VICTOR KOTSEV
atimes.com
La didascalia di una foto (a sinistra) di al-Jazeera dice inavvertitamente tutto: "Combattenti ribelli libici portano il loro comandante in trionfo dopo aver creduto di aver respinto di nuovo le forze fedeli al leader libico Muammar Gheddafi."
Nell’ultima settimana, le assurdità della guerra libica hanno raggiunto un nuovo massimo. I funzionari americani, dicono i fedelissimi di Gheddafi, vogliono negoziare la sua uscita; Gheddafi dalla sua dice che vuole morire come un martire. In realtà, la NATO sta cercando da un bel po’ di accontentarlo a suon di bombe ma sembra proprio che non riescano a raggiungere l’obbiettivo.
I ribelli stanno incontrando molte difficoltà sulla loro strada, un gran numero di perdite e pochi successi militari.
L’International Criminal Court (ICC) vorrebbe aggiungere alle varie accuse mosse contro Gheddafi anche gli “stupri di massa”. La Turchia continua a garantire che presto Gheddafi farà un passo indietro. Nel mentre, sono finite nel dimenticatoio tutte le giustificazioni che hanno avviato la guerra: l’intervento umanitario e la sovranità popolare.
Credete quello che volete, ma la verità è che in futuro ricorderemo questa guerra soltanto per come finirà; del resto la storia è scritta sempre dai vincitori, no? Comunque nel futuro ravvicinato, non sembrano esserci vincitori, ma solo piccoli scontri e massacri. Sono i punti ciechi della storia.
Per la Libia di sicuro è un momento buio, non solo a livello umanitario ma anche come prospettive storiche.
Stratfor, influente membro di un think-tank americano, sostiene che Gheddafi sembra essere economicamente in una situazione di stallo.
In una recente intervista, Stratfor ha scritto:
Gheddafi ha perso ogni possibilità di riunificare la Libia sotto il suo controllo, ma continua a nutrire la speranza di poter sopravvivere ai bombardamenti della NATO. La verità, però, è che è impossibile da prevedere se lui sia in grado o no di riconquistare le aree perse sino ad ora.
Sicuramente se Gheddafi riuscirà a resistere ancora per mesi, strapperà un accordo alle forze occidentali per la ripartizione del territorio, per quanto sgradevole potrà sembrare ai ribelli che speravano nella difesa ad oltranza della NATO. Pubblicamente Gheddafi nega la divisione del suo territorio, ma visto che la vittoria assoluta è fuori discussione, questo è ciò che di meglio il leader libico può auspicare per il suo futuro.
Molti dei combattimenti più recenti si sono svolti nei pressi di importanti terminal petroliferi, e alcune voci dicono che gli scontri tra Gheddafi e i ribelli ora si stanno spostando sulla capacità di produrre il petrolio.
Tradotto: entrambi i fronti sono alla ricerca di una fonte stabile di reddito a lungo termine, in previsione di una prolungata situazione di stallo che richiederà un riarmo costante. Grazie alle potenti reti di contrabbando di armi che hanno già preso piede in Libia, l’embargo di armamenti, continuamente violato da entrambe le parti, è poco più che un fastidioso moscerino.
Nella Libia occidentale il governo sta facendo ricorso alla stessa strategia che era stata usata in precedenza per forzare la situazione di stallo a est. Le tattiche di Gheddafi e le sue attrezzature militari demoralizzano e infliggono pesanti perdite ai ribelli.
Il ponderoso tributo di civili serve a dividere e a istigare l’odio tra i sostenitori di Gheddafi e i ribelli, così da fortificare il conflitto e consolidare la base di appoggio del colonnello. (Il Tribunale Penale Internazionale ha intenzione di incriminare Gheddafi per crimini di guerra contro la popolazione civile, mentre la NATO intensifica i suoi attacchi aerei, ma i morti provocati dalla NATO sono soltanto “danni collaterali”.) Militarmente, Gheddafi si trova ad affrontare una milizia da poco arruolata, formata da uomini della città portuale di Misurata, la principale roccaforte dei ribelli in quella parte del paese e l’epicentro di pesanti combattimenti negli ultimi due o tre mesi. Oltre i bombardamenti NATO contro le forze governative, uno dei principali fattori dietro i recenti progressi dei ribelli risiede nella disponibilità di combattenti e di armi leggere di contrabbando che arrivano via mare.
Un’inchiesta della BBC spiega che: “[I Ribelli di Misurata] hanno una grande riserva di volontari”, “più di 300 mila persone si sono opposte al Colonnello Gheddafi durante quello che i leader della parte occidentale hanno definito un “assedio medievale”[1]".
I ribelli sono forti nei combattimenti in città, sull’approvvigionamento e nella comunicazione in un territorio a loro familiare. Una volta che devono avanzare verso la capitale Tripoli, come hanno ripetutamente cercato di fare nelle ultime due settimane, la loro mancanza di disciplina e di formazione di base diventa un grave handicap.
Cadono facilmente nelle trappole e nelle imboscate delle milizie di Gheddafi, nascoste in luoghi difficili da scoprire e da bombardare dallo spazio aereo. Questo è ciò che è successo sul fronte orientale tra le città di Agedabia e Brega un paio di mesi fa [2]; in effetti, è successo anche domenica, quando un attacco dei ribelli a Brega è stato respinto con più della metà delle forze ferite o uccise [3].
