Quella che state per leggere è forse la più straziante storia in cui mi sia mai imbattuto. È talmente tragica che non sono mai abbastanza sicuro di come introdurla. Un po’ di tempo fa una lettrice di nome Ashley mi ha mandato una mail che descriveva il terribile incubo che ha vissuto nel corso dell’anno passato. La mail di Ashley era diversa dalla maggior parte delle mail che ricevevo di solito, e le ho risposto subito ponendole alcune domande. Una delle domande più importanti era se voleva veramente che condividessi la sua storia con il pubblico. La privacy è un bene così prezioso e volevo farle capire che se avessi condiviso la sua storia migliaia e migliaia di persone avrebbero finito per conoscerla. Dopo aver considerato cosa dovevo dire, Ashley ha affermato che era sicura al 100%, che io avrei dovuto condividere la sua storia perchè si sentiva che avrebbe davvero potuto aiutare molte persone.
A volte può sembrare facile perdersi nei numeri e dimenticare che questa economia sta veramente distruggendo delle vite. La verità è che oggi ci sono milioni di americani là fuori che stanno male proprio come Ashley. La sua storia è più drammatica di molte altre, ma non significa che non conosciamo qualcuno che possa usare il nostro aiuto. In America abbiamo perso lo spirito comunitario, e milioni e milioni di persone come Ashley stanno naufragando.
Non riesco nemmeno ad immaginare la situazione che Ashley ha dovuto affrontare lo scorso anno. Se ci pensate, per favore dite una preghiera per lei. E lasciate che questa storia sia un’ispirazione per tutti noi, per smettere di essere così insensibili e aiutare chi ne ha bisogno.
La seguente è la storia di Ashley, come me l’ha raccontata lei stessa.

Caro Michael,
il mio nome è Ashley. Vivo a nord di New York e leggo il tuo blog “Economic Collapse” dall’anno scorso. Ogni cosa che hai detto è vera. La nostra economia sta morendo, e il collasso economico ha distrutto le vite di molte, molte persone. Io dovrei saperlo. Sono una di quelle. Ho perso la mia casa, la mia macchina, i miei piedi e mio padre, tutto in soli sette mesi.
Io e mio padre avevamo una fantastica vita insieme. Mi ha cresciuto da genitore single. Mia madre è morta durante il parto. Così eravamo solo io e lui, le cose erano stupende per noi, ma poi tutto cambiò.
Nel Settembre del 2009 mio padre fu lasciato a casa dal suo lavoro dopo 26 anni. Cercò duramente di trovare un altro lavoro, ma senza risultato. La crisi economica era terribile. Come conseguenza della perdita di reddito, non fu in grado di continuare a pagare il mutuo e la macchina. La nostra macchina fu pignorata , e non molto tempo dopo, la banca ci precluse la possibilità di riscattare l’ipoteca, perdemmo la nostra casa.
Ci spostammo in un appartamento con l’affitto basso, un buco nel muro e per i mesi seguenti vivemmo dei suoi risparmi e sussidi di disoccupazione. Infine, nel Dicembre del 2009, fui fortunata abbastanza da trovare un lavoro part time in in una pizzeria. Era molto lontano dal nostro appartamento, ma avevamo seriamente bisogno di soldi. Così accettai il lavoro.
Nel mezzo dell’inverno, i miei vecchi stivali da neve, che mi erano durati lungo parecchi terribili inverni, stavano iniziando a deteriorarsi rapidamente. Avevano buchi ovunque e anche le cuciture si stavano spaccando. I miei piedi erano infradiciati e congelati tutto il giorno. A quel punto eravamo già fortunati ad avere il cibo in tavola. Dovevamo stare attenti ad ogni centesimo. Non potevamo permetterci di prendermi nuovi stivali. Così dovevo arrangiarmi con quelli che avevo. Mi padre lavorava affannosamente per cercare di ripararli. Spendeva ore ad incollarli e sigillarli col nastro adesivo. In aggiunta a questo raddoppiai i miei calzini e indossai sacchetti di plastica dentro ai miei stivali, ma non servì a niente. I miei piedi erano ancora bagnati fradici.
Un giorno, a metà Febbraio 2010, feci l’ultima camminata sui miei piedi. C’era un’enorme bufera di neve fuori, ma non potevamo permetterci di perdere un giorno di paga. Così mi avventurai fuori nella tempesta e affrontai la lunga camminata verso il lavoro. Come al solito i miei piedi si erano congelati e inzuppati dopo pochi minuti che ero uscita dall’appartamento, ma non c’era altra scelta se non tirarli fuori. Così andai avanti. Una volta arrivata al lavoro trovai il negozio chiuso. Nessuno mi aveva chiamato per dirmelo. Non c’era nulla da fare se non girarmi e intraprendere la lunga camminata verso casa. Quando arrivai a casa sapevo che c’era seriamente qualcosa che non andava ai miei piedi. Erano terribili. Mio padre mi aiutò a tirarli fuori dagli stivali e dai calzini fradici e scoprimmo che erano tutti violacei e gonfi. Erano davvero congelati.
