DI
MAHDI DARIUS NAZEMROAYA
GlobalResarch.ca
Il presente articolo esaminerà gli eventi che hanno portato alla guerra della NATO in Libia. Il travisamento da parte dei media e la disinformazione hanno giocato un ruolo fondamentale nell’aprire le porte della guerra nel Nord Africa. I mezzi di comunicazione non hanno fatto nient’altro che creare una giustificazione per il conflitto con una lunnga serie di bugie.
La violenza di Bengasi
L’epicentro iniziale della violenza in Libia è stato Bengasi, che si trova nell’interno della regione costiera della Cirenaica o Barqa.[1] Secondo le fonti del Governo USA:
La sera dell’11 febbraio [2011] le […] dimostrazioni sono iniziate quando alcune centinaia di persone si sono riunite davanti al quartier generale della polizia a Bengasi per protestare l’arresto dell’avvocato e attivista per i diritti umani Fethi Tarbel. All’avvicinarsi del 17 febbraio [2011], il “giorno della rabbia”, le proteste sono aumentate a Bengasi e in altre città nonostante i tentativi di dispersione dei dimostranti da parte delle forze di polizia con cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e manganelli. Ci sono stati diversi resoconti sui dimostranti che hanno appiccato il fuoco nelle caserme della polizia e in altri edifici governativi.[2]
La bufera è scoppiata a Bengasi dopo che un gruppo di manifestanti è entrato in una caserma per prelevarne le armi. In quest’occasione, le forze libiche della guarnigione del posto hanno reagito, sparando sui dimostranti. Da quel momento, la situazione a Bengasi si è fatta più pesante e le cose sono andate fuori controllo.
È questo il momento giusto per prendere una pausa. È proprio su questo punto che abbiamo bisogno di un’analisi critica. Ci sono due modi di analizzare gli eventi di Bengasi. Uno viene dalla prospettiva di un rivoluzionario e l’altro dalla prospettiva dello Stato e dei suoi soldati. Se ci togliamo di dosso tutti i pregiudizi, entrambi i punti di vista hanno le loro ragioni.
Deve esser fatto presente che le autorità libiche per anni hanno oppresso le opposizioni politiche e che la gente ha il diritto di resistere alla tirannia [3]. Dall’altro lato, deve essere compreso che in ogni paese, compresi gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, i soldati e le forze di sicurezza sparano alla folla se un edificio militare o della polizia viene attaccato con l’intenzione di prelevarne le armi [4]. In questo senso gli eventi in Libia sono fondamentalmente diversi da quelli dell’Egitto.
Il punto non è legittimare il fatto che i soldati e le forze di sicurezza abbiano aperto il fuoco, ma piuttosto che i governi che hanno accusato Tripoli sono ipocriti. Questi stessi governi avrebbero risposto nella stessa maniera.
Non c’è alcun monopolio della violenza al livello dello stato. Il massacro alla Kent State University del 4 maggio del 1970, quando i pacifici manifestanti contro la guerra in Ohio furono uccisi dalla Guardia Nazionale, è una prova di questo. Basta vedere le reazioni della Casa Bianca, di Londra e dell’Unione Europea nei confronti delle atrocità del Bahrein contro una popolazione civile disarmata che stava lottando per il rispetto di diritti elementari per vedere quanto siano falsi i loro atteggiamenti e le loro lacrime di coccodrillo. Sono gli Stati Uniti che hanno suggerito agli Al-Sauds di intervenire militarmente in Bahrein e di sopprimere militarmente il popolo del Bahrein.
Il Doppio Standard su Libia e Bahrein e sulle altre dittature arabe
In Egitto, gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno richiesto una moderazione ai dimostranti e al regime di Mubarak e hanno suggerito a entrambe le parti di negoziare con l’altra. Le richieste di moderazione erano un’ipocrisia totale. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno chiesto di abbassare i toni a entrambe le parti anche se i manifestati in Egitto erano disarmati e pacifici e il regime di Mubarak era la parte che stava usando la violenza oltre ad essere l’unica armata. Le richieste di moderazione dovevano essere rivolte solo al regime egiziano e non ai dimostranti disarmati. I casi di Bahrein e Tunisia sono in quest’aspetto simili.
Un’attitudine totalmente differente è stata applicata dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea in Libia rispetto a quella usata con Tunisia, Egitto, Bahrein, Oman, Yemen, Giordania, Marocco, Arabia Saudita e con la corrotta Autorità Palestinese. Non sono state applicate sanzioni contro le autorità in Bahrein da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea quando le forze armate del Bahrein senza alcun avvertimento hanno attaccato in modo sfrontato i manifestanti in Manama’s Pearl Square. I manifestanti del Bahrein erano completamente pacifici, ma questo non ha fermato gli Al-Khalifa al potere dall’ordinare di sparare a altezza uomo nel mezzo dei dimostranti.
In Bahrein un clima di terrore è stato scatenato dagli Al-Khalifa e dagli Al-Saud sulla gente comune che viene praticamente ignorata dall’Unione Europea e da Washington. Un’intera popolazione è stata sistematicamente terrorizzata da una famiglia al potere odiata, non voluta e imposta dall’estero. Gli ospedali e i bambini sono stati brutalmente attaccati. I medici e i capi del sindacato sono stati uccisi. Le moschee sono state rase al suolo e un’intera popolazione è stata arrestata. Il Bahrein è una seconda Palestina. Ironicamente, gli Al-Khalifa sono stati ringraziati da Washington, dalla NATO e dai leader dell’Unione Europea per essersi uniti alla coalizione contro i Libici. Il regime degli Al-Khalifa è stato portato ad esempio da Stati Uniti e Unione Europea come un modello di governo arabo.
In uno spudorato atto di ipocrisia, i regimi dei petrosceiccati arabi, che hanno avanzato una richiesta alla Lega Araba per una no-fly zone sulla Libia, sono stati presentati come sovrintendenti e rappresentanti delle masse arabe da Hillary Clinton e dai leader dell’Unione Europea [5]. Come possono essere rappresentativi delle popolazioni arabe, delle scelte arabe o anche dell’opinione pubblica araba? Gli emiri arabi del Golfo (Khaliji) sono agli antipodi di una rappresentazione popolare.
In realtà questi sceiccati arabi sono composti da individui che fanno quello che vogliono e non sono rappresentativi della propria cittadinanza sotto nessun punto di vista. È quindi completamente disonesto e bifronte da parte di Hillary Clinton, Monsieur Sarkozy e David Cameron il presentare questi sceiccati arabi come rappresentativi della gente e delle posizioni arabe. Questi despoti non sono rappresentativi dei sentimenti dell’essere arabi, rappresentano solamente sé stessi e reprimono i veri sentimenti arabi.
In contrasto alle condanne verbali e alle sanzioni contro la Libia, non sono stati presi provvedimenti alcuni contro gli Al-Khalifa in Bahrein. Mentre venivano fabbricate le false dichiarazioni degli attacchi portati dai jet contro i civili libici, la prova di raffiche indiscriminate contro i manifestanti – anche dalle camionette – sono state verificate da una ripresa video dall’interno del Bahrein e da gruppi per i diritti umani. Le reazioni verso il Bahrein e la Libia e i resoconti del media verso questi due paesi arabi sono stati diametralmente opposti.
Doppio Standard verso i Mercenari
La gran parte delle forze usate da Al-Khalifa in Bahrein sono stranieri e mercenari e includono personale dalla Giordana e dall’Arabia Saudita. Come menzionato prima, gli Al-Sauds hanno persino inviato rinforzi militari in Bahrein per soffocare le proteste civili. C’è un’enfasi sistematica e esagerata sugli stranieri mercenari di Gheddafi.
L’uso dei mercenari stranieri è stato evidenziato in qualche modo dai media? La risposta è no.
Per di più, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia e i loro alleati non hanno una base morale da cui poter criticare Tripoli per l’uso dei mercenari. Tutte queste potenze usano e impiegano apertamente mercenari, molto più della Libia, con il nome di private contractors o security firms.
La Gran Bretagna ha persino un’enorme brigata di mercenari, la Brigata di Gurkhas, che addirittura si addestra con le forze armate degli Stati Uniti.
La Legione Straniera francese è anche lei un gruppo di soldati stranieri assoldati da Parigi. Washington stessa è la più grande utilizzatrice di mercenari e di cacciatori di taglie di tutto il pianeta.
Questa è anche la ragione per cui la sesta sezione della risoluzione 1970 delle sanzioni delle Nazioni Unite (Pace e Sicurezza in Africa) emessa contro Tripoli dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite previene in modo specifico che i mercenari da paesi che non sono firmatari dell’International Criminal Court (I.C.C.) possano essere perseguiti penalmente [6]. Inoltre, tutto ciò è collegato all’intenzione di Gran Bretagna e Stati Uniti che hanno progettato di inviare in Libia un’armata di mercenari per prendere parte alle future operazioni di terra. L’Articolo 6 della Risoluzione 1970 afferma:
Stabilisce che ufficiali nazionali, in servizio o non, o il personale di uno Stato al di fuori dei soldati della Jamahiriya Araba Libica che non è firmatario dello Statuto di Roma della Corte Criminale Internazionale sia soggetto all’esclusiva giurisdizione di quello Stato per i presunti atti o omissioni verificatesi in seguito alle operazioni nella Jamahiriya Araba Libica stabilite o autorizzate dal Consiglio, senza che questa esclusiva giurisdizione sia stata espressamente richiesta dallo Stato[…]. [7]
Il Daily Telegraph in Gran Bretagna è anche evidenziato in una notizia a commento che riporta come il doppio standard sia applicato sotto il nome di giustizia internazionale e umanitarismo:
Il paragrafo chiave dice che chiunque di un paese non ICC si suppone abbia commesso un delitto in Libia sarà “soggetto all’esclusiva giurisdizione” del proprio paese. È stato aggiunto malgrado Susan Rice, l’ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, stesse dicendo che tutti quelli “che massacreranno i civili” ne saranno “considerati responsabili personalmente”.
Parlando ai reporter fuori della camera del Consiglio, Gerard Araud, l’ambasciatore di Francia alle Nazioni Unite, ha descritto il paragrafo come “una linea rossa per gli Stati Uniti”, volendo dire che i diplomatici statunitensi sono stati obbligati dai loro capi di Washington a agire in quel modo. “È una cosa che ha fatto saltare gli accordi, e questa è la ragione per che abbiamo accettato che quel testo avesse l’unanimità del consiglio”, sono le parole di [Gerard] Araud. [8]
La risoluzione 1970 stabilisce anche un embargo alle armi per la Libia e pone tutta una serie di richieste mai poste a nessuno degli altri stati arabi che stanno opprimendo la loro popolazione. Anche dopo la pubblicazione delle notizie che riportavano l’uccisione da parte delle forze di governo, niente del genere è stato applicato in Egitto, Tunisia, Yemen, Giordania o Bahrein.
