di

Massimo Mazzucco

Il problema fondamentale che sta alla radice dell’errato uso che noi facciamo della democrazia è la scarsa capacità delle persone di vedere il gioco nel suo intero.
Di quel gioco noi normalmente vediamo solo il lembo inferiore – cioè la lotta quotidiana fra i politici del momento – che è quello che ci riguarda da vicino ogni volta che stiamo per votare.
Ma tutto quello che sta dietro, tutto quello che avviene prima e dopo le elezioni – cioè tutto quello che conta veramente – sfugge normalmente alla nostra attenzione.
Ciò non accade perchè siamo stupidi, ma perchè veniamo intenzionalmente distratti dai giochi di facciata, proprio per evitare che lo vediamo.
Ieri era lo scandalo delle veline, oggi è il “caos delle liste”, domani sarà un’altra stupidaggine qualunque.
Si chiama specchietto per le allodole, ha sempre funzionato, e purtroppo in questo caso le allodole siamo noi. Siamo tutti i popoli d’Europa, anzi dell’occidente cosiddetto democratico, dove orde intere di persone vengono convogliate periodicamente alle urne, nell’illusione di poter decidere del proprio destino.
Purtroppo avviene che al momento di entrare nell’urna il nostro destino è già stato deciso. Ci viene infatti offerta solo una alternativa apparente, le cui variabili non sono in alcun modo in grado di determinare reali cambiamenti nel percorso della nostra nazione.
Ciò che impedisce questo cambiamento di percorso è la replicazione di un sistema marcio alla radice, caratterizzato dalla corruzione e dal furto legalizzato di miliardi di miliardi di denaro che il contribuente ha versato, nella forma di tasse, illudendosi che venisse utilizzato per le giuste ragioni.
Piace a tutti trovare ospedali che funzionano, nel momento del bisogno, …
… e quindi è giusto dare il nostro contributo perchè ciò possa avvenire. Piace a tutti vivere in città pulite e ordinate, per passeggiare con i nostri figli, e quindi è giusto dare il nostro contributo perchè ciò possa avvenire. Piace a tutti avere servizi come riscaldamento, elettricità e acqua potabile, e quindi è giusto dare il nostro contributo perchè ciò possa avvenire.
Peccato che i nostri ospedali siano una vergogna nazionale, le città una latrina per animali domestici, e l’acqua che beviamo un concentrato di veleni inquinanti e cancerogeni.
Eppure i nostri soldi noi li abbiamo versati. Dove sono finiti?
E’ questa la parte che fatichiamo a vedere, perchè ovviamente nessuno ha interesse che venga vista. Le elezioni avvengono in pubblico, con grande clamore di fanfare, ma poi le ruberie avvengono in privato, nel silenzio di un corridoio oscuro, nella veloce strizzata d’occhio fra appaltato e appaltatore, oppure sotto forma di curiose consulenze, tanto improbabili quanto inappuntabili.
Finchè esisterà una volontà di rubare il pubblico denaro, non mancheranno certo le idee per farlo in modo sistematico ed efficiente.
Noi ci troviamo quindi di fronte ad una doppia illusione: da una parte, quella di scegliere davvero chi per noi debba pensare al bene comune, dall’altra quelle di versare allo stato una congrua parte dei nostri guadagni perchè serva a quel bene comune.
In realtà fra le due cose c’è una banda di ladri, organizzata in squadre alterne, che ottiene ogni volta da noi l’autorizzazione a delinquere per tornare a rubare il frutto del nostro lavoro.
Tutto questo il cittadino lo sa bene, ma evidentemente accetta uno stato di fatto che ritiene di non poter cambiare, perpetuando cosi all’infinito la propria schiavitù.
Una delle chiavi del successo di questo meccanismo, infatti, sta proprio nel convincere il cittadino che non ci sia possibilità di rimediare alla situazione. Una volta ottenuto questo scopo ci si può abbandonare liberamente alle lotte intestine, con la garanzia che comunque il sistema resterà intatto.
Ci sono voluti decenni per mettere a punto questo meraviglioso giocattolo, e non si può in alcun modo permettere che si rompa.
