Alluminio – Usi e Abusi

Giuseppe Chia

Già molti dei nostri nonni erano a conoscenza della pericolosità dell’alluminio quando viene a contatto con gli alimenti. Questa sapienza, molto diffusa nella prima parte del secolo scorso, si è poi via via affievolita sotto l’incedere possente di un’industria che è oggi in continua ascesa in gran parte del mondo. E in continua ascesa è anche la gamma di oggetti e applicazioni industriali che utilizzano alluminio. Oltre ai tanti oggetti di uso comune come pentole, padelle e caffettiere, la grande versatilità di questo metallo ne permette l’utilizzo in numerosi composti: dalla depurazione delle acque agli additivi alimentari, è presente in farmaci e vaccini, viene usato straordinariamente nelle confezioni di alimenti della grande distribuzione (fra l’altro in prodotti alimentari come lattine e sacchetti contenenti biscotti, caffè e patatine).

L’autore evidenzia seri interrogativi sui rischi sociali e sanitari del massiccio utilizzo dell’alluminio. Infatti, il suo accumulo nell’organismo è oggi riconosciuto come una probabile causa di numerose patologie che riguardano soprattutto il cervello e le facoltà mentali. Giuseppe Chia è ricercatore e studioso di medicina naturale e di altre tematiche sociali e ambientali.
I pericoli dell’alluminio

Nella comunità scientifica medica internazionale si dibatte già da molto tempo se l’alluminio possa essere considerato come una delle più pericolose cause per la demenza senile, la cui forma clinica più frequente è la malattia di Alzheimer. La demenza senile è una disfunzione cerebrale che determina una progressiva compromissione delle facoltà mentali (memoria, ragionamento, linguaggio, orientamento) tale da interferire significativamente con le occupazioni giornaliere della persona affetta. Nella maggior parte dei casi l’aggravarsi della sintomatologia porta alla perdita della autonomia e alla crescente necessità di assistenza.

La malattia di Alzheimer, che prende il nome dal neurologo tedesco che per primo la descrisse, è causata da un processo degenerativo che distrugge lentamente e progressivamente le cellule cerebrali. In Italia ne risulta affetto circa l’ uno per mille della popolazione sotto i 65 anni. Dopo i 65 anni ne sono colpiti circa il 5.5% degli individui. Oltre gli 80 anni circa il 20%. Tuttavia non si tratta di una caratteristica propria dell’invecchiamento ma di una vera e propria malattia, infatti ci sono molti anziani che muoiono in uno stato di lucidità mentale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto che nelle cosiddette società avanzate il 60-70% di tutte le malattie croniche e acute è da ricondurre alle intossicazioni da metalli pesanti, i quali possono arrivare all’organismo principalmente attraverso l’acqua, l’aria (inquinamento da polveri atmosferiche), i farmaci, il cibo e le bevande.

E’ un dato appurato che gli affetti da morbo di Alzheimer possono presentare nelle cellule cerebrali da 10 a 30 volte la concentrazione di alluminio ritenuta accettabile (come si è verificato tramite autopsia). Si può avere il dubbio se questa sia la causa della malattia o un suo effetto, tuttavia è provato che l’alluminio è un tossico del sistema nervoso.
Già da molti decenni varie ricerche hanno messo in evidenza il nesso delle malattie cerebrali sia con l’alluminio che con le vaccinazioni, i fluoruri e le amalgama al mercurio per la cura dei denti. Anche la relazione positiva fra la presenza di alluminio nell’acqua potabile e il morbo di Alzheimer è stata dimostrata in diversi studi epidemiologici e perciò non può essere esclusa.

COSA FARE?
In via preventiva è bene limitare l’ingestione di bevande e di cibi contenenti l’alluminio non legato in modo naturale con gli altri elementi. Le principali precauzioni possono essere le seguenti: eliminare le pentole e gli utensili di alluminio presenti in cucina; sostituire le padelle di alluminio ricoperto da uno strato di teflon che inevitabilmente si consuma; usare meno possibile i fogli di alluminio per cuocere e conservare i cibi; verificare che l’acqua del proprio rubinetto non venga “bonificata” con sostanze contenenti alluminio; non bere bibite in lattine (birra, aranciata, coca cola, ecc.); non prendere, per cucinare, acqua calda dal proprio impianto di riscaldamento (caldaia, boiler, ecc.); sostituire la classica moka del caffè con una in acciaio; usare sale marino naturale non additivato con sostanze antiagglomeranti; fare attenzione ai materiali da confezionamento degli alimenti confezionati (molti contengono alluminio: cioccolatini, patatine, ecc); acquistare dentifrici entro tubetti di plastica anziché di alluminio; non usare deodoranti da contenitori di alluminio; leggere attentamente gli ingredienti dei medicinali e indagare cosa c’è dietro i vari nomi non chiari (moltissime medicine sono coperte di un film di alluminio, ma soprattutto molte contengono l’alluminio come ingrediente; molto pericolosi sono ritenuti i farmaci antiacidi e l’acido acetilsalicilico, entrambi di uso comune); per lo svezzamento dei bambini cercare di usare il latte materno, perché quello di mucca contiene 20 volte più di alluminio e quello di soia 100 volte.

L’alluminio è inoltre presente in molti vaccini. Questo è uno dei motivi per cui i vaccini sono ritenuti pericolosi e causa di problemi di salute e c’è chi pensa che gli svantaggi della vaccinazione siano superiori ai vantaggi.

Infine le piogge acide, dovute all’inquinamento atmosferico, liberano l’alluminio naturalmente contenuto nei terreni e normalmente legato ad altri elementi (esempio il silicio). Per questa via l’alluminio entra in misura maggiore nelle acque e nei vegetali, che poi sono consumati dall’uomo. Ma su questo problema è possibile fare ben poco da soli e diviene necessario unirsi ad altri per determinare un cambio di direzione di civiltà.

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