DI

GIANLUCA FREDA
blogghete.altervista.org

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo scorso 23 luglio, nell’articolo intitolato “Oslo: tutto quello che già sapete”, ipotizzavo che dietro alla strage di Utoya vi fosse la volontà dei servizi segreti americani ed israeliani di inviare un “avvertimento” al governo norvegese per l’atteggiamento di inottemperanza ai dettami statunitensi, manifestato in diverse occasioni, e per una sua certa avversione alla politica stragista portata avanti da Israele in Medio Oriente. Nell’articolo, tra le molte altre cose, scrivevo:

Quali metodi hanno utilizzato i servizi segreti per il doppio attentato? […] Il primo sistema, piuttosto ben rodato, è quello di organizzare, contemporaneamente o a ridosso degli attentati, delle “esercitazioni militari” che seguiranno – guarda un po’ la coincidenza – la stessa falsariga di ciò che avverrà durante gli attentati “veri”.
Il sistema è stato messo a punto dai servizi segreti israeliani ed ha lo scopo di far circolare liberamente – col pretesto dell’”esercitazione” – gli uomini, i mezzi e i materiali che dovranno servire a portare a termine l’attacco. Questo sistema è stato utilizzato, com’è noto, per gli attacchi dell’11 settembre negli Stati Uniti, quando il NORAD e il Consiglio di Stato Maggiore americano avevano in corso “esercitazioni” riguardanti il dirottamento di un aereo governativo e lo schianto di un velivolo contro un palazzo. Stesso discorso per gli attentati a Londra del 7 luglio 2005, avvenuti “incidentalmente” proprio nel momento in cui governo e polizia stavano conducendo una “simulazione” di attentato nella metropolitana londinese. Qualcosa di simile è avvenuto per l’attacco “con autobomba” nel centro di Oslo […] L’attacco era stato anticipato, mercoledì scorso, da una tipica “esercitazione” della polizia antiterrorismo proprio nel centro di Oslo, a 200 metri di distanza dalla Operahuset. La polizia – dice l’articolo – ha fatto esplodere delle cariche esplosive a scopo di “simulazione”, ma si è “dimenticata” di comunicare ai residenti di avere delle esercitazioni in corso, suscitando così spavento e allarme nella popolazione.

Nel citare l’esercitazione della polizia di Oslo vicino all’Operahuset, com’è stato fatto notare sia dai commentatori di questo sito, sia da quelli di altri siti che hanno ripreso il mio articolo, avevo commesso un errore. Mi ero infatti riferito ad un articolo del norvegese Aftenposten che risaliva al 17 marzo del 2010. L’errore (commesso, oltre che da me, da molti altri blogger del web) era stato provocato dal fatto che l’articolo dell’Aftenposten, alla voce “publisert” (data di pubblicazione) riporta invece la data del giorno in cui l’articolo viene consultato. Tanto è bastato per far stappare lo champagne a  molti mentecatti, ai quali non sembrava vero di avere un pelo a cui aggrapparsi per aprire bocca su questioni di cui non capiscono niente di niente. Alèèèè! Freda ha sbagliato a citare un articolo! Ora sì che possiamo dire che ha torto su tutto! Ora sì che siamo certi di vivere nel migliore dei mondi possibili! E’ chiaro che a simili individui non interessa minimamente capire perché accadono le cose. Tutto ciò che vogliono è proteggere dall’evidenza la loro puerile visione del mondo, anche a costo di aggrapparsi alle virgole fuori posto contenute nelle ricerche altrui. Non voglio infierire su persone che visibilmente sono affette da così gravi problemi di infantilismo terminale e auguro loro, anzi, di guarire e di crescere in fretta.

Il fatto è che se l’articolo da me citato era effettivamente un errore, l’ipotesi che facevo riguardo alle “esercitazioni” che precedono gli attentati veri (e che desumevo dall’osservazione di molti “attentati terroristici” precedenti a quello norvegese) era più che plausibile. E anzi, lasciando fare al tempo, che è sempre galantuomo, si è rivelata esatta anche in relazione all’attentato di Oslo. L’ha confermato ieri lo stesso Aftenposten, nell’articolo che traduco qui sotto. Ero stato anzi fin troppo ottimista nell’asserire che l’immancabile ”esercitazione” si fosse svolta due giorni prima degli attentati attribuiti a Breivik. In realtà, l’”esercitazione” in questione si era conclusa appena 26 minuti prima dell’esplosione dell’autobomba nel centro della capitale norvegese.

