Abbiamo già visto come gli ex dirigenti della Legambiente facciano passare decreti che permettono alle industrie di inquinare oltre misura l’aria che respiriamo, e come gli attuali responsabili locali e nazionali di questa cosiddetta "organizzazione ambientalista" evitino attentamente di fare la benché minima opposizione alla più grave forma di inquinamento ambientale contemporaneo.

Leggendo il seguente articolo tratto dal sito inganno-ambientalista possiamo renderci conto che il WWF non è da meno; anche in questo caso ex dirigenti del WWF sono corresponsabili di gravi forme di inquinamento, addirittura in quanto dirigenti di alcune industrie fortemente inquinanti; inutile dire che anche i responsbili del WWF, una volta interprellati a proposito delle scie chimiche non rispondono, e peggio ancora, promuovono campagne subliminali a favore delle operazioni di aerosol clandestino propagando al contempo la solita triste menzogna dell’effetto serra causato dall’anidride carbonica.

NB: nel riportare questo articolo non condividiamo necessariamente per intero le posizioni ideologiche del sito da cui è tratto o del libro di cui vengono citati dei brani, condividiamo però il giudizio negativo sul WWF e  riteniamo molto importante condividere le informazioni qui sotto riportate.


WWF, una storia poco nobile
Sapevate cosa ha accomunato nel corso degli anni il responsabile settore ambiente, salute e sicurezza della Union Carbide (che causò diverse migliaia di morti in India) un ex presidente della Exxon Chemical (proprietaria della Exxon Valdez che causò un disastro ambientale in Alaska) o l’ex proprietario dell’impianto chimico Icmesa di Seveso che causò la famosa nube di diossina? Sono stati tutti membri direttivi del WWF come spiegano Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari nel loro libro “Le bugie degli ambientalisti” (edizioni piemme) di cui riportiamo alcuni passaggi tratti dal capitolo “WWF una storia poco nobile”.

Presente in quaranta paesi, con cinque milioni dichiarati di sostenitori, ventisette uffici nazionali, ventiquattro uffici di programma, il WWF (fondato come World Wildlife Fund, ha cambiato nome in World-Wide Fund for Nature) è la vera multinazionale dell’ambiente.

Eppure, nonostante il grande interesse per la vita selvatica, il WWF si è dedicato soprattutto a propagandare il contenimento della crescita demografica. Per il WWF la crescita della popolazione è sempre stato il problema ambientale numero uno. La campagna in favore dei progetti di denatalità è cosi assidua e ostinata da far sorgere il dubbio che forse la propaganda in difesa dell’ ambiente sia solo un pretesto per realizzare la crescita zero".

In che rapporto la riduzione delle nascite sia coerente con le campagne in difesa di alberi e animali lo ha precisato Fulco Pratesi, presidente del WWF, che ha scritto sull’ argomento:

«Serpeggia nel mondo occidentale una tentazione estremista. Quella cioè dichiarata da Earth First, associazione ecologista rivoluzionaria che antepone a ogni problema politico, economico e sociale l’obiettivo di salvare il pianeta. Sono coloro che hanno inneggiato all’AIDS come fattore di limitazione della specie umana, considerata il "cancro della terra", e che si battono contro ogni alterazione dell’ambiente, anche con azioni di sabotaggio e di ecoterrorismo. Io credo che non bisogna demonizzare questa tendenza, deviante ed eversiva ma profondamente radicata in chiunque ami autenticamente la natura e consideri Gaia sua vera e insostituibile madre».


L’umanità come nemico

Il presidente, ora emerito, del WWF, il principe Filippo di Edimburgo non ha mai nascosto le sue preoccupazioni nei confronti della crescita demografica. Nel corso di un’intervista con l’agenzia tedesca Deutsche Press Agentur ha detto: «Se mi dovessi reincarnare vorrei essere un virus letale, per eliminare la sovrappopolazione». Colpisce anche la bassa considerazione della vita umana da parte dei dirigenti del WWF. In un libricino dal titolo Ecologia domestica, Fulco Pratesi affronta il problema della morte sostenendo che il funerale, la cassa, e la sepoltura sono pratiche troppo inquinanti e per questo motivo propone due soluzioni: dare in pasto su appositi carnai i cadaveri ai rapaci che rischiano l’estinzione, oppure «creare apposite scatolette di cibo per cani e gatti in cui la carne umana sostituisca una percentuale di quella di altri animali». Non si tratta di un errore, avete letto bene: Pratesi propone di usare i cadaveri per fare scatolette per cani e gatti.


Ambientalisti e inquinatori

Quello che più colpisce di questa multinazionale dell’ambiente è che nel consiglio dei trustees che la governa a livello internazionale siedono potenti uomini d’affari, finanzieri, dirigenti di multinazionali, le cui attività economiche sono spesso messe sotto accusa dal WWF, e il cui comportamento privato sembra più orientato a difendere privilegi acquisiti per censo piuttosto che orientato alla salvaguardia dell’ambiente naturale.

