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HS
comedonchisciotte.org
Lo sospettavamo da tempo che l’intelligence reale non è quella raffigurata nei romanzi di Graham Greene e di John Le Carrè nei quali lo sviluppo narrativo e il disegno dei personaggi rispondono a schemi logici e ordinati nei quali la concatenazione di eventi si incarica, al fine, e pur seguendo percorsi tortuosi, di rimettere ogni tassello dolorosamente al suo posto… Si respira un’aria soffocante di tragedia in queste storie. La realtà dei giochi di potere – semplici e complessi al tempo stesso – che si giocano sulle teste degli individui, è, invece, grottesca, mostruosa e sempre in bilico fra follia e ridicolo… Pare che però stavolta, almeno a udire qualche commento od opinione nei posti frequentati dal popolino, la rete non abbia raccolto molti pesci se non nel cuore dell’impero americano. Con il trascorrere dei minuti e delle ore aumentano i dubbiosi e – con loro – quei dubbi che una persona con un poco di buon senso non può non maturare.
Nella foto: Osama Bin Laden fotografato da Robert Fisk
Per comprendere l’anima autentica di quest’America ormai immersa in un mondo virtuale sarebbe bastato assistere alla visione, dieci anni or sono, dell’interessante film satirico “Sesso e potere” diretto dal veterano Barry Levinson. Vi si narra come un solerte funzionario della CIA interpretato dal mitico Bob De Niro si affidi alla creatività e alla fantasia di un entusiasta produttore hollywoodiano – l’altrettanto “grande” Dustin Hoffman – per coprire uno scandalo sessuale che vede coinvolto nientemeno che il Presidente degli Stati Uniti d’America con un chiaro riferimento alle disavventure di Bill Clinton.
Per recuperare i consensi perduti l’instancabile e logorroico produttore si inventa e realizza una finta guerra con l’Albania proclamata per liberare, ovviamente, i poveri albanesi dalla tirannia. Inutile aggiungere che il conflitto viene ricostruito completamente negli studios, mentre, chi è d’obbligo mantenere il silenzio sul finale nel rispetto di coloro che volessero recuperare questo piccolo ed esilarante gioiellino di satira.
Pur riconoscendo l’arguzia degli autori della pellicola, non possiamo non riconoscere che, in realtà, le guerre sono vere e si combattono senza risparmiarsi sui mezzi e con gran spreco e dileggio di vite umane. La simulazione fa da contorno, serve a giustificare e a legittimare i conflitti ammantandoli di un epico senso di giustizia e voglia di democrazia e libertà. La nostra vacillante memoria ripercorre qualche esecrabile e determinante episodio di manipolazione dell’opinione pubblica nel disprezzo quasi assoluto per la nozione di cittadinanza attiva e consapevole, dalle presunte e decisive prove che avrebbero dovuto incastrare gli efferati autori dell’11 settembre ai falsi documenti congegnati per accusare l’Iraq di Saddam Hussein di possedere le armi di distruzione di massa più micidiali al mondo.
Oggi non c’è più il neoconservatore guerrafondaio texano Bush jr. che, agli occhi dell’America profonda, ebbe il torto di non saper controllare la situazione afghana e quella irachena, ma il “democraticissimo” Barack Obama che, dal momento del suo insediamento, ha mantenuto il trust di esperti delle politiche internazionali, di difesa e di sicurezza che ha indirizzato le scelte del predecessore. Difatti e a conti fatti, il racconto dell’operazione che ha portato all’eliminazione dello sceicco del terrore Osama Bin Laden – il famigerato nemico pubblico numero uno dell’America, il capo della rete del terrorismo islamista di Al Qaeda e ideatore degli attentati dell’11 settembre – portata a termine da un commando di Navy Seals, è così piena di quei buchi che solo la credulità e la ingenuità possono disinvoltamente riempire, malgrado la solita compiaciuta mobilitazione dei mass media del mainstream globale – stampa e televisione – corsi a dar man forte ai confezionatori di storie dal sapore molto hollywoodiano.
Vediamo perché la storia dell’esecuzione di Bin Laden per vendicare i morti dell’11 settembre ci rende molto più che scettici…
La versione fornita ai media in maniera sommaria: dopo mesi di ricerche e di lavoro di intelligence (?) per individuare il covo del capo di Al Qaeda, un team specializzato della Navy Seals viene mandato nella città di Abbotabad a 50 km da Islamabad. La consegna è quella di uccidere lo sceicco del terrore o, almeno, questo è quello che viene ripetuto per un giorno da fonti americane.
