di

Felice Capretta

Deflazione è stata, ora inflazione
Il corrierone, nella sua versione online, continua a propinarci in home page la nuova influenza suina A/H1N1 e punta con molta enfasi su "la macchina che puo’ salvarci".
Praticamente si tratterebbe di uno scambiatore anidride carbonica – ossigeno che salva le persone malate di polmonite. Che è una delle possibili conseguenze di una influenza andata a male.
Già.
Poco invece abbiamo letto del vento che tira in ambito economico.
Oggi il panorama degli analisti economici è sostanzialmente diviso in tre gruppi:

  • 1 – quelli che "tutto va bene"
  • 2 – quelli che "il peggio deve ancora venire"
  • 3 – quelli che "il peggio è passato e una ripresa lenta è possibile"

Escludiamo volutamente, non ce ne vogliano, i primi.
Li lasciamo al loro mondo.
I secondi hanno solitamente una visione di lungo periodo: per quelli che "il peggio deve ancora venire", non è tanto rilevante che il dow jones abbia preso il 55% da marzo ad agosto. Per loro è rilevante che tempo fa la barca dell’economia mondiale è finita nelle rapide, e queste rapide puntano dritte alla cascata.
Di quando in quando, la barca passa in qualche laghetto più tranquillo, ma la strada è segnata.
I terzi, quelli che il peggio è passato, ritengono che ormai il grosso della crisi ha impattato l’economia reale e gli enormi aiuti all’economia hanno avuto la loro efficacia.
Wallstreetitalia.it ci propone una interessante riflessione di Charles Plosser, presidente della Fed di Philadelphia, sul futuro scenario macroeconomico e sull’annoso problema inflazione o deflazione.
Lo scenario muove dalla terza scuola di pensiero per rischiare di convergere alla seconda.

(Prima di procedere, assicuratevi di avere letto la nostra trilogia su inflazione e deflazione)
Parte 1 – Inflazione
Parte 2 – Deflazione
Parte 3 – Come fronteggiare

Si tratta dell’enorme quantità di liquido stampata dalla banche centrali per salvare le istituzioni finanziarie che erano – e sono – già tecnicamente fallite.
Anche ipotizzando una ripresa economica mondiale nei prossimi mesi, l’eccesso di liquidità sui mercati provocherà inevitabilmente un’ondata inflattiva nelle nazioni.
Le banche centrali dovranno quindi intervenire pesantemente sui tassi di interesse. E in particolare dovranno rialzare i tassi per calmierare l’inflazione.
Ma poichè l’economia è un gioco fatto a bilancia, il rialzo dei tassi che terrà sotto controllo l’inflazione avrà il naturale effetto di rincarare il costo del denaro alle imprese, azzoppando di conseguenza una eventuale ripresa e facendo salire la disoccupazione.
Meno inflazione = più disoccupazione, per la ben nota relazione (agli non addetti ai lavori) chiaramente espressa dalla curva di Phillips.
Girala come vuoi, l’uscita dalla trappola di liquidità non è mai facile e indolore come una qualunque…passeggiata scorretta!

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