DI HS
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Se gli anni Zero verranno ricordati da remoti posteri sarà probabilmente per la cinematografica e hollywoodiana potenza delle immagini delle Twin Towers che crollano come castelli di carta esposti al vento. D’altronde la postmodernità e la terribile (post)postmodernità – che altro non è se non la postmodernità più la Crisi e la Paura – si sono imposte grazie alla profusione e all’invadenza delle immagini che insinuano irrimediabilmente la nostra normale vita quotidiana di normali cittadini occidentali. L’immagine ha imposto a tal punto il suo imperio da immettere nei nostri circuiti sociali e nervosi ampie dosi di “virtualità”. Se vogliamo scandagliare le inquiete profondità del nostro mondo allora scopriremmo di non avere più consistenza e respiro dei nostri avatar o che le nostre giornate assomigliano sempre più a uno di quei beceri reality che programmano costantemente in televisione. E prima che l’Undici Settembre ci precipitasse negli anni Zero quante volte abbiamo vissuto il crollo delle Torri Gemelle ?
Eppure la parola – spesso vilipesa e derisa dalle insidie delle immagini e della virtualità – ha ripreso il suo posto nella nostra società e nella nostra cultura anche se in maniera inattesa e insospettabile.
Sicuramente non è stata la parola che attendavamo con trepidazione, la parola che promana dalle profondità del cervello e dell’anima. Quel che abbiamo disgraziatamente assistito è lo spettacolo di frasi, epiteti, aggettivi ed esclamazioni letteralmente divorate con avidità per poi essere sputate e defecate con una punta di acre e farneticante veleno. Accadde proprio a ridosso degli attentati dell’Undici Settembre e non per mera forza del destino. Il ritorno della grande cronista di guerra Oriana Fallaci alla stampa non è stato il prodotto della casualità… L’articolo in cui la celebre firma avrebbe esposto la sua opinione e i suoi sentimenti su Ground Zero è stato preceduto da una spasmodica attesa sapientemente gestita e orchestrata dai “cervelloni” del Corriere della Sera che, oltre a onorare costantemente la propria fama di foglio principe del grande capitalismo italiano, si è sempre distinto per un conformismo che non può essere non apprezzato dall’establishment e dagli ambienti che in questo paese contano. Per la verità si sarebbe dovuto intuire il contenuto dello sproloquio “fallaciano” dalla linea editoriale che ai tempi il “Corriere” stava tenendo…
Non a caso abbraccerà l’infinita guerra americana e bushana almeno finchè sarà spendibile sul palcoscenico mediatico…
Non a caso, finchè il Cavaliere non tenterà di sconvolgere gli equilibri e gli assetti di un giornale considerato ancora “non allineato, il “Corriere” esprimerà il punto di vista del centrodestra, sia pure con accenti più pacati e moderati…
Non a caso prima dei fatti del settembre 2001, il “Corriere” si era già distinto per aver assimilato buone parte dei contestatori no global del G8 di Genova assimilandoli a pericolosi “terroristi” e “teppisti” giustificando sostanzialmente la linea repressiva e il pugno di ferro tenuti dal governo Berlusconi con il plauso dei “sodali internazionali” Bush jr e Blair. Nulla da invidiare ai più efferati “Giornale”, “Libero”, “Padania” e – perché no ? – “Foglio”.
Così, scorrendo le righe del succitato articolo, coloro che fra noi cercavano di mantenere un certo autocontrollo senza farsi trascinare dall’emotività che inevitabilmente doveva seguire ai tragici eventi di Ground Zero, non potevano evitare di porsi la fatidica domanda: ma cosa è successo a Oriana Fallaci ? Forse che, da ottima professionista della carta stampata e dopo una vita trascorsa perennemente sulle trincee, dopo aver ingurgitato parole su parole su parole non poteva fare a meno di sputarle velenosamente in seguito all’agghiacciante visione del disastro newyorkese ?
