di
Massimo Mazzucco
Bisogna fare sempre più fatica per non pensare che il terremoto di Haiti sia soltanto una cinica e crudele ripetizione di Katrina.
Anche qui, come già era successo a New Orleans 5 anni fa, stanno succedendo cose apparentemente inspiegabili, che purtroppo una spiegazione l’avrebbero: la mancata volontà, intenzionale e programmata, di portare i soccorsi alle decine di migliaia di disperati che stanno letteralmente morendo di fame, di sete, di infezione e di malattie nelle strade della città.
Dopo che generosamente gli Stati Uniti si sono assunti il compito di gestire e coordinare i soccorsi internazionali, appare sempre più evidente che il loro intento nell’isola dei Caraibi sia di tutto meno che umanitario.
Una volta preso il controllo dello spazio aereo, …
… sono infatti i militari americani, e non più le autorità locali, a decidere chi atterra a Port-au-Prince e chi no. Accade così che siano già arrivati sull’isola migliaia di Marines e forze speciali, con armamenti, elicotteri e blindati di ogni tipo, mentre molti voli internazionali, pieni zeppi di provviste, acqua e medicinali, sono stati respinti e dirottati altrove.
E quelli che vengono fatti atterrare rimangono parcheggiati sulle piste, senza che le provviste e i medicinali riescano ad uscire dal recinto dell’aeroporto.
E così, mentre un intero ospedale da campo "gonfiabile" è stato dirottato su Santo Domingo, i medici di Haiti sono costretti a comperare seghe da falegname per amputare gli arti in cancrena dei più sfortunati. Ai quali non hanno nemmeno più la morfina da dare.
La città è ormai trasformata in lazzaretto, medici e infermieri di tutte le nazioni si lamentano indignati per la completa mancanza di volontà di aiutare la gente che muore, mentre quelli che hanno ancora la forza per farlo urlano di rabbia di fronte alle telecamere: non vogliamo i fucili – dicono – haiti non ha bisogno di strumenti di morte, vogliamo solo cibo acqua e medicine. Ma i militari dicono di essere venuti per mantenere l’ordine pubblico, non per aiutare i malati.
Poi però, curiosamente, non c’è nessuno ad impedire i continui saccheggi. Come a New Orleans.
Sono troppe, infatti, le similitudini con Katrina per pensare che questa nuova tragedia possa essere frutto della semplice disorganizzazione, ma non abbiamo purtroppo elementi per fare ipotesi alternative: da tempo ormai i giornalisti hanno smesso di fare il loro mestiere, e non ce n’è più uno che indaghi, uno che voglia andare a fondo, uno che cerchi veramente di capire cosa succede. Si limitano tutti a farci vedere gli haitiani morenti, riempiendo di frasi di circostanza ore e ore di telegiornali stucchevoli ed inutili.
Non ci resta quindi che trarre le deduzioni dai pochi elementi che abbiamo a disposizione: di fatto sappiamo che si è trattato di un terremoto quasi "chirurgico", che ha colpito a morte il cuore nero e povero della città, mentre ha curiosamente risparmiato la zona della collina, dove vivono i ricchi e i benestanti.
Di fatto assistiamo ad una militarizzazione chiaramente non necessaria dal punto di vista dei soccorsi, e non fatichiamo ad immaginare che i soldati americani faranno tanta fatica ad andarsene dall’isola quanto poca ne hanno fatto per arrivarci.
Sappiamo anche che due più due ha sempre fatto quattro, e l’unica cosa che possiamo augurarci, a questo punto, è che almeno questa volta non sia così. Colpisce però in modo particolare la frase di un imprenditore locale riportata dal Corriere: «Forse questo disastro, per quanto doloroso, era l’unico modo per dare ad Haiti un futuro. Ora è tabula rasa: c’è una chance di ripartire».
Anche di New Orleans dicevano così.
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[…] Qualcosa si deve essere rotto, nell’anima del cittadino americano, che ha provocato uno sconforto, un disagio, se non in certi casi una vera e propria repulsione, per la palese mancanza di volontà di aiutare i disperati di New Orleans da parte del governo federale. Talmente evidente è stata questa mancanza di volontà, che fra molti americani si è ormai affermata la convinzione che tutto ciò sia stato intenzionale, se non addirittura premeditato. […]