di svolta la vicenda dei bond americani sequestrati a chiasso ai due giapponesi immediatamente soprannominati Gianni-san e Pinotto-san.
Ci informano le agenzie, ticinonline ed effedieffe degli ultimi sviluppi: i bond sarebbero falsi, almeno secondo Mckayla Braden, senior adviser per gli affari pubblici all’Ufficio del Debito Pubblico del Dipartimento del Tesoro Usa.
E i due giapponesi non sarebbero giapponesi ma filippini, di cui uno già noto alla giustizia per aver pasticciato con titoli falsi.
Secondo gli esperti del Tesoro americano, i falsi sarebbero stati fatti con un comune software di fotoritocco. Questa dichiarazione discorda in pieno con le prime dichiarazioni delle fiamme gialle italiane. Ricorderete "se sono dei falsi, sono molto ben fatti".
Delle due l’una: o sono le fiamme gialle che non sanno distinguere un bond buono da uno fatto con photoshop, oppure sono gli esperti del Tesoro americano a dare giudizi affrettati (o a voler coprire le loro sporcaccionate)
Se è vera la prima, andiamo tutti a Chiasso a vendere bond finti ai finanzieri italiani…!
(I famosi Capretta Bond da 10.000 euro al pezzo)
Se è vera la seconda, sarà necessario attendere ulteriori verifiche.
Sembra comunque che gli americani siano davvero convinti.
Staremo a vedere, ma la vicenda resta oscura.
Pietro Cambi di Crisis ipotizza la truffa dei titoli di stato doppi:

In questo vuoto di notizie istituzionali fioccano le tesi complottarde più grosse e c’è anche chi ricorda come quella di contraffare titoli di stato è una usanza che è storicamente stata rispettata dalle banche CENTRALI di molti paesi, durante la seconda guerra mondiale.

In pratica le banche centrali emettevano titoli DUE VOLTE con le stesse serie, appioppandoli ad ignari investitori, senza alcuna copertura finanziaria.

Tutto andava bene, ovviamente, finché ambedue gli investitori si fossero presentati all’incasso. D’altronde con il paese in guerra e le finanze in una situazione drammatica non si poteva certo andare troppo per il sottile, giusto?

Del tutto casualmente i fondi ancora non impegnati del famoso progetto di salvataggio delle banche USA sono proprio 134.5 miliardi.

Sempre del tutto casualmente il totale dei fondi in bond americani detenuti da cittadini o enti russi è sempre intorno a questa cifra.

Niente di nuovo, in effetti.

Perché…

….perché una simpatica cosetta che pochi sanno è che l’Italia ha una antica storia di truffe di stato in materia di politica economica con l’emissione di doppioni. Poco più di 100 ani fa, ci fu infatti un enorme scandalo per un tentativo di truffa messo in atto da una banca autorizzata a battere moneta architettata ai danni di cittadini e imprese.

La banca si chiamava Banca Romana. Lo scandalo fu enorme.

Abusi di potere, una bolla speculativa edilizia, un’idea abbastanza folle da poter funzionare almeno per un po’. Leggetevi questo estratto da Terzaclasse.it a riguardo

Il primo scandalo politico-finanziario che coinvolse le principali Istituzioni del Regno d’Italia (Parlamento e istituti bancari) investì la società italiana sul finire dell’800 coinvolgendo eminenti politici, banchieri e il mondo economico legato al settore del credito edilizio.
Le premesse di questa grave crisi finanziaria affondano le radici nella tumultuosa fase di urbanizzazione che ebbe luogo a Firenze, e soprattutto Roma, dopo il trasferimento da Torino della capitale del nuovo Stato.
Le due città furono investite da una travolgente febbre edilizia che alterò in maniera significativa il panorama urbano e incrementare le truffe finanziarie senza che vi fosse un adeguato controllo da parte delle Istituzioni e delle banche che si trovarono coinvolte esse stesse in operazioni assai poco trasparenti.
Lo scandalo della Banca Romana si alimentò in questo contesto fino ad arrivare ad un punto di rottura nel momento in cui una crisi del settore delle costruzioni trovò l’Istituto capitolino, e altri istituti di minor rilievo, esposti finanziariamente sul fronte dei mutui edilizi che non riuscirono più ad onorare per mancanza di liquidità.
Si venne a sapere, così, che la Banca, che faceva parte del quel ristretto numero di istituti che godevano del privilegio di emettere carta moneta per conto dello Stato (gli istituti di emissione erano sei: la Banca Nazionale nel Regno d’Italia, la Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito per le Industrie e il Commercio, il Banco di Napoli, la Banca di Sicilia e, infine, la Banca Romana), aveva commesso gravi irregolarità contabili tanto che il suo governatore Bernardo Tanlongo fu accusato di aver fatto stampare un gran numero di banconote contraffatte (con numeri di serie doppi) per un controvalore di molto eccedente il limite fissato dallo Stato.
Si comprese, inoltre, che il livello di irregolarità era molto diffuso in quanto gli istituti di credito più esposti godevano di appoggi e protezioni politiche grazie alla accondiscendenza di molti deputati che avevano usufruito di parecchi “prestiti” agevolati e mai rimborsati.
Alla fine del 1889 l’affaire raggiunse una tale risonanza che non poté essere più sottaciuto.
[…]
L’indagine parlamentare riuscì a dimostrare che molti istituti di credito avevano una gestione finanziaria poco accorta a cui si accompagnava un diffuso malcostume politico che vedeva molti parlamentari debitori di ingenti somme nei confronti delle banche.
La commissione Alvisi, tuttavia, non riuscì mai a pubblicare i suoi risultati proprio per l’ostruzionismo operato da vasti settori parlamentari coinvolti nello scandalo. La questione fu ripresa nel 1892 dal senatore Napoleone Colajanni che, venuto in possesso del testo dell’Alvisi, lo rese finalmente pubblico.
Giolitti, che nel frattempo era diventato il nuovo Presidente del consiglio, cercò di insabbiare nuovamente lo scandalo (con il convinto appoggio del suo predecessore Francesco Crispi) ma, alla fine, anch’egli fu costretto a cedere e a nominare una nuova commissione d’inchiesta (la commissione Finali) a cui fece seguito, nel marzo del 1893, una terza commissione d’inchiesta (presieduta dall’onorevole Mordini) che fece finalmente luce sulle gravi irregolarità commesse dalle banche.
Il 10 agosto 1893 venne approvata la legge 449. Con questo Testo il Parlamento mise ordine nelle nel settore bancario mettendo, tra l’altro, in liquidazione la Banca Romana e sancì la nascita della Banca d’Italia.

Ebbene si. Piuttosto attuale, non è vero?

 

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