DI
JUAN MIGUEL MUÑOZ
El Pais
Rabbini sionisti sovvenzionati dal governo israeliano spiegano che si possono uccidere bambini gentili (se i loro genitori sono malvagi)
Un mese fa, vari soldati israeliani hanno festeggiato i loro diplomi e hanno stampato un messaggio in uno striscione : “il battaglione Shimshom non evacuerà Homesh”. Questo battaglione appartiene alla brigata Kfir dell’esercito israeliano, insediato nel territorio palestinese della Cisgiordania. E Homesh è una colonia al nord est di Nablus, smantellata in agosto 2005 e nella quale sono ritornati vari fanatici con l’intento di ricostruirla.
Lunedì, altri sei militari hanno imitato i loro colleghi armati in un altro atto in una base al sud di Hebròn. “ La Brigata Nashshon non evacua nemmeno”. Sono giovani che studiano a Hesder Yeshivas, le 62 scuole che combinano studi militari con l’apprendimento della Torah. In alcune di esse, alzati gli insediamenti, si impartono lezioni scabrose.
Il Governo israeliano insiste sul fatto che qualsiasi incitazione contro Israele deve essere fermata alla radice se i palestinesi desiderano vivere un giorno in uno Stato indipendente. L’Autorità Palestinese ha iniziato pochi anni fa ed ha ricevuto un applauso dal governo degli Stati Uniti per i suoi sforzi nei collegi. Oggi, funzionari dell’ Esecutivo palestinese ricevono con 24 ore d’anticipo i sermoni che gli imam pronunciano il venerdì e i templi si chiudono una volta finita la preghiera.
Non si permette che gli islamici, perseguiti con decisione, usino le moschee a loro piacimento per istigare il disprezzo verso gli ebrei. “Le spie abbondano in ogni preghiera. La gente non osa commentare nulla con gli sconosciuti”, assicura Issa, un trentenne di un paese confinante con Gerusalemme. A Gaza, strangolata da più di trent’anni e retta da Hamas, la storia è differente: i bambini si allattano con l’odio. Nelle menzionate yeshivas si diffonde anche, e con denaro pubblico, un odio atavico, anche se, naturalmente, l’obiettivo è l’ arabo.
E cosa insegnano nella yeshiva di Yitzhar i rabbini Yitzhak Shapira e Yosef Elitzur?
Che in determinati contesti, e la latitudine produce vertigini, si possono uccidere bambini gentili. Per questi rabbini, paladini del sionismo religioso, l’arabo, il cristiano- tutti i gentili- sono esseri inferiori, spesso pericolosi, e sempre degni di sfiducia.
In quali circostanze si possono uccidere neonati? “ Perché la loro presenza può promuovere assassinii. Esiste una ragione per danneggiare i bambini se è chiaro che cresceranno per commettere danni….E’ permesso danneggiare i figli di un leader per fare pressione in base alla finalità che non agisca malvagiamente……Abbiamo visto nella Halaja ( legge ebraica religiosa) che esiste anche il motivo per uccidere i neonati di gentili che non violino le sette leggi date da Dio a Noè per la futura minaccia che causeranno se saranno allevati da gente malvagia come i loro genitori”, hanno scritto Shapira e Elitzur nel loro libro La Torah del Re: leggi sulla vita e la morte tra gli ebrei e le nazioni. E’ stato venduto con successo a Mercaz Harav, una yeshiva di Gerusalemme che è il centro emblematico del sionismo religioso.
Lunedì, il giornale Haaretz informava che la yeshiva diretta da Shapira ha ricevuto fondi dallo Stato per un valore di 150.000 shekels (27.000 euro) dal 2007. Il Ministero dell’Educazione, in base a quanto informa la ONG israeliana Yesh Din, ha contribuito con un altro milione di shekels (180.000 euro) tra il 2006 e 2007. L’Esecutivo ebraico non questiona neanche sanzioni pecuniarie.
Shapira e Eltzur esortano i loro alunni a omettere le leggi civili del loro stesso paese. “Non c’è bisogno di una decisione dello Stato per impedire lo spargimento di sangue di coloro che appartengono all’impero malvagio. Anche gli individui colpiti dalla sovranità del male possono fare delle rappresaglie”, scrivono. La distinzione tra soldati e civili in tempi di guerra è una questione poco rilevante. “Lo sforzo principale della guerra deve essere destinato a chi cerca di uccidere, ma qualsiasi membro della nazione nemica è considerato un nemico”.
Sono un buona quantità i rabbini che da secoli seminano una simile ideologia. Durante la Guerra a Gaza, l’inverno scorso, si sono distribuiti dei manifesti tra l’esercito nei quali si stimolava a non mostrare pietà per il nemico. Il rabbino capo dell’ Esercito Avichai Rontzki, la settimana scorsa ha insistito sull’inclemenza che i militari devono mostrare sul campo di battaglia. Al Governo di Benjamin Netanyahu non preoccupano troppo questi proclami dei barbuti rabbini. Ha disprezzato i soldati che avvertono sulla loro disponibilità a non compiere il mandato di certi ordini. “Rifiutare un ordine”, ha assicurato martedì, “significa il fallimento dello Stato. Non deve succedere e faremo tutto il possibile per mettere fine alla disubbidienza”. Ci sono già stati casi in cui la polizia, e non l’Esercito, si sia fatta responsabile dell’evacuazione di centinaia di coloni.
Eliezer Melamed, rabbino della colonia di Bracha, una delle più combattive contro i paesi arabi vicini, vicino a Nablus, non sembra essere disposto a cedere. Ha appena pubblicato Revivim, un libro nel quale spiega: “Una semplice legge della Halaja precisa che è vietato per qualsiasi persona, soldato o ufficiale, partecipare all’atto strettamente proibito di espellere ebrei dalle loro case e alla consegna di qualsiasi porzione di Terra d’Israele al nemico. Chi viola questo precetto, viola vari precetti della Torah”.
Secondo il giudizio di Mealmed, “la maggior parte degli ufficiali superiori sono contaminati dalla politica”. Di un vantaggio godono i militari che rifiutano di compiere un ordine per motivi ideologici. Per ogni giorno che permane in una prigione militare- di solito vengono condannati a 30 giorni di carcere- ricevono da una ONG israeliana 1.000 shekels (circa 190 euro). Alcuni capi militari sono usciti dalle palestre per assicurare che gli allievi delle Hesder Yeshivas sono eccellenti soldati, e l’associazione che raggruppa le 62 scuole talmudiche afferma anche che le minacce di non eseguire gli ordini di evacuare i coloni- molti di loro servono nelle file in Cisgiordania – sono un’eccezione. Non lo sono tanto. E molto poco si fa per fermare questi rabbini fuori controllo.
A questo brodo della xenofobia giungono gustosi personaggi come il cittadino israeliano con origini statunitensi Yaakov Teitel. Processato per l’assassinio di due palestinesi negli anni 90 e per reati di ogni tipo contro poliziotti israeliani, professori universitari o omosessuali, rendeva le sue dichiarazioni, esaltato, nel processo che si è appena aperto contro di lui: “Senza dubbi, Dio è soddisfatto di me”.
Titolo originale: "Cuando matar bebés es legítimo "
Fonte: http://www.elpais.com
Link
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di VANESA