In un ulteriore caso di doppio standard e di presa di giro, la Lega Araba ha sospeso la Libia dall’organizzazione pan-araba per l’uso della violenza. La maggioranza dei membri della Lega Araba, dall’Autorità Palestinese all’Arabia Saudita e all’Egitto, hanno usato brutalmente violenza contro i manifestanti pacifici anche mentre stavano criticando la Libia. E anche se altri leader arabi stavano usando la forza per sopprimere i propri cittadini, stavano al contempo offrendo una base agli Stati Uniti e all’Unione Europea per disprezzare la Libia. Usando un frasario usato dai Palestinesi, dai Libanesi e dagli Iracheni per descrivere il comportamento degli sceiccati arabi e delle dittature presidenziali contro i propri paesi, si può dire che un’altra “cospirazione araba” sta avendo luogo. La Libia è stata tradita, così come le teste corrotte che fanno parte della Lega Araba hanno tradito la Palestina, il Libano e l’Iraq.
Benzina sul fuoco: armare entrambi i fronti
In Libia, gli Stati Uniti e i suoi partner dell’ Unione Europea stanno alimentando le fiamme della sedizione. Una guerra civile prolungata nel tempo è da parte dei loro interessi. Permetterebbe di indebolire lo stato libico e gli consentirebbe di manipolare l’opinione pubblica mondiale con un discorso elaborato che favorisca l’intervento militare. Sia le calunnie che la tattica del ‘divide et impera’ vengono messe in opera. Anche solo con le parole, gli Stati Uniti e l’Unione Europea stanno facendo il doppio gioco. Hanno fornito materiale di supporto a entrambe le parti. All’inizio hanno sostenuto Gheddafi con le forniture di armi e di addestramento che sono durati fino all’inizio del 2011, mentre adesso stanno fornendo supporto alle forze che si oppongo a Gheddafi. Quando si riferiscono alla Libia come a un “campo di battaglia”, dovrebbe essere sottolineato che sono loro ad averlo creato e reso possibile.
Washington ha ricoperto un ruolo attivo per la violenza in Libia. E nemmeno l’amministrazione Bush Jr., né quella di Obama si sono tirate indietro dall’addestrare le forze armate libiche:
Per l’anno 2010, l’amministrazione Obama ha richiesto un finanziamento di 350.000 dollari per un “Addestramento e Educazione Militare Internazionale” (IMET) da usare in Libia per “sostenere la formazione e l’addestramento delle forze di sicurezza libiche e per creare contatti fondamentali con gli ufficiali libici dopo una perdita di contatto durata 35 anni.” La partecipazione nel programma IMET rende inoltre possibile al governo libico l’acquisto di un ulteriore addestramento militare da tenersi negli Stati Uniti a un prezzo ridotto. La richiesta dell’Amministrazione per l’anno fiscale 2009 per il finanziamento dell’IMET indicava che “il Governo della Libia avrebbe pagato per l’addestramento e la formazione addizionali con i fondi nazionali.” Comunque, nessun finanziamento per l’IMET è stato fornito nell’anno fiscale 2009, in base ai documenti di bilancio del Dipartimento di Stato.
L’Amministrazione Obama ha inoltre richiesto un’assistenza da parte del FMF (Foreign Military Founding) per la prima volta nell’anno fiscale 2010, con l’obbiettivo di fornire supporto alle forze aeree libiche per sviluppare le loro potenzialità di trasporto e alla Guardia Costiera libica per migliorare il pattugliamento costiero e le operazioni di ricerca e di salvataggio. Per l’anno fiscale 2011 l’assistenza del FMF è stata richiesta per sostenere la partecipazione della Libia in un programma che segua le nazioni che vogliano mantenere e aggiornare la propria flotta di aerei C-130 prodotti negli Stati Uniti. [9]
Anche la vendita di armi di Londra al governo di Gheddafi è stata significativa: “In base ai dati del Dipartimento per l’Innovazione per le Business Skills (BIS), sono stati concesse dalla Gran Bretagna alla Libia licenze per l’esportazione di armi pari a un valore di 181,7 milioni di sterline nel terzo quadrimestre del 2010, con un aumento di 22 milioni di sterline dal secondo quadrimestre.” [10]. Sulla base degli accordi tra Tony Blair e il Colonnello Gheddafi, la Gran Bretagna stava addirittura addestrando membri delle forze di polizia libiche, tra cui un maggiore e un brigadiere, presso la Huddersfield University nel West Yorkshire durante l’inizio del conflitto in Libia. [11]
Il doppio standard applicato da queste potenze è visibile in ogni aspetto delle loro azioni. L’Associated Press (AP) involontariamente ha evidenziato tutto ciò in un articolo che faceva il riassunto delle iniziative prese nei confronti della Libia dalla Conferenza di Londra:
Il Ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha detto che le trattative per assicurare l’uscita di Gheddafi erano state condotte con “assoluta discrezione” e che sul tavolo c’erano alcune opzioni che non sono state ancora formalizzate.
