Titolo originale:
Una legge contro il Negazionismo della Shoah. La vogliono i “Nostalgici”, quelli che idolatravano Almirante, uno che di ebrei se ne intendeva.
Sono tutti d’accordo. Da Destra a Sinistra, un coro unanime grida al miracolo: finalmente, una legge sancirà l’inviolabilità dell’alone di sacralità che avvolge la storia dell’Olocausto e la sua memoria.
C’è Gianfranco Fini, pupillo del camerata Giorgio Almirante (“noto antisemita e fucilatore di partigiani”, come nota bene Vittorio Arrigoni), il cui nome ricorda quello del cugino fascista ucciso dai partigiani durante la guerra di Liberazione. Fini c’è. Nonostante il suo “maestro”, firmatario nel 1933 del “Manifesto della Razza”, nutrisse una particolare avversione nei confronti degli ebrei, oggi, Gianfranco (la vergine pentita) crede nella necessità di una legge che possa placare gli animi esagitati della comunità ebraica. D’altronde, la rivista “La difesa della razza” (della quale alleghiamo una copertina abbastanza esplicita) vide Almirante impegnato a portare avanti quello che oggi Fini chiamerebbe incitazione all’odio:
“Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto lo spirito alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato paese; non di uno spirito vagolante tra le ombre incerte d’una tradizione molteplice o di un universalismo fittizio e ingannatore. Altrimenti, finiremo per fare il gioco dei meticci e degli EBREI; degli EBREI che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose – fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali. Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’EBRAISMO: l’attestato del sangue.” (Giorgio Almirante, La difesa della razza, 5 maggio 1942).
Qui sotto un comunicato di Giorgio Almirante del 1944 che minaccia di fucilazione i partigiani (leggi il testo del proclama).
Pare proprio che Fini non abbia imparato la lezione del suo “maestro”. Proseguendo con Almirante, filo conduttore di questo articolo, incappiamo in Giovanni Alemanno noto Gianni, classe 1958, spesso immortalato mentre il suo braccio destro teso coincide con il “saluto romano” che accompagna le uscite trionfali della vedova Almirante, Donna Assunta. Lo stesso Alemanno che nel 2008 avrebbe voluto una via in onore del politico italiano esponente del regime fascista, oggi svela il suo plauso nei confronti dell’appello di Pacifici per la legge contro il Negazionismo.
Pacifici chi, vi starete chiedendo? Il nipote del Rabbino Capo Riccardo Reuven Pacifici, attuale Presidente della Comunità Ebraica di Roma, a suo tempo indignato per la proposta di Alemanno di dedicare una piazza ad Almirante. Pacifici fece sentire la sua voce. E il risultato? Uno a zero per Pacifici, il quale nel 2008 riuscì ad evitare la via in onore del “noto antisemita e fucilatore di partigiani”, proponendo, invece, di omaggiare suo nonno (aggiungo, con grande successo). Da una via dedicata ad un sostenitore di tesi aberranti contro gli ebrei, ad una dedicata ad un ebreo: il nonno di Pacifici, morto ad Auschwitz a 39 anni.
Ed ecco a voi il mistero di un confine labile che separa (ed unisce) "vittima" e "carnefice", sionisti ed ex fascisti. Peccato (per loro) che alla fine non si sia fatto nulla di tutto ciò (nessuna via è stata poi intitolata a nessuno dei due), anche perché La Russa (Ignazio Benito Maria La Russa), insieme ad un altro famoso camerata, Maurizio Gasparri, in merito alle affermazioni su Almirante, dichiarò che avrebbe voluto incontrare Pacifici «..al fine di fargli conoscere, pur nel rispetto delle legittime opinioni, aspetti morali e politici della vita dell’ex segretario del MSI, sempre pervasa di amore per l’Italia».
Credo di non aver capito tanto, se non una cosa di notevole importanza: le ideologie non esistono (più). Tutto viene fatto e pensato nel rispetto di accordi internazionali che trascendono le posizioni personali di questo e quel politico: la legge in questione è un contentino, la caramella al bambino viziato (Israele) che non restituirà certamente dignità alle vittime dell’Olocausto.
Ho discusso di recente con un signore il quale ingenuamente ha affermato che una legge era necessaria, non soltanto per tutelare gli ebrei, ma anche omosessuali, zingari ed altre minoranze. Egli non si ricordava però di come certi "ex fascisti", che adesso sostengono pienamente Israele e propongono leggi contro il negazionismo dell’Olocausto, abbiano sempre deriso proprio quelle categorie.
Io mi chiedo invece perché mai in Italia si permetta (dato che parliamo di vittime dell’Olocausto) che "ZINGARI, oppositori politici, OMOSESSUALI e portatori di handicap" vengano continuamente derisi dai nomi da me elencati. Non fanno parte anche loro, insieme agli ebrei, di quel gruppo di persone la cui storia vorrebbe essere tutelata, nella divulgazione, addirittura da una legge? [segnaliamo al proposito un ottimo articolo sugli altri olocausti dal sito del Liceo Manzoni – N.d.R.].
Ah, dimenticavo. A sinistra ho bussato alla porta, ma non ha risposto nessuno.
(Sebastian Oh)
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