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Massimo Mazzucco

In un articolo intitolato “Notizia bomba! L’11 di settembre Silverstein voleva demolire il Building 7”, Paul Joseph Watson di Prisonplanet denuncia quella che sarebbe stata una svista, da parte del giornalista della FOX Jeffrey Shapiro, che conferma la demolizione controllata del WTC7. Il passaggio incriminato di Shapiro, il cui articolo era diretto contro Jesse Ventura (che appoggia il Movimento 9/11), è la sua dichiarazione che “quel giorno Silverstein era al telefono con la compagnia di assicurazione, per convincerli a demolire l’edificio ormai pericolante”. Questo costituisce, secondo Alex Jones, la conferma del reale significato della famosa frase “pull it” di Silverstein, e conferma quindi l’intento effettivo da parte sua di demolire il WTC7.
Nella prefazione all’articolo, Alex Jones si domanda “… come poteva Silverstein pensare di demolire in modo sicuro l’edificio, quando la procedura richiede settimane o persino mesi per essere preparata in modo adeguato, anche senza il caos aggiuntivo che circondava l’edificio 7 l’11 di settembre? Come si sarebbero potuti collocare esplosivi in modo adeguato in un tempo così breve, all’interno di un edificio in fiamme che era già stato evacuato, a meno che gli esplosivi non fossero stati collocati in precedenza? Questa nuova rivelazione stupefacente richiede una indagine immediata”.
Segue l’articolo di Watson, …
… di cui traduciamo i passaggi più importanti:
“Il pezzo della Fox contro Jesse Ventura e il Movimento per la Verità sul 9/11, scritto dall’ex procuratore di Washington Jeffrey Scott Shapiro, rivela inavvertitamente una verità scioccante, che il concessionario del WTC7 Larry Silverstein, che ha incassato quasi 500 milioni di dollari dall’assicurazione in seguito al crollo dell’edificio 7 – una struttura di 47 piani che non è stata colpita da nessun aereo, ma è crollata in sette secondi l’11 di settembre – era al telefono con il suo assicuratore per cercare di convincerlo che l’edificio andava distrutto con una demolizione controllata.
Nel pezzo per la Fox Jeffrey dichiara: “quel giorno lavoravo come giornalista per Gannett News a Ground Zero, e ricordo chiaramente ciò che ho visto e udito. Poco prima che l’edificio crollasse diversi ufficiali della polizia e dipendenti della Con-Edison mi dissero che Larry Silverstein, il finanziatore di One World Financial Center [un altro edificio nelle vicinanze, n.d.t.], fosse al telefono con il suo assicuratore per cercare di far autorizzare la demolizione controllata dell’edificio [WTC7], poiché le sue fondamenta erano già instabili e si prevedeva che crollasse.
Una demolizione controllata avrebbe ridotto al minimo i danni causati dal crollo imminente dell’edificio e avrebbe potenzialmente salvato delle vite. Molti fra le forze dell’ordine, fra i pompieri e altri giornalisti erano al corrente di questa possibilità. Non c’era alcun segreto. Non c’era nessuna cospirazione”, scrive Shapiro.
Dopodiché l’articolo ricostruisce la nota vicenda del “pull it”, con tutte le dichiarazioni e le smentite che erano conseguite, e conclude sostenendo che questa ultima dichiarazione di Shapiro non faccia che confermare il vero significato di quella frase.
In seguito però – ci spiega Jones nel suo commento radiofonico – l’edificio sarebbe crollato magicamente da solo, evitando ai demolitori di dover intervenire.
Purtroppo l’analisi di Watson/Jones si ferma qui, suggerendo che il duo di Prisonplanet in realtà sia caduto nella stessa trappola che credevano di smascherare.
Sembra infatti evidente che la dichiarazione di Shapiro sulla presunta telefonata di Silverstein all’assicurazione non sia affatto uno “scivolone” dovuto a distrazione, ma un lucido tentativo di fare fronte alla quantità di prove ormai schiacciante che continuano ad emergere a favore della demolizione.
Sostenere invece che la frase "gli sia scappata" significa credere che davvero Silverstein abbia dovuto telefonare all’assicurazione prima di demolire il WTC7. Come se avesse bisogno del loro OK per portare a termine un piano preparato con lunghi mesi di anticipo, e non certo "a livello di assicurazioni".
