di

Massimo Mazzucco

 

(Questo video dimostra, come sostengono molti "pazzoidi", che sulla Luna l’atmosfera esiste).

I viaggi lunari rappresentano certamente il punto più alto mai raggiunto nella storia della tecnologia, della scienza e del progresso umano, e il loro valore simbolico è talmente profondo che è impossibile trovare un qualunque altro evento storico che abbia una pari forza di suggestione.
Mettere in dubbio la loro effettiva realizzazione significa quindi, prima di tutto, andare a distruggere uno dei simboli più importanti di tutta la nostra storia moderna, ed è naturale per chiunque provare una istintiva ritrosia di fronte a questa ipotesi.
Riconoscere che i viaggi lunari non furono mai effettuati significa inoltre riconoscere che l’intera umanità sarebbe stata ingannata con perfido cinismo, per moltlssimi anni, proprio da coloro a cui affidiamo le sorti del nostro futuro: i governi, la scienza, e le istituzioni in generale.
Rimane quindi doppiamente difficile, in qualunque ambito o situazione, cercare di sostenere la tesi dell’inganno, proprio a causa della natura umana, …
… e della nostra abitudine istintiva ad affidarci a certe sicurezze comprovate.
Chi però preferisce basare le proprie convinzioni sull’osservazione dei fatti, e non su idee preconcette, nel caso della Luna si trova di fronte ad una tale quantità di indizi negativi, che suggeriscono l’inganno, da far impallidire persino la montagna di prove a favore dell’autoattentato dell’11 settembre.
Ma i meccanismi mentali rimangono identici, per cui in un caso come nell’altro si assisterà alle acrobazie più impensabili da parte di chi vuole a tutti i costi respingere questa ipotesi, e si dedica a cercare di spiegare pazientemente ciascuna “anomalia”, dimenticandosi nel frattempo di guardarle nel loro insieme.
Esattamente come per l’undici settembre (e per il caso Kennedy), esistono ormai in internet centinaia di pagine che riportano ogni singola diatriba, su ciascun argomento “lunare”, nelle quali viene detto assolutamente tutto e il contrario di tutto. Con un risultato complessivo, per chi cerca di capirci qualcosa, uguale a zero.
A costoro purtroppo non rimane che rimboccarsi le maniche, e approfondire personalmente gli argomenti – almeno i più importanti – fino ad essere in grado di farsi una propria opinione, in un senso come nell’altro.
Vi sono invece due obiezioni di fondo, sull’ipotesi dell’inganno lunare, che non sono “comandate” dai meccanismi inconsci di cui sopra, ma che sono condivise da moltissime persone a livello razionale.
La prima è: Come sarebbe possibile mettere in piedi una macchinazione del genere, che prevede necessariamente il coinvolgimento di migliaia di persone, senza pensare che qualcuno prima o poi parli e sveli tutto?
La seconda è: Se davvero gli americani non fossero andati sulla Luna, perchè i russi avrebbero taciuto, invece di denunciarli di fronte al mondo?

Il complotto impossibile

Riguardo alla prima obiezione, non sta scritto da nessuna parte che sia necessario mettere al corrente migliaia di persone per inscenare le passeggiate lunari. Bastano anzi pochissime persone, collocate al posto giusto, per fare di tutti gli altri proprio le prime vittime dell’inganno collettivo.
Se ad esempio qualcuno fosse stato in grado di manipolare il segnale ricevuto dal radiotelescopio australiano di Honeysuckle Creek, che ritrasmetteva in tutto il mondo le immagini provenienti dalla Luna, ecco che di colpo i primi ad essere ingannati sarebbero stati proprio le migliaia di tecnici della missione Apollo, che da Houston seguivano con trepidazione le gesta di Armstrong e Aldrin sulla superficie lunare.
A quel punto, non solo non era più necessario assicurarsi che tutti costoro mantenessero il segreto per sempre, ma diventavano loro stessi i più accaniti difensori della versione ufficiale, in quanto “presenti in prima persona” al momento dell’allunaggio.
La stessa cosa può dirsi per i giornalisti, per i politici, e per tutti coloro che in qualche modo si trovarono ad aver parte di quell’avventura; invece di migliaia di bocche da tenere cucite, si sarebbero creati altrettanti guardiani fedeli, pronti ad aggredire chiunque osasse mettere in dubbio la versione ufficiale, proprio perchè convinti in prima persona di quanto accaduto.
La stessa obiezione, sulle “migliaia di persone coinvolte che poi bisogna far tacere”, è stata avanzata anche per l’undici settembre, ma poi si è visto come in realtà bastassero pochissimi personaggi, piazzati al posto giusto, per ritardare o deviare le operazioni della difesa di quel tanto da permettere agli aerei dirottati – o chi per essi – di giungere tranquillamente a bersaglio.

