1. “Japan boosted by rise in exports”, Financial Times. L’ottimismo è contagioso. E deve avere un tantino contagiato anche il re dei giornali economici britannici. Che ieri – in un lungo articolo che sfortunatamente è riservato ai lettori abbonati – ha dato una lettura tutta sua degli ultimi dati sull’export giapponese. Secondo l’esimio parere del Financial Times, infatti, le esportazioni in Giappone – che per la cronaca è la seconda economia al mondo – sarebbero tornate ad aumentare e l’economia a crescere. Vero o falso? Beh, diciamo vero. Ma fino a un certo punto. Perchè in effetti il volume – ovvero la quantità dei beni esportati – a luglio è cresciuto di un discreto 2,3% (rispetto al mese precedente). Epperò c’è un però. Anzi, ce ne sono due. E entrambi grandi come una casa. Primo: in realtà il valore delle esportazioni – tradotto: i danari incassati – è comunque sceso dell’1,3% (sempre rispetto a giugno 2009). E punto secondo: ma qui stiamo parlando di variazioni mensili; e quindi com’è andata rispetto a un anno prima? Bene – e prima di leggere, tenersi forte – le esportazioni in Giappone, a luglio 2009, sono calate, rispetto a luglio 2008, del 27% in volume e della folle percentuale del 36,5% in valore. Commento nostro: che dire? Questione di punti di (s)vista.
  2. “Economic gloom mounts in Japan”, Financial Times. Per fortuna – comunque – la matematica non è un’opinione. E il calo bomba delle esportazioni (su base annua) trova conferma nei dati sull’occupazione. Che sono arrivati giusto oggi. E sono – tanto per cambiare – da record. I disoccupati, a luglio, nel Paese del Sol Levante, sono arrivati al 5,7% (rispetto al 5,4% di giugno). Un dato basso rispetto all’andazzo in Europa e Stati Uniti (dove il tasso di disoccupazione veleggia ufficialmente tra il 9 e il 10%). Ma altissimo per gli standard nipponici. Il numero di persone in cerca di lavoro, a Tokyo e dintorni, infatti non era mai stato così alto. Per lo meno da quando – nel lontano 1960 – si sono incominciate a registrare queste statistiche.
  3. “Toyota ponders UK production cuts”, The Guardian. Ma chi è che sta licenziando? Beh, tra gli altri, sicuramente il primo produttore di auto al Mondo, ossia Toyota. Che proprio in Giappone – nella fabbrica di Takaoka – ha già chiuso una linea di produzione su due. E che, come ha scritto ieri il quotidiano inglese “The Guardian”, starebbe meditando di fare altrettanto nello stabilimento che ha in Gran Bretagna, nel Derbyshire. I numeri del resto parlano chiaro. Sempre secondo “The Guardian”, Toyota ha, in giro per il mondo, fabbriche in grado di produrre ben 10 milioni di auto. Ma quest’anno la produzione si dovrebbe fermare – causa drastico calo delle vendite – a soli 6,68 milioni di macchine. Risultato: Toyota – che l’anno scorso ha chiuso il primo bilancio in rosso di tutta la sua storia (con perdite per 3,3 miliardi di euro) – starebbe meditando di chiudere impianti su impianti; e di ridurre la sua capacità produttiva di un milione di auto.
  4. “Giappone: calo record inflazione, -2,2% a luglio”, Ansa. Ciliegina sulla torta: oggi il ministero per gli Affari interni e per la comunicazione ha dato i numeri sull’inflazione. O meglio sulla deflazione. Perchè i prezzi a luglio non sono aumentati, ma scesi del 2,2% (e quando i prezzi scendono non si deve parlare di inflazione, ma appunto del suo contrario, cioè la deflazione). Segno che i consumi stanno calando (e in effetti, sempre secondo i dati del ministero per gli Affari interni e la comunicazione, le famiglie giapponesi avrebbero speso in luglio un 2% in meno rispetto ad un anno prima). E che altri guai potrebbero arrivare presto. Perchè – come abbiamo già scritto mille volte – la deflazione è un fenomeno pericolosissimo: se infatti i prezzi scendono, i profitti calano; ma se i profitti calano, le aziende licenziano; e i licenziati spendono ancora meno, facendo calare ancora di più i prezzi. Una spirale negativa che si è verificata solo due volte nella storia recente: durante la Grande depressione e negli anni Novanta proprio in Giappone (un periodo di crisi nera che gli economisti hanno ribatezzato come la “Lost decade” giapponese). Morale: meno male che la grande crisi era (ormai) finita. E che l’ossessione di tutti gli economisti – cioè il Prodotto interno lordo – in alcuni Paesi come il Giappone (e la Francia e la Germania) aveva già ripreso a crescere. Perchè se questa è la ripresa di cui da mesi si sente ciancicare (e che in Italia deve ancora arrivare), stiamo messi davvero bene.

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