Mio padre era terrificato all’idea di portarmi al pronto soccorso perchè ci avrebbero fatto andare in bancarotta. Così fece tutto ciò che poteva per cercare di riscaldare i miei piedi a casa. Spese parecchi dei giorni seguenti dandomi cioccolata calda, avvolgendo i miei piedi in una coperta, mettendoli sul suo stomaco ecc. Ma non fece nulla di buono. I miei piedi non miglioravano. Continuavano solo a peggiorare. Infine diventarono neri e iniziarono a sanguinare. A quel punto mio padre cedette e chiamò un servizio automobilistico per portarci all’ospedale. I dottori ci dissero che, considerando l’entità del danno, non sarebbero stati in grado di salvare i miei piedi. Il congelamento era avanzato troppo. Finii per avere entrambi i miei piedi amputati.
Per l’intero mese successivo mio padre non fece altro che piangere. Piangeva fino ad addormentarsi ogni notte. Incolpava se stesso per la perdita dei miei piedi. Entravo nella sua stanza sulla mia sedia a rotelle ogni notte e avvolgevo le mie braccia attorno a lui più forte che potevo. Gli dicevo che non era colpa sua e che non lo rimproveravo di niente. Gli dicevo che era il miglior padre che ogni ragazza avrebbe mai potuto avere e che non lo avrei cambiato con nessuno. Pensavo di aiutarlo un po’ in quel momento, ma col passare del tempo, cadeva sempre più in depressione.
Una mattina del 25 Marzo 2010, fui svegliata dal bussare alla porta di un agente di polizia. Mi disse che mio padre era morto. Io dissi all’agente che era ridicolo e che doveva esserci stato un errore, ma lui insistette che mio padre era morto e che sarei dovuta andare con lui. Andai correndo nella stanza di mio padre più veloce che potevo con la mia sedia a rotelle, ma lui non c’era. Sul suo letto c’era un biglietto che aveva lasciato per me. Nel biglietto diceva di amarmi con tutto il cuore. Mi amava più di qualsiasi altra cosa, ma aveva fallito. Mi disse che sarei stata meglio senza di lui. In quel momento il mio cuore si fermò e iniziai a realizzare quello che doveva essere successo. Terrorizzata tornai dall’agente di polizia e lui mi disse che mio padre era saltato fuori dalla finestra del nostro appartamento nel mezzo della notte. Collassai e scongiurai l’agente di polizia di lasciarmelo vedere, ma lui disse che non avrei voluto vederlo in quello stato. Iniziai a piangere così forte che la polizia finì per portarmi all’ospedale.
Mi addormentavo ogni notte piangendo. Non ho mai capito come mio padre avesse potuto pensare che sarei stata meglio senza di lui. Se solo avesse saputo quanto ne avevo bisogno. Se non fosse stato per la mia vicina estremamente generosa e premurosa, non so dove sarei adesso. È una signora così dolce. Dopo la morte di mio padre si è presa cura di me come se fossi della sua stessa famiglia. Mi ha assistito, riportandomi gradualmente in salute, fisica e mentale.
Questo probabilmente può suonare davvero assurdo, ma durante tutto lo scorso anno, tu sei stato uno dei miei eroi Michael. Per quanto possa essere devastante la verità delle tue parole, fa piacere vedere che qualcuno ha il buon senso e il buon giudizio di farsi avanti e raccontare l’autenticità dei fatti. Tutto quello che il governo e i media fanno è mentirci, ogni singolo giorno. Spero solo che più persone ti ascoltino e tengano conto dei tuoi avvertimenti. Sentiti libero di pubblicare la mia storia sul tuo blog se ti fa piacere. Hai la mia autorizzazione a farlo. Ti chiedo solo di non rivelare il mio nome e cognome e il mio indirizzo email. Usa solo il mio nome. Forse la mia storia servirà a risvegliar qualcuno di questi idioti e fargli realizzare che questo incubo è reale.

Fonte: http://theeconomiccollapseblog.com
Link: http://theeconomiccollapseblog.com/archives/ashleys-tragic-story-a-heartbreaking-example-of-how-the-economic-collapse-of-america-is-destroying-lives
Traduzione per www.comedonchsiciotte.org a cura di ELISA CURATOLO