“Quello che è indispensabile è che ci siano paesi che vogliano dare il benvenuto a Gheddafi e alla sua famiglia, con l’intenzione di dare un termine a questa situazione che altrimenti potrebbe proseguire a lungo”, sono le sue parole.
Frattini aveva già detto in precedenza di sperare che qualche nazione potesse offrire una proposta.
Ma il diplomatico italiano ha insistito nel dire che non c’era possibilità di un’immunità per Gheddafi. “Non possiamo promettergli un salvacondotto”, ha evidenziato. [12]
Mentre condannavano Gheddafi, dicendo che non poteva avere nessun’immunità, stavano anche parlando di un “porto sicuro” dove sarebbe stato immune. Inoltre, mentre i britannici hanno detto di sapere ben poco del Consiglio di Transizione di Bengasi, l’ammiraglio James Stavridis ha riferito all’Armed Service Committee degli Stati Uniti che egli è, in veste di capo dell’European Command degli Stati Uniti (EUCOM) o della NATO, molto preoccupato dal comportamento dell’opposizione. [13]. Tutto questo è contraddittorio; in questo caso Londra dice una cosa, ma il capo delle operazioni militari della NATO ne dice un’altra.
Allo stesso tempo gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e i loro alleati hanno lasciato aperta una possibilità per arrivare a tradire il Consiglio di Transizione. Questo è un tipico comportamento in politica estera di Londra, Washington e dei loro alleati. William Hague ha fatto delle allusioni a riguardo: “Noi [intendendo la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e i loro alleati] non dovremmo essere troppo soddisfatti per la piega che potrebbe prendere gli eventi. Se le cose nella regione andranno male per un periodo prolungato, ci saranno nuove opportunità per il terrorismo e per l’estremismo.” [14]
Quindi, lo spettro di Al Qaeda e i suoi legami al Consiglio di Transizione stanno iniziando a emergere in questo quadro.
La guerra di propaganda: la distorsione del racconto dei media riguardo la Libia
La gestione dell’opinione pubblica è stata ben utilizzata per iniziare la guerra contro la Libia e per imbellettare il sostegno alla sua aggressione. Questo fa parte di una tradizione che il Pentagono e la NATO hanno da sempre seguito. Tutte le principali guerre che gli Stati Uniti hanno combattuto hanno visto in azione le bugie dei media. In Vietnam c’è stato l’incidente del Golfo di Tonchino, in Yugoslavia il presunto genocidio etnico, in Afghanistan i tragici eventi dell’11 settembre sono stati attribuiti ai Talebani e in Iraq le bugie sulle armi di distruzione di massa e la cooperazione tra Baghdad e Osama bin Laden. I media di regime sono sempre stati in prima linea d’attacco in queste guerre d’aggressione.
Riguardo l’Iraq, il governo degli Stati Uniti portò una falsa testimone al Congresso degli Stati Uniti che, affermando di essere un’infermiera kuwaitiana, testimoniò che i soldati iracheni avevano gettato fuori dalle incubatrici 312 bambini kuwaitiani per farli morire [15]. Tutto ciò fu utilizzato per galvanizzare l’opinione pubblica negli Stati Uniti allo scopo di invadere l’Iraq nel 1991. La tristemente famosa testimonianza dell’infermiera Nayirah fu fornita da Nijrah (Nayirah) Al-Sabah, la figlia dell’inviato del Kuwait a Washington. Le erano state date lezioni di recitazione da una ditta di pubbliche relazioni prima della sua testimonianza, a cui George H. Bush Sr. si riferì per giustificare la guerra contro l’Iraq [16].
A sinistra: N. Al-Sabah come alias dell’infermiera Nayirah mentre dichiara al Congresso degli Stati Uniti che gli iracheni hanno uccisi i bambini quwaitiani.
A destra: La distruzione della statua di Saddam Hussein a Baghdad, un classico esempio di distorsione informativa coordinata dal Pentagono.
L’invenzione degli attacchi inventati dei jet sui civili
Alla fine della Guerra del Golfo, Saddam Hussein fu demonizzato dopo aver sconfitto i ribelli istigati dagli Stati Uniti e dai suoi alleati. Ora Gheddafi ci viene presentato proprio come Saddam Hussein, un mostro che uccide la sua gente. La giustificazione per la demarcazione delle no-fly zone sulla Libia, in sostanza uno specchietto per le allodole utilizzato per l’avvio di una guerra non dichiarata, è stata data dalle dichiarazioni riportate dei media sul fatto che i jet delle forze aeree libiche stavano attaccando i manifestanti civili. Vale la pena citare il Financial Times per illustrare come sono state informazioni false per poter discutere dell’intervento militare:
“Non possiamo tollerare che questo regime usi la forza militare [riferita agli attacchi dei jet] contro la sua gente”, sono le parole di David Cameron, il Premier britannico. “In questo contesto ho chiesto al Ministro della Difesa e al Capo dello Staff della Difesa di collaborare con i nostri alleati per una no-fly zone militare.” [17]
Gli ufficiali degli Stati Uniti e dell’Unione Europea avevano pronunciato condanne verbali contro il Colonnello Gheddafi quando sono uscite queste informative che parlavano di jet. Non c’è niente che li supporti. I report sono stati smascherati come falsi, allo stesso modo delle dichiarazioni sulle armi di distruzione di massa in Iraq. Non dovrebbe essere permesso che queste fabbricazioni criminali non vengano punite.
