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Massimo Mazzucco

La pubblicazione su Wikileaks di oltre 90.000 pagine di documenti riservati, riguardanti le operazioni militari in Afghanistan, sta scatenando a Washington un vero e proprio putiferio. Molti paragonano l’importanza di questo trafugamento ai famosi “Pentagon Papers”, uno studio secretato sulla guerra in Vietnam che fu reso pubblico dal New York Times nel 1971, e rivelò come l’amministrazione Johnson avesse sistematicamente mentito al popolo americano, ed allo stesso Parlamento, sugli eventi di quella guerra.
Ora la Casa Bianca, che ha definito “irresponsabile” il trafugamento dei documenti pubblicati da Wikileaks, è entrata in modalità di “damage control”, e sta cercando di minimizzarne l’importanza. Ma la tormenta è ben lontana dall’acquietarsi.
I documenti infatti rivelano un quadro della guerra in Afghanistan ben peggiore di quello ufficialmente dichiarato di fronte ai media e alla popolazione, con dozzine di “operazioni segrete”, condotte da “agenzie” non meglio identificate, tese a uccidere o catturare i leader talebani, con centinaia di attentati letali, mai dichiarati, subiti dai militari americani, e con migliaia di civili uccisi, intenzionalmente o meno, dagli stessi americani in azioni di vario tipo.
Le informazioni provengono direttamente dai militari e ufficiali presenti al fronte, …
… che compilano regolari rapporti, precisi e dettagliati, su ogni scontro armato, di qualunque tipo, che comporti delle vittime. Le chiamano “azioni letali”, e possono includere attacchi diretti, attentati subiti, incidenti di vario tipo, scontri di “fuoco amico”, e vittime civili. I documenti ricoprono l’intero arco di guerra dal 2004 al 2009.
Il Guardian ha pubblicato una mappa interattiva che permette di vedere la sequenza degli episodi, divisi per categoria, nel corso del tempo. (Cliccando “start”, in basso a sinistra, la cronologia procede in automatico. Usando invece le due frecce accanto, ci si può muovere episodio per episodio. La dimensione dei cerchi indica la quantità di vittime registrate in quell’episodio. Il cerchio più largo rappresenta un numero superiore a 20 morti. In alto a destra si può invece scegliere il rapporto di ingrandimento della mappa).
E’ soprattutto la quantità impressionante di attentati subiti dagli americani, finora sconosciuta, a dimostrare quanto siano benvenuti i liberatori occidentali in Afghanistan.
Vi sono anche altri aspetti che emergono, in modo più o meno diretto, dalla documentazione trafugata. Fra questi, sorge regolarmente il dubbio che i pakistani – ufficialmente alleati di Washington – stiano in realtà facendo il doppio gioco, a lavorino dietro alle quinte per riportare i talebani al potere nel paese confinante.
In proposito, il senatore Kerry ha detto che la documentazione pone dei seri interrogativi sulla realtà politica americana nei rapporti con Afghanistan e Pakistan. Che poi sarebbe un modo elegante per dire che li stanno prendendo per i fondelli.
Ma è sempre l’effetto psicologico, in questo tipo di “notizie”, ad assumere la maggiore importanza, in quanto provocano nel pubblico una specie di risveglio rispetto alla realtà di una guerra che conoscono solo in minima parte. Quando si trattava di “catturare bin Laden”, i soldati americani erano i paladini della libertà e della giustizia universale, ora che molti hanno capito i veri motivi di quell’invasione – ed hanno capito che ben difficilmente si riuscirà a raggiungere gli scopi prefissi – molti cominciano a domandarsi “quali sono i veri motivi per cui dobbiamo mettere a repentaglio la vita dei nostri ragazzi?”
Naturalmente, nessuno si ricorda mai di domandarsi che cosa gli dia il diritto di continuare ad uccidere impunemente migliaia di civili in una nazione straniera. I morti degli altri non contano mai nulla, evidentemente, è sempre sulla pelle dei “nostri” che si finisce per fare i conti.

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