“Si trattava di qualcosa di molto simile a ciò che stava per accadere. Così ha voluto il caso”, ha dichiarato una fonte della polizia che ha chiesto di restare anonima.

UN’ESERCITAZIONE DEL 22 LUGLIO SULLO STESSO SCENARIO DI UTOYA
di Andreas Ground Foss
dal quotidiano norvegese Aftenposten
traduzione di Gianluca Freda
  A partire da quattro giorni prima e fino allo stesso venerdì in cui l’attacco [di Breivik] venne portato a termine, alcune unità speciali di polizia eseguirono operazioni di addestramento contro il terrorismo pressappoco identiche alla situazione che poche ore dopo, lo stesso 22 luglio, le squadre speciali di polizia si sarebbero trovate ad affrontare ad Utoya.
L’Aftenposten ha ricevuto conferma, da fonti attendibili nella direzione della polizia di Oslo, che tali esercitazioni ebbero termine alle ore 15 di quello stesso venerdì.
Tutti gli agenti delle squadre d’emergenza che intervennero presso i quartieri governativi dopo l’esplosione dell’autobomba e che più tardi sbarcarono ad Utoya per arrestare Anders Behring Breivik, in quella stessa giornata e nei giorni precedenti avevano partecipato ad un addestramento che contemplava uno scenario estremamente simile.
La polizia si limitò dunque a sospendere l’esercitazione per andarsi ad addestrare sulla realtà.
Le esercitazioni della polizia, secondo le informazioni ricevute dall’Aftenposten, si erano svolte quello stesso giorno nella zona di Tyrifjorden [lo stesso lago nel quale si trova l’isola di Utoya, NdT]: esse contemplavano l’attacco di unità terroriste mobili in cui uno o più esecutori agivano con l’unico scopo di sparare a quante più persone fosse possibile, prendendo poi di mira le unità di polizia al loro arrivo.
“Si trattava di qualcosa di molto simile a ciò che stava per accadere. Così ha voluto il caso”, ha dichiarato una fonte della polizia che ha chiesto di restare anonima.
Massacro
Lo scenario su cui la polizia si era addestrata non contemplava un numero di vittime elevato come quello poi registratosi ad Utoya.
Le unità speciali di polizia svolgono esercitazioni continue. Ma ogni tre mesi gli “schemi” su cui si allenano vedono variare gli scenari d’intervento.
Si tratta di diversi tipi di situazioni su cui la polizia prevede la possibilità di dover intervenire con le squadre d’emergenza. Possono essere esercitazioni svolte in luoghi chiusi, all’interno delle città o con altri tipi di ambientazione.
Secondo la polizia, [quello di Utoya] è uno scenario su cui gli agenti si addestrano diverse volte ogni anno e su cui si sono addestrati per molti anni, soprattutto in concomitanza con eventi verificatisi in altre nazioni.
26 minuti
Appena 26 minuti dopo la conclusione delle sessioni di addestramento per le squadre d’emergenza, esplose la bomba nei quartieri governativi. Le Squadre d’Emergenza vennero immediatamente mobilitate.
Alle 17.30 la polizia di Oslo ricevette la notizia di una sparatoria in corso ad Utoya. La notizia fu presa talmente sul serio che le squadre d’emergenza utilizzarono non soltanto le auto che avevano a disposizione per la loro attività, ma anche quelle fatte arrivare dalla stazione di polizia di Grønland, a Oslo.
Durante la strada, cercarono anche di contattare il distretto di polizia di Nordre Buskerud, e alle 18.02, sei minuti prima di arrivare ad Utoya, riuscirono ad avvertirlo e stabilirono di incontrarsi a Storøya.
C’erano sette agenti delle squadre d’emergenza e tre ufficiali di polizia di Nordre Buskerud in un unico canotto di 4.9 metri. Il canotto era talmente sovraccarico che iniziò a imbarcare acqua. La polizia venne aiutata da un’imbarcazione civile e proseguì il percorso verso Utoya.

Fonte: http://blogghete.altervista.org
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