Le forze armate russe stavano monitorando la Libia dallo spazio e non avevano visto segni di attacchi da parte di jet sui civili [18]. Nemmeno i risultati del satellite evidenziavano danni causati dai jet. E nemmeno c’era un solo pezzo di filmato che potesse dargli credito, quando riprese di tutte le forme stavano uscendo dalla Libia. Il Pentagono, l’Unione Europea e la NATO avevano tutte accesso alla stessa tecnologia satellitare e d’intelligence per verificare se questi attacchi erano davvero stati sferrati, e ciò significa che loro erano a conoscenza del fatto che questi report erano falsi.
Gli aerei militari libici sono stati utilizzati solo più tardi nel conflitto durante le missioni per bombardare i depositi di munizioni per prevenire che i ribelli potesse prelevare le armi. Tutto ciò è avvenuto a un punto molto più avanzato del conflitto e dopo che i media avevano dichiarato che i jet stavano sparando sulla folla. La forza aerea libica era in pratica inesistente prima e dopo l’intervento straniero. L’ammiraglio Locklear, il comandante della marina degli Stati Uniti che ha condotto gli attacchi all’avvio della guerra, ha addirittura riferito ai giornalisti che “la forza aerea [della Libia prima dell’avvio delle operazioni da parte della coalizione ‘non era in buono stato’ e che il potenziale tattico consisteva in qualche decina di elicotteri” [19]. Malgrado questo fatto, la forza aerea della Libia è sempre stata descritta come una grande minaccia per i civili.
Chi c’è dietro i massacri e gli atti di brutalità in Libia?
Sono stati anche riportati dei racconti in cui le forze armate libiche stavano uccidendo dei soldati che si rifiutavano di combattere. Le evidenze dei video che vengono dalla Libia provano che le riprese presentate con questi report era una farsa. Non sono state le forze libiche a uccidere questi uomini, ma elementi dell’opposizione libica. Sono apparsi anche filmati che mostrano torture e trattamenti umilianti sui civili, tra cui un ragazzino, da parte di persone che erano tra i ribelli.
I media mainstream hanno affermato che queste persone sono state uccise dagli uomini di Gheddafi, ma la testimonianza del video prova che questo è falso.
L’opzione Salvador è stata utilizzata in Libia. Congetturando, si può dire che questi elementi ribelli stavano probabilmente lavorando come agenti segreti. La ripresa ha fatto vedere un ragazzino in un ospedale libico che viene aiutato dai medici dopo che è stato torturato. I medici stanno osservando il ragazzino che ha una staffa conficcata nel corpo, che va dalla zona del pene fino alla sua spalla sinistra. Il video ci fa vedere qualcosa di molto importante. Quello che è stato fatto al bambino non è cosa da inesperti. Queste sono persone che sono state addestrate alla tortura, per il modo in cui la staffa è stata infilata nel corpo del ragazzino che non è stato ucciso dalla ferita. Questo ci porta verso qualcuno che viene da fuori della Libia. Questi casi di tortura ci ricordano i casi brutali e fatali che furono realizzati in Salvador e più tardi nell’Iraq occupato dagli Anglo-Americani.
Va anche enfatizzato che la Gran Bretagna ha inviato in Iraq soldati travestiti da arabi per poi mettere delle bombe nelle moschee e nei posti frequentati dai civili allo scopo di fomentare disordini settari tra gli iracheni [20]. Non è irragionevole pensare che tutto ciò è stato replicato in Libia e in altre nazioni arabe per dividerle e per infiammare una guerra civile. E non saranno dimenticate nemmeno le foto falsificate da Gran Bretagna e Stati Uniti degli iracheni che salutavano le forze Anglo-Americane come fossero stati i liberatori.
Membri delle SAS britanniche, vestiti da locali, che sono stati arrestati dalla polizia di Bassora in Iraq per aver progettato una detonazione di esplosivi in un posto pubblico.
La demonizzazione razzista dei libici neri fatta dai media mainstream.
Malgrado Gheddafi abbia usato mercenari dall’Europa e dall’Africa, sono stati diffuse delle informazioni esagerate e razziste sui cosiddetti ‘mercenari africani’. Molti membri delle forze armate libiche e della popolazione libica sono stati presentati come se fossero stranieri provenienti da altri paesi africani. In realtà, molti libici hanno la pelle di colore.
Essere arabo non corrisponde a un particolare fenotipo o a un aspetto particolare, perché è l’uso della lingua araba che ne definisce l’identità. Gli Arabi possono essere di colore o avere un aspetto mediterraneo o la pelle e gli occhi chiari. Lo stesso vale anche per i Berberi. È vero per tutti i libici e per tutti i nordafricani.
In Libia molte persone hanno la pelle scura. Non sono stranieri né mercenari. Tra i libici negroidi ci sono gli Haratini e i Tuareg (Kel Tamajaq o Kel Tamashq) nel sud. Sono libici come qualsiasi altro abitante della nazione. Anche se ci sono mercenari stranieri in Libia, quello che i media hanno cercato di fare è stato di presentare filmati di alcuni di questi libici dalla pelle scura che prestavano servizio nella polizia e nelle forze armate libiche facendoli passare per mercenari che venivano dall’estero.
