Supponiamo che un giovane sindaco, per sua sventura laureato in Ingegneria ambientale, decida di mettere le mani nella monnezza portando il suo paesello a una raccolta differenziata da record: 65%. Ipotizziamo che l’operazione vada a regime in soli quattro anni mantenendo invariate le tasse per i cittadini. Volendo esagerare, inventiamoci pure che il paese in questione si trovi nel cuore del territorio ambientalmente più devastato d’Italia, la provincia di Caserta.
Ebbene, in questa folle ipotesi, che farà mai il governo italiano nella persona del prefetto? Minaccerà ripetutamente di commissariare e sciogliere il comune troppo virtuoso. La storia, naturalmente, è vera. Il sindaco si chiama Vincenzo Cenname, ha 37 anni e una “capatosta” da far paura. Tutta Camigliano è con lui, 2.000 eversivi che hanno deciso di comportarsi da cittadini normali: pretendono di essere ben amministrati offrendo in cambio un’adeguata dose di responsabilità individuale. Lui annuisce serio: “Questo era il patto quando mi sono candidato. E tutto filava per il meglio, ma adesso la mia fascia è a disposizione. Me la tolgo piuttosto di far tornare nel fango questa città”.
Il problema è che la legge 26/2010 sulla ‘fine dell’emergenza rifiuti’ prevede la creazione di consorzi provinciali per la raccolta e lo smaltimento, cui i comuni devono delegare la funzione. “Neanche per sogno – ribatte l’ingegnere -. I consorzi sono stati la rovina della Campania, noi ne siamo usciti organizzando un sistema comunale che ha dato ottimi risultati. Adesso vogliono ributtarci nel calderone e mi intimano di consegnare gli elenchi dei nominativi per fare la bollettazione. Non glieli darò mai. Il prefetto Ezio Monaco me l’ha detto: se insisti devo procedere con il commissariamento, un sindaco non può disobbedire allo Stato”. Ma perché il nuovo consorzio, il Gisec, dovrebbe fallire? “Se lo stesso soggetto fa raccolta e smaltimento non ha alcun interesse a differenziare, cioè a migliorare – spiega Cenname -. Inoltre i consorzi riassorbiranno lo stesso personale di prima, secondo logiche di assistenzialismo e favoritismi: addio efficienza. Infine il Gisec farà le tariffe che vuole, e il cittadino non potrà più premiare o punire col voto. Che democrazia è?”.
In effetti l’amministratore del Gisec non è eleggibile. L’ha appena scelto il presidente della Provincia, Domenico Zinzi: si tratta di Felice Di Persia, ex magistrato di lungo corso (pm nel caso Tortora, membro del Csm, impegnato nell’Antimafia a Napoli). Nonché vivace presidente del Consorzio Rinascita, un nucleo di privati – tra cui la potentissima famiglia Coppola – impegnati nel rilancio della costa Domiziana in sinergia con gli enti locali. E adesso, l’incarico sui rifiuti. Che ne pensa sindaco? “Il famoso rilancio ha significato solo tanto cemento, io ho altri interessi. Non che l’unica questione civile sia l’immondizia, ma incide su denaro pubblico, salute, ambiente. Quando Zinzi dice che per prima cosa chiederà soldi all’Ue per costruire un nuovo inceneritore mi vengono i brividi”.
Gaetano Pecorella, presidente della Commissione bicamerale sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti, è appena rientrato da una missione sul territorio, e non usa mezzi termini: “Nei giorni di permanenza a Caserta abbiamo avuto la conferma di una situazione che è da considerare da disastro ambientale. L’unica discarica in funzione va verso l’esaurimento, non sono stati avviati i lavori del termovalorizzatore, la situazione peggiora e non è ancora ben chiaro come sarà possibile recuperare il tempo perduto”. Detto da uno storico amico (e avvocato) del premier Berlusconi, fa effetto. Cenname ammicca: “Diciamo che la visita è capitata al momento giusto. Speriamo bene”.
Da il Fatto Quotidiano del 15 maggio