DI
G. DUCHINI
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In questo scorcio di Ferragosto si sta (ab)battendo, in sordina, un’asta pubblica, gestita dalle banche su mandato di Bankitalia per conto del Tesoro di ben 165 miliardi di euro – in titoli di Stato (Obbligazioni in Buoni Poliennali del Tesoro) con scadenza di 5 e 15 anni – che rappresentano solo il 35% dei 480 (miliardi) previsti per l’intero 2010.
Un paese da inondare, in prestiti e liquidità, con un ricatto in sospensione di giudizio fatto dalle società di rating Usa aduse a dare il “pagellino” sulla solvibilità ai paesi occidentali per conto ( semplici mandatari) del grande Centro regolatore della finanza occidentale: la Fed (Federal Reserve Usa); un nodo scorsoio di “natura politica” nel suo aspetto finanziario, posto sulle ridotte risorse produttive italiane e finanche su tutta la zona euro, Grecia e Spagna, docet.
L’Italia, come terzo paese al mondo per grandezza di debito pubblico, affida le sue sorti all’emissione di un prestito abnorme rivolto ai risparmiatori e, soprattutto, alle banche nazionali e internazionali il cui significato è ovviamente geopolitico, al di là della concessione del finanziamento richiesto: riguarda essenzialmente la sovranità dello stato “da trattare”; ridurre o impedire il finanziamento significa depotenziare la macchina statale, con un rischio di “default” sempre dietro l’angolo.
I segnali di risveglio produttivo sull’export italiano, che legavano una incipiente ripresa industriale ad una maggiore autonomia finanziaria da spendere su mercati internazionali, sono stati subito affossati dalla caduta improvvisa delle borse internazionali che fa seguito alle difficoltà Usa di uscire dalla crisi.
Ben si comprende come la ricerca di finanziamenti legati a garanzie internazionali, da concedere in misura sempre maggiore, segnala l’avvitamento di una crisi, in grave ed irreversibile arretramento produttivo, su cui le Quinte Colonne (in particolare, sinistra giudiziaria e centro-destra ) hanno ormai legato i loro destini politici, in combutta con gli Usa.
La classe politica italiana, costituita da una congrega forgiata sul tradimento ad oltranza ed in vigile attesa di ordini provenienti d’Oltre Atlantico, come si conviene ad ogni ligio cameriere, è pronta a servire il piatto avvelenato di un “Governo Tecnico” da porre sotto il controllo del più collaudato e fedele Governatore di Bankitalia Draghi (già ex consulente della G.S (Goldman-Sachs Banca d’affari Usa), e/o ex ministro Pisanu; e non tanto per la solvibilità finanziaria del sistema Italia, quanto per il tentativo ulteriore, di assestare con un colpo micidiale agli ultimi residui di sistema industriale italiano ancora in competizione; non senza riservare una ulteriore possibilità alle schegge politiche impazzite che agiscono in combutta contro ogni reale interesse nazionale: trasformare il “bel paese” in un paese di turismo e servizi (cfr., Montezemolo, Rutelli..).
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