Questo è stato fatto per demonizzare Gheddafi e per creare un’atmosfera favorevole all’intervento, perché Gheddafi veniva presentato come un assassino del suo popolo grazie a una grande armata di mercenari africani. Invece le condizioni disperate e anche l’uccisione delle decine di “libici neri” e di lavoratori stranieri dell’Africa sub-sahariana, in molti casi barbaramente decapitati e mutilati, sono stati ignorati e nemmeno menzionati nel corpo delle stesse notizie che riportavano l’uso dei mercenari da parte di Gheddafi.
Uno che faceva parte del gruppo degli uomini
il cui assassinio è stato falsamente attribuito al Colonnello Gheddafi.
È solo un libico dalla pelle scura e sembra essere il più elevato in grado.
La disinformazione sull’avvio delle proteste anti-Gheddafi
Per portare la guerra in Libia, sono state fabbricate tutta una serie di informazioni non accurate da parte della BBC, di Sky News, dalla CNN e altri grandi network. Ad esempio Al Jazeera aveva riportato che Shokri Ghanem, un dirigente energetico libico di alto livello, se n’è era andato in aereo dalla Libia, ma poi la Reuter aveva confermato non essere vero [21]. Ghamen ha protestato con Al Jazeera per le informazioni sbagliate in un’intervista con la Reuter: “‘Non è vero, sono nel mio ufficio e sarò in televisione fra pochi minuti’, ci ha detto Ghamen al telefono.” [22]
Proprio all’avvio dell’invasione anglo-americana dell’Iraq i media occidentali riportavano quasi ogni giorno che i carri armati statunitensi erano vicini alle porte di Baghdad. Cose simili sono state riportate sulla Libia riguardo le proteste anti-Gheddafi. Sono stati date informazioni sbagliate su città che erano cadute, quando, in realtà, erano solo vecchi video o riprese girate in altre città della Libia messe in onda dalle televisioni.
Altre notizie suggerivano l’esistenza di grandi scontri a Tripoli e che alcune parti della città erano cadute in mano ai ribelli, quando invece Tripoli era ancora in uno stato di quiete. Successivamente, le parole “dichiarazione” e “dichiarato” sono state usate sistematicamente quando questi report venivano stilati nel tentativo di vendicare le informazioni distorte o scorrette. Il 26 febbraio 2011 le informative riportavano la dichiarazione che tutte le principali città libiche non era più sotto il controllo del governo libico.
Questo era falso. Città quali Sabha (nella Libia centrale), Sirte/Surt (nel punto mediano della costa libica), Ghat (al confine meridionale con l’ Algeria), Al-Jufra, Al-Azizya (vicino a Tripoli) e Tripoli stessa erano tutte sotto il controllo del governo di Gheddafi [23]. In generale la copertura originale degli eventi in Libia ha grossolanamente riportato una violenza fuori dalle reali proporzioni per giustificare l’agenda dell’intervento straniero. Come nel caso dell’Iraq, e col tempo in tutto il mondo lo comprenderà, ma quelli che hanno collaborato nel fabbricare questi report saranno considerati responsabili per aver fatto iniziare e per aver sostenuto una guerra?
La guerra di propaganda in Libia
Dovrebbe essere riconosciuto che la guerra della propaganda è stata combattuta su molti versanti. Gli Stati Uniti e i suoi alleati non hanno il monopolio della propaganda. Ci sono quattro fronti in questa guerra dei media. Il governo libico a Tripoli e il Consiglio di Transizione a Bengasi sono stati coinvolti nella “gestione dell’opinione pubblica”. A parte i media di regime dall’estero, ci sono due fronti separati nella guerra della comunicazione in Libia
All’inizio dell’intervento NATO in Nord Africa, il governo libico a Tripoli aveva riportato di aver abbattuto fighter francesi e del Qatar. Il governo libico ha messo in onda su Jamahiriya News un servizio dove venivano mostrati tre piloti francesi e due del Qatar che erano stati abbattuti. La notizia è giunta in contemporanea allo scoppio della guerra, è stata breve e non è mai stata commentata in un secondo momento [24]. In aggiunta a ciò, il governo libico e la Libian Jamahiriya Broadcasting Corporation stavano cercando di presentare la cattura di una nave civile italiana come una vittoria militare della Libia contro l’Italia e la NATO.
Anche il Consiglio di Transizione ha combattuto un’intensa guerra di propaganda. Con l’aiuto del Qatar ha fondato una propria emittente televisiva e un proprio canale informativo [25]. Questa è la descrizione, da parte del Los Angeles Times, della trasmissione delle notizie mandate in onda dal Consiglio di Transizione:
Non si tratta di notizie esattamente corrette e equilibrate. In effetti, come [Mohammed G.] Fannoush [l’ex bibliotecario che gestisce i media per il Consiglio di Transizione] ha correttamente evidenziato [con le sue parole], ci sono quattro regole inviolabili nella copertura delle due stazioni radio ribelli, delle stazioni TV e del giornale:
– Nessun reportage o commento pro-Gheddafi (almeno fino a che il tiranno di Tripoli venga deposto).
– Nessuna menzione della guerra civile (la popolazione libica, a oriente e a occidente, è unita in una guerra contro un regime totalitario).
– Nessuna discussione su tribù o tribalismi (c’è solo una tribù: la Libia).
– Nessun riferimento all’estremismo islamico o a Al Qaeda (quella è la propaganda di Gheddafi) [26].