Durante il blitz Bin Laden viene eliminato con un preciso colpo sparato in testa. Tra le “vittime collaterali” del raid figurerebbero una moglie e un figlio di Osama Bin Laden. Secondo l’esperto antiterrorismo della Casa Bianca John Brennan, il numero uno mondiale del terrorismo si sarebbe fatto scudo della donna come consuetudine fra i feroci seminatori di morte islamisti. Missione compiuta, dunque, per quella che sembra una sceneggiatura scritta per uno di quegli epici e patriottici film d’azione americani incentrati sulle gesta di muscolosi e implacabili ammazzasette in divisa.
L’operazione – anche se non è ben chiaro quando avrebbe effettivamente avuto luogo – sarebbe stata preannunciata dal Presidente Obama. A ‘missione compiuta’ il Presidente avrebbe rivendicato la responsabilità di aver ordinato l’assassinio di Bin Laden per incassarne politicamente il successo. I toni trionfalistici e sciovinisti si confondono con quelli di un qualsiasi Bush jr. Dichiarazione grottesca e incredibile: “Senza Osama il mondo è più sicuro!” Non ricordano analoghe parole proferite dopo la presunta vittoria contro l‘Iraq di Saddam Hussein? Incurante di qualsiasi dubbio, come in una sorta di rito orgiastico, la gente di New York come di Chicago, Boston e delle altre città americane si riversa sulle strade a festeggiare e a celebrare la vendetta compiuta nel rispetto di una consuetudine che risale fino ai tempi delle pistole della Frontiera. Quel che è certo, anzi certissimo è che il Presidente ha autorizzato questa operazione con i suoi successivi sviluppi…
Anche a prestar fede alla versione ufficiale e ‘accettata’, si dovrebbe rimanere stupiti e di sasso, inquietati dalle modalità di azione a cui ci sta abituando l’Impero. Innanzitutto – ma ne eravamo ormai sicuri – emerge in maniera quanto mai lampante come per gli Americani e soprattutto per le élite che la amministrano l’America o ne influenzano i destini sociali, culturali, economici e finanziari, il mondo altro non sia se non il proprio cortiletto di casa da curare come meglio si crede.
Ogni terreno, ogni territorio diventa campo per le covert operations o dirty operations della CIA e dei numerosi corpi militari speciali organizzati per il killeraggio di alto livello, il terrorismo, la guerriglia e l’arte dell’omicidio mirato. Che si possa portare a compimento un numero impressionante di tali missioni ‘pseudomilitari’ non sorprende, considerato che in ogni continente sono insediate basi militari americane e della NATO che, evidentemente, possiedono tutti gli strumenti logistici per supportare i commandos.
Lascia ancor più perplessi il fatto che, secondo la voce ufficiale, Bin Laden avesse trovato rifugio a pochi passi da una base militare dell’esercito pakistano. Naturalmente è molto agevole far ricadere le responsabilità di presunte protezioni concesse a un Bin Laden presumibilmente vivo sul Pakistan, sul suo esercito e sui suoi servizi segreti, l’efficiente ISI. Non sono stati forse gli uomini dell’ISI a fornire supporto e finanziamento ai talebani per la loro ascesa in Afganistan? Peccato, però, che oltre a intrattenere rapporti diretti con i gruppi islamisti pakistani e afgani, l’ISI collabori con i servizi segreti americani e britannici da tempo immemore.
Come è stato ormai storicamente accertato e documentato i combattenti mujaheddin e islamisti, che dal 1978 intrapresero la jihad islamica contro l’URSS e il governo collaborazionista afghano, vennero debitamente addestrati in Pakistan dall’ISI sotto la supervisione degli americani della CIA e degli inglesi dell’MI6.
In quella che sarà ricordata come la più dispendiosa operazione di guerriglia allestita per inconfessabili fini geostrategici, entreranno anche i francesi e le altre potenze della NATO, nonché, segretamente, i dichiarati nemici cinesi, iraniani e libici desiderosi di fornire il loro contributo alla jihad afghana per infliggere un duro colpo al colosso sovietico.
Ancor meglio custodito è il segreto riguardante il coinvolgimento del MOSSAD, i servizi segreti israeliani, mentre i finanziamenti sono stati generosamente elargiti dalla casa regnante saudita, dai petrodollari. Se proprio si devono analizzare cause, motivazioni e dinamiche che portarono all’espansione di un terrorismo che, ad esempio, ha contribuito a creare le condizioni per una sanguinosa guerra civile in Algeria presto dimenticata nella labile memoria dei media, non si possono ignorare queste vicende che danno conto dell’incredibile dose di cinismo con cui vengono decisi i destini di popoli e nazioni.