A ben pensarci pure quell’articolo disegnava una irrimediabile e fulminante esplosione…
La verità và bevuta tutta e di un solo sorso: a parte lo stile non proprio eccelso e solo a tratti riconoscibile della Fallaci, l’intero pezzo si segnala per essere una lunga sequela di insulti e di espressioni sprezzanti nei confronti di determinate categorie e determinati gruppi.
Per coloro che, oggi come ieri, possiedono ancora la facoltà di leggere senza farsi ottenebrare e obnubilare la mente, arrivare fino in fondo è molto arduo. L’ultima Fallaci si proponeva come un formidabile condensato e somma di tutte le paure (post)postmoderne e, di conseguenza, dell’oggettivazione verbale e scritta di tutte le forme di odio, intolleranza e violenza che percorrono le nostre società molto occidentali e molto civilizzate. Il grido lanciato da Ferrara e soci (“Siamo tutti americani !”), la rivendicazione di un orgoglio “democratico” da esibire al cospetto degli “inferiori” e dei “barbari”, le preoccupazioni del nuovo “ateismo devoto”, le inquietudini metropolitane le pulsioni leghiste e perfino la xenofobia e il razzismo della destra più estrema. Da quel momento la Fallaci non è più una giornalista e non è neppure una donna bensì un compendio… e un idolo da venerare. Per quanto possa dispiacere la ex cronista e corrispondente di guerra è stata la migliore e la più esaltata ed esaltante interprete del Terrore (post)postmoderno che assillava ed ancora assilla il cittadino medio occidentale e italiano.
In uno stile e con una scrittura indubbiamente rozze e non prive di volgarità – che, quelle sì, potrebbero essere considerate qualcosa di sintomatico e molto prossimo alla reale barbarie – ma senz’altro efficace, la Fallaci ha descritto il suo stato d’animo di fronte al crollo delle Twin Towers a cui – e non c’è motivo di dubitarne – affermava di aver assistito. La domanda è semplice: cosa fare di fronte a un nemico tanto terribile e spietato, un nemico che si annida nelle nostre società pronto a “convertirci” e a sterminarci ? Al Male, a questi esseri tanto abietti e ripugnanti (i musulmani e gli arabi naturalmente) occorre reagire in maniera adeguata come si fece nei confronti del nazismo tedesco e del suo tentativo di dominare il mondo e l’Europa. Sorprendentemente – ma mica poi tanto ! – vengono riabilitati quei sovietici che, nell’ultimo scorcio della storia del loro traballante Impero socialista, invasero l’Afganistan per dare battaglia ai ribelli mujaheddin. Ciò fa naturalmente supporre come per la Fallaci Abu Ghraib e Guantanamo – più che “incidenti di percorso” o effetti collaterali – rappresentassero le giuste, necessarie e inevitabili risposte all’attacco dell’Undici Settembre. Di fronte al Male, il Bene (naturalmente rappresentato dagli USA, Israele, l’Occidente, ecc…) deve difendersi e reagire con qualsiasi mezzo.
Nella fase finale di una vita e di una carriera trascorse sui più diversi e cruenti campi di battaglia, la giornalista aveva probabilmente anche sviluppato le sue personali fobie e paranoie trasferendole nei contesti metropolitani. Per la Fallaci non è solo e non è tanto la “guerra degli eserciti”, ma un conflitto globale e totale da combattere quartiere per quartiere e casa per casa… Ancora una volta siamo alla prehobbesiana guerra di tutti contro tutti… L’immigrazione viene dipinta senza tanti complimenti: è l’invasione dei nemici, degli “infedeli”, dei “barbari” venuti a lordare e saccheggiare le nostre belle città. Per quanto si sia sforzata di dispensare accenti severi e adirati anche contro la Lega secessionista e “nemica dell’Italia”, le affinità con il movimento nordista xenofobo sono piuttosto evidenti… Stessi gli accenti, stessa la preoccupazione nei confronti dell’invasione extracomunitaria, specie se di marca musulmana… Molti esponenti della Lega dichiareranno con orgoglio la propria adesione ai “principi” e alle “idee” “fallaciane”. Fra gli ammiratori leghisti della giornalista, un certo Mario Borghezio – passato da militante nell’estrema destra, da quella “nazimaoista” della “Giovane Europa” a quella neonazista e con addentellati atlantici di Ordine Nuovo con propaggini terroristiche -, lo stesso Borghezio che, incurante della presenza di “camere” durante il convegno di un movimento dell’ultradestra francese a Nizza, aveva praticamente ammesso che la Lega altro non era se non un partito della destra radicale “camuffato”.