Inoltre, lo stesso Fannoush, direttore dei media dell’opposizione, ha riconosciuto al Los Angeles Times che i media a Bengasi servono da grancassa del Consiglio di Transizione [27]. Il New York Times, che è stato per gran parte sostenitore del Consiglio di Transizione, è stato ancora più esplicito sulla credibilità del Consiglio di Transizione: “Come i capi dei media di stato libici, i ribelli non hanno nessun rispetto per la verità nel sostenere la propaganda, reclamando inesistenti vittorie sul campo, asserendo che stanno ancora combattendo in città importanti giorni dopo che sono cadute nelle mani delle forze di Gheddafi e riportando denunce vibranti dei loro atti barbarici.” [28]
Le forze del Consiglio di Transizione hanno persino sequestrato e interrogato alcuni giornalisti russi. Questo a causa della copertura generalmente non favorevole alla guerra della NATO fatta dai giornalisti russi. Due reporter della Komsomolskaya Pravda e tre giornalisti televisivi di NTV, che è posseduta da Gazprom, sono rapiti e poi liberati all’inizio di aprile dal Consiglio di Transizione [29].
La leadership del Consiglio di Transizione ha sempre sostenuto l’intervento militare
La contraddizione nelle proprie affermazioni non è stata fatta solo da Washington e dai suoi alleati. Le figure che si sono autonominati a capo del Consiglio di Transizione di Bengasi che si oppone a Gheddafi stanno anche loro facendo affermazioni contraddittorie. Il Consiglio di Transizione è stato dipinto in modo simile al regime di Gheddafi, perché “le operazioni al consiglio dei ribelli sono intrecciate dai legami familiari” [30]. Per di più, le dichiarazioni del Consiglio di Transizione contro Gheddafi sono anche simili a quelle fatte da Ahmed Chalabi e dal Congresso Nazionale Iracheno contro Saddam Hussein.
Prendiamo ad esempio la posizione del generale Abdul Fatah Al-Yunis (Al-Younis), il ministro degli Interni di Gheddafi che si è dimesso. In un articolo del Telegraph, viene riportato che il generale Al-Yunis “ha chiesto all’Occidente di effettuare bombardamenti contro il palazzo del Colonnello Gheddafi a Tripoli per prevenire un attacco contro la popolazione con le armi chimiche o per impedire che egli possa provocare un alto numero di vittime in altro modo. Egli [ha anche riferito che] era favorevole alla demarcazione di una no-fly zone internazionale prima possibile.” [31]
Ancora più rilevante è il fatto che c’è un grande fossato che divide il Consiglio di Transizione dai libici che loro sostengono di rappresentare. A Bengasi e nei suoi paraggi c’erano cartelli scritti appositamente in inglese per le videocamere dei media stranieri, che recitavano “No all’Intervento Straniero”, “Il Popolo Libico Ce La Può Fare Da Solo” e “No all’Intervento Militare Straniero” come i messaggi che rappresentavano i sentimenti popolari tra la gente libica nello schieramento anti-Gheddafi. Sentimenti diffusi contro gli Stati Uniti e il Regno Unito in particolare c’erano anche a Bengasi e nella regione di Barqa.
I cartelli anti-Gheddafi a Bengasi e nei dintorni che chiedono
che non ci sia un intervento militare straniero in Libia.
Il Buono, il Brutto e il Cattivo in Libia
Al contrario di quello che i media stranieri dichiaravano all’inizio delle rivolte, il governo di Gheddafi aveva il controllo della maggior parte del paese grazie al sostegno della maggioranza della popolazione, specificamente nell’occidente e nella parte meridionale della Libia. Inoltre, Gheddafi ha ancora un forte sostegno delle forze di sicurezza e dell’apparato militare del suo paese, per non menzionare la sua tribù, le sue milizie e la gente comune di Tripoli.
Quello che la guerra contro la Libia è riuscita a fare è allargare la base di sostegno per Gheddafi. Il patriottismo è stato un fattore importante. Molte brave persone che si erano opposte a Gheddafi si sono unite, in un modo o nell’altro, ai ranghi di Gheddafi per sostenere il suo regime. Hanno fatto questo perché credono che bisogna rimanere uniti per evitare alla Libia di cadere preda degli Stati Uniti e dalla sua coalizione, diventando così una nuova colonia spezzettata. Per loro Gheddafi non è il vero obbiettivo, ma lo sono la Libia e l’Africa.
Con un modo di dire, il buono, il brutto e il cattivo si sono uniti nelle fila del regime libico. Questa è un’altra delle ragioni per cui il Pentagono e la NATO stanno lavorando per assicurarsi che le divisioni interne in Libia continuino a essere fomentate. Useranno le lotte interne per dividere la Libia.
La popolazione libica è stata portata in una trappola e è stata abbindolata. Deve anche essere evidenziato che il buono, il brutto e il cattivo si sono uniti insieme anche nel campo dell’opposizione, il Consiglio di Transizione con base a Bengasi.
Il nemico della genuina libertà e della gente libica si è approfittato della situazione.
Ci sono tantissime colpe da attribuire in Libia, ma la gente non si deve combattersi tra loro. La Libia come corpo unico ha perso la sua forza quando è iniziata la violenza. E i libici non possono permettere agli stranieri di appianare le loro differenze. Ogni soluzione dovrà venire dall’interno senza che ci sia un’ingerenza straniera.
Mahdi Darius Nazemroaya è specializzato sul Medio Oriente e sull’Asia Centrale. È un Ricercatore Associato al Centro di Ricerca sulla Globalizzazione (CRG).