Di tale scempio ne sono responsabili tanto l’amministrazione democratica di Carter – che approvò per primo il progetto – quanto quella repubblicana dell’ex attore hollywoodiano e ‘rambista’ Reagan che nell’impresa profuse un maggiore impegno militare, finanziario, propagandistico e logistico. Entrambi i Presidenti sono stati cavalli di battaglia delle élite ‘trilateraliste’…
Dare l’ordine di ‘giustiziare’ un celebrato reduce della gloriosa jihad afghana antisovietica, oltre che presunto burattinaio di Al Qaeda e mandante degli attentati suicidi dell’11 settembre, equivale a stendere un velo di silenzio su una vicenda imbarazzante che sarebbe iniziata più di trent’anni fa.
In Pakistan gli americani e gli inglesi hanno occhi e orecchie dappertutto e non convince gettare tutto il peso della responsabilità sulla presunta ambiguità pakistana. Sembra la riproposizione all’ennesima potenza delle vicende che hanno preceduto, accompagnato e seguito la cattura degli scomodi boss corleonesi Riina e Provenzano. C’è da scommettere che americani, inglesi e pakistani – i loro servizi segreti – collaborino per gettare via quei limoni che sono stati abbastanza spremuti, ovvero i talebani e gli islamisti locali. Con quanto successo non possiamo dire…
Se davvero assumiamo per vera la versione ufficiale della morte di Osama Bin Laden, se veramente diamo credito alle fonti ufficiali americane, c’è comunque poco da stare allegri. Innanzitutto il tentativo di risparmiare un giusto ed equo processo al presunto burattinaio del terrorismo islamista internazionale denoterebbe un ulteriore imbarbarimento del non particolarmente civile spirito di libertà americano. Una vendetta nel biblico stile ‘occhio per occhio’ per soddisfare la sete di sangue del pubblico americano.
Escludendo il pur comprensibile movente della vendetta, non rimane che la fretta di sbarazzarsi di uno scomodo testimone di un passato ancora indicibile e non detto… Un giusto e regolare processo – utile anche al pubblico americano per valutare i fatti – non avrebbe permesso solo di chiarire i pregressi rapporti della rete di Bin Laden con la CIA, ma anche di mettere qualche tassello in più nel mosaico dell’enigma dell’11 settembre ancora avvolto da inquietanti ombre. Lo ‘sceicco del terrore’ avrebbe ammesso la sua colpevolezza oppure avrebbe portato le prove inoppugnabili della sua estraneità? Sono tutti interrogativi più che leciti… Non è forse un caso che qualcuno abbia cercato di limare la narrazione dell’operazione che ha condotto all’eliminazione di Bin Laden dichiarando che la consegna era quella di prenderlo vivo o morto…
L’ordine di assassinare Bin Laden porrebbe qualche piccolo problema…
Se tutto fosse vero… Se…
Su quella che, agli occhi della maggior parte degli americani, potrebbe essere annoverata tra gli eventi del secolo, cominciano a circolare versioni contrastanti, contraddittorie e a dir poco lacunose nei dettagli. Bin Laden è stato abbattuto da un preciso colpo in fronte… No, il proiettile ha perforato uno degli occhi… Bin Laden si è fatto scudo del corpo della moglie… No, ha fatto semplice ‘resistenza’ alla cattura… Bin Laden disarmato resisteva agli assedianti…
Viene accreditata la ricostruzione dell’operazione basata sulla presumibile ‘sparatoria’ – anche se non si comprende se di vero scontro a fuoco si tratti o di un’esecuzione in piena regola -, ma le televisioni arabe fanno circolare le immagini del rifugio in fiamme del leader terrorista. Scontro a fuoco o bombardamento? La differenza non è di poco conto… Eppure ancora vengono mostrate dalle televisioni di tutto il mondo le immagini di un’abitazione in disordine, ma sicuramente intonsa e senza tracce di bruciature. Inoltre vengono forniti numeri diversi per quel che riguarda il commando incaricato della missione. Niente riesce a quadrare…
Sul cadavere ‘virtuale’ di Osama Bin Laden si scatena un ignobile balletto mediatico degno di essere ricordato negli annali futuri. I giri scatenati di pessimo valzer si concentrano – incredibile a dirsi – nel breve arco di pochi giorni. La ‘rete’ e le televisioni diffondono una foto del volto martoriato di Bin Laden che ne dovrebbe presumibilmente dimostrare il violento decesso, ma presto viene a galla che si tratta di un clamoroso falso, una immagine ritoccata grossolanamente e non solo… Pare che sia circolata in rete ben cinque anni fa. Le televisioni si affrettano a ritirarla dagli schermi. D’accordo per essere un falso, è un falso conclamato, ma chi ha approfittato per riproporlo ai media disponibili, compiacenti o, semplicemente, a caccia di notizie? Sfugge la gravità di questo fatto: la prima foto pubblicata di Bin Laden ‘morto’ è palesemente taroccata e quel che è più grave è che l’Amministrazione americana non si sia affrettata a sconfessarla lasciando che il pubblico si lasciasse abbindolare dall’inganno… Perché?