La linea del conflitto odierna è tra Misurata e le città che si trovano a ovest e sembra molto simile alle linee di battaglia “fluide” presenti a est nei primi giorni della campagna NATO.
I ribelli hanno spinto le truppe governative di Misurata e sono avanzati in direzione di Tripoli, con pesanti combattimenti nelle città di Zlitan e Zawiya.
Successivamente, le forze di Gheddafi sono passate al contrattacco e per la fine della scorsa settimana i combattimenti erano di nuovo attorno Misurata, con decine di ribelli uccisi e un numero imprecisato di feriti. Domenica scorsa, il governo ha fatto fare un breve tour ai giornalisti stranieri al centro di Zawiya [4]. Lunedì, i rapporti dicevano che i ribelli erano avanzati nuovamente verso la città.
Una milizia berbera ribelle ha occupato la città di Yafran, ma i rapporti sostengono che hanno incontrato pochissima resistenza, ed i berberi non sembrano interessati a raggiungere Tripoli.
Secondo alcune fonti, Gheddafi tiene il meglio delle truppe scelte di riserva; attualmente, sembra fare affidamento su una strategia di guerra di movimento e di contrattacchi per ritardare la campagna e consolidare il suo controllo oltre il suo territorio.
La NATO nel frattempo ha intensificato i suoi bombardamenti. I quartieri generali di Gheddafi a Tripoli sono ormai vuoti, anche se ricolmi di bombe NATO. Questa sembra essere una strategia per demoralizzare i fedelissimi del colonnello con la speranza che ci possa essere un tradimento interno. Il segretario di stato Hillary Clinton ha recentemente dichiarato che ci sono “diverse e continue” offerte da parte di personaggi vicini al colonnello che vorrebbero negoziare per un suo ritiro [5].
Nonostante che alcuni stretti collaboratori di Gheddafi siano stati uccisi, feriti, o deferiti, la strategia non sembra funzionare. Gheddafi insiste che resterà nel suo paese (il che significa, in qualsiasi maniera) fino alla fine ed è improbabile che la sua cerchia interna, costituita da suoi parenti e persone le cui fortune sono strettamente intrecciate con la sua, lo tradisca.
L’offerta della Turchia di garantire per lui, contro la sua presumibile persecuzione, sembra inapplicabile. Soprattutto alla luce della dichiarata intenzione della Corte Penale Internazionale di accusare il colonnello per crimini di guerra. L’esempio della Nigeria, che è tornata sui suoi passi dopo le garanzie offerte all’ex presidente liberiano, Charles Taylor, poi estradato nel 2006, è probabilmente vivido nella mente di Gheddafi.
Lo stallo potrebbe essere interrotto da uno di questi due possibili sviluppi [6]: o nel caso in cui Gheddafi e i suoi fedelissimi venissero uccisi oppure se la NATO inviasse forze di terra per occupare la Libia. Molti bombardamenti della NATO negli ultimi mesi sembrano essersi avvicinati al primo di questi possibili sviluppi.
In uno di questi sarebbe rimasto ucciso un figlio di Gheddafi, Saif al-Arab, e molti dei nipoti del colonnello.
In un colpo di scena ironico, la figlia di Gheddafi ha recentemente intentato una causa per crimini di guerra contro la NATO sulla base di questo incidente.
Anche se è difficile dire quante persone, oltre a Gheddafi, avrebbe dovuto uccidere la NATO per far cadere il suo regime, alcuni suoi funzionari hanno già iniziato a tergiversare (piuttosto che smentire), non specificando se Gheddafi sia ancora un obiettivo ufficiale della campagna.
"Mentre l’uccisione di leader stranieri è generalmente malvista e raramente ammessa, Gheddafi probabilmente non dovrebbe avere appoggi legali che lo proteggano", ha concluso Joshua Keating in una recente analisi legale di politica estera [7].
Un’invasione di terra è una scelta molto rischiosa, e il segno che la NATO ha considerato fallimentari tutte le restanti ipotesi. Ci sono alcune indicazioni secondo cui l’alleanza sta gettando le basi per una guerra di terra in Libia, con l’uso di elicotteri e con il conseguente aumento di crimini di guerra da parte della NATO.
Oltre a queste due opzioni, sembra che ci sia poco da fare per rimuovere il regime di Gheddafi.
Dovremmo forse considerare alcuni itiri tattici del colonnello alla luce di queste minacce. Nel caso in cui non si realizzassero, una situazione di stallo in Libia sembra essere praticamente sicura. Comunque il risultato per ora è solo caos e confusione.
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NOTE:
1. Misrata: City under siege, BBC, 10 May 2011.
2. Colonel Gaddafi goes Mao, Asia Times Online, 30 March 2011.
3. Gaddafi forces repel rebels at Libyan oil town, Reuters, 12 June 2011.
4. Zawiyah’s heart a ghost town after rebel advance, Reuters, 12 June 2011. 5. Clinton: Gadhafi associates say potential for Libya transition of power, Ha’aretz, 9 June 2011.
6. Gadhafi’s daughter files war crimes lawsuit against NATO, Ha’aretz, 8 June 2011.
7. Is It Legal to Try to Kill Qaddafi?, Foreign Policy, 10 June 2011.
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Victor Kotsev
Fonte: http://atimes.com/atimes/Middle_East/MF14Ak03.html
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LUIGI FABOZZI