vignetta tradotta e modificata da Giuditta

Ci sono voluti trentanni di fanciulle scosciate e giovanotti palestrati, di casalinghe disperate e quiz milionari, di reality irreali, di gossip e volgarità eretti a sistema. Un lavoro lungo e paziente, che alla fine però ha fatto centro: la TV in Italia ha preso il posto della democrazia.
Erik Gandini vive in Svezia ma è nato e cresciuto in Italia. Con Videocracy, torna nel suo paese d’origine, per raccontare dall’interno le conseguenze di un esperimento televisivo che gli italiani subiscono da trenta anni. E riesce a ottenere l’accesso esclusivo alle sfere più potenti, rivelando una storia significativa, derivata dalla spaventosa realtà della televisione italiana, un paese in cui il passaggio da showgirl a Ministro per le Pari Opportunità è puramente naturale.


Videocracy, trailer integrale

“In una videocrazia la chiave del potere è l’immagine. In Italia soltanto un uomo ha dominato le immagini per più di tre decenni. Prima magnate della TV, poi Presidente, Silvio Berlusconi ha creato un binomio perfetto caratterizzato da politica e intrattenimento televisivo, influenzando come nessun altro il contenuto della tv commerciale in Italia.

I suoi canali televisivi, noti per l’eccessiva esposizione di ragazze seminude, sono considerati da molti uno specchio dei suoi gusti e della sua personalità”.

Erik Gandini, regista, vive in Svezia ma è nato e cresciuto in Italia. Con Videocracy, torna nel suo Paese d’origine, per raccontare dall’interno le conseguenze di un esperimento televisivo che gli italiani subiscono da 30 anni. Riesce ad ottenere accesso esclusivo alle sfere più potenti e rivela una storia significativa, derivata dalla spaventosa realtà della televisione italiana, un Paese in cui il passaggio da showgirl a Ministro per le Pari Opportunità è puramente naturale. “La televisione commerciale di Berlusconi è stata un’esperienza che ha segnato me e la mia generazione.

Quando all’età di vent’anni, negli ultimi anni Ottanta, mi sono trasferito da Bergamo alla Svezia, ho trovato un clima televisivo nettamente diverso. Ricordo ancora il mio stupore nello scoprire che l’emittente svedese per il servizio pubblico nazionale non trasmetteva pubblicità, che c’erano pochissime ballerine poco vestite e che i film stranieri non erano doppiati.

Sempre in Svezia ho scoperto il "documentario creativo", un genere di cui mi sono presto innamorato. Espressione autorevole di arte cinematografica guardata con rispetto e presente sia nel cinema sia nella televisione.
Da allora sono sempre rimasto colpito dal potere crescente e dal ruolo unico che la televisione detiene in Italia. Non solo per le implicazioni politiche, perché controllata e gestita principalmente da Silvio Berlusconi, l’unica persona che più di ogni altra ha influenzato il contenuto della tivù commerciale italiana negli ultimi trent’anni, ma anche per l’impatto che questa ha sulla gente. Per noi italiani la parola TELEVISIONE non si riferisce più soltanto all’apparecchio in sé.
La Televisione è molto di più, è un’entità influente e mistificata con un ignoto e inquietante potere, trapelato ormai in quasi tutti gli aspetti della vita, del sogno e naturalmente della politica. Quasi come un mostro.

L’ Italia che ho ritrovato è avvolta da una tensione fortissima, non tanto fra destra e sinistra quanto fra televisione e spettatori. Soprattutto i giovani, che pur di accedere in quel mondo che dall’alto li domina e li affascina, vedono come unico strumento, per imporre la propria immagine e il proprio corpo, l’uso indiscriminato di una telecamera o di un telefonino.

Con la mia cinepresa sono entrato in questo mondo. Un mondo strettamente legato al presidente Silvio Berlusconi, che lo presenta sempre come innocuo “puro intrattenimento”, con nessun’altra funzione se non quella di "divertire". Un mondo ben felice di esporsi, che così facendo mi ha concesso il privilegio di vivere l’esperienza personale, a volte spaventosa, ma davvero emozionante di un probabile nuovo ordine mondiale, “la legge dell’immagine” – Videocracy.”

Erik Gandini

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