La litania ripetuta dai funzionari americani come una lezioncina imparata a memoria prevede il seppellimento in mare del cadavere da una portaerei americana perché nessuna nazione araba sarebbe stata disponibile ad accettare di sotterrare la salma del leader di Al Qaeda. Comunque tutto sarebbe avvenuto nel rispetto della tradizione e delle regole dell’Islam.
Un esame del DNA avrebbe confermato l’identità di Bin Laden al 100%. A tale proposito l’atteggiamento dell’Amministrazione di Barack Obama e del suo entourage, dei suoi consiglieri dovrebbe allarmare e preoccupare tale e tanta sono la superficialità, la vacuità e l’incuranza del rispetto della logica dei fatti…
Dato che è circolato pure un falso clamoroso sui media di tutto il mondo, perché non mostrare il corpo della discordia nudo e crudo. Sarebbe l’unica soluzione possibile per smentire complottisti e malelingue.
Un esame del DNA richiede tempo e un campione per il confronto e, poi, dov’è il documento che ne attesterebbe l’esito positivo? Bisogna fare affidamento sulla credulità e, forse, sulla presunta imbecillità della gente… Misteri della fede !
La sepoltura marina pone ulteriori e insolubili problemi, perché non è vero che rispetta le regole dell’Islam, anzi, ne costituisce una violazione. Dalla prestigiosa Università egiziana di studi coranici Al Khazar, dagli ulema si alzano voci vibranti di sdegno… Trasbordare in mare il corpo di un musulmano per seppellirlo denota solo disprezzo e ignoranza. Se proprio gli americani volevano sbarazzarsi del corpo di Bin Laden, avrebbero potuto segretamente sotterrarlo in qualsiasi luogo disponibile nel grande deserto mediorientale. Ma perché, poi, tanta fretta adoperata per sbarazzarsi di un corpo sia pure scottante come quello di Osama Bin Laden?
E perché gridarlo ai quattro venti, suscitando sempre maggiori dubbi e perplessità? Rammentiamo che quell’uomo del quale si è festeggiata la morte, è ritenuto il responsabile principe di un cambiamento epocale per cui la gente comune di questo pianeta avrebbe diritto a quella che è semplice decenza accompagnata dal rispetto per l’intelligenza umana.
Il diritto a veder dissipato il minimo dubbio…
Il genuino e impossibile diritto alla verità…
Dell’inghippo se ne devono essersene accorti pure i cervelloni che fanno anticamera alla Casa Bianca. Forse sarebbe meglio mostrare le immagini di quel bizzarro funerale che evoca nibelungiche saghe e promesse di Walhalla, esibendo definitivamente il volto e il corpo dello ‘sceicco del terrore’. In verità la CIA e il suo direttore Leon Panetta starebbero premendo in tal senso, mentre la Casa Bianca tentennerebbe… Le immagini di quel corpo sarebbero troppo crude e agghiaccianti, controproducenti per l’Amministrazione. Ma non si era detto che Bin Laden era stato eliminato con un proiettile sparato direttamente in testa? Quell’uomo è stato crivellato di colpi? È stato torturato? Il balletto non finisce certo a questo punto, perché interviene una ragazzina, la presunta figlia dodicenne del leader terrorista, la quale dichiara che suo padre è stato ‘giustiziato’ dopo la cattura. Anche così, però, non si spiegherebbe perché il suo cadavere è irriconoscibile se non con la necessità di togliersi l’onere di dimostrarne l’effettiva esistenza.
Finalmente si decide per l’opzione che i non ingenui non dubitavano: non verrà mostrata alcuna immagine di Osama Bin Laden, perché lesiva degli interessi dell’Amministrazione e perché non convincerebbe gli scettici. Insomma dobbiamo credere sulla parola del Potere che dall’alba dei tempi è abituato a mentire, a omettere e a manipolare… Il New York Times pubblica la versione definitiva della cosiddetta operazione ‘Geronimo’, che non poco contrasterebbe con l’iniziale ricostruzione ufficiale.
