Puó non apparire come una cosa grave agli occhi di molti fra noi, tuttavia per l’economia cilena la notizia non é affatto buona. Il Cile, infatti, é il primo produttore mondiale di tale metallo che, da solo, rappresenta il 35% delle esportazioni del paese.
Logico, quindi, che i destini del rame siano osservati con una certa preoccupazione dalle rive del Pacifico.
Ieri il prezzo é caduto del 2,61% alla Borsa dei Metalli di Londra, chiudendo a 3,02 USD la libbra, il valore piú basso raggiunto negli ultimi mesi.
Secondo Juan Alberto Molina, della Contexto Consultores, la caduta rappresenta la reazione all’annuncio del presidente americano Barak Obama circa la fine delle misure di aiuto per l’economia nord americana.
In parole povere, Obama ha affermato che le imprese dovranno funzionare senza iniezioni di denaro pubblico (definite eufemisticamente "stimoli fiscali") ed il mercato ha reagito d’immediato con una contrazione.
Ed ora la seconda notizia.
L’India progetta il proprio ingresso nel settore minerario cileno
Prima la Cina, adesso l’India.
Il gigante asiatico dimostra interesse nello sviluppo della propria partecipazione nell’industria estrattiva cilena, come giá fatto da Pechino. Per questa ragione una comitiva pubblico-privata liderata dalla vice ministro delle Risorse Minerarie, l’indiana Santha Sheela Nair, si é riunita oggi con l’omologa cilena, Veronica Baraona, rappresentante di Codelco, Cochilo, Sernageomin e Enami, per discutere accordi di cooperazione in materia di sfruttamento minerario, e per promuovere joint-venture nello stesso settore ma inerenti mine cilene ed indiane.
Secono la ministra cilena, "questo incontro permettera il rafforzamento dei rapporti con una delle economia con maggiore dinamismo e crescita a livello mondiale, per quale ci si aspetta un considerevole aumento di richiesta di rame come di altri beni nel corso dei prossimi anni."
Allo stato attuale non si ha registro di capitali cileni in imprese indiane, mentre l’equazione inversa sembra essere ben piú promettente: l’indiana JSW Steel (del gruppo Jindal) giá nel 2005 ha stretto una joint-venture con la Mineira Santa Fé.
In attesa degli altri pezzi del GEAB, aggiungiamo un paio di notizie sconosciute ai più come benvenuto del lunedì mattina:
Chapter11 per Blockbuster, 1 mld debiti
Blockbuster, nato nel Texas 25 anni fa, con 6500 punti vendita nel mondo, si avvia alla bancarotta. Internet e la pirateria digitale ne hanno segnato la sorte, ci informa Itespresso.it .
Sempre a cercare le responsabilità altrui, diciamo noi.
Ma andiamo oltre:
Il colosso del noleggio di film è vicino al Chapter 11 (Capitolo 11) e arriva dopo che è stato certificato un miliardo di dollari di debiti.
La situazione di Blockbuster già lo scorso aprile sembrava così grave da rischiare la bancarotta. Ma poi Blockbuster, dopo accordi con il produttore di tv Vizio e il produttore di videoregistratori digitali TiVo, aveva tentato il rilancio con Samsung: Blockbuster OnDemand doveva essere parte integrante delle nuove tv Hd Samsung, degli Home Theater Systems e dei lettori Blu-ray della società sudcoreana.
La responsabilità è davvero di Internet e della pirateria? Gli affezionati lettori scaricofili devono sentirsi in colpa?
Premesso che sentirsi in colpa serve solo a farsi del male, e non serve a far stare meglio nè con se’ stessi nè con gli altri, a nostro avviso tutto cio’ che ha un inizio ha una fine, e Blockbuster sta vedendo un periodo di difficoltà che prima o poi lo porterà alla fine.
La responsabilità di questo ricade su una serie di cause, tra cui c’e’ anche la pirateria digitale, ma la prima in assoluto è, a nostro avviso, lo scempio artistico delle pellicole presenti sul mercato e successivamente da blockbuster.
Troppe volte siamo usciti dal cinema o abbiamo riportato un dvd da blockbuster con la sensazione di essere stati truffati.
Sulla copertina, scritte invitanti come "il miglior film dell’anno", "divertentissimo", "un capolavoro". Dentro, stupidaggini pacchiane indegne di entrare nel nostro lettore dvd. Questo puo’ capitare una volta, o due, ma se capita regolaremente e sistematicamente allora si tratta di truffa regolare e sistematica.
E a quel punto uno non ci va più, o almeno ci va una volta ogni tanto.
In un certo senso, forse è proprio questo cio’ che ha portato al chapter 11 l’acclamato leader mondiale del noleggio di film.
Che poi, a ben pensarci, buona parte del mondo funziona così.
Ahem.
E per concludere la rassegna,
Iraq, 7 anni di guerra
Sabato 20 marzo quasi nessuno ha festeggiato 7 anni di guerra in Iraq.
In questi 7 anni ne abbiamo sentite di tutti i colori: guerra preventiva, guerra di liberazione, guerra per portare le democrazia, guerra per rimuovere un pericoloso dittatore, e infine sempre la migliore: guerra per la pace.
Fatto sta che 7 anni sono un po’ troppi per qualunque di queste guerre.
Forse se la chiamavano guerra di occupazione era più immediato e soprattutto era più vero.