Una notizia di fine luglio, che ha avuto un rilievo molto limitato sui media, riguardava il patto di collaborazione tra il servizio segreto di sicurezza interna, l’AISI (ex SISDE), e la Confindustria per la tutela del know-how di piccole e medie imprese dotate di un particolare patrimonio tecnologico. Secondo il pretesto ufficiale, l’AISI si dovrebbe incaricare di attuare una mappatura di tutte le imprese da mettere sotto protezione nei confronti dello spionaggio industriale. La notizia appare un’enormità, dato che la Confindustria è un’organizzazione privata e di categoria. Figuriamoci che polemica scoppierebbe se la CGIL, o anche un partito politico, potessero intrattenere ufficialmente rapporti diretti con i servizi segreti. (www.oipamagazine.eu/)
La spiegazione dell’arcano ce l’ha fornita un solito noto, Giuliano Amato, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo Craxi, varie volte ministro del Tesoro, poi due volte Presidente del Consiglio, infine ministro degli Interni dell’ultimo governo Prodi; attualmente Amato è megadirigente (senior advisor) della Deutsche Bank, ed ora è stato nominato responsabile anche delle celebrazioni ufficiali per i centocinquanta anni dell’Unità d’Italia (forse proprio perche è della Deutsche Bank). Giuliano Amato, sempre alla fine di luglio, su un articolo pubblicato da “Il Sole-24 ore”, rivendicava a se stesso la paternità e la teorizzazione di questo tipo di “strana accoppiata”tra imprese e servizi segreti. (http://sottoosservazione.wordpress.com )
Giuliano Amato ha attuato questa rivendicazione nei soliti toni ipocritamente umili e dimessi che gli sono propri, dato che si è limitato ad attribuirne il “merito” al governo Prodi, promotore della legge 124/2007. Questa legge tratta dei servizi segreti e del segreto di Stato e, all’articolo 6 comma 2 ed all’articolo 13 comma 1, estende di fatto alla sfera imprenditoriale privata la tutela di quel segreto e di quella protezione, in nome delle generiche categorie degli "interessi dell’Italia" e della "pubblica utilità". L’articolo 261 del Codice Penale punisce la violazione del segreto di Stato con una pena non inferiore a cinque anni, quindi si tratta di un bel messaggio lanciato a chi pensi di disturbare gli interessi privati. La Legge 124/2007 è reperibile sul sito del Parlamento italiano. (webcache.googleusercontent.com )
Dato che era per l’appunto Amato il ministro degli Interni di quel governo, la legge in oggetto può ritenersi una sua creatura, come del resto tante altre creature, in particolare l’Antitrust ed il Trattato di Lisbona. Ora Amato sta progettando anche un "Fondo Monetario Europeo", cioè un FMI in versione europea, che possa sottrarre ai governi nazionali anche la sovranità fiscale, oltre a quella monetaria. A prima vista questa legge appare un nonsenso, dato che niente ha mai impedito ai governi di individuare dei settori economici strategici e di metterli sotto protezione dei servizi segreti. Il fatto nuovo, e inusitato, è che un governo non solo tolleri, ma addirittura promuova una diretta collaborazione tra interessi privati e servizi segreti, senza imporre la mediazione propria o di altri organi istituzionali, al massimo riservandosi il solito "controllo" a posteriori. Tutto ciò avviene in nome della "tutela dell’interesse nazionale" (un ombrello buono per ogni circostanza). La 124/2007 costituisce di fatto la legalizzazione e la ufficializzazione di rapporti tra servizi segreti e affari; rapporti che, con tutta evidenza, non sono nati alla fine del luglio di quest’anno, e neppure nel 2007, ma si verificavano da molto prima, o da sempre.
Se ad un magistrato dovesse risultare che esponenti della Confindustria e personale dei servizi segreti hanno avuto una serie di contatti, questi non dovranno più offrirne spiegazioni imbarazzate, ma potranno avvalersi di una legge che consente e incoraggia queste pratiche. Ciò potrebbe costituire un ottimo alibi anche per Tronchetti Provera e per la vicenda dello scandalo intercettazioni della sua Telecom; quindi potrebbe anche non essere un caso che questa legge sia stata varata proprio l’anno dopo dell’avvio dell’inchiesta giudiziaria a riguardo. Non si tratterebbe comunque di una legge ad personam per Tronchetti Provera, ma solo di uno scudo protettivo e preventivo per altri affaristi privati che dovessero trovarsi nelle sue condizioni. Alla Confindustria -un’associazione privata e di categoria – viene perciò assegnato una sorta di ruolo istituzionale.
Risulta ovvio che questa copertura del segreto di Stato nei confronti dei rapporti impresa-servizi segreti serve a coprire anche altri tipi di comportamento, che vanno oltre il controspionaggio, e persino ben oltre lo spionaggio. In altre parole, cosa rimane della “libera concorrenza”, una volta che imprenditori e agenti segreti possono intrattenere degli stabili rapporti affaristici? Cosa potrebbe trattenere gli affaristi dall’uso di mezzi illegali, dato che ci sarebbe sempre il segreto di Stato a coprire tutto? Cosa impedisce di “creare” letteralmente dal nulla delle figure di "imprenditore" o di “manager”, per imporle al divismo dei media ed alla leadership delle imprese?
La domande sono ingenue, dato che lo stesso Amato, nel suo articolo, ci fa capire che questo tipo di relazioni tra affaristi e polizie segrete c’è sempre stato, ed il problema non era certo quello di impedirlo, ma di tutelarlo, attraverso il segreto di Stato, dalle denunce pubbliche e da eventuali indagini giudiziarie di magistrati non controllati dai servizi segreti. I media etichettano come “teorico della cospirazione”, e come paranoico, qualsiasi semplice cittadino che si permetta di dubitare dell’esistenza del dio Mercato e del suo potere esclusivo sulle vicende affaristiche. Meno male che ci sono i potenti ed i privilegiati come Amato che possono liberamente discutere di tutto sulle colonne de “Il Sole-24 ore”, così anche i comuni mortali possono origliare qualcosa.
Certo, uno come Amato deve saperne parecchio di rapporti tra affari e servizi segreti e, forse, quando e se ne avrà voglia, ci spiegherà anche come ha fatto uno come lui a passare dal Partito Socialista alla dirigenza di una delle più grandi banche del mondo.
Fonte: www.comidad.org
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