Questa volta Bin Laden sarebbe stato ucciso durante l’azione anche se era disarmato. Perché poi un agguerrito commando di forze speciali che conoscono evidentemente il loro mestiere non sia riuscito a catturare vivo il nemico pubblico numero uno, può essere solo spiegato con le nostre riflessioni iniziali. Sempre ammettendo che Osama Bin Laden sia morto nelle circostanze indicate… Intanto fanno il giro del mondo le foto degli altri terroristi uccisi come per dare una parvenza di realtà alla sua discussa fine…
Se fosse un prodotto della egemonica macchina spettacolare americana e hollywoodiana saremmo dalle parti del serial “24” con tanto di agenti in stile Jack Bauer, mentre il riferimento all’esame del DNA introduce sulla scena gli uomini dell’efficientissima CSI, per l’occasione in trasferta estera.
Da questa sarabanda ai limiti del ridicolo si ricava una sola certezza: l’assenza del corpo concreto e reale di Osama Bin Laden, fatto che conferisce all’intera operazione “Geronimo” il carattere della mastodontica montatura propinata al pubblico americano e a quello mondiale. Per semplice e pura logica a cadavere assente mediaticamente e concretamente corrisponde l’assoluta ‘virtualità’ della messinscena spettacolare.
Restando nell’alveo della civiltà giuridica che anche la cultura anglosassone ha contribuito a forgiare, a questo caso si applica necessariamente il principio dell’”habeas corpus”. Un omicidio, un assassinio, l’eliminazione fisica possono essere dimostrate solo in presenza di un cadavere riconosciuto. Chi fra voi ha abbastanza anni alle spalle o quella curiosità che porta a immergersi in particolari letture, saprà che, ad esempio, del mitico eroe guerrigliero fieramente antimperialista e antiamericano è stato diffuso un buon numero di foto proprio per testimoniare al mondo l’avvenuta esecuzione di un uomo ritenuto pericoloso per gli interessi del neocapitalismo yankee.
Chi ha tempo o voglia può connettersi con qualche sito in cui sono presenti queste immagini non dovrebbe trovare difficoltà. Invece il pretesto accampato per evitare di mostrare le immagini presumibilmente riprese di Bin Laden è assolutamente inconsistente: la ‘martirizzazione’ di un corpo – che tale è stata prospettata sui media ufficiali – può alimentare un mito, ma ciò è nulla a confronto dell’invisibilità che fa ritenere che il soggetto in questione sia pure ancora vivo, contribuendo particolarmente a diffondere un’aura di leggenda ancor più intensa.
A tagliare definitivamente la testa al toro sconfessando definitivamente la messinscena made in USA, interviene in maniera in attesa proprio Julian Assange autore dell’ennesimo scoop passato dieci giorni fa al foglio inglese Daily Telegraph. Secondo i documenti nella disponibilità del guru della controinformazione internettiana alternativa, un carcerato eccellente di Guantanamo e presunto appartenente alla rete di Al Qaeda, l’organizzazione terroristica islamista avrebbe fatto scoppiare una bomba nucleare nel cuore della Vecchia Europa in caso di cattura o assassinio di Bin Laden.
Val la pena rileggere queste righe due o tre volte per comprendere bene il senso di quanto pubblicato. Avete capito bene? Il senso di sollievo che i media internazionali avrebbero cercato di diffondere fra i loro fruitori è difficilmente esplicabile. Mettendo insieme questi fatti e assumendoli per veri e incontrovertibili, la Casa Bianca avrebbe autorizzato e ordinato l’eliminazione del capo di Al Qaeda – tale è ormai la versione ufficiale, conclamata e consolidata – sapendo che ciò avrebbe potuto provocare una rappresaglia terribile quanto inattesa, la deflagrazione di un ordigno nucleare in una delle tante rinomate capitali europee – mica in America!
Se ben intendo, il livello di allarme antiterrorismo dovrebbe toccare i vertici del parossismo, ma apparentemente riceviamo messaggi confortanti e di sollievo nonostante si continui a ripetere che Al Qaeda è ancora operante e pericolosa. Considerando che l’Amministrazione Obama non ha smentito la documentazione ‘sottratta’ da Assange sulla deposizione del galeotto di Guantanamo, saremmo autorizzati ad accusare gli americani di un atto di grave e allarmante pericolosità che potrebbe determinare un evento a dir poco devastante.
