DI
LAWRENCE DAVIDSON
counterpunch.org
“Che gli dei ci proteggano, Henry Kissinger è tornato!”
Henry Kissinger è stato Consigliere della Sicurezza Nazionale al tempo del presidente Nixon ed in seguito Segretario di Stato. Ha inoltre svolto quest’ultimo incarico sotto il presidente Gerald Ford. Benché sarebbe ingiusto definirlo come qualcuno che non ha mai dato dei buoni consigli (ha effettivamente incoraggiato Nixon ad impegnarsi nella politica di Distensione con l’URSS), il suo operato grava pesantemente dal lato dell’imprudenza. E lo vedremo di nuovo in quello stesso esatto ruolo, a vendere cattivi consigli che, in questo caso potrebbero erodere ulteriormente le già incasinate agenzie dell’intelligence americana.
All’inizio Kissinger era un accademico. La sua tesi di dottorato trattava della diplomazia di due statisti del primo ‘800, il visconte inglese Robert Castlereagh ed il principe austriaco Klemens von Metternich. Questi uomini furono tra i principali attori del Congresso di Vienna che ebbe luogo dopo la sconfitta definitiva di Napoleone nel 1815.
In quell’incontro Metternich sostenne che l’Europa doveva tornare allo status politico esistente prima della Rivoluzione Francese. Inseguendo quel fine impossibile, egli appoggiava politiche di repressione e regimi. Si ha l’impressione che la storia del servizio pubblico di Kisseinger fosse, almeno in parte, un tentativo di ottenere la fama di Metternich. Per fare questo Kissinger avrebbe perseguito una ‘realpolitik’ che, più spesso di quanto manifestato in America, comportava l’appoggio di politiche repressive e dei regimi.
Ecco alcune delle cause che Kissinger ha sposato: il bombardamento del Vietnam del nord per ottenere ‘una pace con onore’; il sostegno al regime omicida fascista di Ernesto Pinochet in Chile e l’altrettanto sanguinaria dittatura militare in Argentina; l’acquiescenza all’annessione del Timor Est da parte del dittatore indonesiano Suharto, che fu seguita dai genocidi; l’acquiescenza alle guerre serba e croata contro i musulmani bosniaci; l’appoggio all’invasione dell’Iraq nel 2003; ed ultimo ma di certo non meno importante, la lobbying attiva per l’ammissione negli USA dello Shah dell’Iran in crisi (ennesimo dittatore sostenuto dall’America) che ha portato immediatamente alla presa in ostaggio di diplomatici statunitensi nel 1979 ed alle continue tensioni e fermenti tra America ed Iran. Ho tenuto questi casi di cattivo giudizio fino all’ultimo perché parte di una delle ultime uscite di Kissinger nel ruolo del grande uomo di stato che spinge alla follia.
Quindi cosa vuole da noi adesso il dr. Kissinger? Beh, secondo un rapporto del giornale israeliano Haaretz, Kissinger ha spedito una lettera al presidente Obama “incoraggiandolo a commutare il periodo di detenzione di Jonathan Pollard, che sta scontando l’ergastolo con l’accusa di spinaggio per Israele. Kissinger dichiara che si è consultato con altre persone come l’ex Segretario alla Difesa Weinberger, l’ex Segretario di Stato George Schultz e l’ex Direttore della CIA Woolsey (tutti sostenitori di Israele) ed ha scoperto il loro “sostegno unanime ad una clemenza obbligatoria”. La lettera di Kissinger segue un tentativo di lobbying da parte del premier israeliano Benjamin Netanyahu che ha ufficialmente richiesto ad Obama la stessa garanzia di clemenza. Questo è quanto aveva da dire Netaanyahu: “Sia il sig. Polland che il governo israeliano hanno più volte espresso rimorso per questa azione [di spionaggio] ed Israele continuerà a rispettare il suo impegno che certe azioni erronee non saranno mai più ripetute”. C’è qualcosa di quasi infantile in questo approccio. Colti con le mani di Israele nella marmellata, le spie ed i loro agenti dicono “Oh, mi dispiace. Se commutate la pena promettiamo di essere buoni d’ora in poi’. In realtà, nel mondo dello spionaggio, certe promesse valgono meno della carta sulle quali sono scritte. Quindi, nel 2004 il FBI ha catturato un altro impiegato del governo che spiava per Israele ed usava la lobby americana sionista AIPAC – American Israel Public Affairs Committee, come canale attraverso il quale passare le informazioni rubate. Addio promesse di una futura buona condotta.
Quello che Kissinger ed il resto dei sostenitori di Pollard sembrano non trovare irrefutabile, o persino degno di nota, è il fatto che da quando il processo del 1987 ha spedito Pollard in galera a vita, i funzionari dell’intelligence americana hanno silenziosamente minacciato di dare le proprie dimissioni in massa nel caso la spia sionista fosse stata rilasciata. Da tenere in mente che da quando George W. Bush ed i suo neo-conservatori hanno mandato a rotoli la CIA nella condotta dell’invasione in Iraq, quella che Kissinger ha così servizievolmente sostenuto, le agenzie dell’intelligence di questo paese si sono ritrovati davvero giù di morale. Se Obama commutasse la sentenza di Pollard sarebbe un altro duro colpo al loro benessere professionale.
Ma cosa importa a Kissinger di un mucchio di impiegati del governo? Nella sua versione ‘realpolitik’ della realtà né i servi del governi né i cittadini ordinari valgono molto. Ecco un paio di citazioni di Kissinger per mostrare ciò che intendo. Avendo aiutato a condannare il popolo cileno a 16 anni di governo omicida sotto Ernesto Pinochet, Kissinger ha razionalizzato così la sua decisione: “Non vedo perché dovremmo stare a guardare un paese diventare comunista a causa dell’irresponsabilità della sua gente. I problemi sono troppo importanti perché gli elettori cileni siano lasciati a decidere per se stessi”. E, come gli analisti delle varie agenzie di intelligence, la maggior parte dei quali sono davvero esperti dei paesi che studiano, Kissinger ha semplicemente escluso gli esperti in quanto irrilevanti. “La maggior parte delle politiche estere che la storia ha altamente segnato” – ci dice – “sono state generate da leader ai quali gli esperti si opponevano”. Beh, tutti gli “esperti” tranne il dr. Kissinger.
Il vero Henry Kissinger, che ha inverosimilmente ricevuto il Nobel per la pace nel 1973, rasenta la criminalità bellica. Questo dovrebbe dirci quanto davvero conta il suo parere. Il presidente Obama sarebbe uno sciocco se desse ascolto ad un uomo la cui carriera macchiata di sangue avrebbe dovuto finire in modo ignobile molto tempo fa.
Lawrence Davidson
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/davidson03092011.html
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO