I media italioti li bollerebbero – perchè così paludata retorica giornalistica vuole – come “luci e ombre”. In realtà si tratta di due lati della stessa medaglia. Parliamo di Stati Uniti. E del maxi piano di stimolo dell’economia – da ben 787 miliardi di dollari – messo in cantiere dall’amministrazione Obama. Martedì scorso, il presidente Usa – con la sua viva voce – aveva detto di non essere soddisfatto dei risultati ottenuti con quella camionata di dollari. Perchè disoccupazione e pignoramenti di case continuavano ad aumentare. Ma due giorni dopo – venerdì, sempre della scorsa settimana – l’agenzia di stampa americana Bloomberg sceglieva di cambiare musica. Dando notizia di un aumento del reddito e delle spese delle famiglie americane. E spiegando che quello stesso piano di stimolo di cui si lagnava l’inquilino della Casa Bianca, stava dando i suoi frutti.
Luci e ombre, quindi? Per l’appunto, no. Solo questione di punti di vista. Ma la sostanza rimane sempre la stessa. La crisi – la peggiore degli ultimi 80 anni – continua la sua marcia devastante anche nel Paese con l’economia numero uno al mondo. Dove la disoccupazione ha superato la barriera del 9% (6 milioni di posti di lavoro andati in fumo da dicembre 2007). I pignoramenti continuano al ritmo di 300mila al mese (perchè gli inquilini non riescono a pagare il mutuo). E sì – grazie allo “stimolone” da 700 e passa miliardi di dollari – qualche soldo in più gira. Ma va a finire – pericolosamente – sotto il materasso.
Per capirci. I numeri – proprio quelli riportati con titolo all’insegna dell’ottimismo da Bloomberg – parlano chiaro. Anzi, chiarissimo. I redditi sono sì aumentati dell’1,4%. Ma la percentuale di risparmio su quei redditi è balzata al 6,9%, dato record negli ultimi 15 anni. Che vor dì? Vor dì che lo “stimolone”, in teoria, doveva servire a rianimare un’economia in stato comatoso. E invece sta finendo sotto il materasso di novelli risparmiatori, alimentando quello che gli economisti chiamano il paradosso del risparmio. Che poi altro non è che un circolo vizioso di cui su questo sito si è parlato più e più volte: se i profitti calano, le aziende per risparmiare licenziano; ma i licenziati (o chi ha paura di perdere il posto) spendono ancora meno; e allora calano ancora di più i profitti, e così via.
Dal paradosso del risparmio alla spirale della deflazione (come ai tempi della Grande depresione) il passo è breve. E qualcuno – per la cronaca – l’ha già fatto. Fuor dal tecnichese: se gli affari vanno male, le aziende oltre a licenziare, sono costrette ad abbassare i prezzi; ma calare i prezzi, significa fare meno profitti e quindi essere costretti a licenziare ancora, anche se i licenziati ovviamente spenderanno ancora meno contribuendo ad alimentare una spirale. Spirale che ha già fatto la sua comparsa in Giappone, dove a maggio i prezzi sono scesi (deflazione) dell’1,1%, invece che continuare a salire (inflazione) come nei cicli economici di crescita. Spirale che – è notizia di oggi – è sbarcata in pompa magna anche in Spagna, dove i prezzi sono calati a giugno dell’1% (dopo un -0,9% a maggio).
Niente luci e ombre, quindi. Solo due lati della stessa medaglia, o – se preferite – due pezzi dello stesso identico puzzle. Puzzle o problema che – al di qua come al di là dell’Oceano – viene combattuta dai governi (e dai media) con lo stesso metodo: quello dell’ottimismo a oltranza. Certo: ognuno fa come può. Berlusconi – da mesi e con tono tra lo sgangherato e l’imperativo – dice di voler tappar la bocca alle cassandre. Mentre l’amministrazione Obama usa l’arma suadente della persuasione e della speranza (con presidente Usa e numero uno della Banca centrale a stelle e strisce, Ben Bernanke che da mesi parlano di inesistenti “green shoots“, cioè segnali di una ripresa che non c’è). Ma – e dispiace per cetri obamanti de’ noantri – anche qui non bisogna sbagliarsi. Se non è zuppa è pan bagnato: sempre di ottimismo – o panicelli caldi – si tratta.
Il partito dell’ottimismo, insomma, è internazionale. Dilaga. E contagia – non da oggi – anche media autorevoli come Bloomberg (e non solo Bloomberg). Un ottimismo che nel breve – alimentando fiducia e quindi spesa dei consumatori – potrà anche dare i suoi frutti. Ma che nel lungo – a meno di un’inversione di tendenza vera e non solo di facciata – potrebbe risultare ridicolo. Ai posteri – e ai fatti – l’ardua sentenza.
P.S. Dello stimolo – americano – che non stimola, avevamo già parlato qui.