Dopo un anno di statistiche sulla popolarità del premier Berlusconi e del governo Berlusconi, qualcuno – sempre in “casa” Berlusconi – ha pensato bene di cambiare genere. Facendo un sondaggio – letteralmente, e ci si passi il termine – col culo. Anzi coi culi di alcune giovani fanciulle. Titolo: “Il lato B che fa la differenza”. Autore: il Tgcom, cioè il sito internet dei tiggì Mediaset, che ha chiesto ai suoi lettori di votare il fondoschiena “da urlo” dell’estate 2009. Vincitrice a furor, è proprio il caso di dirlo, di popolo: il ministro per la Pubblica istruzione, Mariastella Gelmini. Che – grazie alla passione per la spiaggia e una abbacinante foto in bikini – ha potuto mettere in mostra il suo lato migliore. Fisicamente parlando, s’intende.
Certo: il ministro – 36 anni appena compiuti e un sedere tonico e rotondo – ha dovuto sudare sette camicie per conquistare la palma del deretano più amato dagli italiani. Ma alla fine ce l’ha fatta. Come ha scritto oggi in tono (quasi) trionfale il quotidiano berlusconiano “Il Giornale” (quello dell’editore Berlusconi Paolo, fratello con più capelli, ma forse meno cervello del più noto Berlusconi Silvio): Gelmini ha battuto tutte le altre agguerritissime concorrenti conquistando il 30% dei voti. Staccando di ben 7 punti la seconda classificata, la modella polacca Ania Goledzinowska (23%). E mettendo in riga anche la ex letterina, Alessia Fabiani (22%) e la soubrette Sara Tommasi (14%). Quinta classificata: la (presunta) “pupa” napoletana del padre padrone di Mediaset, Noemi Letizia. Che però – a soli diciott’anni – ha tutto il tempo per rifarsi da questa prima delusione professionale (se così si può dire).
Numeri a parte, la vittoria del ministro non stupisce più di tanto. Perchè nella vita di Mariastella Gelmini – per quel poco che è dato di sapere a lettori ed elettori – quel benedetto “lato B” ha sempre avuto una parte importante. Per lo meno in senso lato e metaforico. Fortuna e coincidenze, infatti, hanno sempre giocato a suo favore. Come nel 2001, quando da neolaureata in legge avrebbe dovuto dare l’esame da avvocato nella natia Brescia, dove l’anno prima una pattuglia di commissari feroci aveva stangato quasi il 70% dei candidati. Avrebbe dovuto, dicevamo. Perchè – va da sè, per pura coincidenza (e come raccontò Gian Antonio Stella sulle pagine del “Corriere”) – la ministra che avrebbe fatto del merito e dello studio matto e disperatissimo le sue parole d’ordine, allora ebbe l’inusuale opportunità di prendere la residenza a Reggio Calabria. Luogo, certo, un tantino lontano da casa. Ma dove i promossi erano il 90%. Ministro – che passò l’esame – compreso. Il colpo di fortuna più grosso, per il ministro dal sedere portentoso, però arrivò solo qualche anno dopo, e precisamente nel 2005. Quando l’allora 32enne Gelmini – che all’epoca era assessore provinciale all’Agricoltura in terra bresciana – ebbe l’occassione davvero d’oro di mettere a frutto un’amicizia di quelle che contano: quella con il giardiniere di Berlusconi, al secolo Giacomo Tiraboschi. Che appunto, in una tranquilla serata di 4 anni fa, la presentò – aumma aumma – al Cavaliere. Che – come è noto – è un grande appassionato di cactus. E che – cosa meno nota – deve dare un certo peso a chi i cactus glieli cura.
Nessuno sa cosa accadde quella sera. Neppure quel maligno di un giornalista de “La Repubblica” – al secolo Sebastiano Messina – che rivelò a lettori ed elettori la potenza del giardiniere di Arcore. Ma si sa bene cosa accadde dopo. In 3 mesi la giovanissima Mariastella diventò coordinatrice regionale di Forza Italia in Lombardia. In tre anni ministro. Un’ascesa fatta con una rapidità – altro aggettivo per definirla non c’è – incredibile. Talmente incredibile che da allora – dalla nomina della bresciana neo-regina del lato “B” a ministro dell’educazione dei figli degli italiani – i maligni hanno preso a malignare. Qualcuno ha perfino accostato il suo nome a (presunte, anzi presuntissime) intercettazioni boccaccesche, con protagoniste ministre disinibite e disponibili ai voleri del capobottega. Solo fantasie – ovviamente – di chi alla fortuna “imperatrix mundi” proprio non vuole arrendersi.
La realtà, però, è che non tutti sono fortunati come Mariastella Gelmini che – a soli 36 anni – è riuscita a piazzare il suo meraviglioso popò sulla poltrona di ministro che fu prima di lei di filosofi del calibro di Giovanni Gentile e Benedetto Croce. Non lo sono stati – fortunati – per esempio i suoi attuali dipendenti. Cioè quegli insegnanti e tecnici precari che – quest’anno; causa innumerevoli tagli (raccontati per filo e per segno dal blog “Ascuoladibugie”) – rischiano di rimanere senza uno straccio di posto e stipendio. E allora? E allora, d’accordo: forse la scuola dell’ex Belpaese – che vanta più bidelli che carabinieri – sarà anche un mezzo stipendificio. Ma il compito di disboscare non lo si poteva dare a un ministro con un lato “B” un tantino meno sviluppato? Non per altro. E’ che va bene la fortuna. E vanno bene anche i concorsi per i sederini famosi. Ma il rischio è che qualcuno si possa sentire un tantino preso per i fondelli.