DI
MIGUEL MARTINEZ
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A Milano, come sapete, Silvio Berlusconi, a caccia di coccole dalla folla, è sfuggito al controllo della propria scorta, prendendosi una domata in faccia. Un gesto individuale quello di Berlusconi, un gesto individuale quello del suo avversario.
Vedo che in diversi blog, inizia già a scatenarsi il complottismo automatico: digitando su Google, Massimo Tartaglia complotto, vengono fuori già quasi 5.000 voci.
A Destra, si desidera il complotto per snidare i "comunisti che odiano il premier", altrimenti non c’è trama.
A Sinistra, è dai tempi di Stalin che qualunque cosa avvenga in contrasto con la Linea del Partito deve essere per forza opera di un Agente del Nemico; una forma mentale sopravvissuta miracolosamente alla putrefazione della stessa Sinistra.
Nell’episodio di Milano è facile trovare il famigerato cui prodest, sottolineando come Berlusconi ne esca vittima (e le vittime purché mediatizzate trionfano sempre) e come il governo stia cercando di approfittare del fatto per stroncare ulteriormente la libertà di parola. Con il solito linguaggio insinuante e con i soliti ammiccamenti furbeschi, i complottisti sottolineano piccole stranezze e discordanze tra le testimonianze, come se in un momento come quello, e con due protagonisti come quelli, tutto avrebbe dovuto essere chiaro e semplice.
I cui prodest sono sempre a senso unico: si potrebbe anche dire che Berlusconi abbia subito un colpo devastante alla sua preziosa faccia e alla sua preziosissima immagine di ridanciano bambolotto benvoluto da tutti. Però il complottismo funziona proprio grazie all’abilità con cui i filtri paranoici fanno passare solo i dati che servono alle tesi complottistiche.
Detto questo, separiamo le questioni: Uno, il colpo di Duomo in faccia a Berlusconi. Due, la maniera preoccupante in cui il governo intende approfittarne.
Come probabilmente saprete, il Ministro degli Interni ha annunciato che il governo prenderà da domani misure urgenti per controllare la rete – combinando "provvedimenti cautelari" e "filtri", nonché "rogatorie internazionali" – e cercherà di applicare alle manifestazioni di piazza le stesse norme che valgono negli stadi. Provvedimenti che non avrebbero certamente salvato la faccia del premier: Tartaglia non era pregiudicato e non aveva tirato un sito in testa a Berlusconi.
Su tali questioni, abbiamo sempre sostenuto che la libertà di opinione va difesa a 360 gradi. In termini semplici, io messicano antimperialista, difendo il diritto di qualunque neocon di dire che i messicani antimperialisti puzzano e andrebbero presi a calci. Come difendo il mio diritto di rispondergli con altrettanta durezza.
Si inizia sempre a minacciare la libertà ai suoi estremi: se io dico, sono contrario alla pena di morte tranne per i serial killer, ho già reintrodotto la pena di morte, e si finirà per applicarla in maniera sempre più indiscriminata. Questo vuol dire che, se si è contrari alla pena di morte, bisogna partire proprio difendendo il diritto alla vita dei serial killer.
Le opinioni forti, sgrammaticate e viscerali, espresse poi su media minori e deboli, sono le più difficili da difendere, e le più facili da attaccare. Non cominceranno mai chiedendo la chiusura di un grande quotidiano, ma di qualche sovreccitato foglietto "anarco-insurrezionalista" (le virgolette sono volute, per una serie di motivi lunghi da spiegare) o qualche sciocca esternazione di skinhead. E siate certi, i primi saranno subito scaricati dalla Sinistra, i secondi dalla Destra.
Proprio per questo va difeso tanto chi disegna vignette sguaiate sul profeta dell’Islam, come chi predica il jihad.
Vanno difesi i revisionisti che negano la storiografia generalmente accettata, che ciò riguardi il nazismo, le foibe, la schiavitù o i gulag. Vanno difesi coloro che promuovono ciò che la legge chiamava "l’odio di classe" e coloro che dicono che i gay sono "contro natura". Vanno difesi coloro che sostengono che il 4 novembre sia la festa dei macellai, come coloro che sostengono che la Dalmazia dovrebbe essere italiana.
Difesi nel loro diritto legale di parola, semplicemente.
Poi attaccati con tutta la veemenza o l’intelligenza del caso sul piano dei contenuti, smontati, ridicolizzati e se si vuole anche, insultati e fischiati in piazza, perché no?
Nella mentalità da stadio che domina in Italia – dove si applaude a qualunque sgambetto commesso a danno della nostra squadra, e si grida al fallo quando lo sgambetto lo fanno gli altri – un ragionamento del genere è quasi incomprensibile. Gli stessi esponenti di centrodestra che hanno sostenuto (in maniera piuttosto dubbia) che la legge sull’omofobia avrebbe privato i cattolici del diritto di dire che l’omosessualità era moralmente discutibile, oggi chiedono il controllo della rete. E gli stessi di centrosinistra che si lamenteranno dei provvedimenti di Maroni, sono quelli che chiedono ogni giorno che la magistratura punisca le idee di qualcuno.
Ma così andrà a finire che non potrà più parlare nessuno.
Miguel Martinez
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