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Settecento e passa miliardi di dollari posson bastare? Per gli Stati Uniti – che evidentemente amano fare le cose in grande (debiti pubblici compresi) – forse no. Riassunto delle puntate precedenti. A febbraio: l’amministrazione del neo presidente Barack Obama aveva presentato e fatto approvare un piano di maxistimolo per la disastrata economia a stelle e strisce da ben 787 miliardi di dollari (più o meno, per capirci, un terzo dell’intero Pil italiano). Mica bruscolini, insomma. E la stampa nostrana aveva scritto fiumi di inchiostro per incensare una misura, parole del “Corriere della Sera”, che doveva costituire una “pietra miliare” per sconfiggere crisi e guai economici vari. Peccato che giusto martedì scorso sia arrivata la classica doccia fredda per gli ardori ottimisti di Corriere&co. Lo stesso Obama – bontà sua – ha ammesso di non essere granché soddisfatto  dei risultati.  E non ha escluso di dover bissare, dando il là a un secondo maxi piano di spesa. Per la serie: chi non lascia, raddoppia.

Una  notiziola da far balzare dalla sedia. Anche perchè proprio gli Stati Uniti, in questi giorni, stanno facendo i salti mortali per finanziare – a suon di debito e quindi di vendite di titoli di stato – salvataggi di banche e piani vari per contrastare la crisi. Ma una notizia che non ha trovato spazio sulle pagine ed i video dei media italioti. Il che, però, non stupisce. La crisi, per chi non l’avesse capito, in Italia – Belpaese dell’ottimismo – è tabù. E per altro gli italiani vivono questi silenzi in stile cornuti e contenti. Sono e saranno gli ultimi a sapere. E sono soddisfatti così (chi ha visto in questi mesi un corteo per protestare contro la plastica immobilità del governo, alzi la mano).

Quel che stupisce, semmai, sono proprio le parole usate da Obama. Che ha detto chiaro e tondo, come riporta l’agenzia di stampa americana Bloomberg, di non essere “soddisfatto dei progressi” fatti. Perchè i 787 miliardi di cui sopra non vengono spesi abbastanza velocemente. E perchè, nel frattempo, continuano a crescere – a ritmi spaventosi – gli americani che si ritrovano senza casa e senza lavoro. In pratica: il presidente Usa si è rimandato a settembre (quando si spera che le cose possano andar meglio) da solo. Un’autobocciatura e una franchezza disarmanti.

Purtroppo che qualcosa non andasse, lo si era già capito. Perchè i numeri di questi mesi parlano – spietatamente – chiaro. Sempre più americani non riescono a pagare il loro mutuo. Solo a maggio: più di 300mila persone si sono ritrovate con la casa pignorata. E a meno di una improvvisa sterzata a giugno, il numero di persone che avranno perso – nei soli primi sei mesi del 2009 – appartamento e mutuo dovrebbe toccare la cifra record di 1,8 milioni di persone. La ragione? Beh, in parte chi ha perso casa sono persone che hanno fatto il passo più lungo della gamba (cioè, invogliati dalle banche, si sono imbarcati in mutui che non si potevano permettere). Ma sempre di più – oggi come oggi e come avevamo già scritto qui – vedono vita e conti stravolti da licenziamenti arrivati come un fulmine a ciel sereno.

Altro obiettivo fallito (per ora) del piano di stimolo multimiliardario, infatti, è mettere un freno allo stillicidio di licenziamenti. Proprio Obama – che aveva promesso, con uno stile che ricordava il Berlusconi dei bei tempi che furono, 4,1 milioni di  nuovi posti di lavoro – ha ammesso pochi giorni fa che la disoccupazione negli Usa potrebbe arrivare alla doppia cifra (il fatidico 10%) entro fine anno. Ma in realtà – come ha osservato sempre Bloomberg – quella soglia è già stata toccata e superata da uno Stato americano su 4. E’ successo tra l’altro in Michigan, patria della ex prima casa automobilistica al mondo, la fallita General Motors. Dove la disoccupazione è arrivata alla vetta del 14%. Ed è successo in California (che ha registrato il più alto numero di disoccupati della sua storia, cioè dal lontano 1976,  anno in cui sè cominiciato a fare le statistitiche). Ed è successo pure in Illinois, cioè nello Stato di Obama. Che – senza tanti giri di parole – si è limitato a commentare: “Nessuno aveva capito a quali livelli sarebbe arrivata questa recessione. Non stupisce quindi che abbiamo sbagliato” stime e calcoli. Ergo: ora non si può escludere di rimettere mano alle disastrate casse dello Stato per tenere in piedi un’economia che non accenna a smettere di sprofondare.

Dieci giorni fa, sempre Obama aveva detto che il problema del debito pubblico a stelle e strisce “lo teneva sveglio la notte”. E in effetti ne aveva ben donde. Tra salvataggi di banche e quant’altro, gli Stati Uniti hanno già impegnato qualcosa come 10 e passa trilioni di dollari (ovvero 10.000 miliardi di dollari, secondo i calcoli della Cnn). E per tenere in piedi tutto l’ambaradan – con casse dello Stato praticamente vuote – gli Usa quest’anno dovranno racimolare un paio di trilioni di dollari, vendendo titoli di Stato a tutto spiano. A oggi: dove possano trovare tutti questi soldi tutti di un botto, rimane un mistero (come ha scritto il quotidiano britannico “Telegraph”). Ma – dovesse essere necessario un altro piano di stimolo dell’economia – il mistero potrebbe diventare un vero e proprio rebus di difficile soluzione.

Vorrà dire che se il presidente Usa non riesce a dormire, potrà dedicarsi all’enigmistica.

P.S. Da notare che oggi il Dipartimento del Commercio del governo Usa – grazie a qualche zero virgola in postivo su stipendi e consumi – cerca di aggiustare il tiro e di dire che il piano di stimolo comincia a funzionare. Visto che quello che sta costando, la cosa non sorprende. Ne riparleremo.

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