Se il WWF sostiene di essere un’associazione per la conservazione dell’ambiente perché tanti e solo "uomini d’affari" nella sua direzione? A questa domanda una risposta l’ha fornita «Multinational Monitor», la rivista fondata da Ralph Nader, il leader delle associazioni dei consumatori americane, che ha pubblicato un’inchiesta da cui risulta che tre direttori e sette membri del Consiglio Nazionale del WWF, ricoprivano nel 1990 contemporaneamente la carica di direttori in dieci compagnie che comparivano in Toxic 500, l’elenco delle industrie più inquinanti del paese elaborato dal governo americano.

Tra i casi più scandalosi emerge quello di Russel Train. Cofondatore del WWF nel 1961 e presidente della sezione USA nel 1978, nel 1977 Train è stato nominato direttore per il settore ambiente, salute e sicurezza della Union Carbide. Il 3 dicembre 1984 una fuga di gas nell’impianto di Bophal in India causò la morte di 4.100 persone e 170.000 rimasero intossicate. «La Nuova Ecologia» intervistò in seguito Russel Train il quale dichiarò che «la Union Carbide ha un programma ambientale ottimo».

Un altro esempio dei dirigenti del WWF coinvolti in disastri ambientali è Eugene McBrayer, già direttore del WWF statunitense e presidente della Exxon Chemical. Secondo «Multinational Monitor» è questo il motivo per cui il WWF americano non partecipò al boicottaggio della Exxon, quando, in seguito all’incidente avvenuto nella Baia Principe Guglielmo in Alaska, la petroliera Exxon Valdez riversò in mare 40.000 tonnellate di greggio.

Per tornare in Europa, il caso più emblematico è quello di Luc Hoffman, attuale vicepresidente emerito del WWF internazionale, comandante dell’ordine dell’ Arca D’Oro, una delle più alte onorificenze in campo ambientale. Lodato per la «dedizione e la straordinaria generosità a favore della conservazione della natura e per il ruolo svolto nell’ ambito delle più influenti organizzazioni ecologiste del mondo», Luc Hoffman era il proprietario dell’impianto chimico dell’Icmesa di Seveso, dove il luglio 1970, un’esplosione produsse una nube di diossina che investi la zona circostante. Le organizzazioni ecologiste parlarono allora di azione criminale, furono pochi che ricordarono l’appartenenza di Luc Hoffman al WWF.

Singolare anche la storia del principe Bernardo d’Olanda, membro fondatore, presidente ed esponente di punta del WWF. Bernardo era presidente del WWF fino a quando dovette dimettersi nel 1976 a causa della scandalo Lockheed. In sede di difesa egli sostenne che le bustarelle per l’acquisto degli aerei militari Lockheed fossero un contributo per il WWF. Nella storia ufficiale del WWF egli è considerato benemerito ed è colui che ha creato la struttura finanziaria dell’associazione.

Paradossale la campagna in difesa della tigre del WWF. «Panda» la rivista della sezione italiana, ha riportato nel numero di luglio 1996: «La Exxon metterà a disposizione ben 5 milioni di dollari nei prossimi cinque anni per i progetti di conservazione della tigre. li denaro andrà al fondo Save the Tiger amministrato dalla US National Fish and Wildlife Foundation e sarà gestito da un consiglio di otto membri». Il successivo 3 ottobre fu pubblicata una foto in cui la famiglia reale britannica e Filippo di Edimburgo, presidente onorario del WWF, posavano fieri dinanzi al cadavere di una tigre appena uccisa a fucilate.

La sezione italiana del WWF si è sempre vantata di saper gestire i parchi. Ma la Corte dei Conti nel 2003 ha condannato il presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo Fulco Pratesi a un risarcimento di oltre 88.000 euro più interessi e spese di giudizio. La decisione si riferisce alla gestione dissennata del Parco Nazionale d’Abruzzo. La Corte rimproverava a Pratesi di non aver controllato l’operato del direttore generale Tassi, che si sarebbe dato a una serie di spese pazze. Franco Tassi, già decano dei direttori dei Parchi Italiani, uno dei primi soci del WWF, idolo della cultura conservazionista italiana, è stato prima allontanato dalla direzione del Parco Nazionale d’Abruzzo, carica che ricopriva dal 1969, e poi è stato licenziato e condannato. In un dossier pubblicato dal settimanale «Tempi», risulta che la lista delle violazioni compiuta dall’ accoppiata Tassi – Pratesi è impressionante: un diffuso sistema di assegnazione di funzioni superiori a tutto il personale, in palese violazione delle leggi vigenti. Apertura di uffici periferici a Roma e a New York; falsi in bilancio, debiti miliardari, gestione privata dei fondi in dotazione al Parco. La relazione sulla gestione del Parco d’Abruzzo stilata nel 1998 dalla Corte dei Conti denunciava già una «situazione di diffusa illegittimità».

Insomma, è evidente una notevole differenza tra l’immagine pubblica e la realtà privata del WWF.

 

Link