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Note:
1 La Cirenaica è il nome che viene usato più frequentemente dalla stampa e dai governi del Nord America e dell’Unione Europea, incluso quello degli Stati Uniti. È un nome usato per la Libia Orientale –fin dall’antichità. Il suo ultimo utilizzo ufficiale in Libia avvenne sotto la monarchia.
2 Christopher M. Blanchard e James Zanotti, “Libia: lo sfondo e le relazioni con gli Stati Uniti”, Congressional Research Service (CRS), 18 Febbraio 2016, p. 6.
3 In questo modo, i cittadini hanno il diritto di prendere le armi contro ogni autorità illegittima che usa violenza per mantenere il controllo su di essi, se questa è una forza occupante o un regime oppressivo. È sotto l’ombrello di questo principio che i movimenti di resistenza portano con sé le armi e che fu creato il Secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. I manifestanti di Bengasi si possono considerare come persone che esercitano un loro naturale diritto all’emancipazione. Per giustificare questo, comunque, le loro motivazioni e i loro scopi devono essere conosciuti. Bisogna domandarci se è stato il caos il vero obbiettivo invece della loro emancipazione e deve essere preso in considerazione se le rivolte sono iniziate grazie a un impulso esterno.
4 Questo non giustifica l’azione di qualsiasi governo o autorità, ma è riconosciuto essere una pratica standard.
5 Nicole Gaouette, “Clinton ha detto che il voto della Lega Araba sulla No-Fly Zone ha cambiato il quadro”, Bloomberg, 16 marzo 2011.
6 Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, Risoluzione 1970 (Pace e Sicurezza in Africa), 6491esimo incontro, 26 febbraio 2011, S/RES/1970 (2011): http://www.un.org/Docs/sc/unsc_resolutions11.htm. La scelta del nome per la Risoluzione 1970 è un modo per eludere la violazione della sovranità libica.
7 Ibid., pp. 2-3.
8 Jonathan Swaine, “Libia: i mercenari africani ‘immuni’ dai procedimenti per crimini di guerra”, The Daily Telegraph (U.K.), 27 febbraio 2011.
9 Blachard e Zanotti, Op. cit, p.14.
10 Alice Johnson, “La Fox difende la vendita delle armi alla Libia da parte degli Occidentali”, Gulf News, 3 aprile 2011.
11 David Barrett e Rebecca Lefort, “La Gran Bretagna addestra 100 membri della temuta polizia di Gheddafi”, The Daily Telegraph (U.K.), 6 marzo 2011.
12 David Stringer, “Diplomatici di primo piano sono d’accordo con la deposizione di Gheddafi ma non vogliono armare i ribelli”, Associated Press (AP), 29 marzo 2011.
13 Ibid.; United States Senate Armed Services Committee, U.S. European Command and U.S. Strategic Command in review of the Defense Authorization Request for Fiscal Year 2012 and the Future Years Defense Program, 112° Congresso, 2011, 1.a Sessione, 29 marzo 2011.
14 Stringer, Op. cit.
15 Per Vendere Una Guerra, Martyn Gregory (Thames Television, 1992).
16 Ibid.
17 Daniel Bombay, James Blitz e Roula Khalaf, “L’Occidente sta tendendo una rete militare attorno alla Libia”, Financial Times, 1 marzo 2011.
18 “‘I bombardamenti in Libia non sono avvenuti – Le Forze Armate Russe”, News, Russia Today (RT) (Mosca: 1 marzo 2011); l’articolo di Russia Today è stato scritto dalla giornalista Irina Galushko.
19 Karen Parrish, “Il comandante della Task force ci fornisce aggiornamenti sulla Libia”, American Forces Press Service, 22 marzo 2011.
20 British Broadcasting Corporation (BBC) News, “Iraq indaga sull’incidente dei soldati”, 20 settembre 2005.
21 Alexander Lawler, “Un dirigente petrolifero libico dice di essere ancora al lavoro”, Reuter, 31 marzo 2011.
22 Ibid.
23 Tutto ciò è stato appurato essere falso dai miei contatti interni in Libia.
24 Su mia richiesta personale, alcuni contatti interni in Libia hanno cercato di ottenere le foto dei piloti, che la televisione di stato libica aveva mandato in onda, e le loro informazioni, ma l’emittente libica ha deciso di non rilasciarle. Le ragioni della sicurezza sono state usate per giustificare questa decisione. La televisione di stato libica ha anche tenuto i contatti personali con il Ministro dell’Intelligence, che ha detto che non avrebbe rilasciato alcuna informazione o alcuna immagine. Tutto ciò era chiaramente inutile, perché le foto erano già state diffuse e presentate al pubblico libico.
25 David Zucchino, “La voce della ribellione libica è forte e diffusa”, The Los Angeles Times, 7 aprile 2011.
26 Ibid.
27 Ibid.
28 David D. Kirkpatrick, “Le speranze per un’uscita di scena di Gheddafi e la preoccupazione per il dopo”, The New York Times, 21 marzo 2011.
29 Russian News and Information Agency (RIA Novosti), “Tutti e cinque i giornalisti russi liberati dai ribelli libici”, 8 aprile 2011; ITAR-TASS, “FM insiste che i giornalisti russi osservino le regole di sicurezza in Libia”, 9 aprile 2011.
30 Kirkpatrick, Op. cit.
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Fonte: http://globalresearch.ca/
Link: http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=24566
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da SUPERVICE