di
Felice Capretta
I media tradizionali oggi fanno la consueta conta delle vittime dell’esplosione e si soffermano minuziosamente sulle grida dei passanti investiti dalle fiamme dell’esplosione del vagone di GPL.
Molto accurati i dettagli sui corpi carbonizzati e fumanti, peccato che sia di utilità scarsa o nulla.
Davanti a tutto questo ben di dio in salsa pulp, è naturale che sia dato poco spazio all’aggiornamento sul tema Bond americani a Chiasso. Asia News, il sito che per primo ha dato la notizia dei Bond americani a Chiasso trovati nelle valigie di due giapponesi (prontamente soprannominati Gianni-san e Pinotto-san) evita l’argomento GPL e ci aggiorna sulla situazione.
Circa un mese dopo la notizia del fermo di due giapponesi con in mano bond americani a chiasso per un importo pari all’1% del PIL USA, facciamo il punto.
Le informazioni sono ancora piuttosto discordanti.
Effedieffe, solitamente bene informata, ha messo qualche tempo fa la parola fine sulla vicenda insieme ad altri siti e blogger sostenendo che i bond sono in realtà dei falsi. Ne abbiamo parlato qui.
Questa è anche la posizione delle autorità americane dopo aver visto le foto online, che però non avrebbero ancora esaminato di persona il corpo del reato.
Il che è strano, visto che è in gioco quasi l’1% del PIL degli USA.
Sempre secondo Effedieffe, i due giapponesi in realtà sarebbero due noti truffatori filippini (solo per abbonati). Ad onor del vero, Effedieffe è stato l’unico sito a pubblicarne le foto.
Sembrano molto poco giapponesi e piuttosto filippini in effetti.
Asia News, solitamente altrettanto ben informata, propende invece per la pista preferita di Hal Turner: i titoli sarebbero invece autentici e qualcuno starebbe cercando di disfarsene prima che sia troppo tardi.
Si tratterebbe dunque di titoli autentici, e gli spalloni non sarebbero due filippini ma da due dipendenti del Ministero del tesoro giapponese. Uno di questi sarebbe Tuneo Yamauchi, cognato di Toshiro Muto, fino a poco fa vice governatore della Banca del Giappone (nientemeno).
Lo scenario sarebbe l’imminente default degli USA: il governo nipponico avrebbe perso la fiducia nella capacità statunitense di ripagare il debito pubblico. Le autorità finanziarie giapponesi avrebbero perciò cercato, prima di un’imminente catastrofe finanziaria, di vendere una quota dei titoli in proprio possesso attraverso canali paralleli, grazie all’anonimità che, a dire di Turner, sarebbe garantita dalle leggi svizzere.
A seguito del default degli USA e della conseguente fine del dollaro, i due avrebbero così tentato di rifilare i bond alla Banca dei regolamenti internazionali di Basilea, BRI, la “banca centrale delle banche centrali”, in vista dell’emissione di titoli in una nuova valuta sovranazionale.
Gioca a favore di questa tesi l’ingente documentazione bancaria trasportata insieme ai bond. Falsa anche quella? Se fosse autentica, la pista Turner prenderebbe corpo. Tanto più che Turner, prima dell’arresto, stava per rendere noti anche i numeri di serie dei titoli incriminati.
Gioca a sfavore l’incertezza sull’identità di Gianni-San e Pinotto-San.
Ancora Asia News:
Un ulteriore elemento a favore dell’autenticità dei titoli è dato da quelli che la GdF nel comunicato del 4 giugno aveva definito “ Bond Kennedy “ e di cui aveva fornito delle foto. Da esse è evidente che non si tratti di obbligazioni – cioè Bond – ma di Biglietti di Stato, Treasury Notes, perché si tratta di titoli immediatamente spendibili per un controvalore in merci o servizi e perché sono privi di cedola per gli interessi. Sul verso è riprodotta l’immagine del presidente americano e sul retro una navicella spaziale. Da fonti confidenziali, solitamente ben informate, AsiaNews aveva avuto notizia che tale tipo di cartamoneta era stata emessa meno di dieci anni fa (nel 1998), anche se non si poteva sapere se quelli sequestrati a Chiasso erano biglietti autentici.
E ancora
Hal Turner è colui che tempo fa per primo aveva dato notizia di un piano segreto per sostituire il dollaro, dopo una grave crisi finanziaria, con una moneta comune nordamericana, l’Amero.
In una drammatica telefonata dall’interno del penitenziario in cui è rinchiuso in attesa del processo, diffusa via internet, Hal Turner afferma chiaramente che il suo arresto è di natura politica ed è in relazione ai titoli sequestrati a Chiasso, perché le autorità sarebbero terrorizzate dalle sue rivelazioni sull’autenticità dei titoli.
Le accuse rivoltegli niente hanno a che vedere, è ovvio, con la vicenda e così, ad un quadro già molto intricato, si aggiunge perciò ulteriore complessità. Turner afferma di non essere stato lui personalmente ad aver formulato le minacce per le quali è stato incarcerato. Sebbene fosse evidentemente sua responsabilità vigilare, è anche vero che i blog di tutto il mondo e degli USA stessi sono pieni di minacce e provocazioni. La coincidenza temporale, l’insolita solerzia ed i particolari del suo arresto procurano quindi non pochi sospetti sulle reali motivazioni della polizia federale americana. Anzi, proprio questo arresto induce a pensare che i titoli confiscati dalla GdF siano davvero autentici.
Veri o falsi? Giapponesi o filippini?
Sasso, carta o forbici?