DI
NEVE GORDON
guardian.co.uk
Lo smantellamento di un villaggio beduino, da parte della polizia israeliana, dimostra fino a dove può spingersi lo stato per raggiungere il suo obiettivo di ebraicizzazione della regione del Negev. La polizia israeliana ha raso al suolo il villaggio beduino di Al-Arakib, smantellando circa 45 abitazioni in sole tre ore.
Mentre mi stavo dirigendo in macchina a Al-Arakib, un villaggio beduino a poco più di 10 minuti da Be’er Sheva, un minaccioso convoglio di bulldozer stava facendo ritorno dalla città. Appena imboccata la strada sterrata che conduce al villaggio, ho visto una ventina di furgoni con dei poliziotti pesantemente armati pronti a partire. A quanto pare, la loro missione è stata compiuta.
Le conseguenze della distruzione si sono visti immediatamente. Prima ho notato i polli e le oche che correvano liberi vicino a una casa demolita, poi ho visto un’altra casa e un’altra ancora, tutte ridotte in macerie. Dei bambini stavano cercando un posto all’ombra per ripararsi dal sole rovente del deserto, mentre dietro di loro una nube di fumo nero si innalzava dal fieno in fiamme. Non c’era traccia di pecore, capre e bovini, probabilmente erano stati confiscati dalla polizia.
Un gruppo di beduini stava su una collinetta a parlare dei momenti vissuti fin dalle prime ore del mattino, circondati da olivi sradicati che giacevano a terra. Un intero villaggio di 40-45 abitazioni era stato completamente raso al suolo in nemmeno tre ore.
Immediatamente ho avuto un déjà vu: mi sono rivisto mentre camminavo tra le macerie di un villaggio distrutto alla periferia della città libanese di Sidon. È stato più di 25 anni fa, durante il mio servizio come paracadutista israeliano. La differenza è che in Libano i residenti erano fuggiti molto prima dell’arrivo del mio plotone, e noi abbiamo soltanto camminato tra le macerie. C’era un qualcosa di surreale in quell’evento, che per anni mi ha impedito di comprenderne pienamente l’ importanza. All’epoca, mi sembrava di camminare sulla luna.
Oggi, ho percepito subito l’impatto della distruzione. Forse perché le 300 persone che vivevano a Al-Arakib, bambini compresi, erano sedute tra le macerie al mio arrivo, e la loro angoscia era evidente; forse perché il villaggio si trova a 10 minuti dalla mia casa di Be’er Sheva e ci passo per andare a Tel Aviv o Gerusalemme; o forse perché i beduini sono cittadini israeliani e improvvisamente ho capito fin dove lo stato è disposto ad arrivare per ebraicizzare la regione del Negev; ciò a cui avevo assistito era un vero e proprio atto di pulizia etnica.
Si dice che la prossima intifada sarà quella dei beduini. Ci sono 155.000 beduini nel Negev, e più della metà vive in villaggi illegittimi, senza elettricità né acqua corrente. Non so cosa potrebbero fare, ma lasciando senza casa 300 persone, 200 delle quali sono bambini, Israele sta seminando zizzania per il futuro.
Fonte: www.guardian.co.uk
Link: http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2010/jul/28/ethnic-cleansing-israeli-negev
28.07.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org cura di STEFANIA MICUCCI