di Gilad Atzmon
dal sito di Gilad Atzmon
traduzione di Gianluca Freda
Sì, sono un sopravvissuto, poiché sono riuscito a sopravvivere a tutti gli spaventosi racconti sull’Olocausto: quello sul sapone [1], quello sui paralumi in pelle umana, quello sui campi, sulle esecuzioni di massa, quello sul gas [2] e quello sulle marce della morte [3]. Sono riuscito a sopravvivere a tutta questa roba.
Nonostante tutti questi racconti volti a seminare paura furono appositamente inculcati nella mia anima da quando aprii gli occhi per la prima volta, sono diventato un essere umano normale e perfino di successo. In qualche modo e contro ogni probabilità sono riuscito a sopravvivere all’orrore. Sono riuscito anche ad amare il mio prossimo. Nonostante tutti questi indottrinamenti paurosi e traumatici, sono miracolosamente riuscito a padroneggiare il mio gioioso sassofono alto anziché un lamentevole violino.
Anzi, ho già deciso che nel caso in cui la Regina, o qualsiasi altro membro della Famiglia Reale, dovesse prendere in considerazione l’idea di nominarmi baronetto per i miei risultati nel campo del bebop, o per aver osato fronteggiare la barbarie sionista con la mia nuda penna, cambierò immediatamente il mio pseudonimo da Atzmon a Vive, solo per diventare il primo e unico Sir Vive [in inglese suona come survived, sopravvissuto, NdT].
Sono assolutamente contrario alla negazione dell’Olocausto
Condanno in modo netto tutti coloro che negano i genocidi che stanno avendo luogo in nome dell’Olocausto. La Palestina è un esempio, l’Iraq un altro e quello tenuto in serbo per l’Iran è probabilmente troppo spaventoso da contemplare.
L’Olocausto è una religione relativamente nuova [4]. E’ priva di pietà o di compassione e promette invece soddisfazione attraverso la vendetta. Per i suoi seguaci è in qualche modo liberatoria, perché consente loro di punire chiunque vogliano finché ne ricavano piacere. Ciò potrebbe spiegare perché gli israeliani abbiano finito per punire i palestinesi per i crimini compiuti dagli europei. E’ piuttosto chiaro che questa nuova religione emergente non parla semplicemente di “occhio per occhio”; parla invece di un occhio per migliaia e migliaia di occhi.
Un mese fa, mentre era in visita ad Auschwitz, il ministro della difesa israeliano Ehud Barak ha lasciato una nota nel registro ufficiale dei visitatori: “Un Israele potente sarà allo stesso tempo sollievo e vendetta” [5]. Nessuno sarebbe riuscito a riassumere meglio l’aspirazione di questo culto. La religione dell’Olocausto non offre redenzione. E’ una cruda e violenta manifestazione di bieca brutalità collettiva. Non può risolvere nulla, poiché un’aggressione non può che portare a nuove e nuove aggressioni. Nella religione dell’Olocausto non c’è posto né per la pace né per il perdono. Date retta a Barak, è nella vendetta che questa gente trova sollievo.
Negare il pericolo rappresentato dalla religione dell’Olocausto e dai suoi seguaci significa essere complici di un sempre più ampio crimine contro l’umanità e contro ogni possibile valore umano.
Sono anche un fervente sostenitore del Progetto Nazionale Ebraico
Alcuni pensano che dopo 2000 anni di “spettrale Diaspora” gli ebrei abbiano diritto ad una propria “nazione d’appartenenza”. A quanto pare i sionisti avevano intenzioni serie. Lo Stato Ebraico è oggi sufficientemente reale da aver trasformato l’intero Medio Oriente in una bomba a tempo.
Scorrere il registro dei crimini compiuti da Israele contro l’umanità nel corso degli ultimi sei decenni non lascia molto spazio per la speculazione. Abbiamo a che fare con una società sinistra e patologica. Di conseguenza, per quanto alcuni di noi possano concordare sul fatto che gli ebrei debbano poter godere di un ipotetico diritto ad un proprio stato, il pianeta Terra non è certamente il luogo ideale per una simile realizzazione.
Solleciterei dunque la NASA ad unirsi al progetto e a compiere sforzi particolari per trovare un idoneo pianeta alternativo che possa fungere da patria dei sionisti, nello spazio o meglio ancora in un’altra galassia. Il Progetto Galattico Sionista implicherebbe il passaggio immediato dalla “Terra Promessa” al “Pianeta Promesso”. Sottolineerei in modo entusiastico che anziché cercare “una terra senza popolo per un popolo senza terra”, ciò che dobbiamo realmente cercare è un “pianeta solitario”. Al limite anche “deserto”, visto che questa gente si vanta di saper fare fiorire i deserti. In un pianeta di loro proprietà i sionisti galattici non avrebbero più bisogno di opprimere nessuno, non potrebbero più compiere pulizie etniche, non dovrebbero rinchiudere le popolazioni indigene in campi di concentramento, perché non ci sarebbero intorno popolazioni indigene da tormentare, affamare, massacrare e cancellare. Non dovrebbero più lanciare fosforo bianco addosso ai loro vicini, perché non avrebbero nessun vicino. Raccomando caldamente alla NASA di cercare un pianeta a gravità molto bassa, affinché alla gente sia possibile andare in giro sentendosi leggera. Dopo tutto vogliamo che i nuovi sionisti galattici possano godersi il loro futuristico progetto tanto quanto i palestinesi e molti altri si godrebbero la loro assenza.
Perciò eccomi qui, in fondo sono un autentico ebreo: sono un sopravvissuto, mi oppongo alla negazione dell’Olocausto, sostengo l’aspirazione nazionale ebraica. Neanche il rabbino capo d’Inghilterra potrebbe chiedermi di più.
1 – Recentemente riconosciuto come “mito” dal museo israeliano dell’Olocausto Yad Vashem.
2 – Un fatto storico tutelato dalla Legge Europea.
3 – Un racconto leggermente confuso. Se ai nazisti interessava annichilire l’intera popolazione ebraica d’Europa, come suggerito dalle narrazioni ortodosse del sionismo sull’Olocausto, allora è piuttosto arduo capire cosa li abbia spinti a far marciare ciò che restava dell’ebraismo europeo verso l’ormai distrutta madrepatria nazista in un momento in cui era chiaro che stavano perdendo la guerra. Le due narrazioni, cioè “annichilimento” e “marce della morte”, sembrano contraddirsi l’una con l’altra. L’argomento necessita di ulteriore elaborazione. Posso solo suggerire che le risposte ragionevoli in cui mi sono imbattuto danneggiano gravemente la narrazione olocaustica del sionismo.
4 – Il professore di filosofia israeliano Yeshayahu Leibowitz è stato probabilmente il primo a definire l’Olocausto “nuova religione ebraica”.
5 – http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3790707,00.html