Che la frase sia tutt’altro che uno scivolone, inoltre, lo si capisce dalla “explicatio non petita” di Shapiro, quando dice “lo sapevano tutti, non c’è nessuna cospirazione”. E’ evidente che lo scopo di quella frase sia di rinforzare il concetto che l’edificio fosse “traballante”, condizione necessaria per accettare in qualche modo la tesi del crollo spontaneo. Ci aveva provato anche Attivissimo – in questo molto più lungimirante di Shapiro – a capovolgere a proprio favore la quantità sempre crescente di testimonianze da parte di coloro che “sapevano in anticipo” del crollo imminente.
Peccato che si dimentichino tutti di spiegare come mezzo mondo potesse prevedere quel crollo con un tale anticipo (alcune ore, in certi casi), quando tutti sappiamo, e lo stesso Sunder del NIST ha confermato, che “nessun edificio in acciaio era mai crollato prima a causa del fuoco”.
O è zuppa, o è pan bagnato.
In ogni caso, io continuo a ritenere che la dimostrazione della demolizione controllata del WTC7 stia tutta nella frase di polizia e pompieri “l’edificio sta per esplodere, sta per saltare in aria”, che in inglese non può essere in alcun modo confusa con i termini che verrebbero usati nell’imminenza di un collo spontaneo.
L’ambiguità fra “sta per crollare” (passivamente) e “lo faranno crollare” (con esplosivi) si può mantenere fino ad un certo punto, ma di fronte a quella frase, mandata in onda dalla CNN, persino il “madrelingua” di cui sopra ha dovuto battere in ritirata.
Tutte le altre argomentazioni, compreso quella del “pull it” – e ora questa appendice della telefonata fantasma all’assicuratore – non portano a nulla di utile, poichè sono tutte in qualche modo controargomentabili. Ovviamente, è da stupidi pensare che “poliziotti, pompieri e giornalisti” sapessero tutti con chi fosse al telefono Silverstein, ma ciò non dimostra nulla di utile, mentre si creano delle distrazioni pericolose che, seppur perseguite in buona fede, rischiano solo di allontanarci dalla verità dei fatti.
Conosciamo ormai molto bene il funzionamento della disinformazione, che sa sfruttare al meglio il vantaggio di avere dalla sua tutti i media mainstream. E’ quindi perfettamente inutile cercare l’ennesima “prova” di ciò che non è comunque dimostrabile “oltre il ragionevole dubbio”, per il semplice motivo che ognuno il ragionevole dubbio lo piazza dove gli viene più comodo. E’ invece molto più saggio attestarsi su quei pochi punti, scarni ma indistruttibili, ai quali nessun debunker è mai riuscito a dare una risposta accettabile.
Cito i primi che mi vengono in mente (dove per “dimostrare” si intende la mancanza di una spiegazione alternativa plausibile).
– La frase “the building is about to blow up” dimostra che l’edificio non è crollato per un cedimento spontaneo.
– I resti sparsi in un raggio di 14 Km. dimostrano che United 93 non è caduto intero, ma che è stato distrutto in volo.
– Un Boeing 757/767 non può volare in orizzontale a 900 Km./h. al livello del mare.
– Se AA77 si è presentato di fronte al Pentagono volando raso-erba, non poteva non abbattere e travolgere le reti di recinzione e i rulli di cavo elettrico che si trovavano sul suo percorso.
– Se il foro d’uscita al Pentagono (III anello) è stato causato dalla fusoliera dell’aereo, che sarebbe poi evaporata nel nulla – Popular Mechanics ci dice che si era trasformata in una “palla di fuoco” – non è possibile che siano stati riconosciuti tramite DNA i resti di tutti i passeggeri.
– Un pilota che non abbia mai guidato un jet nella sua vita non può in alcun modo compiere manovre come quelle descritte dai controllori di volo di UA 175 (picchiate “nose down”, risalite estreme, banking a oltre 4G, ecc.). Nemmeno la maggioranza dei piloti normali saprebbe farle.
– L’asserzione di NORAD/FAA che si siano perse le tracce di AA77 da quanto ha invertito la rotta è smentita dalla testimonianza di Mineta su Cheney.
In fondo, basta soltanto una di queste argomentazioni per dimostrare che la versione ufficiale è falsa. Il resto, non sta a noi spiegarlo.

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