Dovrebbe far riflettere il fatto che il nuovo clima che Ground Zero ha creato, abbia elettoralmente giovato soprattutto alla Lega Nord e alla sua linea sempre più apertamente razzista e xenofoba più che allo stesso Berlusconi e al berlusconismo. In certo qual modo Oriana Fallaci finisce per anticipare questo successo così come – consapevolmente o meno – fonda le basi di quell’”ateismo devoto” caro ai Ferrara e ai Pera (teocon, teodem, ecc…) aprendo anche le porte all’insperato guadagno di terreno da parte del Vaticano in una società comunque laicizzata e secolarizzata.
La Paura fa brutti scherzi…
Nella sua foga incontrollata Oriana Fallaci diventa il termometro della “febbre” popolare misurandone pulsioni e convulsioni. E’ l’interprete di un mondo che già è cambiato e ha bisogno di riconoscersi nelle parole di qualcuno, colei che “popolarizza” e “volgarizza” – perché traspone e pone i nuovi grandi scenari in un contesto quotidiano e familiare – le teorie geopolitiche e pseudoscientifiche di Samuel Huntington sulla “Clash of Civilization”. Roba troppo “dotta” e astrusa, riservata alle caste politiche, finanziarie, industriali e militari del CFR e della Trilateral !
Lo Scontro di Civiltà tratteggiato a tinte foschissime e feroci dalla Fallaci “nazionale” ci abita accanto… L’Apocalisse è ora…
C’è qualcosa che gli abituali detrattori dell’”ultima” Fallaci non hanno colto sottolineando soprattutto la forsennata e sfrenata “islamofobia” delle sue pagine. Indubbiamente il ruolo di questo personaggio nella legittimazione delle ostilità verso i credenti di questa religione, e non solo arabi stato molto più che notevole, ma soprattutto il “fallicismo” si è imposto come fenomeno di “costume”, trasversale alle categorie e ai ceti. Non si attendeva altro che qualcuno piuttosto contiguo al mondo intellettuale dicesse le “cose come stanno, pane al pane e vino al vino”. Quando non c’è la volontà di affrontare determinati argomenti… Quando si ritiene superfluo adoperare la ragione e porsi le giuste domande… Quando si intende liquidare l’interlocutore senza affrontare i suoi argomenti… E’ spesso vizio e vezzo del popolino – senza riguardo per il censo e per il portafoglio – esibire le proprie opinioni senza scendere sul piano della discussione, come molti fra noi hanno avuto l’occasione di osservare. Ebbene con la Fallaci “nazionale” si sdoganano tali vizi e vezzi sul piano intellettuale mutandoli quasi in virtù. L’altro, il nostro interlocutore, non è più tale, ma un avversario da abbattere, un nemico a cui impedire di esporre il proprio punto di vista. Se vi capitasse di assistere, non solo a normali discussioni fra gente “normale, ma anche a confronti fra persone che reputiamo o, almeno, dovremmo reputare più intelligenti, riflessivi e anche “civili” della media non si noteranno moltissime differenze: Non solo la capacità di ascoltare e ribattere dopo aver ascoltato è sempre più merce rara, ma capita sempre più spesso di notare sovrapposizioni, insulti, atteggiamenti sprezzanti, protervia, ecc… nella maggior parte delle discussioni intavolate. Anche se si tratta di argomenti “frivoli” ! Ma in quel globale e totalizzante “scontro di civiltà” sempre più simile alla “guerra di tutti contro tutti”, ogni altro è avversario o nemico. Nell’universo e nella concezione “fallaciana” potremmo rifiutare di prendere in considerazione chi ci sta davanti solo perché, per qualche recondito e misterioso motivo, “non ci piace e ci ripugna”. Possiamo tranquillamente rigettare l’altrui parola solo perché proviene da qualcuno con i capelli lunghi o con il cranio rasato, con l’orecchino, con il piercing o con il tatuaggio, per tacere, ovviamente delle differenze religiose, razziali, di genere o di censo. A voler essere magnanimi un tempo avremmo liquidato tali comportamenti come maleducazione e nei casi peggiori come il più becero degli “estremismi”.