Per di più la Vecchia Europa ospita un gran numero di basi della NATO e un attentato terroristico nucleare condurrebbe allo scompiglio e ad una catena di eventi dalle conseguenze disastrose ed imprevedibili. In ultima istanza la Casa Bianca si renderebbe responsabile di un gravissimo crimine terroristico attuato contro i suoi più stretti alleati. Ma è possibile accettare un tale scenario? Dobbiamo veramente credere alla consequenzialità di questi eventi terribili? Oppure il personaggio interrogato dagli aguzzini di Guantanamo non è molto attendibile… Oppure i metodi di interrogatorio basati su torture e sevizie in auge del campo di concentramento americano invalidano qualsiasi testimonianza resa – per ciò stesso – in un contesto di insopportabile pressione e costrizione… Oppure gli eroici yankees hanno già provveduto a tutto e siamo immuni da qualsiasi attacco terroristico nucleare… Oppure, infine, Al Qaeda, le sue minacce e i suoi progetti non sono da prendere seriamente…
Tutto suona terribilmente stonato, falso, senza alcun rispetto per il vecchio buonsenso…
Nella follia del mondo postmoderno, specialmente americano, in apparenza il Presidente Barack Obama prenderebbe una miriade di piccioni con una fava sola. Vediamo quali…
1) In un periodo di grave calo di popolarità e nell’imminenza delle prossime contrastate presidenziali, con l’eliminazione virtuale di Osama, il Presidente Obama si assicurerebbe l’ipoteca sulla rielezione.
2) Il successo dell’operazione “Geronimo” copre in maniera determinante quanto sta accadendo in Libia e i tentativi – quelli sì, reali – di eliminare Gheddafi. Un bombardamento NATO ha provocato la morte dell’ultimogenito del dittatore e di una nipote. Inoltre l’opinione pubblica comincia a domandarsi quali sono i reali motivi dell’intervento della NATO a sostegno degli insorti. La solita pretesa di difendere ‘i diritti umani’ con i bombardamenti appare sempre più grottesca, abnorme e contro l’umana logica.
3) Si pongono le basi per un ritiro almeno parziale dall’Afghanistan per concentrare le truppe su altri teatri di conflitto che ora interessano molto di più, come la Libia, la Siria e il solito Iran. Dall’Asia Centrale, il fulcro dell’imperialismo americano e occidentale si sposterebbe nel Maghreb e nel Medio Oriente ove scoppiano focolai di rivolta. Parallelamente Karzai potrebbe essere ‘libero’ di contrattare con i talebani per il futuro assetto di potere in Afghanistan e il Pakistan potrebbe alleggerire la sua posizione sullo scacchiere internazionale.
4) Il rinnovato prestigio degli USA costringerebbe soprattutto gli alleati europei a seguire l’Impero nelle prossime avventure belliche senza inutili discussioni parlamentari e le solite risoluzioni ONU di facciata.
5) La mediatica e violenta uscita di scena di Bin Laden consente di tenere ad un certo livello l’allarme antiterrorismo negli USA e nei paesi alleati, permettendo di far passare in secondo e terzo piano altre questioni genuinamente politiche.
6) Semplicemente si porrebbe definitivamente una pietra sopra un cadavere ingombrante e scomodo per l’establishment americano e occidentale.
Sono finalmente a posto tutti i tasselli dispersi intorno alla morte virtuale dello ‘sceicco del terrore’? Che ne è dell’Osama reale ?
Voci insistenti lo hanno dato e lo danno per morto e abbiamo il dovere di rammentare che egli non è Snake Plissken… D’altronde a suo tempo il predecessore di Barack Obama ammise candidamente che “Bin Laden non è così importante” (sic !)
Tornando dalle parti di Hollywood dove i sogni e, soprattutto, gli incubi diventano realtà, vorremmo suggerire la traccia per una sceneggiatura interessante e che, se realizzata in un progetto filmico, avrebbe sicuramente un bel riscontro di pubblico. E vediamo se questa sorta di fantasia creativa si avvicina alla verità più della storia propinataci in questi sciagurati giorni. Il che, in realtà, non è poi così difficile…
C’era una volta un uomo che si mise in testa di diventare nientemeno che Presidente degli USA anche se, qualche tempo prima, nessuno avrebbe scommesso un cent sulla sua candidatura, figuriamoci sulla vittoria… Le ragioni erano ovvie e scontate: quell’uomo apparteneva a una minoranza ancora discriminata e non rispondeva ai canoni del modello WASP della classe dirigente e dominante.
Non ci importa stabilire se quell’uomo era un idealista o lo era stato tempo addietro… Quel che conta è che, se desideri diventare il numero Uno, l’imperatore non dichiarato del pianeta Terra, qualche gomitata e qualche spintone lo devi pure assestare al tuo avversario. Inoltre per poter portare avanti una campagna elettorale con i fiocchi hai bisogno di soldi, molti soldi… Accade in tutto il mondo cosiddetto civilizzato, figuriamoci negli USA, patria e modello del neocapitalismo dominante. In tale contesto dove pensate che vada a finire anche il più sincero idealismo ?