Una volta che il cittadino si è rassegnato allo stato di fatto, l’alternanza fra governo e opposizione si riduce ad un gioco di parole, nel quale il primo finge di volere il bene del paese, mentre la seconda finge di protestare, quando in realtà vuole solo tornare al potere al più presto. Sappiamo infatti che anche all’opposizione spettano precise quote per ogni appalto, finanziamento o investimento stanziati dal governo, ma queste quote sono decisamente inferiori per chi si trova in minoranza. Servono solo a tenerlo buono, in attesa di tornare lui a governare.
Ecco perchè le opposizioni “si oppongono”: non lo fanno, a loro volta, per il bene del paese, ma per mettere in cattiva luce l’avversario, e tornare al più presto a gestire in prima persona i miliardi di pubblico denaro che continuano incessantemente a piovere nelle casse dello stato.
Forse non lo avrete notato, ma l’unica cosa che non si arresta mai, in Italia, è proprio il gettito fiscale. Terremoti e alluvioni vengono e vanno, inflazione e deflazione vengono e vanno, scandali e governi vengono e vanno, ma la dichiarazione dei redditi continua implacabile a scandire il nostro calendario esistenziale.
Perchè noi dobbiamo continuamente dichiarare i nostri redditi, senza sgarrare di un solo centesimo, mentre i governi non debbono mai dichiarare che cosa hanno fatto dei nostri miliardi?
La risposta è semplice: perchè noi li autorizziamo a farlo, con il nostro voto, e solo un idiota a quel punto potrebbe non approfittarne.
Normalmente a questo punto del discorso subentra la classica domanda: “E allora la soluzione quale sarebbe?”
Perchè nessuno ovviamente ha il cervello per arrivarci da solo. Preferisce sentirselo dire dagli altri, in modo da potersi attaccare ad una virgola qualunque pur di negare che una soluzione esista. Perchè la profonda verità, purtroppo, è che al cittadino piace essere ingannato. Vulgus vult decipi non è una frase nata per caso.
Ma perchè gli piace essere ingannato? Perchè l’alternativa è quella di prendere in mano le proprie responsabilità, e ciò costa molta, moltissima fatica.
E’ cosi comodo “rassegnarsi” allo stato di fatto, per poi abbandonarsi alla facile lamentela quotidiana. Lamentarsi non costa fatica, e basta qualche piccola ricompensa collaterale – come ad esempio il “lusso” di scansare l’IVA ogni tanto, che sembra far impazzire di gioia chiunque ci riesca, e che gli viene concesso proprio a quello scopo – per farci accettare con falsa rassegnazione lo status quo. Volete mettere, in confronto, la fatica che costerebbe impegnarsi davvero a:
1 – Decidere che cosa vogliamo.
2 – Imporlo a coloro che eleggiamo.
3 – Verificare a fine mandato che lo abbiano realizzato?
Ma siamo pazzi?
Da oggi in poi, quindi, non userò più l’espressione “non votare chi non ti rappresenta”, perchè viene sempre utilizzata solo la prima parte, per poter dire “tanto anche se non voto non cambia nulla”. Ormai la musica la conosciamo: volendo, gli alibi per continuare a votare “il meno peggio” sono infiniti.
Da oggi quindi propongo di votare, ad esempio, solo chi si impegnerà apertamente a:
1 – Far dibattere pubblicamente il Trattato di Lisbona, sottoponendo la nostra partecipazione ad un pubblico referendum.
2 – Revertire la legislazione che ha portato alla privatizzazione dell’acqua.
3 – Ritirare immeditamente i soldati italiani da qualunque teatro di guerra non difensivo.
Sono tre cose qualunque, tre idee che potrebbero venire in mente a chiunque, per poter dire un domani a chi avrà votato senza pretendere nulla in cambio:
Grazie a te oggi l’Italia è un paese schiavo del Nuovo Ordine Mondiale.
Grazie a te io devo lavorare per dissetare i miei figli.
Grazie a te sono anch’io un criminale, che uccide civili in paesi lontani per rubargli quello che gli appartiene.
Voglio poterglielo dire in faccia, guardandolo dritto negli occhi. Anche questa è democrazia.

 

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