1. “Big Estimate, Worth Little, on Bailout”, New York Times. Ormai siamo ai numeri del lotto. Ma tant’è. Ieri è stato il turno di un (oscuro) ispettore del Ministero del Tesoro americano, al secolo Neil Barofsky. Pure lui è riuscito a balzare agli onori delle cronache con l’ennesima stima sui soldi messi in campo dal governo Obama per salvare il disastrato sistema finanziario a stelle e strisce. Somma che, secondo mr. Barofsky, ammonterebbe – “soltanto” – alla non modica cifra di 23,7 trilioni di dollari (cioè 23.700 miliardi e, va da sè, sempre di dollari). Ben inteso: in passato la Cnn – come tanti altri tra giornalisti, economisti e eccetera – avevano provato a mettere insieme tutti i prezzi e tutti i costi del maxi-salvataggio di Wall Street e dintorni. Ma nessuno l’aveva mai sparata così grossa. E tutti si erano fermati tra i 10 e i 15 trilioni. Cifre di tutto rispetto (anche perchè sostanzialmente equivalenti all’intero Prodotto interno lordo degli Stati Uniti, che vale all’incirca 14 trilioni di dollari). Ma che in confronto all’ultima bomba targata Barofsky sembrano poca cosa. Che dire? Qualcuno offre di più?
  2. “A Detroit, scuole verso la bancarotta”, Il Sole 24 ore (articolo non disponibile on line). Non c’è pace per Detroit. L’ex capitale mondiale dell’auto – lì avevano e hanno sede i quartier generali di Chrysler, Ford e General Motors – ha iniziato l’anno malissimo. Dopo mesi travagliatissimi, a maggio è fallita Chrysler (che ora si sta rimettendo in piedi, grazie anche alla partnership con la nostrana Fiat). E a giugno la stessa sorte è toccata a General Motors. Ma ai guai pare non esserci mai fine. Secondo il Sole 24 ore: entro la fine dell’estate, anche le scuole (pubbliche) di Detroit potrebbero, di fatto, fallire e portare i libri in tribunale. Motivo? Da Detroit – causa crisi – gli americani stanno scappando a gambe levate. E le iscrizioni a scuola, rispetto al 2001, si sono dimezzate. Risultato: un deficit per il distretto scolastico della (quasi) ex capitale dell’auto da 259 milioni di dollari. E potrebbe non essere finita lì. Sempre secondo la gazzetta di Confindustria, infatti: altri enti locali – sempre causa deficit – potrebbero fallire a breve.
  3. “Pandemia, affari d’oro per Big Pharma”, La Repubblica. La crisi economica, insomma, sta colpendo duro negli Stati Uniti (e non solo). Ma non sta colpendo tutti allo stesso modo. Per le grandi case farmaceutiche, infatti, è tempo di grandi affari. E tutto per merito della cosiddetta influenza suina. La banca americana JPMorgan ha fatto i conti. E ha scoperto che – causa la strombazzatissima (dai media di mezzo mondo) “influenza dei porci” – Stati e cittadini dovrebbero sborsare 4,8 miliardi di euro per i vaccini.  E un altro paio di miliardi di euro per le medicine (il Tamiflu della Roche e il Relenza di GlaxoSmithKline). Come a dire: non tutto il male viene per nuocere. Crisi e emergenze comprese.

 

Link