I tempi maturano: il suo malaccorto e incauto predecessore ha mostrato apertamente l’America con i muscoli, ma le cose in Iraq e in Afganistan non stanno procedendo nel migliore dei modi. Vacilla l’immagine di un’America capace di promuovere democrazia, libertà e diritti civili che, in effetti, vengono regolarmente violati e minati. La politica bellica e bellicista non fa che accrescere delusione e malcontento anche perché le guerre dichiarate non vengono concluse positivamente e i cadaveri dei soldati americani cominciano ad essere accatastati. Senza contare che tutte le ingiustizie sociali e i problemi economici interni vengono aggravati e peggiorati.
Dopo l’iniziale e forte consenso per la politica decisa da quello che si era presentato come il comandante supremo di un esercito perennemente in conflitto con una buona fetta del mondo, si palesa un’inarrestabile onda contraria a quel vento. L’America a stelle e strisce e con le medaglie sui petti gonfi di retorica ed ipocrisia ha bisogno di una boccata di ossigeno per rilanciare l’immagine di un grande paese sano e forgiato sui rispettabili e grandiosi principi democratici del padri fondatori. Ha bisogno dell’immagine dell’”altra America”, di un’altra narrazione, di un altro romanzo…
L’establishment, nelle sue componenti finanziarie, imprenditoriali, politiche, militari, lo sa…
Lo sa anche il nostro uomo…
Dopo qualche problema nelle primarie del Partito Democratico a causa delle ambizioni di un’illustre signora, già nota come grintosa ed energica moglie e vice non ufficiale di un altro Presidente democratico, il nostro uomo riesce a candidarsi alle presidenziali americane. Forse i discendenti dei mercanti del Tempio – gli uomini dell’establishment – avrebbero preferito sostenere la signora in questione, più rispondente a quei canoni di cui sopra, ma l’America chiede a gran voce un candidato di tipo nuovo e quell’uomo – democratico, liberal e di colore – ha tutti i requisiti per poter di nuovo diffondere il mito made in USA.
L’entusiasmo è forte, potente come la voglia di cambiamento e i capitali impiegati per la campagna elettorale presidenziale sono incalcolabili. Il contendente non può che essere destinato alla sconfitta considerati i fallimenti del Presidente ancora in carica e quell’aspetto da reduce in cerca di sempre nuove battaglie da poter combattere. In poche parole la vittoria è scontata…
Tali e forti aspettative – in un paese come gli USA ma anche in un mondo come questo – possono venire realmente soddisfatte ? Parrebbe proprio di no… E’ scoppiata una grande crisi economica proprio a partire dagli USA e si è irradiata globalmente… Non è crisi qualsiasi… È la Crisi, con tutta la sua carica anche morale e culturale. Nonostante le promesse – e, comunque, in un contesto che, apparentemente, non aveva previsto – il nostro uomo delude le aspettative in maniera piuttosto rapida.
Nella sostanza le ineguaglianze e le ingiustizie – con l’aggiunta dell’inevitabile incremento della popolazione precipitata nell’indigenza e nella miseria – permangono mentre nel tempio del neocapitalismo – Wall Street – i nove principali istituti finanziari mondiali responsabili di aver portato gli USA e il mondo vicini alla catastrofe continuano a fare il bello e il cattivo tempo, condizionando pesantemente il cuore pulsante dell’Impero.
Si deve aggiungere poi che, nonostante il Nobel per la Pace assegnato in maniera che definire generosa è a dir poco un eufemismo, la linea di politica estera ricalca quella del predecessore con ben poche differenze. L’esercito americano continua ad essere impegnato nei soliti fronti e Guantanamo continua a fare il suo sporco lavoro… Non deve stupire: chi detta le scelte fondamentali di politica estera, della difesa e della sicurezza, sono esattamente le stesse persone imbevute di neoconservatorismo e bellicismo dell’Amministrazione precedente.
