di
Felice Capretta
Mentre sulle colonne dei media allineati impazza il toto-trans del Grande Fratello, neanche tutta l’audience televisiva italiana fosse fatta di piccoli Marrazzo, poco spazio viene lasciato alle nuvole che rabbuiano l’orizzonte economico.
Pare infatti che sia il tempo di prepararsi ad allacciare nuovamente le cinture di sicurezza: la Grande Crisi non è finita e – anzi – il peggio potrebbe ancora arrivare.
Ehi guarda, una novità.
Jeremy Grantham, guru del value investing e noto per aver pronosticato correttamente sia il grande crollo del 2008 che la ripresa di Marzo (come anche Nouriel Roubini che non escludeva il rally, coem ben sanno gli affezionatissimi lettori), torna a pronosticare la discesa dei mercati sulla sua newsletter trimestrale (pdf).
Rievoca anche alcuni elementi della crisi del 1929 rispetto alla crisi attuale che dovrebbero far riflettere.
Qui di seguito il grafico dello S&P500 nel 1929 e 1930 (attenzione alle date invertite: mese/giorno/anno) ed uno stralcio della sua newsletter:
Dopo il netto declino nel novembre del 1929, lo S&P500 risalì dal suo record di ribasso del Novembre per raggiungere il +46% al 12 Aprile 1930. Naturalmente, in seguito è caduto dell’80%.
Ma il 12 Aprile stesso, era ancora sopravvalutato ancora; era sceso solo il 18% dal suo picco ed era tornato ai livelli del Giugno del 1929, come si vede nel grafico.
Ma che differenza nell’outlook economico c’era tra il Giugno 1929 ed Aprile 1930!
In Giugno 1929, le previsioni economiche per l’anno erano candidate ad essere le migliori della storia, con disoccupazione praticamente zero, produttività al 5% e 16% della produzione industrale rispetto all’anno precedente.
Nell’Aprile del 1930, la disoccupazione era già raddoppiata e la produzione industriale era caduta da +16% a -9% in 5 mesi, probabilmente il record del mondo del deterioramento economico.
“liquidate i lavoratori, liquidate le azioni, liquidate gli agricoltori” erano le parole d’ordine di quei giorni.
Ed i mercati salirono del 46%.
Si ritiene che se i mercati in precedenza hanno venduto a prezzi molto più alti, questo deve significare qualcosa. Nel caso del 1930, Irving Fisher, considerato in modo dubbio il più grande economista del secolo, disse che gli alti prezzi del 1929 erano giustificati e che il declino era dovuto a pessimismo isterico. (pompose dichiarazioni, NDFC) .
E ci sono sempre persone (Dow 36000, ma oggi potremmo dire Dow 10000, come ben ricordano gli affezionatissimi) che sostengono il nostro bisogno di credere che, ad ogni discesa dei mercati, i prezzi migliori precedenti devono sicurametne avere avuto una spiegazione, e non essere meramente ingiustificati ed esplosioni bollose di entusiasmo ed inerzia.
Anche Bill Gross, gestore del maggior fondo di reddito fisso del pianeta, sostiene che il rally sarebbe ormai arrivato al picco.
Sarà un trans?