L’autore spiega l’offensiva dei mercati su Grecia, Portogallo e Spagna, ed il progetto di una struttura economica transatlantica. di Jean-Claude Paye

La crisi dell’euro deriva da una decisione politica, delle autorità dell’UE di impegnare la moneta comune invece di ristrutturare il debito nazionale greco. Questa ristrutturazione avrebbe salvato l’euro, ma mettendo le mani nelle tasche delle banche, e quest’ultime avrebbero perso nell’operazione parte dei loro crediti pendenti. Tuttavia, la tutela di alcune decine di migliaia di milioni di euro di istituzioni finanziarie non giustifica il fatto che si sia rischiato tanto. La cosa fondamentale, facendo pressione sulla moneta comune, è che paghino i lavoratori, ed effettuare un trasferimento massiccio di reddito dalle famiglie verso le grandi aziende, principalmente verso le istituzioni finanziarie.

La misura di questo trasferimento è tale, che risulta necessario dare tutti i poteri ai mercati ed al loro braccio armato, l’Amministrazione statunitense. La crisi dell’euro si è scatenata per l’attacco concentrato delle agenzie di qualificazione statunitensi Standard&Poor, Moody’s e Fitch contro il debito di Grecia, Spagna e Portogallo.

Questa offensiva è destinata a ridare agli USA i capitali esteri necessari per coprire il crescente deficit della loro bilancia finanziaria. E’ un segnale di avvertimento ai paesi come la Cina, che avevano cominciato a riequilibrare le loro riserve di divise comprando euro al posto di dollari. Per gli USA, in effetti, è una questione urgente. Fino al 2009, il finanziamento del loro deficit e la difesa del dollaro erano garantite dal saldo positivo dei suoi flussi finanziari ma non è riuscito a compensare i suoi deficit con quell’esercizio  trasformandolo un saldo negativo di 398.000 milioni di dollari. Nell’ambito puramente economico, l’offensiva contro l’euro continua lo stesso destino della lotta contro la frode fiscale iniziata da Obama nel 2009. Si tratta di ridare capitali in seno agli Stati Uniti.

L’appoggio della Germania agli Stati Uniti
Quest’azione tattica viene rafforzata da un’operazione strategica: una mossa volta a smantellare l’UE a beneficio di un’unione economica che comprenda i due continenti, la cui manifestazione più visibile è il progetto della creazione di un grande Mercato Transatlantico. Solo in funzione di questo obiettivo si può comprendere l’atteggiamento della Germania che, sia nella lotta contro la frode fiscale che nell’attacco all’euro, ha costituito un appoggio all’offensiva statunitense.

L’Unione europea è stata costruita intorno Germania e strutturata sui suoi interessi. Essendo il paese più produttivo economicamente nel momento della creazione del mercato comune, ha potuto, senza vincoli politici, economici o di governo, nè trasferimenti importanti verso le zone svantaggiate, sfruttare a pieno tutti i vantaggi economici comparativi. Fino a quest’anno, la zona euro assorbe tre quarti dell’export tedesco.

La Germania, attraverso le dichiarazioni dei suoi responsabili politici e dei suoi banchieri, così come la reiterata esibizione dei suoi vacillamenti, ha contribuito all’efficacia dell’offensiva contro l’euro. Per questo paese, i benefici di tale azione sono immediati. La diminuzione del valore della moneta comune permette di aumentare le esportazioni tedesche destinate al di fuori dalla zona euro. Inoltre può finanziare i suoi stessi deficit al miglior prezzo.

Il mercato transatlantico

La “costruzione europea” è ad un bivio. Anche se finora ha consentito un continuo sviluppo della Germania, questo processo non può continuare nella stessa modalità. L’UE non può uscire dalla crisi senza instaurare un governo democratico che diriga una politica economica comune, un’armonizzazione dello sviluppo, e per questo, assicurare alcuni trasferimenti bancari verso i paesi e zone svantaggiate. Invece di ristrutturare il debito dei paesi in difficoltà, che richiede l’intervento delle banche, l’Europa ha istituito due fondi per l’intervento. L’obiettivo dei 110.000 milioni di euro di aiuti alla Grecia, così come i 750.000 milioni di prestiti e garanzie, è quello di sommettere i paesi beneficiari alle condizioni del FMI, dove gli USA hanno la maggioranza del diritto di voto. I 750.000 milioni di aiuti previsti serviranno per rimborsare le banche a scapito del potere d’acquisto del contribuente, e questo esborso alle istituzioni finanziarie aumenteranno la recessione.

La costruzione europea è stata imposta dagli USA che, dopo la guerra, l’ha trasformata in una condizione per gli aiuti al Piano Marshall. Si è portato avanti in seno alla Germania, i cui interessi erano complementari a quelli degli Stati Uniti. L’attacco contro l’euro e l’operazione di smantellamento dell’Unione Europea derivano così dall’offensiva lanciata dagli USA, che dà sollievo anche alla più grande economia del vecchio continente e le istituzioni dell’UE.

La Commissione ed il Consiglio confermano in questo modo la loro partecipazione alla decomposizione dell’Unione e alla sua integrazione in una nuova struttura politica ed economica transatlantica sotto la direzione statunitense, ruolo che ha già svolto nelle negoziazioni degli accordi sul trasferimento di dati personali della cittadinanza europea agli USA e che sono volte a creare un grande mercato che comprende i due continenti.

Fonte: El factor Alemania: la creación de un mercado común con Estados Unidos

Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

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