D’altronde quella che la Fallaci propone è una generale chiamata alle armi per combattere il nemico musulmano oggi e domani chissà ! Quel che conta comprendere non è la direzione verso cui è puntato il fucile bensì che quell’arma è effettivamente imbracciata da qualcuno.
A questo punto è lampante che il “caso Fallaci” non è soltanto il “caso Fallaci”. E’ ormai generalmente noto e riconosciuto come gli ultimi anni prima di tornare nuovamente alla ribalta la giornalista e scrittrice trascorresse le giornate a New York negli Stati Uniti d’America affetta da gravi problemi di salute che, certo, ne offuscavano l’abituale lucidità e l’elasticità mentale. Pur vivendo sostanzialmente in solitudine aveva certo mantenuto contatti con il mondo giornalistico del nostro Belpaese. Nella situazione delineatasi dopo l’Undici Settembre la premiata scuderia del Corriere ha pensato bene di sfruttare le capacità letterarie della Fallaci con consueta astuzia e una robusta dose di cinismo. Sembra incredibile, ma la supposta “moderazione” della RCS – “Corriere della Sera” si è incontrata con la “rabbia” e l’”orgoglio” fallaciane lanciando una campagna editoriale che ha prodotto almeno tre nuovi bestsellers che hanno, fuor di metafora, sbancato. Insomma, una bella montagna di soldi per il panorama letterario considerando anche le traduzioni e gli adattamenti per gli altri paesi. L’aspetto meno economico e commerciale e più prettamente “politico” non và trascurato: il giornalismo sia esso televisivo, radiofonico, della carta stampata e – perché no ? – internettiano, fa “opinione”. Se raggiunge un numero di utenti sull’ordine dei milioni diventa “opinione di massa”. Ora, malgrado i giri di valzer apparenti e i cambiamenti di linea editoriale, nonostante le più recenti coloriture “obamiane”, all’epoca l’RCS – “Corriere della Sera” si mise a disposizione della linea guerrafondaia di George Bush jr (e della prospettiva “destrorsa” del sodale Berlusconi) e di quegli interessi bellici ed energetici ad essa collegati. Occorreva un’opinione pubblica disposta ad accettare decisioni altrimenti “impopolari” e pronta a recepire con la disponibilità del perfetto ed ubbidiente soldatino. Se la “diretta” dell’Undici Settembre ha ferito e colpito l’immaginario occidentale, almeno, ma non solo, per quanto riguarda l’Italia, la Fallaci ha fornito a quell’immaginario le parole per estrinsecare la sua “pena”. E, come si è cercato di esporre, sono parole che promanano dalle viscere, dalla pancia e dalla pelle… In tal senso i “capolavori” della povera ex grande cronista e corrispondente di guerra non hanno semplicemente “formato” la pubblica opinione, ma, in certo qual modo, plasmato il “nuovo senso comune”. Il processo si è realizzato nei due sensi: se da un lato si è dato voce, interpretandola, a ciò che covava nel ventre dell’”uomo comune”, dall’altro si è provveduto a infrangere dei tabù “democratici” grazie all’ausilio di un personaggio accreditato dal mondo intellettuale, giornalistico e letterario.
Un ruolo molto attivo, prima che della stessa Fallaci, delle firme del foglio più conformista d’Italia.
I vari De Bortoli, Mieli o anche quel Magdi Allam, all’epoca vicedirettore e grande ammiratore della Fallaci, si sono spesi in una vera e propria azione di fiancheggiamento.
E’ trascorso del tempo…
Ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze…
In tutti noi alberga ancora almeno un residuo di “fallicismo”…
Come tanti piccoli Undici Settembre pronti ad esplodere…

HS
Fonte: www.comedonchisciotte.org