di
Massimo Mazzucco
Provate a tornare con la mente a otto anni fa: nel dicembre 2001 era appena iniziata l’invasione dell’Afghanistan, già qualcuno parlava di invadere l’Iraq, e i neocons impazzavano ovunque, dopo aver messo sotto scacco il mondo con il geniale colpo di teatro dell’11 settembre.
Ecco, provate a pensare se in quel momento qualcuno ci avesse detto che da lì a otto anni un presidente nero, democratico, avrebbe vinto il Nobel per la Pace dopo aver mandato altri 30.000 soldati a combattere la stessa guerra, che nel frattempo non era mai finita.
Ci sarebbe voluto un mese per riuscire a smettere di ridere.
Invece la realtà, ancora una volta, ha dimostrato di superare la fantasia. Oggi un presidente nero, democratico, ritirerà a Oslo il premio Nobel per la Pace, dopo aver appena mandato altri 30.000 soldati a combattere quella guerra che non è ancora finita. E che di certo non finirà molto presto, …
… visto l’evolversi sempre più intricato della situazione sullo scacchiere mondiale.
Che Obama sia un cinico mistificatore costruito a tavolino, o una semplice vittima dell’ “illusione presidenziale”, fa ormai poca differenza: a comandare sono altri, e purtroppo questi “altri” sono gli stessi che controllano i media, condizionando a tal punto le coscienze dei cittadini da fargli accettare che venga assegnato il Nobel per la pace a chi fa la guerra, con la semplice giustificazione che “la scelta [di Obama] non è tanto un riconoscimento per i risultati raggiunti, quanto un invito ad agire”.
A questo punto potremmo dare il Nobel per l’Amore Universale ai pedofili, non tanto per i risultati raggiunti, ma come un invito a smettere di molestare i bambini. Con le parole, volendo, si può capovolgere il mondo.
D’altronde, che cosa ci si poteva aspettare da un premio "per la pace" istituito nel nome dell’inventore della dinamite?
Massimo Mazzucco
VEDI ANCHE:
“Ho vinto il Nobel per la pace”
Ti svegli un mattino e scopri che ti hanno dato il Premio Nobel per la pace.
“A me? – ti domandi stupefatto – Ma cosa c’entro io?”
Cominci ad informarti in giro, e vieni a sapere che l’altro giorno, al bar, avevi fatto un bellissimo discorso sulla necessità di rappacificare palestinesi e israeliani, riportando così equilibrio in tutto il Medio Oriente. Qualcuno ti ha sentito, la cosa è arrivata fino in Svezia, e così ti hanno dato il Premio Nobel. (Continua…)
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”Un altro Nobel sprecato”
Con l’assegnazione del Nobel per la Pace ad Al Gore, la commissione del più noto premio mondiale ha perso una importante occasione per ridare un minimo di senso a quella che da ormai troppi anni è diventata una gratuita elargizione di fama e di ricchezza, tanto politicizzata e superficiale quanto avulsa dal suo significato originale.
Già il premio per la Letteratura a Dario Fo – un saltimbanco dalla cui gola escono solo dei suoni gutturali, riconducibili nella migliore delle ipotesi a un dialetto imprecisato – era stato uno schiaffo imperdonabile alla sacra arte di Dante, Goethe e Dostojevsky, ma confondere l’ “ambiente” con la “pace”, nel caso di Al Gore, denota un buonismo di fondo degno del peggior salotto di Veltroni. (Continua…)