di
Massimo Mazzucco
Una televisione del Qatar ha ospitato un dibattito fra due dirigenti di Fatah, Nabil Shaat e Abdullah Abdullah, e due di Hamas, Mohammad Nazzal e Osama Hamdan. Fatah (che rappresenta i moderati, e controlla la Cisgiordania) e Hamas (che rappresenta gli estremisti, e controlla quel che resta di Gaza) sono le due fazioni palestinesi che da tre anni si combattono per la guida di una nazione che nel frattempo non è mai nata.
Nel sentirli parlare sembra quasi di assistere ad una pièce di teatro dell’assurdo, dove ciascuno recita il proprio ruolo senza curarsi di ciò che accade intorno, e alla fine diventa impossibile allontanare il sospetto che la colpa della falita unità sia prima di tutto la loro, o comunque di chi li manovra dall’oscurità.
Inizialmente, sia Fatah che Hamas promettono buone intenzioni verso “i fratelli” della fazione opposta, ma poi si incolpano a vicenda per lo stallo ormai cronico della situazione. In particolare, Fatah accusa Hamas di aver ritirato la parola su un accordo interno, detto “Egyptian Agreement”, che avrebbe portato alla creazione di un fronte unito, finalmente in grado di fronteggiare Israele in modo efficace. Hamas ha risposto che loro erano pronti a firmarlo, ma che la versione finale dell’accordo fu improvvisamente modificata a loro insaputa, sotto pressione di USA e Israele, rendendolo di fatto inaccettabile. (Qualcuno ricorda Camp David?)
A sua volta Hamas ha accusato Fatah di trattare con Israele senza pre-condizioni, …
… permettendogli così, di fatto, di proseguire nell’espansione degli insediamenti colonici. Fatah ha replicato dicendo che la violenza non serve a nulla, mentre accusava Hamas di essere manovrata dall’Iran, che avrebbe posto il veto ad un qualunque accordo interno fra i palestinesi. E’ così è proseguito un ipnotico balletto, pieno di parole vuote grondanti di retorica, che sembravano quasi vole reiterare i motivi che impediscono l’unificazione dei palestinesi, piuttosto che un tentativo per superarli. Il tutto, naturalmente, a pieno vantaggio di Israele.
La sorpresa è arrivata quando il moderatore ha dato la parola ai giovani – libanesi, arabi, palestinesi – presenti in sala. (A causa della lunghezza il video non è sottotitolato ma doppiato in modo casalingo. Spero che il risultato sia accettabile).
Il dibattito completo.