Gli astronauti


Rimangono naturalmente esclusi da questo discorso gli astronauti, sui quali andrebbe scritto un capitolo a parte. Ma sappiamo bene che i militari americani non scherzano (la NASA è un ente civile solo di facciata, ma è gestita in tutto e per tutto come un braccio esterno del Pentagono), e specialmente quando ci sono di mezzo questioni di questa magnitudine non stanno certo a guardare per il sottile. Chiunque lavori per loro è legato da giuramento al proprio silenzio, e chi sgarra ha delle probabilità di sopravvivenza pari a quelle di un pesce gettato in mezzo al deserto.
Non è questo l’ambito per approfondire, ma chi vuole farlo può certamente iniziare a studiare la vicenda di Gus Grissom e compagni, che morirono bruciati vivi durante un test di Apollo 1, perchè pare che non fossero troppo d’accordo con l’idea della messinscena lunare. E non furono gli unici a morire in modo sospetto. Fra tumori fulminanti e incidenti in auto, infarti e incidenti in moto, più della metà dei monnwalkers se ne sono andati prima del previsto.
Nella stessa ottica, si spiega anche meglio lo strano comportamento di quelli rimasti in vita – dal silenzio ormai quarantennale di Armstrong alle profonde crisi depressive di Aldrin, dalla “deriva mistica” di Irwin alla fondazione della scuola noetica di Mitchell – i quali abbandonarono tutti la NASA entro pochi anni dalla fine del programma Apollo.
Se c’è infine un momento nel quale è impossibile non vedere la difficoltà estrema, nel recitare un ruolo che non gli appartiene, è proprio la conferenza stampa alla quale parteciparono subito dopo il rientro i tre astronauti di Apollo 11. Ciascuno giudichi da solo se questi sono tre “eroi dello spazio” al culmine di una esilarante carriera, che li ha visti realizzare un sogno impossibile, oppure tre poveracci che non vedono l’ora di scappare lontano dai riflettori e dalle domande dei giornalisti.

 

Il silenzio dei russi


La seconda obiezione, sul silenzio dei russi, è invece basata su una presunzione errata, e cioè che basti denunciare un falso del genere per essere presi seriamente. Guardate solo la fatica che fa oggi un qualunque critico della versione ufficiale ad essere preso seriamente, e provate a pensare se a negare quei viaggi fossero stati proprio coloro che avevano appena perso la gara spaziale con gli americani.
Avrebbero fatto la stessa tenerezza che fa la volpe quando dice che “tanto l’uva non è ancora matura”, ma solo dopo essersi presi delle sonore pernacchie da parte di tutto il mondo.
In realtà esistono già da tempo dei giochi trasversali molto più complessi, a livello spaziale, fra russi e americani, e di questi il programma spaziale congiunto – che iniziò proprio, curiosamente, durante le missioni Apollo – è soltanto la punta dell’iceberg.
Questi giochi escludono a priori una qualunque denuncia pubblica di quel tipo, che avrebbe portato – se mai presa seriamente – alla fine immediata di ogni progetto spaziale, russo o americano che fosse.
Nessuno rompe il giocattolo che gli da da vivere, anche se ogni tanto gli tocca perdere una partita: se c’è una cosa che qualunque militare teme, su una sponda come sull’altra, è proprio la fine dei finanziamenti governativi, e se c’è una cosa per cui lo stesso militare sarebbe disposto a tutto, su una sponda come sull’altra, è proprio il proseguimento illimitato di quei finanziamenti.

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