di
Massimo Mazzucco
All’indomani dell’11 settembre, mentre aveva inizio in tutto il mondo la “caccia a bin Laden”, l’allora Ministro di Giustizia americano Ashcroft dichiarava con tono serioso: “non permetteremo che la caccia a questi fondamentalisti si trasformi in una guerra a tutto campo contro la religione islamica.”
Questa excusatio non petita tradiva chiaramente una delle vere intenzioni del progetto neocons, che era proprio quella di esacerbare le differenze fra l’occidente cristiano e l’oriente islamico, per poi cavalcare indisturbati lo “scontro di civiltà” che loro stessi avrebbero creato.
Sulla lunga metamorfosi del binomio terrorismo-Islam, nato molto prima dell’11 settembre, abbiamo già scritto fiumi di parole: l’abbiamo visto nascere, l’abbiamo visto affermarsi, abbiamo visto le conseguenze che ha portato nel mondo per un miliardo circa di islamici.
Quello che ci mancava è l’ipocrisia di chi piange sul latte versato, e il referendum svizzero, che ha vietato la costruzione di nuovi minareti nel paese, ha fornito a tutti un’occasione da non perdere.
In testa al carrozzone dell’ipocrisia, naturalmente, sono gli stessi vescovi svizzeri, …
… che ieri hanno espresso forte preoccupazione – scrive l’ANSA – per quello che hanno definito “un duro colpo alla libertà religiosa e all’integrazione”.
Come se loro, fino a ieri, si fossero battuti anima e corpo per “la libertà religiosa e l’integrazione”.
Naturalmente, gli fa eco il Vaticano, nelle vesti del presidente del Pontificio consiglio dei migranti, mons. Veglio’: "Non vedo come si possa impedire la libertà religiosa di una minoranza, o a un gruppo di persone di avere la propria chiesa", ha detto Vigliò. Ma poi ha aggiunto: "Certo, notiamo un sentimento di avversione o paura un po’ dappertutto, ma un cristiano deve saper passare oltre tutto questo, anche se non c’é reciprocità".
Certo, Monsignore, che c’è avversione e paura un po’ dappertutto, ma chi le ha create, avversione e paura? Il Diavolo, oppure il cristianissimo Ashcroft?
Forse Monsignore ha dimenticato quello che scrisse il vescovo di Tiro, lo storiografo delle Crociate, sulla presa di Gerusalemme: "Per le strade e le piazze si vedevano mucchi di teste; mani e piedi tagliati; uomini e cavalli correvano tra i cadaveri. Nel portico di Salomone si cavalcava col sangue all’altezza delle ginocchia e del morso dei cavalli. E fu per giusto giudizio divino che a ricevere il loro sangue fosse proprio quel luogo stesso che tanto a lungo aveva sopportato le loro bestemmie contro Dio.”
Il “loro” sangue, Monsignore, era quello dei musulmani.
Vuole davvero raccontarci che siete così cambiati, “dentro”? E se lo siete, dov’è l’altisonante smentita della Chiesa di oggi per quello che è stato fatto nel mondo dalla Chiesa di ieri?
Da Bruxelles Lluis Maria de Puig, presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, fa sapere che “è molto probabile che [questa decisione] incoraggi sentimenti di esclusione e approfondisca le spaccature all’interno della nostra società". Quest’uomo deve essere dotato di particolari qualità divinatorie, visto che ciò che lui teme – i sentimenti di esclusione e spaccature – stanno già palesemente sotto gli occhi di tutti da molti anni.
Ancora più brillante, nelle sue contraddizioni, è stato il nostro Frattini, che da una parte ha detto “L’Italia difende il diritto di esporre il crocifisso nelle scuole, quindi guardiamo con preoccupazione a certi messaggi di diffidenza o addirittura proibizione verso un’altra religione", mentre dall’altra ha detto che “bisogna rifarsi alle ultime scelte del Consiglio europeo che sanciscono la "libertà di tutte le religioni".
In altre parole, c’è libertà per tutti, ma nelle scuole vogliamo il crocefisso.
Una normale procedura logica lo avrebbe portato a dire: “C’è libertà per tutti, quindi l’Italia difende il diritto di tutti di esporre i propri simboli religiosi”, ma evidentemente la logica in certi ambienti è proibita.
Sempre l’ANSA riassume per noi i vari commenti della stampa internazionale:
STAMPA, HA VINTO LA PAURA – Hanno vinto la paura dell’Islam e le semplificazioni. Così commenta la maggioranza dei quotidiani svizzeri all’indomani del chiaro sì degli elvetici al referendum anti minareti. Gli editorialisti non risparmiano critiche alle autorità che – affermano – non hanno risposto in modo adeguato alla campagna dei promotori del referendum "Contro la costruzione di minareti".
Come dovrebbero “rispondere” le autorità di uno stato democratico, di fronte ad un referendum assolutamente regolare e legittimo? Sparando cannonate contro chi si reca a votare, per caso?
"I musulmani della Svizzera non meritano l’ingiustizia di questo voto sanzione, ispirato dalla paura, i fantasmi e l’ignoranza" scrive il quotidiano della Svizzera francese Le Temps.
Viene da domandarsi dove fosse il quotidiano Le Temps, quando nel mondo veniva diffusa la bugia dell’11 settembre, che spargeva ovunque paura, fantasmi e ignoranza.
"L’avvenire dirà se i rapporti finora pacifici tra Svizzeri e musulmani si deterioreranno dopo questo segnale brutale di ostilità", aggiunge.
Chissà perchè, sembra di leggere in queste righe un recondito desiderio di “scontro di civiltà”.
La Tribune de Geneve si interroga sulle conseguenze per la politica estera del Paese. Questo "affronto all’Islam" potrebbe costar caro: "vendetta, boicottaggio, ritorsione..", scrive.
Chissà perchè, sembra di leggere in queste righe un recondito desiderio di “scontro di civiltà”.
Per il Tages-Anzeiger il sì all’iniziativa costituisce una "amara sconfitta per la pace religiosa" in Svizzera.
Chissà perchè, sembra di leggere in queste righe un recondito desiderio di “scontro di civiltà”.
"Ma che brava la Svizzera multiculturale", ironizza Le Matin che si chiede "da quando in qua, quattro minareti sperduti possono mettere in pericolo" il Paese.
Da quando in qua la stampa con la “S” maiuscola, a cui Le Matin pretende di appartenere, si dimentica di smentire bugie colossali come quella del “terrorismo islamico” e dell’undici settembre? Bastano tre apprendisti di cronaca nera per scoprire le mille bugie della versione ufficiale sul 9/11.
Per L’Express e L’Impartial, "invece di contare sull’impossibile saggezza popolare", governo e parlamento avrebbero fatto meglio ad assumersi le loro responsabilità e a ricusare una simile iniziativa" . .
Chissà perchè, sembra di leggere in queste righe un recondito desiderio di restaurazione monarchica, dove il concetto di "volontà popolare" è utile solo quando serve ad affermare il consenso popolare, ma è assolutamente da disdegnare quando si tratti di prendere decisioni serie ed importanti.
Insomma, sono tutti preoccupati, i nostri leader politici, mediatici e religiosi, nel “temere” eventuali situazioni future che loro stessi hanno contribuito a creare con il silenzio costante della loro ipocrisia.
Gli unici a non essere preoccupati, a quanto pare, sono gli islamici della Svizzera, i quali hanno commentato “chissenefrega? Mica è necessario il minareto per pregare”.
Loro sì che sanno cos’è la religione.