E’ oggi di dominio comune il fatto che ci sia un potenziale effetto domino conseguente al contagio del debito sovrano europeo all’incirca in questo ordine:
Grecia > Irlanda > Portogallo > Spagna > Italia > Inghilterra
Se qualche persona ha iniziato a occuparsi dell’argomento già da più di un anno, altri si sono invece accorti della questione in ritardo (da una ricerca su Google risulta che questo tema viene ora discusso in circa 600.000 link).
Tutti sanno inoltre che, se da un lato Grecia e Irlanda sono delle economie relativamente contenute, ci saranno dei grossi problemi se cadesse la tessera del domino della Spagna.
L’economia dell’Islanda si posiziona al 112° posto nel mondo, quella dell’Irlanda al 38°, il Portogallo al 36°. Di contro, la Spagna è al 9° posto, l’Italia al 7° e il Regno Unito al 6°. Il crollo di una di queste ultime tre avrebbe effetti devastanti per l’economia mondiale.
Secondo quanto ha scritto Nouriel Roubini a febbraio:
Il vero incubo quanto all’effetto domino è la Spagna. Roubini si riferisce ai problemi del debito spagnolo come all’“elefante nella stanza”.
“Si può provare a sostenere economicamente la Spagna. E si può anche provare a provvedere un supporto finanziario ufficiale all’Irlanda, al Portogallo e alla Grecia per tre anni. Lasciarli fuori dal mercato. Magari ristrutturare il loro debito fino a un certo punto”.
“Ma se la Spagna rotola giù dalla collina, non ci sono sufficienti risorse monetarie ufficiali nella busta delle risorse europee per salvarla. La Spagna è da un lato troppo grande per fallire, dall’altro troppo grande per essere salvata”.
Il primo problema per quanto riguarda la Spagna è l’entità del debito pubblico: 1 trilione di euro (quello della Grecia ammonta € 300 mila). La Spagna ha anche 1 trilione di euro a titolo di debito estero privato.
E, viste le dimensioni, le risorse – governative o sopra- nazionali – non sono semplicemente sufficienti per girarci attorno.
Come ho già rilevato in passato, la Germania e la Francia – rispettivamente al quarto e quinto posto nella classifica delle maggiori economie- sono i paesi maggiormente esposti al debito portoghese e spagnolo. Per un approfondimento sulle interconnessioni tra le economie della zona euro che si aggiungono al rischio di contagio, si veda qui.
Se è allettante pensare che il salvataggio dell’eurozona stia a significare che le nazioni creditrici hanno saputo gestire bene le loro economie risparmiando grosse cifre di denaro, che hanno concesso a prestito, Sean Corrigon sottolinea che gli interventi europei sono uno schema di Ponzi:
Sotto l’egida delle regole di questo gioco delle tre carte da miliardi di dollari, i sovrani garantiscono la Banca Centrale Europea, che sovvenziona le banche, che comprano i debiti del governo, che fornisce garanzie per tutti gli altri.
(L’America non è diversa: Bill Gross, Nouriel Roubini, Laurence Kotlikoff, Steve Keen, Michel Chossudovsky e il Wall Street Journal sostengono tutti che l’America sta seguendo anch’essa un enorme schema di Ponzi. E sia l’America sia l’Europa stanno cercando di mascherare l’insolvenza delle loro banche ricorrendo a finti stress test).
Non doveva essere necessariamente così. Gli stati europei non erano costretti a sacrificare se stessi per la causa delle grandi banche.
Come ha scritto Roubini a febbraio:
“Abbiamo deciso di condividere le perdite private del sistema bancario (…)”
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Roubini crede che ulteriori tentativi di intervento abbiano solo amplificato i problemi con il debito sovrano. Egli dice “Ora c’è un gruppo di super sovrani – il FMI, la UE, la zona euro- che mettono in salvo quei sovrani”.
Sostanzialmente, i super sovrani sottoscrivono i debiti sovrani – aumentando l’ampiezza e concentrando i problemi.
Roubini definisce l’intervento dei super sovrani come un semplice calciare la lattina sull’asfalto.
Afferma ironicamente: “Non c’è nessuno che viene da Marte o dalla luna per soccorrere il FMI o l’Eurozona”.
Ma nonostante il passaggio di carte a livello nazionale e a livello di entità sopranazionali, la realtà alla fine interviene: “Quindi ad un certo punto si ha bisogno di una ristrutturazione. Ad un certo punto c’è bisogno che i creditori delle banche prendano una batosta – altrimenti tutto questo va a ricadere sul bilancio del Governo. E poi il governo si spacca la schiena– e il governo diventa insolvente”.
E questa è la mia considerazione di aprile:
Come ho già sottolineato nel dicembre 2008:
La Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) è spesso chiamata “la banca centrale delle banche centrali”, nella misura in cui coordina le transazioni tra banche centrali.