Ogni storia è destinata a avere una fine e forse la narrazione dell’”America diversa” sta per terminare… … L’establishment non ha più bisogno di Obama, ma di una personalità che possa identificarsi con l’America profonda che sta riemergendo… L’America del Mercato globale, delle multinazionali, delle corporations e dei grandi istituti finanziari che operano nei paradisi fiscali… L’America del complesso militare industriale, dei colossi dell’energia… L’America neoliberista della Trilaterale e neoconservatrice dei numerosi think tank… Ma è anche l’America WASP, fondamentalista e razzista, quell’America che in una mano tiene la colt, nell’altra la Bibbia e in tasca il portafogli… E’ l’America che ha partorito il Klu Klux Klan e le milizie… Nell’imminenza delle prossime presidenziali la campagna anti-Obama si fa aggressiva, accesa e violenta. Viene costituito il Tea Party, viene riproposto l’eterno tema della riduzione delle tasse – per gli abbienti? – e un celebre miliardario, uno degli uomini più ricchi del paese, mette in discussione le origini americane del Presidente.
In una situazione del genere è quasi d’obbligo per un Presidente USA qualsiasi ingerire steroidi e mettere in mostra i soliti muscoli. Con qualche apparente tentennamento l’occasione si ripropone in Medio Oriente, a partire dalla Libia, ove ovviamente giocano fattori economici e strategici, ma la missione che dovrebbe giovarsi dell’avvallo di una risoluzione dell’ONU, non convince una buona parte dell’opinione pubblica americana e occidentale. Urge escogitare qualcosa di inedito per far risalire gli indici di gradimento in vista delle prossime elezioni presidenziali.
La soluzione viene offerta al nostro uomini dai soliti esperti di strategie militari, di guerra psicologica e di manipolazione di massa. Non è tanto assurdo pensare che vengano coinvolti creativi hollywoodiani come il personaggio interpretato da Dustin Hoffman in “Sesso e potere”. “Perché…” propongono i consueti ‘cervelloni’… perché non inscenare una finta operazione condotta da forze speciali americane con annessa eliminazione dello sceicco del terrore?” In fondo il leader della rete del terrorismo islamista mondiale non è da tempo su questa terra, ma nessuno si prende più la briga di verificare questa circostanza che, negli ambienti della Superclasse, dell’establishment mondiale, costituisce un segreto di Pulcinella. Lo sa perfino il nostro incauto uomo… I vantaggi sono quelli precedentemente illustrati…
Non tutto è simulato e finto: un’operazione militare affidata da solerti e addestrati uomini delle forze speciali dell’esercito americano, magari in collaborazione con i soliti inglesi e pakistani viene realmente portata a termine. Nulla di particolarmente strano… Queste azioni militari approntate per eliminare veri o presunti militanti del terrorismo islamista o, magari, solo per catturarli e interrogarli dopo averli tradotti in un carcere segreto in qualche remoto paese o a Guantanamo, sono e sono sempre state routine quotidiana. L’ovvia e scontata differenza è che, fra i cadaveri dei fottuti terroristi non c’è neanche l’ombra del nemico pubblico numero uno.
Tutto sembrerebbe perfetto, rodato e collaudato per produrre un risultato ineccepibile, sennonché quegli stessi personaggi che avevano mal consigliato il protagonista della nostra storia si divertono a seminare per la strada incongruenze, dubbi e versioni discordanti mettendo in difficoltà il nostro uomo. Cosa vogliono fare veramente costoro? Stanno semplicemente interpretando i tempi nuovo che si stanno affacciando e hanno intuito che il Presidente appartiene già al passato? L’inganno perpetrato ai danni dell’opinione pubblica potrebbe nascondere un altro inganno ideato per eliminare definitivamente dalla scena l’uomo che avrebbe dovuto presentare le istanze dell’”altra America”.
Sappiamo che sono stati mantenuti al loro posto uomini rappresentativi della continuità della politica imperiale internazionale americana… E poi, la signora che ha conteso la candidatura democratica alle ultime presidenziali e che ora ha in mano le chiavi della politica estera è veramente così devota e leale verso il suo Presidente? Se la montatura – organizzata volutamente in maniera piuttosto grossolana – venisse a galla, sarebbe segnata la fine politica definitiva per il nostro uomo che, forse, non è poi così ingenuo e ha le sue carte da giocare…
Come è noto per attendere la fine dovremo aspettare l’anno prossimo, in coincidenza con la profezia dei Maya… Certo, siamo nel campo della fantapolitica, della creatività delle ipotesi verosimili prospettate al lettore, ma nel mondo della virtualità e di Matrix tutto può essere possibile…
E’ sicuro, invece, che per leggere ed interpretare molti degli eventi postmoderni e contemporanei dovremmo rivolgere lo sguardo alle dinamiche di potere interne al cuore dell’Impero…
E di fronte a questi giochi di potere cosa volete che sia la morte virtuale di uno ‘sceicco del terrore’…
Fonte: www.comedonchisciotte.org