La BRI ha sottolineato in un nuovo report che i pacchetti di salvataggio delle banche hanno trasferito rischi considerevoli nei bilanci governativi, cosa che si è riflessa nel corrispondente ampliarsi del credit default swap sovrano:
“Lo scopo e la consistenza dei pacchetti bancari di salvataggio hanno implicato altresì che dei rischi significativi sono stati trasferiti sui bilanci del governo. Ciò era particolarmente evidente nel mercato dei credit default swaps sovrani impiegati nel salvataggio di singole grosse banche o in pacchetti di supporto su base più ampia nel settore finanziario, compresi gli Stati Uniti. Se tali credit default swaps sono stati commercializzati in modo sottile prima degli annunciati pacchetti di salvataggio, gli spread sono improvvisamente cresciuti sulla base di un’aumentata domanda di protezione del credito, mentre i corrispondenti spread del settore finanziario si sono ristretti”.
In altre parole, prendendo ampie porzioni del rischio dal commercio in derivati nocivi effettuato dalle banche, e spendendo i miliardi che non hanno, le banche centrali hanno messo i loro paesi di riferimento a rischio fin da principio.
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Ma non avevano altra scelta, giusto?
Gli stati non avevano altra scelta eccetto quella di mettere in salvo le loro banche?
Beh, in realtà ce l’avevano.
La leader dell’economia monetaria ha detto al Wall Street Journal che questa non era una crisi di liquidità, ma di insolvenza. Ha detto che Bernanke sta combattendo la sua ultima guerra, e sta tenendo l’approccio sbagliato (così come le altre banche centrali).
Il premio nobel per l’economia Paul Krugman e il grande economista James Galbraith concordano. Dicono che i tentativi compiuti dal governo di alzare i prezzi degli asset tossici che nessuno vuole non aiuta.
La BRI ha stroncato la politica di credito facile tenuta dalla Fed e dalle altre banche centrali, il fallimento della regolamentazione del sistema bancario d’ombra, l’ “utilizzo di stratagemmi e di palliativi” e ha detto che qualunque cosa diversa dal 1) lasciare che gli asset price scendano al loro vero valore di mercato, 2) aumentare i tassi di risparmio e 3) obbligare le aziende a cancellare i debiti negativi “peggiorerà semplicemente le cose”.
Ricordiamoci che l’America non è stato l’unico paese ad avere a che fare con la bolla immobiliare. Le banche centrali mondiali hanno permesso lo sviluppo di una bolla immobiliare globale. Come ho scritto nel dicembre 2008:
‘..la bolla non era limitata agli USA. C’era una bolla mondiale nel settore della proprietà immobiliare.
Nel 2005 l’Economist aveva scritto che il boom mondiale dei prezzi degli immobili residenziali in questo decennio era ‘la più grande bolla della storia’. L’Economist aveva notato che, all’epoca, il valore totale degli immobili residenziali nei paesi sviluppati era cresciuto da più di 30 trilioni di dollari a 70 trilioni di dollari negli ultimi cinque anni – un incremento pari al PIL combinato di quelle nazioni.
Le bolle immobiliari stanno ora scoppiando in Cina, Francia, Spagna, Irlanda, Inghilterra, Europa dell’est e in molti altri paesi.
E la bolla degli immobili commerciali sta anche esplodendo a livello mondiale. Si veda questo.
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La BRI ha altresì messo in guardia dal fatto che gli aiuti avrebbero potuto mettere in pericolo l’economia (cosa che ha fatto anche il precedente capo delle operazioni di mercato aperto della Fed). In effetti, le sovvenzioni creano un clima di pericolo morale che incoraggia comportamenti più rischiosi. Il premio Nobel per l’economia George Akerlof aveva predetto nel 1993 che i credit default swap avrebbero portato a un crollo maggiore, e che i crolli futuri si sarebbero certamente verificati a meno che il governo non avesse impedito ai grandi della finanza di darsi al saccheggio piazzando scommesse che non avrebbero mai potuto ripagare quando le cose fossero iniziate ad andare male, e continuando a sovvenzionare gli scommettitori.
Queste verità sono applicabili in Europa così come in America. Le banche centrali hanno commesso azioni sbagliate. Non hanno aggiustato niente ma semplicemente trasferito i derivati tossici e altre bombe finanziare dalle grandi banche alle nazioni stesse.
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Attenzione: anche se il rapporto debito/PIL dell’Italia sembra elevato, c’è un elevato tasso di risparmio sulla proprietà immobiliare e potenzialmente tutto il debito del governo è posseduto internamente dai proprietari immobiliari. Quindi potrebbe essere non così vulnerabile come si crede.
Titolo originale: "Greece → Ireland → Portugal → Spain → Italy → UK → ? Europe’s Financial Domino Effect"
Fonte: http://washingtonsblog.com/
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Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RACHELE MATERASSI